Oh certo, bisogna anzitutto ridurre l’aggressività maschile!
Purtroppo il capitalismo è un sistema sostanzialmente patriarcale e la sua violenza tende a favorire le donne aggressive piuttosto che favorire gli uomini miti. E questo peraltro costituisce una pressione evolutiva che, nel lungo periodo, renderà la società sempre più aggressiva (e violenta).
Ma non è necessario aspettare tempi evolutivi per osservarlo: basta dare un’occhiata alla produzione televisiva e cinematografica, a video giochi che inducono assuefazione e normalizzazione della violenza, alla pubblicità, fino all’approccio europeo contro i migranti o ai governi italiani da Berlusconi a Salvini (non includo tutto il dopo guerra solo per evitare una digressione sulla guerra fredda, la strategia della tensione e la P2 che ci porterebbe fuori tema).
All’interno di ogni comunità, la “cultura maschile” è la stessa delle donne. Appartiene alla comunità in questione, non solo ad una parte di essa. Di conseguenza, non è possibile intervenire selettivamente sugli uomini.
E come possiamo modificare la cultura maschilista di una società se non mostrando quanto prezioso è l’apporto femminile? E quale modo migliore per mostrarlo che sottrarre alcuni ruoli chiave alla competizione maschile?
La cultura di una società si modifica anzitutto attraverso la pratica. La prassi e l’esempio sono strumenti educativi fondamentali.
Possiamo certamente spiegare come proprio le differenze fra uomo, donna ed ogni altro genere arricchiscano qualsiasi ambito in cui hanno modo di esprimersi. Ma l’esperienza di questa ricchezza sarà sempre più efficace.
In tutta onestà, non ne sono certo.
Il Partito Pirata predica bene (durante le elezioni), ma ho l’impressione che siamo molto più allineato ai valori mainstream di quanto non voglia mostrarsi in campagna elettorale.
La mia impressione è che molti siano felici di avere donne in questo partito da sbandierare strumentalmente nelle iniziative mediatiche che questo vorrà intraprendere, ma non intendano affatto realizzare una comunità in cui l’apporto femminile (o LGBT+) sia veramente benvenuto. Tant’è che, correggimi se sbaglio, questo partito rimane anzitutto per la maggioranza maschile. E tutti gli incarichi di rilevanza statutaria sono in mano a uomini.
Il fatto che questa sia una condizione transitoria dovuta al collasso del Partito Pirata prima del 2019 non è rilevante: se la cultura del Partito Pirata non fosse stata intrinsecamente maschilista/femminista (spesso due facce della stessa medaglia), a valle del collasso sarebbero rimaste tante donne quanti uomini. Così non è stato.
Non sono certo @macfranc che un’organizzazione uniforme sia destinata all’autodistruzione. Anzi, direi che storicamente abbiamo una larga casistica di sette religiose e sottogruppi politici che smentisce questa affermazione. L’ho visto plasticamente in diversi contesti: dal gruppo femminista a quello di SJW, dalla setta religiosa al gruppetto di bulli, sempre i leader hanno bisogno di uniformità per costruirsi il loro piccolo regno di potere inutile. totalmente chiuso al dialogo ed incapace di onestà intellettuale.
Sono invece assolutamente d’accordo sulla debolezza di un partito che si condanni all’uniformità e al conformismo. Ma attenzione: io parlo di debolezza Politica intesa come capacità di contribuire positivamente alla vita ed alla organizzazione della Polis. Per intenderci, la Lega è un partito molto efficace nel ottenere Potere, ma molto debole nel fare Politica. Il PD invece è diventato così elitario da non essere nemmeno più capace di ottenere Potere, ma (almeno) da Renzi in poi, è diventato anche debole in questo senso.
Inoltre disporre di voci dissenzienti è inutile senza onestà intellettuale.
Se la maggioranza non le prende in seria considerazione, le voci dissenzienti diventano un divertissement. “Guarda cosa ha scritto oggi @lynX!”, “dopo pranzo magari”.
Anche questo è un aspetto molo importante.
Noi stiamo parlando di organi elettivi, e dunque politici, non di dipartimenti tecnici come un advisory panel finanziario. La “valorizzazione delle diversità è basata su una trasparente valutazione comparativa di profili diversi” è possibile solo in un contesto di selezione del personale, ex ante, dove puoi confrontare dei curricula anonimi sulla base di criteri di diversificazione prestabiliti.
In un elezione questo non è tecnicamente possibile. Né politicamente auspicabile, perché il voto in un’elezione è una espressione di fiducia che si basa su esperienze indipendenti dal curriculum (non a caso, la lettera che ho preparato per sostenere @calamarim non si focalizza sul suo CV, perché non è una raccomandazione per un incarico tecnico, ma un suggerimento per un ruolo politico di garanzia).
Questo non è un punto di forza specifico della antica pirateria navale.
Vale da sempre per qualsiasi comunità.
Persino in una famiglia, le differenze fra i membri (etnica, ideologica, culturale, di età…) è un enorme ricchezza fin tanto che la consapevolezza del fondamentale bene comune è diffusa e condivisa dai membri.
La comunione lega i membri di una comunità attraverso la gestione di ciò che mettono in comune. La consapevolezza di questo vincolo definisce (permettendola e delimitandola) la libertà dei membri, permette il dialogo onesto ed aperto, permette sintesi senza compromessi.