Articolo: «Newbies, i copiatori di informazione che non possiedono conoscenza» –di Francesca Contardi Il Sole24 Ore 03 giugno 2019

Newbies, i copiatori di informazione che non possiedono conoscenza –di Francesca Contardi * 03 giugno 2019

Presto, molto presto, dovremo familiarizzare con il termine Eterni Newbies. Il termine in sé vuol dire neofiti, ma è sempre più usata per indicare tutti coloro che sono bravissimi copiatori di informazione e che, allo stesso tempo, risultano molto bravi a fare ricerche. Sono tutti coloro, in altre parole, che rientrano in un trend più ampio che ha coinvolto e modificato il modo di fare informazione, ma che in realtà hanno poche conoscenze di fondo. Pensiamo, ad esempio, a tutti quelli che ripostano articoli di altri o più banalmente copiano una parte del contenuto e lo pubblicano come se fosse proprio.

Si tratta di un trend molto più grande di quanto si possa pensare e che, inevitabilmente, è destinato a crescere. È sufficiente navigare in rete per vedere articoli di giornali o blog ripostati, copiati o aggregati, ma anche comunicati stampa che si assomigliano terribilmente. In questo modo vengono assorbite molte informazioni facilmente perché reperibili online, ma si tratta di informazioni che non vengono né memorizzate né rielaborate per creare valore aggiunto. E questo si riflette anche nella capacità di sostenere conversazioni di contenuto. Pochi infatti sono quei profili che riescono a discernere di più argomenti con cognizione di causa. È molto più facile, purtroppo, imbattersi in tuttologi abbastanza superficiali.

Criticare è facile: il difficile è trovare soluzioni e metterle in pratica

Queste persone, non possiamo però negarlo, sono molto brave a cercare informazioni e a raccogliere dati perché hanno un accesso multiplo e dinamico agevolato dalla tecnologia. Il mondo tecnologico e le sue evoluzioni, mai come in questo periodo, danno la possibilità a chiunque di navigare in rete, cercare, valutare e individuare quello che serve in poco tempo. Un vantaggio non da poco in un’epoca in cui chi arriva primo al risultato è avvantaggiato.

Ritengo tuttavia che, alla lunga, il contenuto e la capacità di creare un pensiero critico che vada al di là di un post saranno determinanti. E, almeno in parte, la conferma arriva dal mondo del lavoro dove le lauree umanistiche ritornano ad avere un ruolo significativo proprio grazie al digitale. La rete ha bisogno di contenuti sempre nuovi e di interesse e di conseguenza chi è in grado di produrli acquisisce un valore aggiunto importante.

  • Managing Director di EasyHunters

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Credo che la prima conseguenza di questo sia l’uomo moderno che intende nicoletti nella sua pubblicità a Melog.

Purtroppo il crollo del pensiero critico (che è innegabile che stia avvenendo) e questa tendenza a cercare blastatori stanno andando molto forte ultimemente. Personaggi come Mentana e Burioni sono due prodotti di questa cultura, che vuole risposte su tutto, immediate, assolute ma di conseguenza estremamente semplicistiche.

L’unica domanda che vorrei fare è: Quando è iniziato questo trend? Io personalmente se dovessi scegliere lo farei coincidere con la prima elezione di Berlusconi, ma siccome sono nato letteralmente quell’anno la mia risposta è probabilmente molto poco accurata.

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E questo si riflette anche nella capacità di sostenere conversazioni di contenuto. Pochi infatti sono quei profili che riescono a discernere di più argomenti con cognizione di causa. È molto più facile, purtroppo, imbattersi in tuttologi abbastanza superficiali.

My f**king words! Abbiamo bisogno di approfondimento razionale collettivo, non di opinionismo tuttologo!

Criticare è facile: il difficile è trovare soluzioni e metterle in pratica

Per fortuna nel PP abbiamo quasi sempre abbinato la critica alla creazione di proposte politiche migliori. Il programma ne ha molte.

Ritengo tuttavia che, alla lunga, il contenuto e la capacità di creare un pensiero critico che vada al di là di un post saranno determinanti.

Mah, speriamo… così magari c’è spazio nel superficial-pluralismo odierno per una voce collettiv-razionale come la nostra.

E, almeno in parte, la conferma arriva dal mondo del lavoro dove le lauree umanistiche ritornano ad avere un ruolo significativo proprio grazie al digitale.

Magari anche questo. Finora non vedo ancora un elevato rispetto per le scienze sociologiche che sono la precondizione per una convivenza civile in ambito digitale.

La rete ha bisogno di contenuti sempre nuovi e di interesse e di conseguenza chi è in grado di produrli acquisisce un valore aggiunto importante.

