Modern Money Theory: Public Service Employment vs Unconditional Basic Income

Faccio presente che l’economista Mosler è contrario ad un reddito di esistenza e sostiene che sia possibile raggiungere la piena occupazione. Praticamente tutti coloro che non trovano un posto nel mercato, hanno garantito un lavoro statale che fa parte dei PLG (Programmi di Lavoro Garantito). Il senso è che anziché dare dei soldi e basta, si fa fare anche qualcosa ai cittadini e ci sono molte mansioni che non richiedono elevate competenze che possono convertire la disoccupazione non volontaria in lavoro per lo Stato. Questo lavoro sarebbe principalmente non legato a compravendite (altrimenti può diventare competenza del mercato) e sarebbe principalmente di transizione dalla situazione attuale ad aziende ecosostenibili: pulire parchi, assistenza alle persone, fare rilevamenti, ecc. Ma anche catalogazione, produzione di materiale didattico, divulgazione di ogni cosa che sia utile ai cittadini, ecc. Ci sono molti lavori utili, non legati a compravendite, che non richiedono nemmeno sofisticate formazioni professionali, cosí come posti di elevata competenza per convertire le aziende affinché non inquinino piú, facendo sí che il costo venga sostenuto dallo Stato e non dalle aziende, senza perdere di competitività sul prezzo dei prodotti finiti; anzi, dopo questi interventi l’azienda facilmente consumerà meno e ci saranno vantaggi nel suo bilancio.

Mi sembra un’ottima idea questo PLG, sarebbe uno spazio di sana cooperazione a differenza del mercato. Quindi il RdE sarebbe vincolato allo svolgere un lavoro almeno statale, ma sarebbe garantito averne uno, basta chiederlo. Essendocene tantissimi spero ci sia ampia libertà per dedicarsi a ciò che uno ritiene importante (inoltre non sei obbligato a lavorare, puoi anche vivere con i risparmi accumulati).

Le domande che mi faccio sono: è possibile fare un part time invece di un full time? E se all’interno della teoria economica di Mosler, il mercato non riesce ad assorbire molti lavoratori, e tantissimi si ritrovano nei PLG oppure preferiscono quelli al mercato (anche se gli stipendi nei PLG sarebbero piú bassi rispetto al mercato, per incentivare ad inserirsi nel mercato, comunque sono stipendi sopra la soglia di povertà, diciamo sui 1000 €) che succede? Tornando al part time sarebbe 500 € e non ci vivi? non riusciamo ad abbassare le ore di lavoro, per distribuire meglio il carico tra tutta la popolazione? Spero di sí, magari è fattibile.

Infine, la svalutazione non è una conseguenza di una maggiore emissione di soldi, ma quando l’export è piú basso dell’import. È vero che immettendo piú soldi, tendono ad alzarsi i prezzi, ma comunque si stabilizzano in relazione allo stipendio medio (non salirebbero continuamente, non accadrebbe la temuta inflazione), però prezzi piú alti li avremmo e potremmo perdere competitività nel mercato globale con danni per l’export …e cosa comporterà il riequilibrio import-export? È molto difficile da prevedere, il rischio è che non riusciamo a importare ciò di cui non possiamo fare a meno.

Comunque, senza sovranità monetaria non si può fare altro se non lasciare che gli Stati agonizzino nei loro debiti (alla lunga insolubili) con perdita di diritti e di agio finanziario dei lavoratori. Arrivare fino in fondo a questo binario pare un suicidio, allora perché? Forse per massimizzare la privatizzazione del settore pubblico, finir di dare “tutto il mondo” in mano alle piú grandi multinazionali e poi magari si riparte con un’economia non suicida dopo aver fatto razzia. Si può ipotizzare anche di peggio ma non voglio andare OT e poi sarebbero solo ipotesi.

Dubito che Mr Mosler si sia studiato il nostro modello di reddito di esistenza. Presumo che è contrario a certi modelli di basic income e bisogna capire di quali stiamo parlando. Se per esempio è contrario ad un reddito di cittadinanza, beh… in tal caso sono contrario anch’io. So what? In questa faccenda ci servono link di approfondimento e citati molto precisi. Ho approfondito in aggiornamenti in fondo a questo post.

