Internet (e specificatamente Google) influenzano le elezioni?

Ciao.

A leggere questa prima comunicazione

sembrerebbe proprio di si, in poche parole l’autore indica che si è constatato sperimentalmente che in periodo di elezioni i risultati delle ricerche influenzano decisamente le intenzioni di voto delle persone. L’argomento è abbastanza complesso e descritto in dettaglio, sia dal punto di vista dei social network che dei motori di ricerca, e sono descritti dettagliatamente anche gli esperimenti sul campo che hanno eseguito.

La cosa mi ha lasciato francamente senza parole.

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Durante il video IUFitalia2015 Materiale storico - Video racconto la storia di come il governo inglese ha modificato l’opinione pubblica riguardo alle isole Malvinas in Argentina utilizzando operazioni microinvasive su… Facebook. Magari ti interessa come approfondimento del problema.

I presupposti di una votazione consapevole sono certamente difficili da garantire. Il meglio che mi viene in mente è dedicare un canale / un sito dove tra le varie scelte possibili abbiamo un video per ciascuna opzione che spiega i vantaggi della relativa preferenza e un video critico per ciascun video propositivo che illustra eventuali pericoli o svantaggi. Naturalmente i video propositivi sono fatti da qualcuno che sostiene la bontà di quella scelta e il video critico da un’eventuale controparte. I cittadini, cosí informati, decidono quale strada prendere.

Naturalmente un lavoro cosí accurato si può fare solo per importanti referendum, come per esempio bisognava fare con il divorzio del Tesoro con la Banca d’Italia o con l’entrata nell’euro…

Questo articolo conferma quanto ha detto Assange recentemente. Ma non saremmo pirati se consumassimo queste cattive notizie senza promuovere degli antidoti per la società!

  1. Ci serve un Internet distribuito, indipendente dalle tecnologie cloud, dai vari Faceboogle. Io lavoro su GNUnet.org e secushare.org, altri fanno altre cose… vedi http://youbroketheinternet.org.
  2. Ci servono metodi di governance democratica resistenti all’influenzamento irrazionale, populista ed opinionista. Abbiamo fatto progressi nel PP con la democrazia liquida e il dibattito prolungato, ma abbiamo ancora delle lacune in campo della razionalità. I metodi che stiamo sperimentando poi sono da adattare alla società nel macroscopico per avere una democrazia migliore.

Questi due sviluppi potrebbero neutralizzare il potere di influenzamento subliminale individuale di massa che da qualche tempo sta prendendo il controllo delle società umane.

Personalmente ho guardato parecchio Diaspora

https://diasporafoundation.org/

anche mettendo in piedi un pod per un certo periodo di tempo. Il problema con questa piattaforma è la massa critica di utenti, alla fine si torna sempre ad usare i soliti social perché su Diaspora non ci sono le persone che conosci e che segui. E per pigrizia, lo ammetto.

Potrei sempre metterne su uno nuovamente.

Ah, tanto per dire come è facile fare data mining:

E` una cosa alla portata di tutti, non solo dei giganti del settore…

da aggiungere cose tipo: crypto processore da poter autocostruire in casa (cose tipo fpga programato per i non addetti ai lavori e di diffusione e supporto popolare tipo arduino e 3d printer) con il cripro processore casalingo possiamo garantirci comunicazioni end-to-end meno paranoiche con la tranquillita di poter regalare i dati cifrati nel mare-magnum-merda-nel-mezzo per l’attraversamento

segue poi tutta la catena dello spippofonino costituzionale e le sue implicazioni

Uno dei problemi strutturali del “federated social web” (il termine generico per questo tipo di alternative social) è che per non essere spiati ci vuole che ogni persona abbia il proprio pod.

Se offri servizi pod ai tuoi amici, i tuoi amici meno tecnici di te sospetteranno che li vuoi sorvegliare – e loro soggettivamente percepiscono la sorveglianza amichevole/famigliare peggiore di quella delle autorità.

E se invece usano un pod amministrato da chissachì danno i loro dati in mano a chissachì, che dal loro punto di vista è la stessa cosa del darli a Faceboogle.

Perciò la motivazione di passare a Diaspora non c’è, anche se pochi oserebbero dirlo ad alta voce. Ho approfondito il discorso in http://about.psyc.eu/Diaspora e http://secushare.org/federation.