Quello invece per noi è un problema, perché il problema alla base di tutti i sintomi che si discutono quotidianamente è sempre lo stesso:

La tecnologia proprietaria ha creato un sistema di estrazione di valore dall’umanità intera, creando una elite di poche persone che possiedono mezzo pianeta — oltre a creare strutture di manipolazione di massa che smantellano la democrazia e ci rendono incapaci di attuare le politiche necessarie per fermare l’autodistruzione ambientale.

Ecco per me il messaggio politico pirata consolidato in una singola frase (e non ci sta nulla sulla conoscenza perché la conoscenza ce la stiamo avendo e non risolve per niente le strutture di potere, non è al core dei problemi dell’umanità ed è il focus sbagliato per le campagne elettorali del PP).

Ora l’arte sarebbe di averci un ufficio stampa che ogni giorno dice la stessa cosa, declinandola in modo diverso da apparire come novità ed attualità ogni volta. Cioè di fare essenzialmente la stessa cosa che ha fatto la Mont Pelerin Society, ma dal punto di partenza opposto.

La proietterei anch’io li… poi dopo sono arrivati i Bush, i Trump, i Salvini… in Germania stiamo attualmente avendo un grandissimo dibattito scaturato da un Youtuber di nome Rezo. Lui ha illustrato come nessuno nei partiti di governo o affini dice la verità sulla gravità del cambiamento climatico e che nessuno in ambito politico sta prendendo le misure adeguate, nemmeno i verdi sono sufficientemente radicali. Milioni di tedeschi hanno visto quel video e sono veramente tanti ad essere arrabbiati con l’intera classe politica merkelista. Una classe politica che non ammette di sbagliarsi nemmeno quando gli presenti i dati scientifici sulla carta, che vorrebbe continuare l’estrazione del carbone fino al 2038 mentre stando ai calcoli attuali arriveremo al aumento del 1,5°C globali già fra nove anni (cioè fra 9 anni il mondo intero dovrebbe smettere di consumare gas, petrolio e carbone per evitare che si slitti nell’autodistruzione del pianeta).

La follia è omnipresente, e qui in Germania si presenta addirittura con autorevolezza e buona educazione. Come i professori di @erdexe. E anche evidente che esiste una battaglia generazionale dato che queste vecchie autorità non sopportano sentirsi dire che tutte le politiche che hanno difeso sino ad oggi erano fondamentalmente sbagliate e dannose. I giovani non vorrebbero neanche rinfacciarglielo — ma dato che i vecchi si ostinano non hanno altra scelta. E forse io sto con i giovani perché non conto un caxxo. Oppure perché da quando ho iniziato a ragionare in modo politico la lista delle cose insopportabili che necessitano essere cambiate sta solo crescendo. Da ragazzino ero convinto capitalista— il muro era caduto e noi credevamo veramente che fosse perché il capitalismo era il sistema migliore. Mamma, che cretini che eravamo. Io da allora qualcosa ho imparato, ma credo che i miei coetanei che ora stanno alle manopole della politica non hanno imparato nulla— ci credono ancora oggi che la caduta del muro fu un segno della supremazia del capitalismo.

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ho una riflessione su questa modalità di “diffusione” della conoscenza. posto che per me è ormai talmente diffusa che cercare di contrastarla mi sembra un’impresa titanica, forse ciò che si potrebbe fare è, invece, cominciare a diffondere anticorpi sulle “radici”. Mi spiego meglio: le fakenews hanno presa sulla pancia della gente perché confermative di slogan martellanti. Lo slogan è una frase breve che ha il potere di creare una sensazione d’ingabbiare una domanda complessa in una risposta semplice. E questa è una cosa molto tranquillizzante. Anche se, di fatto, apparentemente gli slogan hanno l’effetto di creare ed eccitare sentimenti di rabbia, rancore sociale, ecc. quello che in realtà fanno è “incanalare” tali sentimenti su un obiettivo facile da affrontare. Forse è proprio nel creare la consapevolezza del potere manipolatorio e per nulla efficace per risolvere sul serio alcuna problematica che occorrerebbe puntare. Il “complottismo” in fondo nasce proprio dalla presa di coscienza (sbagliata) del fallimento delle “soluzioni slogan” e da un iniziale consapevolezza di esser stati manipolati. Non è la prima volta che, per sconfiggere una patologia grave si utilizza un virus per far assorbire al corpo una cura. Se si riuscisse a “sfruttare” in maniera efficace il “complottismo” per attivare efficaci anticorpi che insegnano alle persone come arrivare ad una maggiore conoscenza? E’ un’idea balzana, lo so…però ci si può ragionare?

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Così però di fatto raggiri le persone a diffidare del cattivo di turno. Di fatto quando arriverà qualcun altro che proporrà un’altra soluzione che piacerà di più si ritornerà al punto di partenza.

Credo che questo invece sia un punto incredibilmente condivisibile. Bisogna come prima cosa capire cosa permette a queste persone di credere ad una cazzata su facebook, e poi trovare un modo di fargli per lo meno capire che bisogna controllare le fonti.