Mi pare un approccio un po’ hitleriano, non che non possa funzionare ma sappiamo già che l’obbligo al lavoro è psicologicamente demotivante e, se osserviamo l’esperienza nella DDR, dove i dissidenti venivano costretti a lavorare – e se si rifiutavano venivano asportati in campi tipo gulag (lo so, non se ne parla molto negli ambienti di sinistra italiani, ma ci sono documentari interi sui gulag anticostituzionali della DDR in lingua tedesca)… l’approccio è autoritario e dichiaratamente fallimentare.

Psicologicamente più ragionevole è probabilmente se si possono fare questo tipo di lavori di propria iniziativa, ricevendo un piccolo obolo in premio da aggiungere al RdE. Perciò di “organizzare” i lavori postcapitalisti è sicuramente utile, ma lo sarebbe comunque in un mercato di lavoro generalmente non più orientato alla sussistenza esistenziale.

In una economia di vecchio stile come ricorda il professor Werner il governo è libero di svalutare la valuta allo scopo di ricalibrare gli equilibri tra ricchi e poveri, o mi sfugge qualcosa?

Questo è un effetto artificiale creatosi attraverso il fatto che l’Italia è inflazionaria ma l’€ viene artificialmente mantenuto stabile. Le conseguenze di questa discrepanza sono quello che dici. Io non sto parlando di una economia integrata nel €. Sto parlando di una economia indipendente o dell’eurozona intera.

Di conseguenza anche questo pensiero non mi pare corretto. Se la moneta locale è intenzionalmente svalutata, l’intera economia si adatta a inflazionare tutte le cifre per tutte le transizioni, inclusi i costi per le importazioni. Cioè, se non ci fossero scorte della moneta all’estero gli effetti in interazione con l’estero sarebbero pressocchè nulli – cambia, se lo si vuole, solamente il costo del lavoro, che, si sa, può essere vantaggioso sul mercato globale.

Comunque stavo solo abozzando una alternativa all’idea di ricalcolare tutti gli stipendi attraverso una formula imposta per legge.

Mosler sarebbe quello con la Modern Monetary Theory (MMT)? Beh, allora è programmatico che debba essere contrario a modelli diversi dal suo, no? Del resto, le cose che leggo di Mosler in rete non le trovo molto in contraddizione con quanto ho detto io. Lui prevede la necessità di mettere tutti a lavorare mentre io, utilizzando lo stesso approccio all’impiego politico della moneta che lui prevede, mi limiterei ad incentivare il lavoro per tutti, ma comunque garantendo un RdE:

Government must first socialize labor by creating unemployment as a generalized condition and thereby turn remunerated employment into a basic social need. It does so, Mosler explains, by simultaneously imposing and enforcing taxes in a currency that the state alone supplies. Such is the primary purpose of taxation, according to MMT. In place of the conventional view that imagines taxation as a source of revenue for the state, MMT shows that, as the currency-issuer, government requires no monetary revenue in order to spend. Instead, taxation is the essential tool whereby government establishes a currency, disemploys a population, and ensures workers are available to serve the public’s social and material aims.

Da http://www.counterpunch.org/2015/11/13/universal-basic-income-a-laissez-faire-future/ – un articolo del resto interessante da smantellare in quanto critico dei modelli unconditional basic income e propagandisticamente a favore del MMT. Per esempio dice:

Srnicek and Williams position the UBI at the center of what they see as a bold, systemic and forward-looking critical project: one that would move from critique to praxis and replace a crumbling neoliberal infrastructure with a more just and sustainable order. The final aim of this new order? The end of paid work and the beginning of the post-capitalist era.

Non so se sono gli autori citati o è l’autore del blog a fare l’errore, comunque l’idea che il lavoro non sia più pagato è utopistica e fallacia. Una fantasia che non sono riusciti a mantenere nemmeno nell’universo di Star Trek.

Secondo il RdE che conosco io il lavoro continua ad essere retribuito, ma smette di avere il ruolo di garantire una sussistenza esistenziale. Per la stramaggioranza delle persone il RdE non cambierebbe nulla – si toglie di mezzo solamente tantissima burocrazia riguardo ai vari sussidi dovessero ritrovarsi senza lavoro, un fenomeno che però colpirà sempre più persone per il quale è fondamentale per il futuro dell’umanità che introduciamo posti di lavoro postesistenziali. Cioè Mosler a mio avviso ci azzecca in molto eccetto l’autoritarismo.

In response to the scourge of jobless recoveries and the onslaught of new automation technologies, Srnicek and Williams conclude that all signs point to an oncoming “post-work society” and that “the classic social democratic demand for full employment should be replaced with the demand for full unemployment.

