Dubito che Mr Mosler si sia studiato il nostro modello di reddito di esistenza. Presumo che è contrario a certi modelli di basic income e bisogna capire di quali stiamo parlando. Se per esempio è contrario ad un reddito di cittadinanza, beh… in tal caso sono contrario anch’io. So what? In questa faccenda ci servono link di approfondimento e citati molto precisi. Ho approfondito in aggiornamenti in fondo a questo post.
Mi pare un approccio un po’ hitleriano, non che non possa funzionare ma sappiamo già che l’obbligo al lavoro è psicologicamente demotivante e, se osserviamo l’esperienza nella DDR, dove i dissidenti venivano costretti a lavorare – e se si rifiutavano venivano asportati in campi tipo gulag (lo so, non se ne parla molto negli ambienti di sinistra italiani, ma ci sono documentari interi sui gulag anticostituzionali della DDR in lingua tedesca)… l’approccio è autoritario e dichiaratamente fallimentare.
Psicologicamente più ragionevole è probabilmente se si possono fare questo tipo di lavori di propria iniziativa, ricevendo un piccolo obolo in premio da aggiungere al RdE. Perciò di “organizzare” i lavori postcapitalisti è sicuramente utile, ma lo sarebbe comunque in un mercato di lavoro generalmente non più orientato alla sussistenza esistenziale.
In una economia di vecchio stile come ricorda il professor Werner il governo è libero di svalutare la valuta allo scopo di ricalibrare gli equilibri tra ricchi e poveri, o mi sfugge qualcosa?
Questo è un effetto artificiale creatosi attraverso il fatto che l’Italia è inflazionaria ma l’€ viene artificialmente mantenuto stabile. Le conseguenze di questa discrepanza sono quello che dici. Io non sto parlando di una economia integrata nel €. Sto parlando di una economia indipendente o dell’eurozona intera.
Di conseguenza anche questo pensiero non mi pare corretto. Se la moneta locale è intenzionalmente svalutata, l’intera economia si adatta a inflazionare tutte le cifre per tutte le transizioni, inclusi i costi per le importazioni. Cioè, se non ci fossero scorte della moneta all’estero gli effetti in interazione con l’estero sarebbero pressocchè nulli – cambia, se lo si vuole, solamente il costo del lavoro, che, si sa, può essere vantaggioso sul mercato globale.
Comunque stavo solo abozzando una alternativa all’idea di ricalcolare tutti gli stipendi attraverso una formula imposta per legge.
Mosler sarebbe quello con la Modern Monetary Theory (MMT)? Beh, allora è programmatico che debba essere contrario a modelli diversi dal suo, no? Del resto, le cose che leggo di Mosler in rete non le trovo molto in contraddizione con quanto ho detto io. Lui prevede la necessità di mettere tutti a lavorare mentre io, utilizzando lo stesso approccio all’impiego politico della moneta che lui prevede, mi limiterei ad incentivare il lavoro per tutti, ma comunque garantendo un RdE:
Government must first socialize labor by creating unemployment as a generalized condition and thereby turn remunerated employment into a basic social need. It does so, Mosler explains, by simultaneously imposing and enforcing taxes in a currency that the state alone supplies. Such is the primary purpose of taxation, according to MMT. In place of the conventional view that imagines taxation as a source of revenue for the state, MMT shows that, as the currency-issuer, government requires no monetary revenue in order to spend. Instead, taxation is the essential tool whereby government establishes a currency, disemploys a population, and ensures workers are available to serve the public’s social and material aims.
Da http://www.counterpunch.org/2015/11/13/universal-basic-income-a-laissez-faire-future/ – un articolo del resto interessante da smantellare in quanto critico dei modelli unconditional basic income e propagandisticamente a favore del MMT. Per esempio dice:
Srnicek and Williams position the UBI at the center of what they see as a bold, systemic and forward-looking critical project: one that would move from critique to praxis and replace a crumbling neoliberal infrastructure with a more just and sustainable order. The final aim of this new order? The end of paid work and the beginning of the post-capitalist era.
