Hic et nunc! (su programma e progetti)

Lancio un sasso: buttiamo a mare il programma, o meglio l’idea di costruire un programma. Si spendono tempo ed energie per inserire una proposta nel programma, dopodiché rimane lì… per cosa? Per bellezza, in pratica.

No. Mettiamoci nell’ottica di influenzare/influire/governare qui ed ora! Vediamo qualcosa che non va’? Una legge sbagliata? Un’idea da sviluppare?

Abituiamoci a ragionare in ottica di “governo” concreto:

  1. Definizione scopo ed obiettivi
  • stabilire obiettivi chiari e ben delimitati, con risultati misurabili (ad es. nel caso di una proposta di legge può essere “ON/OFF”) … to be continued
  1. Studio
  • approfondimento / studio? (individuale e di gruppo) => Indispensabile
  • partecipare ad incontri e dibattiti oppure organizzarli invitando esperti ed associazioni del settore
  • scrivere sul forum la prima cosa che ti passa per la testa sul tema? => NO! :wink: … to be continued
  1. Progettazione
  • organizzare confronto sul tema, invitando esperti
  • creare un gruppo di lavoro allargato o partecipare ad un gruppo di lavoro esterno
  • articolazione della proposta anche in collaborazione con altre realtà ed esponenti politici … to be continued
  1. Realizzazione Fico, abbiamo costruito una proposta di legge o un progetto. Ci vogliamo beare di ciò? Lo mettiamo nel programma e ci sentiamo appagati? Manco per ‘gnente’. Iniziamo a lavorare perché si realizzi. “Ma non siamo al governo e non pesiamo nulla”. Sticazzi!
  • Secondo il tema, individuiamo gli interlocutori giusti, li avviciniamo (se già non l’abbiamo fatto nella fase di progettazione) e li coinvolgiamo: parlamentari italiani, parlamentari europei, altri personaggi che possano presentare la proposta di legge o aiutarci a realizzare il progetto (finanziatori, etc). Mettiamo da parte gelosie o preoccupazioni sulla nostra visibilità, concentriamoci sul risultato (possiamo sempre vantarcene dopo :laughing: )
  • reperiamo i fondi ove necessario (crowdfunding, pesca di beneficenza in parrocchia, quello che vi pare)
  • costruiamo una rete di contatti che condivida i nostri obiettivi ed insieme facciamo lobbying/pressione sui parlamentari … to be continued

Quindi: proponiamo una issue su LQFB per brasare (aka azzerare) il programma. Se ad un certo punto ce ne servirà uno per ragioni elettorali faremo una fotografia dei vari progetti in cantiere e quello sarà il programma. Il messaggio che dobbiamo dare è: qui le cose non si mettono nel programma, si fanno.

Come già ribadito, non c’è bisogno di approvazione in LQFB per avviare un progetto (purché chiaramente sia compatibile con manifesto e statuto). Né siamo vincolati ad uno strumento o ad un percorso. Se abbiamo bisogno di un particolare strumento troviamolo, o inventiamolo, o proviamo a convincere chi è in grado di crearlo ad investire il proprio tempo sul nostro progetto. Improvvisare, adattarsi e raggiungere l’obiettivo :grin:

Non mi lagno se il mio progetto non è supportato o nessun tecnico mi realizza una particolare soluzione: se non sono in grado di convincere qualcuno a dedicarmi il suo tempo senza stalkerarlo vuol dire che il mio progetto non è sufficientemente interessante o non sono stato abbastanza bravo a “vendere” l’idea. Non cerco supporto solo nel PP: coinvolgo amici, parenti, sconosciuti, chiunque abbia le capacità che mi servono e condivida l’obiettivo. Non chiedo alle persone di iscriversi al PP per partecipare al progetto: le faccio partecipare e semmai saranno loro che verranno nel PP se gli piacerà quel che facciamo.

NB: il percorso potete vederlo anche come la creazione di uno sciame alla Falkvinge? Certamente

PS: mi spiace se alcuni passaggi risulteranno alla rinfusa o incompleti, ma del resto è da settimane se non mesi che devo scrivere questo post, quindi per ora ve lo beccate come viene. work in progress. :stuck_out_tongue_winking_eye:

EDIT 1: separati gli step “definizione” e “studio” EDIT 2: aggiunta nota sullo sciame

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@Ronin, lo sai che ho stima di te e apprezzo ciò che fai, ma continuo a pensare che questa proposta sia una follia. O, quantomeno, lo è se continuiamo a chiamarci “Partito”; tutto ciò che hai descritto è quello che solitamente fanno le Associazioni; i partiti si propongono di entrare nelle Istituzioni e di mettere mano alle leggi.