Certo che se qualcuno vuole criticare i modelli di UBI fa molto comodo trovare dei cretini che promuovono utopie assurde da disfare. Beh, se l’idea di questi ragazzi è di abolire il lavoro non mi sorprende che Mosler è contrario. Secondo me tutti gli estremisti dell’utopismo ideologico non vanno ascoltati, non importa da quale lato della medaglia. Questi ragazzi stanno danneggiando l’immagine pubblica del UBI se veramente dicono queste stronzate ideologiche.

The UBI may provide relief from some contemporary ills. But I suggest that it cannot bear the weight of the total transformation Srnicek and Williams are after.

L’autore ha fatto la scoperta dell’acqua calda. A me pare ovvio che una radicalizzazione del concetto UBI porta al fallimento. Perchè si sta perdendo tempo a parlarne? O siamo in un gioco di propaganda per discreditare le giuste vie di mezzo? Quelle realistiche?

Mi pare che MMT del resto non dice nulla di nuovo, mi pare che il socialismo di stampo sovietico ha tentato esattamente questo approccio. Qualcuno mi può indicare in cosa si manifesterebbe la differenza?

Approached from this perspective, the problem of unemployment outlined by Srnicek and Williams shifts from a capitalist crisis signaling the end of work and requiring a Universal Basic Income to a crisis of governance and a potentially broad-scale socialist project.

Ah ecco vedi, lo chiama “socialista” lui stesso.

That project stands to put the means of production in communal hands, to actively transvalue the nature and meaning of paid work, and to ultimately transform the social and ecological totality.

Ma che cacchio state a dire, ma per favore! Ricalibrare il mercato del lavoro non significa mica la necessità di abolire il libero mercato – strumento che sappiamo essere molto più efficiente di qualsiasi tentativo di centralizzare e dirigere dall’alto! Il mercato del lavoro semplicemente necessita di migliore regolamentazione e di garanzie umaniste… il RdE appunto! Sta gente mi sta facendo arrabbiare, sia gli utopisti del UBI che i propagandisti della MMT socialista.

Perchè dico questo? Beh, perchè dal momento che il mercato del lavoro permette che ci siano lavori non pagati a livello esistenziale il mercato automaticamente e naturalmente esploderà di offerte tali… tutti quei lavori da svolgere mica hanno bisogno di essere organizzati attraverso una burocrazia statale centralizzata!! Necessitano solo una via umanisticamente accettabile di esistere!

Scott Ferguson holds a Ph.D. in Rhetoric and Film Studies from the University of California, Berkeley and is currently an assistant professor of Film & New Media Studies in the Department of Humanities & Cultural Studies at the University of South Florida.

Mi congratulo per la retorica e la fiction, perchè di fattualità economica in questo blog non ne ho vista molto.

Pigliamo un altro articolo di questo stile, http://www.bondeconomics.com/2014/09/consequences-of-basic-income-guarantee.html

I do not want to attempt to present the more complicated parts of it, as those revolve around a lot of thorny issues of how an income guarantee impacts motivation to work.

Bene bene, saltiamo i dubbi sulla questione motivazionale che gli esperimenti sul territorio come ci ha presentato Pistono nel suo video hanno dimostrato che tali dubbi probabilmente sono paranoici ed autoritari.

[Hyman Minsky] The negative income tax has been proposed as an effective, straightforward weapon for the eradication of poverty. It is in truth a complex instrument, and its use may lead to unintended and undesirable side effects. In particular, a negative income tax may tend to induce inflation, reduce measured gross national product, and lower the measured rate of growth of the economy.

Giusto, bisogna azzeccare la formula – non si può fare senza intervenire sulla moneta o sui contratti di lavoro esistenti e senza intervenire su molti aspetti della tassazione. E ci sono molti modi per sbagliare tutto.

L’elenco di “criticità” che segue non mi pare che valga la pena di smantellare uno ad uno in quanto è figlio dell’idea che si possa semplicemente introdurre una “negative income tax” senza cambiare tutto il resto. In questo senso sono d’accordo con quelle criticità.

But it is clear that taxes would have to rise a significant amount in order to keep inflation from taking off if a BIG is implemented.

Esatto, per esempio con una tassa sulla robotizzazione.

Since the BIG spending should have a high multiplier, the change might even have to be deficit-neutral to avoid an increase in inflation. That is, all of the changes made to implement the BIG (BIG payments, removal of redundant social programmes, increased taxes) would have to leave the projected deficit roughly unchanged, yet the inflation rate would rise by a couple percent. Although society could survive an inflation rate around 4%, a much higher inflation rate would most likely create a very irate middle class.