Non so se sono gli autori citati o è l’autore del blog a fare l’errore, comunque l’idea che il lavoro non sia più pagato è utopistica e fallacia. Una fantasia che non sono riusciti a mantenere nemmeno nell’universo di Star Trek.
Secondo il RdE che conosco io il lavoro continua ad essere retribuito, ma smette di avere il ruolo di garantire una sussistenza esistenziale. Per la stramaggioranza delle persone il RdE non cambierebbe nulla – si toglie di mezzo solamente tantissima burocrazia riguardo ai vari sussidi dovessero ritrovarsi senza lavoro, un fenomeno che però colpirà sempre più persone per il quale è fondamentale per il futuro dell’umanità che introduciamo posti di lavoro postesistenziali. Cioè Mosler a mio avviso ci azzecca in molto eccetto l’autoritarismo.
In response to the scourge of jobless recoveries and the onslaught of new automation technologies, Srnicek and Williams conclude that all signs point to an oncoming “post-work society” and that “the classic social democratic demand for full employment should be replaced with the demand for full unemployment.”
Certo che se qualcuno vuole criticare i modelli di UBI fa molto comodo trovare dei cretini che promuovono utopie assurde da disfare. Beh, se l’idea di questi ragazzi è di abolire il lavoro non mi sorprende che Mosler è contrario. Secondo me tutti gli estremisti dell’utopismo ideologico non vanno ascoltati, non importa da quale lato della medaglia. Questi ragazzi stanno danneggiando l’immagine pubblica del UBI se veramente dicono queste stronzate ideologiche.
The UBI may provide relief from some contemporary ills. But I suggest that it cannot bear the weight of the total transformation Srnicek and Williams are after.
L’autore ha fatto la scoperta dell’acqua calda. A me pare ovvio che una radicalizzazione del concetto UBI porta al fallimento. Perchè si sta perdendo tempo a parlarne? O siamo in un gioco di propaganda per discreditare le giuste vie di mezzo? Quelle realistiche?
Mi pare che MMT del resto non dice nulla di nuovo, mi pare che il socialismo di stampo sovietico ha tentato esattamente questo approccio. Qualcuno mi può indicare in cosa si manifesterebbe la differenza?
Approached from this perspective, the problem of unemployment outlined by Srnicek and Williams shifts from a capitalist crisis signaling the end of work and requiring a Universal Basic Income to a crisis of governance and a potentially broad-scale socialist project.
Ah ecco vedi, lo chiama “socialista” lui stesso.
That project stands to put the means of production in communal hands, to actively transvalue the nature and meaning of paid work, and to ultimately transform the social and ecological totality.
Ma che cacchio state a dire, ma per favore! Ricalibrare il mercato del lavoro non significa mica la necessità di abolire il libero mercato – strumento che sappiamo essere molto più efficiente di qualsiasi tentativo di centralizzare e dirigere dall’alto! Il mercato del lavoro semplicemente necessita di migliore regolamentazione e di garanzie umaniste… il RdE appunto! Sta gente mi sta facendo arrabbiare, sia gli utopisti del UBI che i propagandisti della MMT socialista.
Perchè dico questo? Beh, perchè dal momento che il mercato del lavoro permette che ci siano lavori non pagati a livello esistenziale il mercato automaticamente e naturalmente esploderà di offerte tali… tutti quei lavori da svolgere mica hanno bisogno di essere organizzati attraverso una burocrazia statale centralizzata!! Necessitano solo una via umanisticamente accettabile di esistere!
Scott Ferguson holds a Ph.D. in Rhetoric and Film
Studies from the University of California, Berkeley and is currently an assistant professor of Film & New Media Studies in the Department of Humanities & Cultural Studies at the University of South Florida.
Mi congratulo per la retorica e la fiction, perchè di fattualità economica in questo blog non ne ho vista molto.