Islanda? Ci vorrebbe un Partito Pirata anche in Italia…

Beh, possiamo benissimo dire di essere di sinistra, ma poi dobbiamo ben spiegare che tipo di sinistra siamo. Un partito progressista libertario? L’importante è non farsi associare ad altri partiti, che saremmo sempre definiti in relazione a loro. E infatti, appena qualcuno ci paragona col M5S, giù di mazzate, per favore.

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ops questa mi era sfuggita, mi daresti per cortesia l’url della issue in cui decidiamo per la legalizzazione della prostituzione?

Comunque per restare in tema: Storno ha posto una questione sensata. A me la risposta di Exekias non dispiace, sulla questione destra - sinistra mi sembra che non ci convenga infilarci in questa diatriba. Perché non puntare sui nostri temi forti? Democrazia, trasparenza bla bla … ? Io voglio un mondo governato dai robot, come nelle copertine dei fumetti degli anni 50. Asimov ci ha lasciato in eredità le leggi sulla robotica. Abbiamo un immaginario immenso da sfruttare e persino un segno grafico con il quale fare i nostri manifesti https://fumettietruschi.wordpress.com/tag/magnus-robot-fighter/

Immagino faccia riferimento a questa https://agora.partito-pirata.it/initiative/show/882.html

Ah ok, ho capito a cosa si riferisce. Ricordo la proposta di fool, si opponeva (secondo me in maniera intelligente) alla tendenza ad equiparare il lavoro della prostituta con tutti gli altri lavori incluso ovviamente il problema fiscale. Ora ho inquadrato la questione, grazie.

Considerando che non abbiamo mai sfiorato l’uno percento nei sondaggi la stampa italiana ci ha datto spazio, molto spazio. Molti giornalisti ci hanno preso in simpatia e molti concorrenti politici ci danno un filo di ascolto sui nostri temi. Non è poco per i pochi che siamo.

Abbiamo trasportato contenuti che la gente ha deciso di attribuire al M5S, in parte anche notando che il M5S non offre le stesse garanzie di democraticità… ma bisogna anche accettare che per tanti elettori il concetto di dare fiducia cieca a Mr Grillo mette meno paura che di fidarsi di quei ragazzi “pirati” che dicono di avere fatto il partito con la democrazia liquida dentro.

Posso capire che non è facile fare il distinguo e ci vuole un qualcosa in più per fare scattare il momentum, la scintilla che convince gli elettori di provarci con qualcuno diverso. Ma anche se Mr Grillo facesse qualche idiozia sufficientemente drammatica da fare fuggire tutti gli elettori, non credo che andrebbero a scoprire proprio noi. Per loro tutti i partiti sono uguali e il M5S almeno dice di non essere un partito. Penso che quello sia il livello intellettuale con il quale abbiamo a che fare. Il distinguo necessario per comprendere come il nostro progetto è un partito più giusto mentre il M5S è una organizzazione di democrazia simulata ce lo hanno solo le persone che con la politica ci fanno, che ci stanno dentro. Quelli che hanno voluto contribuire e si sono ritrovati scavalcati dai prediletti della leadership.

Perciò secondo me per arrivare all’elettorato normale dobbiamo guadagnarci la fiducia degli attivisti delle formazioni prevalentemente oneste (prevalentemente di sinistra mi pare anche) che con le vecchie ricette rifondarole in genere non arrivano nemmeno alla soglia di partecipazione parlamentare.

Quando quelle migliaia di persone capiranno che i pirati non solo offrono una democrazia migliore, una che non gli chiede di subordinarsi ad un leader, ma che grazie alle nuove strutture forniscono anche una piattaforma civilizzata per lavorare, senza lo stronzo che li scavalca, ma sempre sotto gli occhi di una assemblea democratica (che giustamente li blocca se fanno cretinate, ma non lo decide il capetto di turno – lo fa una struttura democratica), saranno in grado di emanare l’entusiasmo e la fiducia/convinzione a macchia d’olio alla gente che gli sta attorno e ultimativamente all’elettorato generale.