Giusto, per questo probabilmente è meglio di riorganizzare stipendi e pensioni via intervento legislativo.

This is only possible if marginal tax rates hit very high levels - probably around 50% even at low levels of income.

Sbagliata l’idea che si debba tassare gli stipendi. Le tasse che ci servono sono per la sostenibilità ambientale, per i trasferimenti di capitale (hello bitcoin), introdurre prezzi realistici per gli ingredienti della produzione, per esempio la tassa sullo zucchero per compensare le conseguenze economiche sul sistema sanitario.

Canadian personal income tax rates are already fairly high. Tax evasion is already a problem; the incentives to cheat will explode.

Au contraire, con gli stipendi così bassi e le tasse raccolte sulla produzione di capitale invece che sul lavoro umano non conviene evadere le tasse – almeno non quelle sul lavoro. Negli altri ambiti dipende dalla messa in pratica. Suppongo che è più difficile fare traffico illegale di zucchero che di fermare lo svolgimento di migliaia di lavori in nero in piazza. E anche se riuscisse di fare traffico illegale di zucchero, come si intende vendere prodotti dolciari senza dovere spiegare alle autorità dove e quando sono state pagate le tasse sullo zucchero? Basta che qualsiasi cliente noti i prezzi eccessivamente bassi dei prodotti per invitare i controlli… Mi pare che un’economia di questo tipo sarebbe molto meno in pericolo di corruzione di quella attuale.

Some could argue that very high tax rates on the ultra-rich will pay for the programme. We have had experience with such tax regimes in the past, and the reality is that the amount of taxes raised were low.

Beh certo, se non lo si fa con la necessaria serietà… come se coloro che hanno un aumento di ricchezza implicito dal sistema economico possono realisticamente essere tassati in via tradizionale con le tasse sugli introiti. Troppe le opzioni legali per evadere!

A more realistic assessment is that if you tax 90% of something, it tends to disappear from the government’s sight.

Appunto. Ma l’autore ci mette una pietra sopra come se l’ingiustizia economica fosse un problema indomabile.

Raising top marginal rates would only provide a temporary boon; the income will change into benefits of non-taxable form very rapidly. Realistically, the upper middle class will have to shoulder the burden of increased taxation, and marginal rates will be around 50% for everybody.

Ecco dimostrato come le tasse sul lavoro sono uno strumento inadeguatissimo. Ma l’autore non pare immaginativo da considerare altre opzioni.

The Employment Insurance programme (Canada re-branded Unemployment Insurance for some reason) would probably have to continue untouched. It exists as a measure to allow the middle and lower classes to avoid financial catastrophe in the event of a temporary loss of employment income. Since the BIG payment is not sensitive to your overall income, it does not help in such an event.

Ecco l’errore dell’autore: assume che gli stipendi possano continuare ad essere come sono e per questo il BIG non offrirebbe sufficiente protezione sociale per chi è abituato ad avere stipendi estremi.

In summary, although the idea obviously has its attractions, I doubt that the financial numbers will ever make enough sense for mainstream political parties to endorse the concept.

Anche questo autore non si è studiato i materiali giusti. In pratica ovunque guardo nessuno dei critici di UBI e BIG hanno capito le necessità e le potenzialità di un vero progetto di reddito di esistenza. In pratica stanno parlando d’altro, sporcando però l’immagine pubblica di UBI e BIG. Perciò mi pare importante tenere alla larga il RdE, assicurarsi che sia percepito come altra cosa.

ad esempio le città al momento, dal punto di vista di chi ci vive, sono in mano a chi le gestisce che non vuole sovrapposizioni di ruoli

se si cedesse la città nelle mani dei cittadini questi avrebbero iniziative autonome di costruzione e manutenzione

ora provasse un gruppo di cittadini a prendere iniziativa su questioni infrastrutturali della città e dopo poco tempo si ritroverebbe, lettere degli avvocati, vigili urbani, etc etc

una parte di questo lavoro può essere automatizzato,robotizzato,meccanizzato abbiamo sia la tecnologia che la competenza popolare per implementare le soluzioni

troppa carne al fuoco a questo punto dovremmo realmente dettagliare ma forse non è piu il nostro mestiere

questo continuo richiamo allo statalismo in qualità di ente centrale forse è una rinnovata mina che già abbiamo conosciuto più che stato classico ci servono protocolli di interfaccia (il codice della legge è un esempio approssimato)

ma a noi cosa interessa del concetto stesso classico di “lavoratore” e “lavoro” ?? abbiamo da fixare una società e possiamo metterci d’accordo insieme di farlo ma se lo facciamo abbiamo tutti gli stakeholders contro (stato, aziende, …)

interessante questa parte che tiene conto delle reali necessita di base parliamo di energia? acciaio? materie prime? terre rare? know how? in questo paese abbiamo qualche bug per l’autonomia

boh sovranita monetaria? la banca del tempo? le cryptochain?

