Il titolo di studi rientra sicuramente in una condizione personale o sociale.
Nessuno sceglie di essere ignorante, alcuni scelgono che certe materie non gli interessano.
Il che significa che ogni cittadino ha qualcosa da offrire alla Repubblica.
Ma anche se qualcuno scegliesse la totale ignoranza, e decidesse dunque di votare in modo randomico o persino contrario ai suoi interessi, la Repubblica deve rispettarne la volontà.
Un presupposto fondamentale della libertà è la responsabilità. Risponderà a se stesso e agli altri delle conseguenze.
edit aggiungo che se le persone che “scelgono l’ignoranza” è statisticamente rilevante e può condizionare un elezione politica (anche fosse con un sistema totalmente proporzionale), allora si evidenzia una violazione della Costituzione da parte della Repubblica stessa, specificatamente nel articolo 3 secondo comma.
In altri termini, lo stato attuale del Paese è figlio di decenni di governi eversivi di matrice P2-ista.
Scegliere che determinate materie non ci interessano o non sono la priorità è decidere di essere ignorante in quelle determinate materie.
Sono d’accordo, ma non è solo attraverso il diritto di voto che si partecipa allo Stato. Il diritto di voto è la possibilità di essere proattivi (in un certo grado) nei confronti della regolamentazione della vita all’interno dello Stato, ma non è necessario per parteciparvi e aderirvi.
Questo è il principio del suffragio universale, ed è ciò che sta venendo contestato qui. Per quanto mi riguarda, io sono dalla parte dei giuspositivisti.
La maggior parte dei votanti sono palesemente irresponsabili nei confronti della propria scelta politica, come dimostra l’assetto politico attuale del Governo: è come mettere un falegname a fare l’ingegnere edile, sarà pure responsabile di ciò che fa ma ha davvero modo di ottemperare a quella responsabilità?
La disponibilità di mezzi non implica che l’utente li usi, e.g. utente di Windows che usa Word senza avere mai effettuato una sostituzione con regex. La Repubblica offre servizi che permettono al cittadino di svilupparsi (su tutte la estesissima rete bibliotecaria), ma sicuramente non fa abbastanza perché l’educazione civica sia una parte importante del percorso formativo.
P.S.
Inoltra pure in privato, mi segno tra le pagina da leggere il tuo testo.
E io sto contestando la solidità teorica e la fattibilità pratica della alternativa proposta.
Facciamo così: il giorno che verrà istituita l’epistocrazia io fondo un nuovo partito, il “Partito Democratico” (DOH!!! ), con un singolo punto di programma: ripristinare la Democrazia.
Chi voteranno gli elettori razionali il cui voto è ignorato dalla Repubblica?
Direi che questo è il cuore della questione. Brennan dedica molte pagine a confutare questa tesi. Secondo lui, in un sistema democratico a suffragio universale la stragrande maggioranza gli elettori agisce in modo irresponsabile, perché gli effetti delle decisioni “si perdono” nella massa degli altri votanti. In altre parole: mentre nella nostra vita quotidiana la maggior parte di noi evita di prendersi rischi e azzardi completamente inutili, in cabina elettorale ci si lascia andare a “scelte coraggiose” con una nonchalance da far paura. L’esempio che Brennan fa è il seguente (vado a memoria): se mentre attraverso la strada vedo qualcosa che sembra un camion venire nella mia direzione, in teoria posso anche pensare che si tratti di un’allucinazione che sto avendo in quel momento. Del resto le allucinazioni esistono in natura, non è impossibile averne. Però, per sicurezza, mi conviene aspettare che quel “qualcosa-che-sembra-un-camion” passi, e attraversare dopo che è già passato, perché se per caso mi sbaglio (cioè se è davvero un camion e non un’allucinazione) io ci rimango secco.
Alle elezioni, invece, ci si lascia andare alle peggiori irrazionalità. Si vota per gente che promette soluzioni miracolose a problemi complessi, perché tanto se quelli dovessero andare a governare e le cose dovessero andare diversamente rispetto alle promesse, c’è sempre la scusa “beh-ma-mica-li-ho-votati-solo-io”. E oltretutto il voto è segreto, ergo si può anche sostenere di non averli votati, senza timore di essere smentiti (la famosa storia che era impossibile trovare un socialista dopo tangentopoli, o un leghista dopo la vicenda Bossi-Belsito nel 2009).