Possiamo anche attirare attivisti che finora erano apolitici, così come ci è riuscito in Germania, ma in Italia quel tipo di persone sono già state attratte dal M5S, perciò in realtà o ci credono ancora, al concetto del garante, oppure sono reduci del grillismo e hanno ancora da scoprire la nostra implementazione del partito senza leader.

Certo non è un vantaggio che alcuni di loro li abbiamo già avuti e li abbiamo persi a causa dell’assenza di regole di convivenza fino al 2015. Loro potevano farci pubblicità, ma il nostro partito non camminava e non gli apriva gli spazi che si meritano.

Non solo. Non so perchè a nessuno interessa più se la democrazia è garantibile indipendentemente o se i risultati escono da un computer in modo trivialmente falsabile. Non capisco come la gente possa essere così naif da accettare una cosa del genere.

Ma forse è l’essenza di molti nostri problemi attorno all’informatica: visto che gli utenti non riescono a capire la differenza rifiutano anche di stare ad ascoltare terzi. Non comprendono le qualità del software libero. Non comprendono il vantaggio di un computer che non trasmette i loro file alle cloud centralizzate. Ed ora non riescono a discerne il vantaggio di un sistema di democrazia elettronica trasparente e riproducibile contro uno banalmente manipolabile.

Ma se le cose stanno così, siamo regnati dall’incompetenza. Come risolviamo questa cosa? Non capisco come si poteva arrivare così in basso mentre riguardo alla medicina, riguardo ai mezzi di trasporto e in tanti altri campi ci fidiamo di ingegnieri e dottori esperti nonostante non ne capiamo quasi nulla.

Perchè esiste questo rispetto, questa comprensione della propria incompetenza negli ambiti tradizionali, addirittura in ambiti che non se la meritano come l’economia, dove affidarsi a terzi equivale a incenerire soldi, mentre in informatica tutti collettivamente pronti a fare le cose più idiote immaginabili?

Mi pare sufficiente spiegare perchè non siamo della centrodestra liberista, perchè la promessa liberista che il successo dell’economia che apporta ricchezze ai ricchi avrebbe migliorato le vite anche delle persone normali (il trickle-down effect) è stata una balla. Una balla nata nel 1979 che finalmente si è dimostrata scientificamente una balla. Perciò non esiste più un progetto di centro che non abbia a che fare con i danni provocati da quasi 40 anni di policy che ridistribuiscono verso l’alto – è inevitabile che il futuro deve parlare di ridistribuzione verso il basso, e non importa se gli sa una etichetta di sinistra o se si chiama semplicemente politica ragionevole e razionale, basata su fatti scientifici ed esigenze etiche umane di carattere non egocentrico ma più in linea con il pensiero filosofico ed etico che ha creato la democrazia stessa.

In pratica, non esiste più una politica credibile di destra. E rimasto solamente un istinto di conservatismo fondamentalmente sbagliato perchè per tornare all’Italia diciamo degli anni 70 bisognerebbe fare politica di “sinistra” per rettificare lo schifo. Perciò i conservatori non possono votare la destra.

Forse ci vorranno scandali di mancata democrazia interna ancora più grossi di quanto ci siano già stati nella storia del M5S per fare capire che la trasparenza del processo democratico non è solo una formalità.

Si, si, sono d’accordo… ma dobbiamo mettere in chiaro che non si può fare senza le politiche ridistributive… se vogliamo un futuro come in I.G.Y. di Donald Fagen… e banalmente come in star trek. Se si parla troppo dei vantaggi del progresso tecnologico c’è sempre il rischio che le premesse politico-sociali restano appartate. D’altro canto, di appartare la tecnologia è stato il grande gravissimo errore della sinistra tradizionale, quella che si è fatta fregare alla grande dalla tecnologia e non l’ha nemmeno capito.