Questo mi pare un problema che si può trattare meglio usando democrazia liquida… un dibattito elettronico che 1. dà la possibilità ai cittadini di proporre le loro iniziative e 2. agli stakeholder di esprimere le loro criticità legali e non per 3. arrivare ad una decisione partecipata o addirittura consensuale, comunque democraticamente pesata.

Un PP legislatore e/o governante deve avere sufficienti persone da essere di qualsiasi mestiere. In questo momento ovviamente non lo siamo. Riguardo ai lavori statali bisogna anche considerare che molti lavori sono accoppiati con responsabilità… apparecchi che si possono rompere… denari che possono scomparire…

D’accordissimo, e il protocollo secondo me esiste già… si chiama mercato del lavoro… il bug non è il protocollo ma il fatto che il mercato è regolamentato per garantire la sussistenza dei lavoratori in modo umanisticamente accettabile. Se si sposta questa responsabilità al RdE, il mercato può muoversi liberamente senza mai offendere la dignità di alcun lavoratore… perchè se il prezzo e sceso troppo in basso, non trovi persona disposta a fare quel lavoro… giustamente! Ma non significa che nessuno pulirà i cessi… significa che chi ha le palle di pulire i cessi guadagna di più.

Perciò, per le criticità che dici ritengo il PLG lo strumento sbagliato, probabilmente destinato a fallire… lo strumento giusto mi pare piuttosto la ricalibrazione del mercato attraverso il RdE che automaticamente comporta un aprirsi del mercato a questo tipo di lavori ed una disponibilità della gente a svolgere questo tipo di lavori – basta pagarli in modo eticamente ragionevole. Non è necessario inventarsi nuove strutture per supportare i tipi di lavoro che le politiche di protezione dei lavoratori hanno emarginato dal mercato.

E su questo siamo d’accordo. Con la sovranità monetaria si possono ricalibrare i mercati. I mercati sono uno strumento necessario per evitare di dovere centralizzare l’organizzazione che sicuramente sarebbe fallimentare come lo fu in passato, ma i mercati necessitano rigida regolamentazione – questo l’errore dei liberisti che il professor Werner mi pare abbia scientificamente comprovato. Il RdE è la via di mezzo che potrebbe soddisfare gli obiettivi politici di entrambi i socialisti e liberisti (quelli onesti almeno) senza incassare gli svantaggi dei metodi praticati da le due fazioni in passato. In questo senso il RdE è una politica post-dualistica del sinistra-destra.

Premetto che non sono un sostenitore / difensore della MMT, la sto valutando. Ho incontrao elementi critici, ma anche contributi validi. La mia preferenza va verso il RdE e il reddito del lavoro concepito come premio. Però, mi stavo mettendo in discussione, perché forse il PSE può aver piú ragione del RdE in merito agli effetti economici che comporta.

@lynX La rete ( www.retemmt.it ) per la MMT (Modern Money Theory di cui Warren Mosler e Randall Wray sono importanti esponenti) mi ha indicato un documento per approfondire i PLG (Programmi di Lavoro Garantiti), chiamati PSE (Public Service Employment). Il PDF è di Mathew Forstater, Greeb Jobs, PSE e sostenibilità ambientale: http://www.levyinstitute.org/conferences/summersem2011/Forstater_1.pdf La sintesi di alcuni aspetti salienti l’ho fatta nel primo post, avevo dimenticato di aggiungere anche il vantaggio che il PSE consente di far fare esperienza, elemento che le aziende cercano molto (penalizzando l’occupazione giovanile nei momenti di crisi).

Non è obbligatorio, è semplicemente garantito. Si può sempre vivere con i risparmi, per esempio, in qualche Paese dell’est c’è chi tende a lavorare a periodi come stile. Dopo aver messo da parte, stanno un periodo fermi e poi riprendono quando il bisogno inizia a farsi risentire.