Può volerci del tempo per elabolarla, te lo concedo, ma se a te o ad altri non va di farlo perché -legittimamente- lo ritenete inutile, perché impedire ad altri (tipo il sottoscritto o @Guybrush) di farlo? Per approvare una Issue con mozione ordinaria serve un mesetto. Quello che vi si chiede è di leggerla, valutarla e votarla.

No, rimane lì per due ottime ragioni:

  1. Essere vista da chi potrebbe avere intenzione di iscriversi. La gente non si iscrive solo perché usiamo LQFB: vuole sapere cosa abbiamo intenzione di fare se mai un giorno dovessimo ricoprire incarichi di governo. E ovviamente vuole saperlo anche su cose che non c’entrano coi temi digitali (economia, ambiente, lavoro, giustizia, immigrazione eccetera eccetera eccetera). E la gente -almeno quella a cui vorremmo rivolgerci, cioè persone dotate di spirito critico, raziocinio e che non vanno dietro alla demagogia- possono convincersi solo se i punti del programma risultano scritti con competenza e cognizione di causa (tanto per fare un esempio: il punto sul dissesto idrogeologico scritto da Guybrush si vede che è scritto da uno che opera nel settore). Altrimenti si fa la fine deiìl M5S, che quando gli chiedi “dove trovate i soldi per il Reddito di cittadinanza” partono con la litania delle autoblu e col “noi-ci-siamo-tagliati-lo-stipendio”, suscitando le comprensibilissime risa del Massimo Franco di turno.

  2. Non vi sarà sfuggito che giornalisti tendono a fare domande sul programma, come Emanuele de Linkiesta. E quando ciò accade, che si fa? Si fa come suggerisce @lucatwiv cioè rispondere “non ci importa una mazza delle trivelle, della Costituzione, dell’Europa” etc.? Si può anche fare, ma poi scordatevi che qualche giornalista ci prenda minimamente in considerazione. E di un po’ di copertura mediatica abbiamo bisogno, al netto di quanto si possano disprezzare i giornalisti (e io credo d’essere quello che li disprezza più di tutti).

tipo questa?

Come sopra. Tutto giusto, ma per far ciò non occorre chiamarsi “partito”. Questo è ciò che fanno associazioni come Zero Waste (per i rifiuti), o FOIAx Italy, tanto per citare i primi due che mi vengono in mente. I Partiti possono (dovrebbero, IMHO) interloquire e confrontarsi con le associazioni, ovviamente, ma i partiti poi cercano di governare.

Infine: non volermene, ma non posso fare a meno di porre una domanda a voi veterani. In passato avete mai provato davvero a lavorare approfonditamente sul programma? Perché in tutta onestà, a giudicare da come si presenta ora (anche dal punto di vista sintattico-stilistico) parrebbe di no. Io sono iscritto da poco più di un anno, ma vi seguivo anche da prima, e mi pare che la strategia “freghiamocene-del-programma-e-concentriamoci-quasi-esclusivamente-sull’attivismo” sia quella che vi ha condotto sin qui (cioè ad avere pochi utenti attivi). Forse è il caso di cambiare strategia. Ripeto: non sto dicendo che dovete lasciar perdere l’attivismo (il vostro impegno sul TTIP e su altri temi è fondamentale): chiedo solo di non impedire di “sbattersi” sul programma a chi ha voglia di farlo.

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@Exekias, grazie per il tuo feedback :wink: Provo a spiegarmi meglio, perché non credo che le nostre visioni siano divergenti.

Esattamente! E’ proprio quello l’obiettivo. Vogliamo iniziare a mettere mano alle leggi da subito, mentre cerchiamo di entrare nelle istituzioni. E’ oltretutto un’ottima palestra proprio nell’ottica di voler imparare a governare.