Prendi un qualunque elettore di Salvini o Di Maio, e chiedigli a chi affiderebbe i propri risparmi di una vita: le scelte possibili sono 3:
- Mister X: master in Economia presso la London School of Economics, 30 anni di esperienza al Fondo Monetario Internazionale
- Mister Y diploma di scuola superiore, fuoricorso 16 anni all’Università nel corso di laurea in Storia. Esperienze lavorative: impiegato qualche settimana nella catena di fast food Burghy, poi solo politica
- Mister Z: maturità classica, iscritto all’Università ma mai finita. Esperienze di lavoro: webmaster, cameriere, stewart allo stadio del Napoli, manovale per l’azienda di famiglia.
Posta in questi termini la questione, credo che il suddetto elettore sceglierebbe Mister X (all’anagrafe Carlo Cottarelli). Però, il suddetto elettore ha ritenuto giusto affidare a Mister Y e Mister Z (Salvini e Di Maio) il denaro pubblico italiano. E non è un caso. Il denaro pubblico appartiene a ciascuno di noi solo in misura infinitesimale, mentre il denaro privato e nostro al 100%. E’ come dire: 100€ sul nero alla roulette non li punterei mai, ma se trovo altri 9 tizi e si mette 10€/testa sì, perché in quel caso io personalmente ho perso solo 10€.
Ho fatto esperienza opposta. Mentre i miei amici ricchi stanno chiusi nel loro mondo ideologico… sempre appresso al loro business, con le idee molto semplificate sul come stanno le cose e come il mercato libero alla fine ci libererà tutti, non trovano il tempo di essere al corrente quanto le cose stanno andando storto e assumendo che chiunque vede certe criticità deve essere un complottista… mentre in realtà ragiona sulla base della conoscenza del quadro completo.
Oggi ho mandato https://youbroketheinternet.org/overview ad un amico proprio per questa ragione… dato che negli ultimi 20 anni se è perso tante delle catastrofi tecnologiche avvenute, è diventato incapace di tollerare una visione conseguente delle cose: che la tecnologia e la Rete in questa forma non sono più accettabili.
Dall’altra parte entrare nel Piratenpartei è stato illuminante. Qui ci sono particolarmente tante persone senza lavoro, stipendiate dai sussidi. Hanno il tempo di studiarsi tutti i documenti, le fonti, i documentari, le cose che avvengono. Hanno una visione molto più completa e realistica del mondo. Ma non hanno un soldo per farsi mettere apposto i denti.
Viviamo in una fase storica nella quale le persone senza lavoro hanno il tempo di ragionare sul generale andamento della civiltà umana mentre i potenti al timone stanno affossando il pianeta, spinti da un ottimismo infondato, ideologico e causato dai vantaggi personali che il sistema economico li sta facendo vivere.
L’Internet e quel poco di socialismo che ci è rimasto ha invertito almeno in buona parte i privilegi intellettuali… ma non quelli politici, creando una bella fonte di attrito.
Obiezione. Mi piace che critichi chi sta semplificando le faccende ma permettermi di farti la stessa critica. L’educazione è una sana cosa e senza dubbio aiuta certi paesi a non soffrire certi populismi allo stesso modo di altri, ma decisamente non basta… decisamente non è una risposta a questi problemi:
- la conoscenza non è fonte di sano dialogo, ne lo è una scuola di conversazione. finché ci sono interessi ci sono anche interessi a manipolare il dialogo stesso affinché porti ai risultati voluti. Per questo il dialogo deve abitare in una struttura sociale che impone civiltà e giustizia;
- se la struttura è tale da favorire una razionalità collettiva, si potrebbe anche compensare un bel po’ di mancanza di educazione;
- …
Yanis è un personaggio estremamente intelligente che ragiona su molte cose in modo molto approfondito, ma alcuni mesi fa ha pubblicato un pezzo sulla inevitabilità di usare Google e perciò di risolvere introducendo una tassa di ridistribuzione che va a finanziare l’UBD a tutti. Si sentiva tanto figo ad avere questa idea ultrasemplificante da pubblicarla direttamente, alla faccia dei gruppi di lavoro del proprio progetto politico. Ma a cosa ti serve una tassa a Silicon Valley se a Silicon Valley ci sta chi ha il potere di fare saltare la tua ri-elezione e di impedire che una tale tassa sia mai introdotta? Ecco allora l’esempio perché non esiste leader al mondo genio abbastanza da azzeccare ogni decisione politica da farsi. E secondo me non funziona neanche il modello dei consulenti scelti da esso.