Svalutazione - Il governo può svalutare la propria valuta attraverso degli interventi. In genere, si tratta di svalutazione competitiva, se la moneta ha una valuta troppo forte, svalutarla migliora l’export (al tempo stesso, può rendere piú difficile l’import, ma bisogna vedere se il PIL ne trae piú vantaggio e convenga lo stesso). Le principali misure sono: ridurre i tassi di interesse da parte della banca centrale o immissione di nuovo denaro, che non direttamente, ma indirettamente svaluta la moneta. Come? Ci sono piú modi di farlo distribuendo maggiormente i soldi o facendo QE che restano principalmente un potere in mano alle banche. Il ruolo del mercato dei capitali influenza tremendamente l’import-export, e con grandi quantità di denaro le banche possono avviare delle politiche finanziarie e incidere sul deprezzamento di una valuta o meno. Inoltre, il ruolo dei finanziatori (nell’attuale finanza che potrebbe essere cambiata) è molto pesante e vincolante…

La MMT crede di lasciare ampio spazio al mercato. Il PSE è inteso come uno strumento di transizione, anche durante cicli economici negativi, con l’obiettivo di portare piú persone possibili nuovamente nel mercato. Un problema serio è che se piú novità storiche (difficile da dire o prevedere) portano comunque ad una notevole disoccupazione nel mercato (magari non è cosí…) il PSE finisce per dover accogliere tantissime persone e a quel punto c’è un forte livellamento degli stipendi e un predominio del ruolo dello Stato (quasi tutto PSE), allora ci avvicineremmo al socialismo. Però, non è nemmeno giusto attribuirgli l’idea che chi non lavora verrà gettato in un precipizio… perché non c’entra con la teoria economica e la storia non si ripete uguale.

Passare alla richiesta di una totale disoccupazione è un delirio che lascerei perdere… è ovvio che non ha senso, manco serve.

@mutek Il PSE non darebbe liberamente ruoli decisionali ai cittadini, col rischio di combinare guai e aumentare denunce. Sono lavori inquadrati in piani di azione, spesso di riqualificazione, o comunque coordinati da chi ha un ruolo decisionale raggiunto per aver vinto un concorso pubblico e con tutti i titoli e i requisiti necessari. Se poi ci aggiungi la democrazia liquida come strumento per prendere decisioni nella città, sarebbe l’ideale.

Quando penso al RdE penso anche che uno spazio per l’economia del dono, oltre al mercato, si potrebbe aprire. Chi si dedica all’open source, chi alla letteratura, chi alle guide turistiche… Però, il mio timore è che forse dò troppa fiducia alle competenze che i singoli cittadini possono maturare, se ci fosse una guida, un coordinamento, da parte dello Stato, di tante di queste mansioni forse è piú saggio. In tal caso, sarebbe meglio il PSE (impiego nei servizi pubbici). Inoltre, aiuta a maturare esperienza prima di entrare nel mercato (volendo). Ed (elemento molto importante oggi) si concentrerebbe su tutta una serie di lavori che il mercato non porterebbe mai avanti (causa costi) che consistono in una transizione verso aziende ecosostenibili. Quasi mi sembra piú saggio il PSE, anche se un RdE garantisce ancora piú libertà individuale. Comunque, se il PSE ammette dei part-time (non so) il tempo libero per altre attività che richiedono energia non mancherebbe e, soprattutto, può essere abbastanza facile trovare un lavoro nel PSE che si concilia con le nostre intenzioni piú importanti (ma bisogna vedere come effettivamente viene realizzato…).

Non è facile giungere ad una conclusione, sicuramente avremo persone che la pensano in un modo e nell’altro, forse bisogna sviluppare le due teorie economico-finanziarie e lasciare scelta democratica tramite referendum?

A mio avviso remixare il mercato del lavoro produce gli stessi effetti, ma riduce il lavoro statale per inserire questo tipo di lavori nel mercato – qualsiasi assemblea di quartiere può farlo, in questo modo evitando di creare nuove strutture burocratiche. Cioè il RdE sarebbe il modo migliore per realizzare i PSE, methinks.

Anche le iniziative di lavoro di Hitler (la costruzione dell’Autobahn in piena crisi economica) non erano obbligatorie ma furono percepite come grande rinnovazione del paese (“Ha fatto anche di buono!” come dicono spesso i sostenitori di Benito).

Ho sbagliato a passare nella stessa frase dal modello Hitleriano a quello della DDR. Nella DDR era obiettivo dichiarato ed implementato di garantire casa, cibo, lavoro ecc a tutti. La filosofia socialista però non prevedeva che potesse esserci gente che del “diritto al lavoro” non se ne fa niente ed invece di garantire la loro sussistenza li trattava come criminali.

