Conoscenza (leggi: istruzione) al primo posto di un ipotetico programma

Il sempre discutibile direttore de Linkiesta, Cancellato (che io continuo a dire mantenga la regola del 7-3: ogni 10 articoli che scrive, 7 sono condivisibili, gli altri 3 fanno caà. Ma è solo la mia insignificante opinione) ultimamente sembra pirata honoris causa. Tempo fa scrisse (ora mi fa fatica recuperare il link) che nessun partito pensava di porre il tema della conoscenza al centro della sua visione di una società diversa. Oggi invece pubblica un articolo in cui commentai il terrificante rapporto dell’ISTAT sull’istruzione (o meglio, sull’ignoranza cavernicola) del popolo italiano. Motivo per cui continuo a credere che -nell’eventualità che questo partito possa un giorno presentarsi alle elezioni nazionali- al primo punto (prima ancora di reddito, contrasto a corruzione a mafia, ambiente e altro) del programma dovrebbe appunto esserci scritto conoscenza (in realtà sarebbe più preciso istruzione, ma vabbè, un minimo di marketing sarà pur lecito).

L’ignoranza è la madre di tutti i problemi. Non solo del fascio-razzismo dilagante, ma anche -ad esempio- delle difficoltà a trovare lavoro, dell’immobilismo sociale, della poca produttività delle aziende. [aneddoto personale: me ne son reso conto facendo il servizio civile, cosa vuol dire avere personale con un certo livello d’istruzione. Quando sono arrivato facevano l’inventario a mano, con fogli e matite, e tenevano l’esercizio chiuso per una settimana. E’ bastato installare una App per Android da 1,85€ per sveltire il tutto ed avere meno errori. Per non parlare delle attività di web marketing, assenti fino a quel momento].

In concreto, si tratterebbe di proporre una riforma (l’ennesima, me ne rendo conto, ma per una volta efficace) dell’intero sistema di istruzione pubblico italico, sia nelle scuole primarie e secondarie sia nelle Università (a proposito avevo già buttato lì delle idee). Andrebbero aggiornati i metodi didattici, normalizzato il lavoro degli insegnanti (che sono la categoria più sfruttata della storia umana: la gente è convinta che lavorino 18 ore a settimana, ma in realtà si fanno un culo abnorme tra riunioni, incontri, corsi d’aggiornamento e altre menate aberranti).

ciao, interessante questo spunto. C’è però un problema, formale ma anche sostanziale, e cioè non puoi portare in campagna elettorale cuna proposta di riforma della scuola senza prima averla condivisa con docenti, studenti ecc… perché verrebbe giudicata l’ennesima riforma imposta e calata dall’alto che non coinvolge le parti direttamente in causa. Ergo credo sarà difficile metterla al primo punto di un programma politico mentre potrebbe benissimo far parte sia della campagna di comunicazione e negli obiettivi a medio e lungo termine dichiarati dal Partito Pirata ovvero far crescere culturalmente un intero paese. Non è roba da poco.

Da quel che mi risulta, docenti e studenti sono i primi a chiedere quello che ho scritto sopra (soprattutto i docenti). Dopodiché nessuno dice di scrivere nel programma la riforma in dettaglio con tanto di articoli-commi-coperture finanziarie. Le riforme si fanno con le parti in causa, nei posti civili, su questo non ci piove. Al limite ci puoi anche scrivere “riformare il sistema educativo” esprimendo a grandi linee le idee (cosa che peraltro avevo già proposto). Metterlo al primo punto del programma avrebbe valore simbolico. Sarebbe un modo per dire “Tutto quello che credete possa risolvere i problemi di sto Paese non funzionerà mai, se prima non si innalza il livello culturale della gente”.

Con l’ignoranza non si mangia.

si si, capisco il tuo punto di vista e lo condivido. Mi chiedo però se in un contesto politico ed economico difficile sia più importante mettere al primo posto il tema del reddito e poi subito dopo (o assieme) quello della cultura o no. Lo dico soltanto perché senza reddito le persone non studiano, senza reddito i ragazzi sono costretti anche ad abbandonare gli studi prematuramente per cercarsi un lavoro. Per non parlare dei laureati che sono costretti a cercarsi un posto da cassiere al supermercato. Insomma la cultura è fondamentale. ma se arriva assieme ad un reddito ha più senso. Che ne diresti ad esempio se nella riforma pagassimo i ragazzi per farli studiare? Sarebbe una bella rivoluzione :wink:

Io invece sono scettico riguardo alla priotizzazione… sempre quando gli economisti neordoliberisti o CEO di nonsocché hanno un interesse strategico a difendere la globalizzazione, per evitare che si parli di tasse, o tirano fuori lo spettro del protezionismo, oppure raccomandano a tutti di migliorare l’istruzione — sapendo benissimo che nella gara all’istruzione sono sempre i figli degli straricchi a vincere… in questo modo ufficialmente perpetuando la condizione d’ingiustizia economica oltre alla globalizzazione.

Non è colpa dell’istruzione, ma ho un sospetto che è la scusa per non farci tirare fuori i forconi — e con questa scelta noi stiamo al loro gioco.

Così è allo stato attuale, ed è il problema che va risolto. Ma in un Paese senza istruzione (come l’Italia) la conseguenza è -individualmente parlando- di ritrovarti senza lavoro o a farne di pessimi, senza possibilità o quasi di avviarne uno tuo; su scala nazionale è un popolo di analfabeti (funzionali o tradizionali che siano), che votano Salvini o Di Maio perché sono gli unici di cui capiscono i discorsi. Vd anche questo spunto http://www.linkiesta.it/it/article/2018/03/26/scuola-scuola-e-ancora-scuola-ecco-da-dove-deve-ripartire-la-sinistra-/37568/