… [error] TBC
Capisco tutto il tuo discorso, ma non credo sia un eccessivo ottimismo o una irrazionalità che ci hanno condotto allo stato attuale ma la combinazione di una scarsa educazione e di un arrogante elitismo della politica tutta e della sinistra in particolare.
Gli esperti hanno perso credibilità attraverso tutti i governi tecnici degli ultimi anni, e continuare a vantare il curriculum accademico come se significasse veramente qualcosa non fa che peggiorare la situazione.
Io non ho una laurea, ma sono considerato molto autorevole nel mio lavoro. Questo perché in un modo o nell’altro risolvo sempre i problemi che mi si presentano, anche quelli in cui altri hanno già fallito nonostante un curriculum accademico migliore.
Sono d’accordo che Salvini e Di Maio non abbiano alcuna credibilità, ma se sono stati votati è proprio perché non trasudano una ridicola superiorità. Ridicola perché non supportata da soluzioni efficaci ai problemi percepiti dalle persone.
Temo che ti trovi di fronte ad un bias di selezione: le persone che entrano nella tua cerchia sono colte indipendentemente dal reddito e anzi potresti avere caratteristiche che attraggono maggiormente persone colte ma povere o ricche ma ignoranti.
La mia affermazione deriva da un’osservazione molto semplice: chi non è disoccupato ma ha un lavoro sottopagato o opera in un ambiente estremamente competitivo non ha il tempo e l’energia di mantenersi informato attraverso fonti diverse e contrapposte. Perché anche solo per selezionare le fonti in modo da ridurre il bias complessivo è necessario tempo.
Inoltre vi è un problema di educazione: statisticamente le famiglie benestanti possono garantire ai propri figli una formazione migliore. Banalmente, se il figlio di un povero ha difficoltà in matematica si deve arrangiare da solo, mentre il figlio di un ricco farà ripetizioni personalizzate fin che bastano.
Entrambi sono problemi concreti che rendono di fatto la “meritocrazia” una forma di aristocrazia. Entrambi sono teoricamente risolvibili e praticamente irrisolti.
Aspetto che la obbiezione sia completa per risponderti. Nota intanto le competenze fondamentali che ho elencato: lettura, scrittura e programmazione. L’ultima si trova lì per “favorire una razionalità collettiva” attraverso un dialogo non manipolabile.
Waiting for input.
" Sono d’accordo che Salvini e Di Maio non abbiano alcuna credibilità, ma se sono stati votati è proprio perché non trasudano una ridicola superiorità. Ridicola perché non supportata da soluzioni efficaci ai problemi percepiti dalle persone."
Penso che sono stati votati perchè nella risorsa rara che è la combinazione dei media di propaganda usati e l’attenzione data da chi riceve, loro hanno tecncamente reso di più sui votanti che quando votano praticamente tirano la monetina al momento + qualche bias di affinita
…
" La mia affermazione deriva da un’osservazione molto semplice: chi non è disoccupato ma ha un lavoro sottopagato o opera in un ambiente estremamente competitivo non ha il tempo e l’energia di mantenersi informato attraverso fonti diverse e contrapposte."
aggiungi tranquillamente anche chi lavora 10 ore al giorno e fa 2 ore di traffico per tornare a casa per avere uno stipendio sindacalmente accettato, comunque ha speso lo spendibile del suo cervello e non è piu a disposizione per altro che non sia l’ABC della sopravvivenza di un paleolitico, anche fosse dottorato in fisica quantistica
…
" Aspetto che la obbiezione sia completa per risponderti. Nota intanto le competenze fondamentali che ho elencato: lettura, scrittura e programmazione. L’ultima si trova lì per “favorire una razionalità collettiva” attraverso un dialogo non manipolabile."
il pensiero computazionale è stato introdotto nella scuola dell’obbligo. Deduco che la triade è implementata (debolmente per la programmazione)
Perdona la mia franchezza, ma questo disprezzo e questa scarsa fiducia nell’intelligenza dei nostri concittadini è esattamente ciò che descrivevo prima come “miope arroganza” della sinistra.