E io voglio che il punto di Guybrush prenda vita! Che si realizzi! Non che rimanga come un fiore all’occhiello. Le persone o i giornalisti vogliono vedere il programma? Tu lo chiami programma, io lo chiamo to-do-list, lista delle cose da fare! Volete elaborare delle proposte su LQFB? Benissimo, avranno pure maggior forza. Poi mettiamole nella to-do-list però (edited)

Lol, non so da dove nasca questa tua impressione, ma nei circa due-tre anni che ho vissuto io qui dentro l’attivismo è proprio quello che è mancato a livello di partito. Fin qui siamo stati dei parolai.
Lascia stare che come singoli qualcuno di noi si sbatte a livello individuale per il TTIP e poi se la rivende all’esterno come supporto del Partito Pirata (il che ci ha dato una quota di visibilità). Lo #IUF è stata un’ottima iniziativa ma per alcuni problemi si è incagliata, dobbiamo riprendere il dicorso. In ogni caso ci ha portato via un mese, ed è stato probabilmente il nostro apice del 2015, con tutto che non abbiamo ancora saputo utilizzare i suoi output.

Nel tempo che sono stato qui dentro abbiamo perso eoni a parlare di volta in volta degli strumenti, della forma, dei modi, dei valori, a volte pure del nulla, e sono arrivato ad un punto in cui mi sono reso conto che continuare su questo percorso è frustrante e non è un utilizzo efficiente del (poco) tempo. Parole. Abbiamo speso fiumi di parole e ci proponiamo di spenderne altrettanti per cercare di convincere qualcuno del fatto che siamo ben intenzionati, etc etc… Ma sai che c’è? Il prodotto è inflazionato. Come convinci le persone del fatto che sei diverso dalle proposte politiche che spuntano come funghi? Non con le parole, di cui siamo sommersi quotidianamente. Un potenziale pirata lo convinci facendogli vedere che può contare qualcosa, da subito. Che se vuole cambiare una legge da noi trova lo spazio politico in cui farlo davvero, senza dover aspettare di eleggere qualcuno.

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Dobbiamo smetterla di pensare alla gente che si iscrive, dobbiamo pensare alla gente che ci voterebbe. Nessuno voterebbe un programma invecchiato di un paio d’anni, e tenere un programma aggiornato è un lavoraccio, meglio scrivere piattaforme programmatiche di una paginetta ad ogni elezione: è più elastico, più adattabile, e meno impegnativo. Fosse per me, ridurrei anche e di molto lo scope di liquid.

A me l’idea di buttare via il programma piace tantissimo. Ci avviciniamo ad un atteggiamento da NGO? Va bene, tanto se non abbiamo rappresentanti eletti ci tocca comunque muoverci in stile lobbistico. Fare casino, trollare ed acherare la società. Possiamo anche aprire un giornale, se vogliamo (su medium è diventato facile)—ma lo voglio con standard da nytimes, non repubblica o ifq.

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Quando entrai nel PP-IT proposi di aspettare di essere minimo in mille iscritti prima di iniziare a scrivere il programma… ma ci fu una maggioranza assembleare che volle iniziare a scriverlo.

Ora direi che serve comunque da orientamento per chi si vuole assicurare che non siamo un gruppo fascista o neoliberista, e molti dei punti del programma sono veramente molto belli e profondi.

Non ci è stata disciplina nello stile e la redazione incaricata a rimediare non si è mai materializzata. Ma non significa che è ragionevole non occuparsene. Mi pare che tutti gli articoli di programma dei quali ci si potrebbe vergognare (stile, contenuto, altro) sono quelli che sono passati con una mera maggioranza del 1/2 invece di una qualificata del 2/3. Basta ripudiare i contenuti che non ebbero maggioranza qualificata per ripulire il programma.

Siamo gli unici ad avere il nostro metodo. Siamo gli unici dove un testo che fa “noi” è stato veramente redatto da noi e non dal segretariato di partito.

Qualsiasi NGO può attivarsi. Noi abbiamo la capacità di produrre parole condivise veramente. È un asset. Se poi di fatto spesso produciamo parole e conseguenti attività mediatiche invece di produrre azioni ed eventi, sarà che alcuni di noi preferiscono scrivere invece di fare… cancellando il programma non puoi motivare gli autori del programma a diventare attivisti di strada… au contraire, nel 2011 i pirati che vinsero le elezioni in strada erano quelli che nel 2010 avevano scritto il programma e perciò erano motivati a rivenderselo nelle conversazioni con l’elettorato. Alla fine la politica in strada è fatta anch’essa di… parole.

Non mi pare che nessuno ti abbia mai impedito di prendere iniziative di questo genere. Che bisogno c’è di togliere uno strumento ad altri?

Quali parti non sono più attuali?

Se siamo in meno di mille, certo…

Più superficiale… meno approfondito?