Vedi come hai tagliato fuori metà dell’elettorato pirata, già soltanto dicendo che “il liberismo” è di destra? E lo vedi come questa tua “”“opinione”"" ti renda incompatibile con lo spirito pluralista del movimento pirata, che una componente liberista ce l’ha?

Vuoi smetterla di sparlare di cose che non sai, come la struttura politica della società italiana, in cui dire di essere di sinistra è dannoso quanto dire di essere di destra?

Ti accorgi che mentre io parlo dei dati e dei contenuti tu parli di etichette? Mi puoi spiegare cosa significherebbe l’etichetta di “liberista di sinistra” o “liberista di centrosinistra” ? Pensavo che in questo partito ci fossero libertari, ma non liberisti… ma evidentemente sono solo etichette e sarebbe meglio parlare dei contenuti. Allora dimmi quali contenuti vorresti rivendicare…

Ma di quali dati e quali contenuti stai parlando?

Sai distinguere un dato da un’opinione?

Sì, esistono liberisti di sinistra, e sì, anche i libertari li guardano con favore. La differenza fra liberisti di destra e di sinistra sta nel cosa intendono per “libero mercato.”

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Meglio di te. Questo è un dato di fatto, non una opinione:

Mi pare sufficiente spiegare perchè non siamo della centrodestra liberista, perchè la promessa liberista che il successo dell’economia che apporta ricchezze ai ricchi avrebbe migliorato le vite anche delle persone normali (il trickle-down effect) è stata una balla.

Beh allora sarei un liberista di sinistra anch’io… va bene, ti concedo che hai ragione che sono troppo veloce ad utilizzare vocaboli ed etichette in modi che forse non sono condivisi, perciò è importante che stiamo a guardare ai fatti come quello succitato.

Ma scusa, esistono veramente ancora le persone che, dopo l’esperienza sovietica vorrebbero riprovarci con l’economia della pianificazione centralizzata e che vogliono abolire i mercati tout-court? Non mi pare una posizione che in questo partito si sia mai presentata… penso che i pirati sono capaci di visionare un mercato “libero” non neoliberista.

Ecco, vedi che cominci a capire? (Forse no, è meglio che espanda.)

I liberisti di sinistra sono convinti che il mercato abbia una capacità di regolarsi in maniera efficiente, se riesci a renderlo effettivamente libero, il che significa evitare monopoli e liberare i consumatori dal bisogno (i liberisti di destra dimenticano la seconda parte), e infatti, se indaghi, c’è una via pienamente liberista alla redistribuzione e al reddito d’esistenza (ie: negative income tax).

“Neoliberista” non è una parola con un significato, è un termine derogatorio che viene usato per riferirsi a non-so-bene-cosa.

Resta la grande questione filosofica se liberare il mercato equivale a liberare gli esseri umani che ci stanno di mezzo… ma in linea di massima riguardo a questa roba credo che siamo sulla stessa pagina.

In Germania non ci prova nemmeno il partito ex-comunista, la Linke. E riguardo all’inconsapevole non ho paure… qualsiasi cosa chiedano si può risolvere in modo coerente con il concetto di mercato. Dopotutto il mercato come concetto antecede tutta la politica… ho visto i veri mercati anarchici in Indonesia… ho visto come non importa che io vada in un posto dove mai un turista ci è andato prima – il loro atteggiamento di farsi concorrenza a vicenda mi garantirà che mi si farà un prezzo ragionevole.

Neoliberalism is famously associated with the economic policies introduced by Margaret Thatcher in the United Kingdom and Ronald Reagan in the United States.

E di quelle ora sappiamo empiricamente che erano idee demmerda.

In Hayek’s view the social market economy’s aiming for both a market economy and social justice was a muddle of inconsistent aims.