Se anche fosse una descrizione attinente alla realtà, non credo che sottolinearla sia utile.
In primo luogo perché il modo migliore per costringere un interlocutore ad informarsi è trattarlo come fosse informato. Per contro, assumere che un interlocutore sia ignorante (anche se con il nobile intento di aiutarlo a capire) è il modo migliore per abbassare il suo bisogno di cultura e dunque renderlo potenzialmente più ignorante. Quando questo approccio viene applicato (consapevolmente o meno) su una scala nazionale da qualcuno che ha potere decisionale sulle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, l’effetto non può che essere catastrofico.
Inoltre assumere ignoranza in una popolazione è una spiegazione comoda e facile, ma impedisce di indagare a fondo i problemi reali di quella popolazione. Se invece assumiamo che la popolazione sia intelligente, siamo costretti a cercare più a fondo, per trovare spiegazioni più complesse al loro comportamento elettorale e, lungo il percorso, imparare di più sui loro problemi e stabilire relazioni profonde anche con gli ultimi.
Vero. Qui però il problema è a monte: le 10 ore di lavoro + 2 ore di traffico non sono sostenibili. Al di là della politica, questo carico lavorativo riduce le interazioni sociali e dunque le possibilità riproduttive, con incremento dell’età media della prima gravidanza, maggiori rischi per il nascituro e tutta un’altra serie di aberrazioni che ci porterebbero fuori tema. Dunque bisogna risolvere il problema alla base, non negare a queste persone anche il riconoscimento del loro valore come persone dotate di intelletto.
Deduci male.
La mia figlia più grande fa quinta elementare e guardando i suoi libri non so se piangere o vomitare.
Una buona lettura in proposito è qui.
Per me comunque il pensiero computazionale non serve a una cippa: dobbiamo proprio insegnare ai bambini informatica, a programmare, a configurare mail servers etc… Il problema è che hai bisogno di informatici per insegnare informatica. O per scrivere libri scolastici che ne trattino.
E questo è un problema generale: mia moglie è medico e leggendo il libro di scienze non sa se piangere o vomitare. Sul serio. E nostra figlia frequenta una ottima scuola! Non oso immaginare come possa essere altrove, quando gli insegnanti non hanno la stessa passione.
Perdona la mia franchezza, ma questo disprezzo e questa scarsa fiducia nell’intelligenza dei nostri concittadini è esattamente ciò che descrivevo prima come “miope arroganza” della sinistra.
Se anche fosse una descrizione attinente alla realtà, non credo che sottolinearla sia utile.
In primo luogo perché il modo migliore per costringere un interlocutore ad informarsi è trattarlo come fosse informato. Per contro, assumere che un interlocutore sia ignorante (anche se con il nobile intento di aiutarlo a capire) è il modo migliore per abbassare il suo bisogno di cultura e dunque renderlo potenzialmente più ignorante. Quando questo approccio viene applicato (consapevolmente o meno) su una scala nazionale da qualcuno che ha potere decisionale sulle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, l’effetto non può che essere catastrofico.