Un dibattito del 2013 mi pare… siamo un partito o una piccola associazione?

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This:

Il programma può restare se lo volete, non guardare il dito invece della luna, io sto cercando di semi-strutturare un approccio diverso.

A dire il vero siamo talmente pochi che la differenza non risalta. :grin:

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E questo è triste… ma preferisco lasciare il PARTITO PIRATA un involucro pronto per agire quando viene il momento piuttosto di fare una NGO col nome sbagliato. La NGO non deve chiamarsi partito. Chiamiamola qualcos’altro. Le migliori NGO hanno nomi avvincenti!

“Peggio me sento” direbbero a Roma. Come fai a convincere uno a votarti se alla domanda “che posizione avete sulle pensioni?” la risposta è “boh, non se n’è mai parlato, ma in compenso siamo riusciti a far usare LibreOffice al Comune di Fucecchio”?.

Ribadisco che sono disposto ad occuparmene personalmente, di tenerlo aggiornato. Ad esempio la issue sull’abolizione delle province e sostituzione con le aree metropolitane andrebbe tolta (avevo intenzione di aprire una serie di mozioni di questo genere nei prossimi giorni).

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Un partito senza iscritti non troverà elettorato. Prima si cresce e poi si conquistano i seggi. Per crescere dobbiamo prima completare la transizione verso un partito democratico leaderless. Il modo come certi organi di statuto non stanno operando virtuosamente mi da l’impressione che non siamo ancora pronti a riprendere a crescere. L’evento Varoufakis a Roma invece mi da l’impressione che la politica italiana ancora non ha trovato un sostituto a noi. Troppo “false” le varie altre Italie…

Personalmente sono contro l’abolizione del programma.

Anzi, sono favorevole a scriverlo meglio.

E a tenerlo aggiornato, che sarebbe uno dei punti di forza mediatici: “Noi pirati non abbiamo un programma fossilizzato, scritto in concomitanza delle ultime elezioni e poi più tirato fuori, per noi il programma è un strumento di lavoro che teniamo costantemente aggiornato per rispondere efficientemente alle sfide che i cambiamenti della società e dell’economia ci impongono”.

Notare bene, punto di forza mediatico (il che non implica che non lo possa essere anche realmente), perché come è stato fatto notare, se ci chiamiamo “Partito” la gente se lo aspetta un programma, ci guarda, i giornalisti ci guardano, e se fanno domande sulle nostre posizioni ora che ne abbiamo uno immaginati cosa farebbero se non lo avessimo.

Certo che però, con questo approccio, ci si deve impegnare a tenerlo aggiornato, così com’è può diventare un vero e proprio boomerang.

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mah non saprei dire. Da una parte questi programmi che non riusciamo neppure a leggere noi che li dovremmo avere scritti mi danno effettivamente un po’ di noia. Dall’altra parte dipingi una situazione in cui occorrerebbero 10.000 pirati militanti convinti per fare tutto quello che occorrerebbe fare. Secondo me dobbiamo volare basso e puntare su pochi temi dirompenti. Scusate se continuo a ripetere quello che dicono gli islandesi, ma ci interessa davvero tanto governare sto paesaccio? Non sarebbe meglio limitarci al tentativo di introdurre nella società importanti innovazioni per rilanciare la democrazia e poi sperare che producano qualcosa di buono?

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State dicendo che il punto di forza del Movimento 5 Stelle è stato il programma? Soprattutto il punto innovativo che prevede(va) l’abolizione dei testi scolastici a favore dei computer? E che la gente ha fiducia che chi sarà eletto si impegnerà a portarlo avanti?

Visto che l’unico partito pirata di successo è quello islandese diamo un’occhiata al suo sito?

L’idea di abbandonare la stesura di un fantomatico quanto anacronistico programma politico è semplicemente meravigliosa.

Rivoluzionaria direi. Tagli afinalmente la testa al toro dicotomico dei temi core vs temi non core, ci sgrava dal fardello enorme (quanto inutile) di dipingere scenari non solo a noi alieni (pensioni, lavoro, economia, ambiente, bla bla bla) ma anche visti, rivisti e stravisti da tutti coloro i quali vogliano mettersi in sella e cavalcare il mondo.

Noi dobbiamo invece fertilizzarlo: rendere le menti plastificate dei trentenni, quarantenni e cinquantenni duttili e plasmabili come quelle dei ventenni, curiose come quelle dei quindicenni.