E in questo si sbaglia… l’efficienza del mercato è imbattibile, ma deve sempre essere soggiagata agli interessi degli esseri umani. Il Deus Ex Machina è il problema del nostro secolo al quale non avremmo mai dovuto arrivare…

Urka, questa non la sapevo:

In protest against neoliberal globalization, South Korean farmer and former president of the Korean Advanced Farmers Federation Lee Kyung-hae committed suicide by stabbing himself in the heart during a meeting of the WTO in Cancun, Mexico in 2003. Prior to his death he expressed his concerns in broken English:

My warning goes out to the all citizens that human beings are in an endangered situation that uncontrolled multinational corporations and a small number of bit WTO members officials are leading an undesirable globalization of inhuman, environment-distorting, farmer-killing, and undemocratic. It should be stopped immediately otherwise the failed logic of the neo-liberalism will perish the diversities of agriculture and disastrously to all human being.

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Riesumo la discussione. Uno perché le elezioni in Islanda stanno arrivando, e mi chiedo veramente se siamo pronti a crescere.

E poi perché secondo me il tema destra/sinistra, a livello comunicativo, è cruciale.

Premetto che io mi ritengo comunista, radicalmente democratico, ecologista, internazionalista, pacifista, e quindi dentro l’area della sinistra. Ma il problema è che su queste etichette non ci si capisce più.

Quindi giusto non definirsi di destra o di sinistra, per convenienza comunicativa, e concentrarsi sui contenuti. Però focalizziamoli bene i contenuti, altrimenti si scivola nel qualunquismo (prerogativa prima del PNF e ora del M5S, come giustamente ricordato da @storno).

È interessante l’articolo del 2013 di WuMing. In breve, il nodo cruciale sarebbe la visione del conflitto:

«Di destra», invece, è chi pensa che la nazione sarebbe – e un tempo era – unita, armoniosa, concorde, e se non lo è (più) la colpa è di forze estranee, intrusi, nemici che si sono infilati e confusi in mezzo a noi e ora vanno ri-isolati e, se possibile, espulsi, così la comunità tornerà unita. Tutte le destre partono da questa premessa, che può essere ritrovata a monte di discorsi e movimenti in apparenza molto diversi, da Breivik al Tea Party, dalla Lega Nord ai Tory inglesi, da Casapound agli «anarcocapitalisti» alla Ayn Rand. Per capire se un movimento è di destra o di sinistra, basta vedere come descrive la provenienza dei nemici. Invariabilmente, i nemici vengono «da fuori», o almeno vengono da fuori le idee dei nemici.

Ma sottovalutare la gravità della disuguaglianza all’interno della nostra società, del fatto che alcuni hanno troppo e altri troppo poco, significa alla fine difendere lo status quo (e i “nemici esterni” servono solo a distrarre dai veri problemi).

Ecco, questo è il punto: noi siamo contro lo status quo.

Il folle accentramento di poteri e delle ricchezze per noi è il dramma del nostro pianeta, che si rilfette nella mancanza di pari dignità tra gli esseri umani, nella devastazione dell’ambiente e dei beni comuni.

È di destra? È di sinistra? Dipende da come intende l’ascoltatore queste parole. Nel dubbio non ci importa l’etichetta: noi riconosciamo che nel mondo c’è un conflitto, vogliamo più rispetto per tutti gli esseri umani, e proponiamo come soluzione una capillare ridistribuzione del potere decisionale, e di conseguenza del benessere.

In questo modo a livello comunicativo andiamo oltre l’etichettatura “destra/sinistra”, andiamo al nocciolo e proponiamo la nostra visione del mondo.

In questo modo non siamo qualunquisti e non creiamo un partito “buono per tutti”. Non voglio il partito che vuole inglobare tutti, senza una visione del mondo, basato solo sul “buon senso”. Sicuramente bisogna superare la fuffa intorno alle etichette (ciò che viene definito “ideologico”) e ragionare più sui contenuti (quindi con “buon senso” e apertura mentale), ma non vuol dire che dobbiamo smettere di essere “di parte”. Se nel mondo c’è un conflitto, non possiamo stare da una parte o dall’altra.