Inoltre assumere ignoranza in una popolazione è una spiegazione comoda e facile, ma impedisce di indagare a fondo i problemi reali di quella popolazione. Se invece assumiamo che la popolazione sia intelligente, siamo costretti a cercare più a fondo, per trovare spiegazioni più complesse al loro comportamento elettorale e, lungo il percorso, imparare di più sui loro problemi e stabilire relazioni profonde anche con gli ultimi.
se rileggi bene non troverai da nessuna parte il termine “ignoranza”. Ed infatti non ho inteso votanti ignoranti. Ho inteso esattamente che statisticamente quello è il risultato “vettoriale” della combinazione di chi vota usando una buona parte emotiva “del momento” (anche fosse la convinzione prodotta negli ultimi 6 mesi) e chi è riuscito a veicolare dei messaggi convincenti usando dei media che sono soggetti a gestione della scarsità (ovvero qualunque media non è disponibile tutto, per sempre). Al momento al governo c’è il risultato dell’intelligenza? Se è vero in assoluto allora il PP può dormire sonni tranquilli.
Il 26 Maggio testiamo di nuovo la cara intelligenza dei cittadini e vediamo chi vince, l’intelligenza o la veicolazione del messaggio.
Gli Italiani non sono ignoranti, bene o male quasi tutti hanno una qualche forma di diploma di “maturità” (di cosa? boh) e molti hanno molto di più, ma questo non fa di loro delle menti politiche in grado di svolgere delle scelte politiche ponderate nel tempo che abbiano a cuore la visione di un mondo nei prossimi 500 anni (esattamente il mestiere del Partito Pirata).Non ne hanno colpa perché non è stato insegnato loro nel momento più importante (dalle scuole elementari alla fine delle scuole superiori).
Ripeto non ho detto che sono ignoranti, per il resto mi trovo abbastanza d’accordo su quello che hai scritto specialmente nel passaggio che cita:
“trovare spiegazioni più complesse al loro comportamento elettorale e, lungo il percorso, imparare di più sui loro problemi e stabilire relazioni profonde anche con gli ultimi.”
E questo è un problema generale: mia moglie è medico e leggendo il libro di scienze non sa se piangere o vomitare. Sul serio. E nostra figlia frequenta una ottima scuola! Non oso immaginare come possa essere altrove, quando gli insegnanti non hanno la stessa passione
qui si apre un varco che un sink hole è il villaggio dei puffi. Basandomi su quello che ho potuto osservare da una posizione privilegiata posso confermare questo: L’attuale catastrofe della scuola dell’obbligo si applica con una tenaglia a tre punte composta da (ex) Preside oggi CEO di Scuola S.p.A (rappresenta lo stakholding di se stesso + ministero + gruppi editoriali per la scuola) + Genitori + ragazzi socialmente ritardati (asserviti dai genitori ma comunque nostre vittime), Dovrei aggiungere anche portatori di interesse locali che però si rifanno sempre al CEO della Scuola S.p.A., dentro questa tenaglia ad essere schiacciati ci sono i professori.
Sono talmente schiacciati che il problema dell’inefficienza di quei professori o dei modelli comportamentali parassiti da “mucca da mungere a tutti i costi” diventano rumore cosi piccolo che i 2,7 K di radiazione cosmica di fondo è un rave.
Quello che osserviamo è un deliberato tentativo di sabotaggio della scuola pubblica universale.
Chi è che non ci tiene a dimostrare che la nostra scuola funzionava?
Per essere precisi (ok… rompipalle) un singolo studio (per altro su una materia complessa come la sociologia) non può essere considerato verità scientifica.
Abbiamo evidenza piuttosto stropicciante che la democrazia rappresentativa introduce la corruzione. Quella diretta introduce populismo. Entrambe si sono dimostrate inefficaci. La democrazia liquida è l’unica della quale non abbiamo prove che sia disfunzionale, solo propaganda da parte di coloro che erano al potere in un sistema rappresentativo e non avevano più voglia di cederlo — ma i loro ragionamenti si sono dimostrati tutti sbagliati. Perciò nella quota generale si può dire che allo stato odierno dei fatti la democrazia liquida è la forma di governance meno peggio che l’umanità è riuscita a sviluppare.
Chi è che non ci tiene a dimostrare che la nostra scuola funzionava?
Onestamente non ho capito la domanda.
Io sostengo che non funziona e bisogna riformarla profondamente.
Perciò nella quota generale si può dire che allo stato odierno dei fatti la democrazia liquida è la forma di governance meno peggio che l’umanità è riuscita a sviluppare.