Smettere di pensare con lo schema che questa società ci impone e riuscire ad avere un attegiamento diverso: minarla dalle fondamenta. Anzi, peggio: dal suo interno.

Il primo passo è far sparire il programma dal sito.

How did Iceland’s Pirate Party get so popular? “By engaging and empowering the people.”

… e no, non è per nulla off-topic :slight_smile:

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Perché, cosa ne pensano delle pensioni i partiti adesso al governo?

Un partito è politics, prima di essere policy. Le idee sono gratis, è l’implementazione che conta; e l’implementazione puoi farla solo avendo il potere.

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Una delle prime domande che mi fanno quando dico a qualcuno che sono iscritto al partito pirata: “che cosa c’è nel vostro programma ?”. Io sono contrario all’abolizione… Le due cose possono tranquillamente essere complementari: Programma + attuazione pratica/coinvolgimento.

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Quelli al governo sono sostanzialmente per mantenere lo status quo, salvo forse dare la solita mancia elettorale da 80€. La Lega (che sta all’opposizione) vuole abrogare la riforma Fornero e tornare ai “bei tempi d’oro” in cui lavoravi 20 anni e stavi in pensione 40, col piccolo dettaglio che oggi i giovani -cioè quelli che dovrebbero pagare le pensioni ai vecchi- o sono disoccupati o, quando un lavoro ce l’hanno, ce l’hanno precario e mal pagato (e parlo di quelli non ancora emigrati, of course). E fine dell’OT.

Ottimo proposito. La domanda è: parlando di cosa? Perché non si penserà mica di poter “plasmare la mente” di un cinquantenne ragionandogli solo di Net Neutrality, se questo fatica ad arrivare a fine mese.

Sul loro sito c’è un intervista ben più lunga, in cui spiegano chiaramente che la loro popolarità è figlia del fatto che “la gente è stufa della corruzione e del nepotismo” (Tenete presente che l’Islanda è al 13esimo posto nella classifica di Transparency International sulla percezione della corruzione. Noi siamo 61esimi, in compagnia del Senegal e dietro alla Grecia e al Ghana). E’ lo stesso motivo per cui ha spopolato il M5S da noi; e se avessero avuto un programma decente -anziché un accrocchio di cose una più demagogica e infattibile dell’altra- a quest’ora governerebbero.

Beh, ma è una domanda che ai membri del PD non fai. Perché quel partito ha una strategia comunicativa che lo pone in una narrativa diversa, che oltre ad essere politics in pratica, sposta il riflettore dalla policy alla politics di nuovo. Vedi Renzi e vedi Bersani: è la tecnica (la boldness soprattutto) ad essere diversa; i contenuti… non così tanto.

Ma neanche per idea: senza fare casino demagogico non li avrebbe considerati nessuno. La loro scorrettezza politica è parte dell’appeal, come con Donald Trump.

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Io non sto parlando di farsi notare, sto parlando del “cosa-fare-dopo”. Perché una volta che hai ottenuto la considerazione e la gente ti vota, questa poi -incredibile dictu- si aspetta che tu governi e risolva i problemi. E se ti sei “fatto notare” promettendo cose infattibili, una volta al governo ti rendi conto di non poterle realizzare. La sfida nostra dovrebbe essere proprio questa: farsi notare senza la demagogia e il populismo becero, spiegare alla gente che non esistono soluzioni facili ai problemi della società di oggi, perché la società di oggi è dannatamente complessa. Vogliamo usare metafore informatiche? Benissimo, diciamo che vogliamo “debuggare le leggi”, e che il debugging è un lavoro difficile, che richiede pazienza e abnegazione; o che vogliamo “hackerare la società”, ma ciò che fa un hacker di solito è studiare il sistema, acquisire tutte le informazioni necessarie fino a conoscerlo talmente a fondo da poterlo dominare e cambiarlo a piacimento. Come disse Swartz in un’intervista:

Cominciai a leggere libri sulla storia della didattica e lo sviluppo di questo sistema educativo, e quali fossero le alternative a questo sistema e i modi per poter davvero imparare qualcosa, piuttosto che rigurgitare semplicemente le nozioni raccontate dagli insegnanti. E così arrivai a mettere in discussione le cose; una volta messa in discussione la scuola che frequentavo ho messo in discussione la società che aveva costruito la scuola, ho messo in discussione le aziende per cui le scuole preparavano; e poi ho messo in discussione lo Stato che ha creato quest’intera struttura.

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