Ecco liberista di sinistra è un buon esempio di come queste etichette non siano più coprensibili a tutti allo stesso modo. A me l’accostamento sembra ossimorico. Sembra che descrivi il corso intrapreso dai partiti area socialismo europeo: per me sono semplicemente parte di un nuovo blocco di potere, composto da PPE, PSE e ALDE (cioè le forze dell’austerity, per le quali viene prima il profitto di pochi privati e poi il diritto dei cittadini).

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Riesumo anch’io la questione perché si comincia già ora a parlare dell’Islanda (vd. Di Corinto). Ora, credo che la cosa sia molto semplice: oltre a dire “ci vorrebbe un PP anche in Italia”, l’obiezione successiva sarà inevitabilmente “Beh ma l’Italia non è l’Islanda”.

Ergo, se vogliamo “surfare l’onda islandese” (che poi non aspettiamoci chissà cosa: la notizia verrà data, certo, ma non è che si stia parlando della Francia o della Germania) la vera questione è: come replicare il modello islandese anche qui?

Come dicevo anche altrove, personalmente sono tra quelli che pensano che “piccolo è bello” (semplificando all’estremo). Credo cioè che pratiche di buongoverno siano più probabili in realtà territoriali piccole e poco popolose, piuttosto che su larga scala. Piccoli comuni gestiscono piccole somme di denaro (che quindi fanno meno gola alla criminalità organizzata); spesso il Sindaco è uno che conosce quasi tutti (o almeno molti) concittadini; i consiglieri guadagnano poco, suscitando meno invidia e odio anti-casta. E poi è più facile coinvolgere la cittadinanza direttamente (in piazza come -eventualmente- su piattaforme decisionali online). Non è un caso che anche in Italia i Sindaci siano le figure politiche sentite come più vicine dalla popolazione (molto più di deputati, senatori ed eurodeputati). Si tratterebbe quindi di definire la visione del PP-IT verso un modello decentralizzato (non voglio dire “federalista”), con ampie autonomie decisionali dei Comuni (più che delle Regioni). Un modello opposto a quello verso cui rischiamo di andare, se passa la Riforma Costituzionale (vd. qui).

Scusa, ma dove vivi? E tutti i comuni sciolti per mafia, camorra, …? E quelli infiltrati, pure il M5S, che è arrivato da pochissimo.

La differenza è che conosci per chi voti, ed è vero tanto più piccolo è il comune. E nei piccoli comuni, localmente non c’è bisogno di nessun partito, bastano le liste civiche. Ma man mano che la dimensione dei comuni aumenta quelli che giocano a “Il Piccolo Sindaco” non bastano: Raggi insegna.

E comunque le elezioni in Islanda sono fra un mese e noi, come previsto … Forse stiamo giocando tutti a “Il piccolo organizzatore di partito”

Nei comuni piccoli non è una questione di soldi: è per il potere in sé. E comunque, proprio perché “conosci chi voti”, in un piccolo comune può essere sufficiente un/a sindaco onesto per cambiare le cose. E il M5S non è stato infiltrato da nessuno: qualcuno ci ha provato, senza riuscirci (poi i geniali capi hanno tolto il simbolo alla sindaca perché non aveva sporto denuncia, ma lei aveva respinto i tentativi di corruzione).

No, no, dont’ worry, non sono tutti: fortunatamente c’è anche chi si diletta nell’arte del demotivare.

A me pare banalmente una conseguenza del fatto che è più facile incontrare il sindaco e domandare perché ha fatto X invece di Y mentre quando i parlamentari fanno X t’incaZ e basta. Non significa in alcun modo che il sindaco sia meno corrotto. La geografia non risolve alcuno dei problemi annessi alla democrazia rappresentativa – ne reduce solamente il percepito grado di impatto strutturale (l’interesse mafioso per esempio). La svolta sta nella migliore applicazione della democrazia liquida IMHO.

Inoltre le strutture locali in genere sono quelle che funzionano abbastanza bene. La gente può attivarsi per evitare che si faccia un cancello al parco, ma non può fare nulla quando tagliano le pensioni. Perciò se ci fiondiamo su quella parte della politica che sta funzionando già, non facciamo scintille.

Ah ah. Sigh.

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