Per questa ragione ritengo inevitabile che la comunità sviluppi almeno un sistema social distribuito che funzioni veramente. Finora esistono solo prototipi. Io sto lavorando su http://secushare.org ma è dura perchè fare un social senza server capaci di accedere ai dati rende la cosa molto più difficile da realizzare.

E` la stessa obiezione che si può fare a lqfb, dipende tutto dal grado di trust che si da a chi gestisce il server. Ad esempio io non avrei obiezioni a un Diaspora (o Friendica, o qualsiasi altra piattaforma) gestita dal Partito Pirata.

No. LQFB è uno strumento trasparente, non un social di fatti privati. Che gli admin possano leggerne i contenuti non fa differenza perché tutti i partecipanti lo possono fare, anzi sono invitati a farlo.

Infatti le cose gestite da quelle poche entità della società civile che godono di una certa fiducia come autistici, il CCC, riseup ecc sono sopraffollati. Nel caso di riseup, essendo in giurisdizione americana, non comprendo proprio da dove proviene tale fiducia visto che l’accesso 24/7 ai loro server l’avranno già dovuto rendere da anni… e da anni sono per legge costretti anche ad ingannare tutti dicendo che non è vero… No, no, non è una buona strategia affidarsi a tali entità che dopotutto hanno essere umani come admin che sono sempre compromettibili. Non ne vediamo già abbastanza di scandali ogni giorno? Perchè credere che solo perché sarebbero “i ragazzi nostri” sarebbe meglio? Di fatto il PP non può nemmeno permettersi un server affidabile in una ubicazione veramente sicura, perciò i server del PP non sono al sicuro da sorveglianza. Sono semplici VPS sorvegliabili dalle nazioni che hanno accesso…

Se hai l’accesso a VPS e DB puoi fare quello che vuoi. :smile: E` la fiducia che si ha nel gestore a fare la differenza. Poi subentra l’aspetto che hai detto riguardo a VPS, locazioni sicure, ecc, ma è un’altra storia rispetto a ritenere affidabile un gestore.

No, non è necessario delegare fiducia con LQFB. Qualunque partecipante può scaricare il database, controllarne la consistenza, confrontarlo con quello della settimana precedente, chiedere ai partecipanti se hanno votato in quel modo o controllare che abbiano scaricato lo stesso database…

Nulla di ciò puoi fare con un social network senza arrecare danni (la privacy dei contenuti…)

Siamo arrivati al punto che addirittura iBusiness, un sito specializzato in online marketing, cioè in manipolazione dell’opinione pubblica, avverte che L’INTERNET DISTRUGGE LA VERITÀ mettendo la democrazia in pericolo:

https://translate.google.com/translate?hl=en&ie=UTF8&prev=_t&sl=de&tl=it&u=http://www.ibusiness.de/aktuell/db/086723jg.html

Presumo che la traduzione sia orrenda (a me neanche la mostra) perciò riassumo alcuni punti chiave veramente interessanti:

– La trappola del real-time: i messaggi politici che si possono consumare e ritrasmettere in 140 caratteri ed entro 90 secondi hanno più efficacia di un vero dibattito politico. Risultato, la demagogia, la superficialità vince. Trump!

– Il technology divide: che la maggioranza non comprende le tecnologie che usa o preferisce non usare.

– Aumento del fenomeno delle filter bubbles: Algoritmi nei social media che si specializzano a mostrarti solo quello che vuoi vedere.

– Le bugie digitali: In Rete la tv parlamentare e i media tradizionali sono altrettanto facili da cliccare quanto i siti che promuovono assurdità politiche o scientifiche come l’avversione contro la vaccinazione. Più aumenta la complessità del mondo, più si disperde il concetto di verità.

– La decostruzione della verità: Sono in offerta sempre più forme di verità, dalla pubblicità alla propaganda statale russa, negazionisti del global warming. Si vuol mettere addirittura in dubbio che gli americani siano stati sulla luna. Alla fine esce un insieme di microgruppi che non hanno più le fondamenta comuni per avviare un dibattito.

Ma se tutta la comunicazione è 1:1, il dibattito societario scompare. Dove la superficialità ha il sopravvento sul discorso approfondito, la democrazia appare sempre più un impedimento al progresso tecnologico. Se il progresso, la globalizzazione e la democrazia ha dei vantaggi solo per le elites, quelli rimasti indietro si orientano verso il recesso e personaggi leader. Che si chiamino Strache, Putin, Petry, Erdogan, Orban oppure Trump.