Il punto al quale voglio arrivare è il seguente: se non pianifichi il sistema economico a garantire veramente la sussistenza umana a priori di quanto possa o voglia lavorare ti ritrovi o con l’obbligo di lavorare o con il “diritto” a poterti permettere di non lavorare, cioè di necessitare dei risparmi. Queste sono premesse che non ritengo umanisticamente adeguate per il futuro. L’efficienza del apparato industriale odierno non necessita di obbligare gli esseri umani a lavorare. Inoltre ci sarà sempre chi non vuole o non può e nessuna delle opzioni politiche prevede di lasciarli morire di fame o di trattarli come criminali, giusto? Il PSE perciò non risolve questo aspetto – lo rimanda ai sistemi di sussistenza esistenti tipo Caritas.

Mi pare che è in essenza quanto conclude anche il professor Werner.

Non vedo come una “transizione” ad una autonomia monetaria di per se risolva l’obbobrio di avere abbinato la sussistenza ai redditi di lavoro e in questo modo emarginando i lavori non sufficientemente remunerabili. Scommetto che una volta introdotto, l’unico modo per liberarsi del PSE è di passare a un modello stile RdE. Qui mi pare si stia tentando di applicare la soluzione del problema dell’autonomia monetaria ad un problema completamente diverso. Evidentemente ci sono aspetti utili nella MMT mentre altri non sono sufficientemente ragionati.

In ogni caso avremo ulteriore distruzione di lavori semplici per il quale i lavori non-sussistenziali diventano molto importanti per l’umanità. Introdurre un apparato burocratico per amministrarli piuttosto di renderli appetibili al mercato esistente mi pare una idea molto figlia di chi è abituato a guardare al mondo esistente con gli occhiali socialisti.

Quanto riguarda la giustizia economica, è chiaro che se non ci diamo da fare su quel fronte aumenterà in entrambi i modelli la ricchezza dei proprietari dei mezzi di produzione e ancora di più la ricchezza dei creditori allo stato. Qui bisogna intervenire in modo sistemico, qualsiasi scelta si faccia riguardo all’organizzazione del lavoro. Sia UBI che MMT non risolvono di per se il problema della mancata ridistribuzione, e se non lo si risolve, tutte e tre le opzioni (UBI, MMT, non cambiare nulla) mantengono l’odierna crisi di liquidità che ci porterà comunque all’implosione di tutti i sistemi di welfare. Almeno nel caso del UBI è abbastanza evidente che bisogna ridistribuire per poterlo finanziare, mentre la MMT (o il perseguitare per l’attuale economia squilibrata) può dare l’impressione di non necessitarlo, con conseguenze devastanti a livello umanistico IMHO. Senza ridistribuzione vedremo il crollo del medio ceto e il ritrovarsi del 99% dell’umanità in povertà – cioè una specie di “socialismo dal basso” o “race to the bottom” come dicono gli anglosassoni. Anche un UBI malconcepito non protegge da uno sviluppo tale. Per questo vorrei mantenere la necessità di ridistribuzione nella definizione del RdE, non adottare modelli fasulli tipo il BGE di Götz Werner (purtroppo stesso cognome del professor Werner) o la negative income tax di Milton Friedman.

Certo che c’entra. Il PSE non risolve quel problema, rimandandolo ai welfare autoritari (RMG, Caritas, … dove c’è sempre qualcuno che decide se ti meriti il sussidio o meno) mentre il RdE lo risolve.

Non vedo ragioni per dubitare dell’efficacia del mercato del lavoro decentralizzato una volta rimossi gli impedimenti socialisti del passato. Il PSE è un modello centralizzato che oltre a invitare l’inefficienza dell’amministrazione invita anche alla sorveglianza… e non risolve alcun problema che il mercato non possa risolvere se si risolvono le esigenze umanistiche a priori.

Il mercato semplicemente diventa capace di negoziare anche lavori non retribuiti – e di permettere la coesistenza con iniziative spontanee che non necessitano formalizzazione alcuna senza implicare che la persona debba essere benestante o le faccia nel tempo libero.

Le cose che attribuisci al PSE si risolvono molto meglio col RdE.