NULL è distante da TRUE quanto è distante da FALSE. In altri termini: se non sai, NON sai. (e tanto per chiarire, io non so…)
Io spero che tu abbia ragione, ma non ho visto la democrazia liquida all’opera personalmente e ho letto un solo studio che ne parla in modo positivo. Non so se scala, o se produce soluzioni di compromesso ove è necessaria una sintesi. Insomma, in questo momento, ho solo letto qualcosina su questo forum (e nemmeno abbastanza da farmi un idea di come funziona nella pratica).
Sono felicissimo di approfondire e ancora di più sarò felicissimo di scoprire che hai ragione, ma lasciami osservare che, per quel poco che ho potuto leggere in questo forum (in particolare in thread piuttosto vecchiotti), appari moooltooo coinvolto da questa prassi, per cui il tuo giudizio potrebbe essere un po’ appannato.
Non so se scala
10000 persone viste in real life nell’istanza del Piratenpartei. 100’000 possibili teoricamente su una singola istanza di lqfb, al giorno d’oggi magari anche di più. e dopo di ciò si può ragionare in termini di sistemi distribuiti e/o cloud.
se produce soluzioni di compromesso ove è necessaria una sintesi
Questa è una questione di policy. Ne abbiamo appena introdotta una. Scommetto che i tecnici non l’hanno ancora configurata. Purtroppo l’attuale regolamento fu scritto in vista di una convinzione errata che la democrazia liquida debba funzionare con maggioranze semplici.
Sono felicissimo di approfondire
Sono d’accordo che Salvini e Di Maio non abbiano alcuna credibilità, ma se sono stati votati è proprio perché non trasudano una ridicola superiorità
Ripensavo a questa tua frase dopo la vicenda della Sea Watch, in seguito alla quale secondo alcuni sondaggi la Lega sarebbe ormai vicina al 40%. Sì, Salvini e Di Maio non trasudano alcuna ridicola superiorità, per il semplice fatto che non sono affatto superiori all’uomo medio (anzi, ne sono l’emblema e se ne vantano). I suoi elettori sono persone convinte che l’Uomo Qualunque Purché Simpatico sia più adatto a “risolvere i problemi” del Professorone Snob Antipatico (ho usato le virgolette pre sottolineare come l’espressione risolvere i problemi di per sé non voglia dire un cazzo. I problemi di chi, precisamente? Del Paese? A me pare che all’italiano medio dei problemi del Paese freghi pochissimo: il politico che governa bene è quello che risolve i suoi personali problemi, che possono essere conti aperti con l’Agenzia delle Entrate, disoccupazione e via dicendo. Ergo, plauderà e premierà col voto chi fa l’ennesimo condono fiscale, o chi a livello locale lo assume nella municipalizzata.
Salvini gode di quel consenso perché i suoi elettori sono convinti di una serie di cose che, semplicemente, non sono vere. Ad esempio credono che:
- la maggior parte dei migranti irregolari arrivi via mare
- da quando c’è Lui gli sbarchi siano pressoché azzerati
- la presenza delle ONG in mare sia la causa primaria delle partenze
Nessuna di queste credenze corrisponde al vero (non ho manco voglia di mettere tutti i link alle fonti, voglio sperare che almeno qui dentro non ce ne sia bisogno). Ma in democrazia a suffragio universale non conta ciò che è vero: conta ciò che la gente crede sia vero. E siccome i Salvini-boys rientrano perlopiù nella categoria degli hooligan (nella definizione di Brennan), mettersi a ragionare con loro è tempo perso: non è gente che vuole essere informata, è gente che vuole sentirsi dire che ha ragione. E premia chi lo fa, nell’urna come col telecomando.
chi non è disoccupato ma ha un lavoro sottopagato o opera in un ambiente estremamente competitivo non ha il tempo e l’energia di mantenersi informato attraverso fonti diverse e contrapposte.
La stessa cosa potrebbe dirsi per chi vuole prendere la patente di guida: lavoro un sacco, non ho tempo di studiare. Solo che in quel caso lo Stato non ti da lo stesso la patente. Se lo facesse, saresti un pericolo pubblico. Ecco, con il voto è lo stesso discorso. Solo che i danni da incidente stradale sono molto più facili e immediati da comprendere di quelli di una massa di decerebrati in cabina elettorale.