Non puoi obbligare a quel 20-40% della popolazione che vuole credere alle cose che gli arrivano su Facebook di controllare le fonti. Sarebbe autoritario. Per questo se permettiamo che la manipolazione è legale (cosa che da qualche secolo le leggi elettorali vietano, ma Facebook le elude tutte) non è ragionevole aspettarsi altro risultato che quel 20-40% della popolazione sarà manipolato e riuscirà ad influire sulle opinioni politiche nel loro network sociale, inficiando un’ulteriore percentuale di persone.

Non ho capito bene a cosa ti riferisci, il complottismo alla fine é un teorema che mette insieme cose non collegate tra loro e costruisce una narrazione fantasiosa spacciandola per ragionevole o scientifica. Forse ti riferisci al metodo? Al modo in cui si costruisce la narrazione, dove peró “l’ipotesi di complotto” alla fine é una cosa corretta?

Ma le persone non si fanno manipolare perchè gli piace, lo fanno perchè non hanno gli strumenti per capirlo. Inoltre quel 40% mi sembra una percentuale molto esagerata. In italia sommando i voti di lega e 5s non arrivi a quella percentuale. Se anche si riuscisse a fermare l’ignoranza ad un endemico 20% sarebbe un ottimo risultato, perchè tanto verrebbe schiacciato da una maggioranza assoluta.

Ne conosco alcune e ti giuro che a loro piace moltissimo non dovere attivare le proprie cellule grige ma avere una legittimazione sociale per potersi arrabbiare ai quattro venti senza alcuno sforzo intellettuale. Come dicevo di la, non stai considerando la realtà scientifica comprovata da psicologia e sociologia.

Inoltre quel 40% mi sembra una percentuale molto esagerata.

Io invece sono convinto che abbiamo solo visto l’inizio, la cima dell’iceberg di quanto queste persone che le scelte politiche le fanno per appartenenza sociale, e non secondo il proprio intelletto ed educazione scolastica, sono veramente MOLTE e hanno il potere di influire anche su quelle che SAREBBERO predisposte a farsi due pensieri nel processo decisionale.

Proprio ieri ho avuto una conversazione con un 65enne che vota a sinistra e rifiuta categoricamente Facebook… ma le superficialità che ha espresso, ed il modo come proclamava che ci si può fidare delle persone credibili, non è sempre necessario stare a controllare la veridicità di quello che dicono (riferendosi al video del youtuber Rezo) mi ha fatto intendere che se fosse su Facebook, nel giro di dieci anni inizierebbe a votare AfD.

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no…non è un “teorema” ma un comportamento. Un atteggiamento di allerta generalizzata indirizzata verso ogni forma di comunicazione, con una maggiore preferenza verso quella istituzionale. L’idea era di arrivare a sfruttare questo atteggiamento incanalandolo nell’apprendimento di una maggiore consapevolezza dei propri meccanismi difensivi e/o di accettazione…potenziandoli in efficacia… Non so se è più chiaro il mio ragionamento…in realtà ci sto ancora riflettendo io stessa quindi non è per nulla un discorso elaborato…

Non è una questione di “piacere” ma di sentirsi sicuri. Perché questi atteggiamenti hanno origine da una costante sensazione di impotenza: il “mezzo” che viene utilizzato diventa quindi uno strumento che da l’idea di permettere una gestione attiva di eventi incontrollabili.

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Mi é leggermente piú chiaro, ma non vedo come potrebbe essere messo in pratica. Considera anche che é molto difficile accettare di essere stati presi in giro e che la visione del mondo che si credeva granitica é costruita su mattoni fatti di bugie.

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La PDL #ObCrypto impedisce la manipolazione rendendo tecnicamente impossibile 1. la sorveglianza delle persone e 2. l’intervento sulle loro interazioni sociali.

È stata presentata ad eventi pirata e hacker, qui, qui, qui, qui e qui. Ho presentato il progetto davanti ad una delegazione di DG CONNECT della commissione europea e sono stato invitato nel gruppo esperti per il progetto NGI, Next Generation Internet della commissione europea.

L’idea mia è che si dovrebbe fare una campagna stile fuckoffgoogle, con sito, volantini e manifestazioni mensili con cartoni che per una volta non sono “contro” qualcosa ma “a favore” di una cosa, di una specifica riforma della Rete che introduce i diritti civili fondamentali che non ci sono mai stati.

Si potrebbe decidere di aderire anche a fridaysforfuture, dato che una Rete non manipolabile è probabilmente una precondizione per attuare le politiche ragionevoli per salvare il pianeta.

Hai considerato quali altre organizzazioni potrebbero essere interessate a fare questa azione? Come potresti coinvolgerle?

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Non ho il talento di fare il capo di una campagna. Io sono un think tanker.

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E chi potrebbe fare il capo di questa campagna? Una personalità in vista.

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