È spuntata una critica alla MMT…

Segnalo anche questo video.

un debole esempio ma sempre meglio di nulla

https://torino.liquidfeedback.net/

Nonostante i ragionamenti che ho linkato in alto riguardo all’impossibilità di una vera e totale sovranità monetaria, vediamo che casap**nd ed altre formazioni continuano a promuovere l’idea che “tornare” alla sovranità risolverebbe il problema della povertà italiana. Io ho il dubbio che una parziale sovranità potrebbe avere effetti favorevoli, e vorrei capire meglio se mi sbaglio e come.

Intanto l’Italia continua a non essere povera di per sé ma il fenomeno che negli anni 50 con uno stipendio comune ci finanziavi l’intera famiglia e ci compravi casa, mentre adesso con due stipendi continui a non ottenere abbastanza, è un fenomeno vissuto in tutte le economie che conosco — anche quella tedesca. E dato che è un gran tema negli Stati Uniti, ci sono documentari basati sul pensiero di Robert Reich e Noam Chomsky che illustrano questo problema. Entrambi riconducono il problema all’assenza di ridistribuzione. Altrettanto ‘the Super-Rich and Us’ che lo fa discutendo l’economia inglese.

Forse bisogna concludere che ogni teoria che ci distrae dal obiettivo della redistribuzione è una teoria che non ci porterà fortuna, ma un pensiero sulla capacità di inflazionare la propria valuta me lo faccio:

Io ho vissuto il quotidiano della Lira vs il Marco tedesco. Mentre in Italia il litro di latte costava 100£ in più ogni anno, in Germania i prezzi dei viveri essenziali stagnavano. Anzi, con l’arrivo dei discounter sono calati.

Gia nei primi anni di introduzione dell’€ avevo l’impressione che ci sarebbero stati problemi, ma non sapevo ancora in quale forma: mentre in Germania l’economia ha adoperato l’€ come se fosse la nuova DM pesante, e la micidiale concorrenza tra i discount continuava ad abbassare i prezzi a tal punto che ancora oggi con l’€ in Germania ci compri di più che nella maggior parte dell’eurozona, in Italia il medio ceto continuava per abitudine ad alzare i prezzi a capodanno. La pizza a 10¢ in più dell’anno precedente, la frutta e verdura pure. Mentre gli stipendi stavano fermi, gli acquisti diventavano più costosi— senza alcuna ragione economica, semplicemente per inerzia.

Io mi aspettavo che l’inflazione d’abitudine, che probabilmente avveniva anche in Grecia, Francia e Spagna, avrebbe danneggiato l’economia tedesca— ma come sappiamo fu l’opposto. Con l’abitudine di tenere i prezzi bassi, la Germania era più competitiva nelle esportazioni mentre, negli anni Berlusconi, l’export italiano si è avvicinato all’arresto cardiaco — se ben ricordo.

È passato molto tempo e l’economia italiana si è disabituata l’inflazione per inerzia, i discounter stanno avendo un impatto reale nei consumi quotidiani anche in Italia, le fabbriche potrebbero scegliere di produrre oggetti a prezzo economico per favorire l’esportazione… cosa è che manca?

Però è anche vero che una bella svalutation ha effetti ridistributivi e rilancia l’economia. Ci fu quel momento quando l’Italia tentò di fare unione economica con la Germania e non ci riuscì… nel giro di giorni il marco passò dal valere 700 L. alla bellezza di >1000. Batosta per gli italiani che vogliono andare in vacanza, ma per l’economia è un bel boost tornare ad essere protagonisti del mercato mondiale…

Anche se il debito resta calcolato in € e $, il fatto di potere svalutare la propria economia ed abbassare i costi di produzione dei propri prodotti d’esporto, è un fattore rilevante. Basterebbe a risolvere la povertà percepita degli italiani? Probabilmente no, dato che l’effetto mondiale di impoverimento descritto da Chomsky e Reich è un’altro, ed è quello che ci sta fregando.

Ma forse sono necessarie entrambi le misure polit-economiche… redistribuzione e valuta svalutabile?

Per togliere ogni scusa al facile finanziamento pubblico usando l’inflazione oppure oggi il debito è necessario adottare delle regole per creare nuovo debito e per finanziarne interessi e rientro. Ogni nuovo debito deve avere un sicuro rientro in un tempo massimo per non essere pagato dalle generazioni future. Una imposta di scopo flessibile si può facilmente realizzare, se lo volessero, a condizione di portare l’irpef a coprire il solo fabbisogno statale e comunque a livello degli altri paesi europei. Vedere quanto ci costa lavorare in deficit aiuterebbe a non correre rischi.