Entrambi sono problemi concreti che rendono di fatto la “meritocrazia” una forma di aristocrazia.
E sia. Io infatti questo vorrei: un’aristocrazia dell’intelletto. Che al momento coincide con quella pecuniaria, ma un domani - riforme permettendo - la situazione potrebbe cambiare.
Continui a spiegare il perché certe persone sono meno colte e preparate di altre, e sono spiegazioni convincenti, ma qui il tema è un altro: siamo sicuri che sia una buona idea dare agli ignoranti la possibilità di danneggiare sé stessi e allo stesso tempo gli altri? Perché tutta la difesa del suffragio universale ruota attorno all’idea che gli ignoranti sappiano capire cos’è meglio per loro e votino di conseguenza; ma a me pare vero il contrario. Voglio dire: se uno non sa una mazza di nulla è possibile che arrivi a ritenere Claudio Borghi un economista, anziché un grottesco ciarlatano.
siamo sicuri che sia una buona idea dare agli ignoranti la possibilità di danneggiare sé stessi e allo stesso tempo gli altri?
Che in essenza è quanto stavamo dicendo nell’altro thread sul metodo antistronzi…
Nel suo libro How Emotions Are Made, Lisa Feldmen Barret ci dice che il “vulcaniano” - o l’Homo Oeconomicus teorizzato dall’economia classica - non può esistere. Almeno sulla Terra. Perché le emozioni sono concetti che usiamo per elaborare i possibili scenari in modo predittivo, e sono parte integrante e inseparabile di qualcunque circuito neurale associabile al pensiero. Questa tesi è confermata da numerosi studi di neurobiologia.
Se per i neurobiologi Brennan è un ignorante, in base al suo stesso modello epistocratico non dovrebbe decidere sull’epistocrazia. E molti economisti non dovrebbero decidere sull’economia. Per i fisici teorici, invece, dovrebbero decidere solo i fisici teorici. I filosofi invece si metterebbero a litigare su quanto sappiamo di sapere.
Utile avere un lavoro scientifico al quale riferirsi nel rifiuto della razionalità individuale (cartesiana), e non solo le opinioni dei filosofi seguenti. Ne abbiamo parlato qui.
Che il voto popolare spinga la qualitá politica al ribasso credo sia ampiamente dimostrato, ma la risposta corretta non dovrebbe essere la restrizione della democrazia, dovrebbe essere la crescita della cultura media della popolazione.
Anche se in teoria l’epistocrazia puó essere un concetto affascinante, ho il dubbio che quando la “metti su strada” potrebbe essere molto piú pericolosa della democrazia e alla lunga porterebbe alla costruzione di un’oligarchia. Anzi, secondo me, l’epistocrazia é solamente una nuova versione di oligarchia “purificata” dall’ereditá negativa che il termine si porta dietro.
Poi ci sono problemi pratici:
Chi ha l’autoritá per decidere dove si deve mettere la linea tra chi ha diritto di voto e chi no? Come saranno costruiti questi test? Come quelli di medicina? Cosa impedisce all’oligarchia di diventare aristocrazia e solidificare il proprio potere tenendo una parte della popolazione nell’ignoranza?
Ma soprattutto: Non vedo nessun elemento nella storia dell’umanitá che mi faccia pensare che le persone dotte, quando si tratta di potere, prendano decisioni migliori.
E poi c’é la questione delle attitudini, come dovrebbero essere misurate queste competenze? Se sono uno Chef affermato posso avere diritto di voto anche se non ricordo l’articolo x della Costituzione? E se sono un operaio che sta in catena di montaggio posso votare senza sapere come si fa una radice quadrata?
A latere, non é vero che l’etica hacker promuove l’epistocrazia. gli Hacker si guadagnano il rispetto della loro comunitá, ma la comunitá é auto-selezionata, non c’é nessuna regola che vieta ad una persona di farne parte e anche lí, quando non si parla piú di riconoscimento formale, ma si parla di ruoli di responsabilitá se il gruppo supera una certa dimensione si passa al voto.