Grazie @Exekias per aver riportato il mio post.
Butto giù degli appunti sui principi democratici che dovrebbero ispirare qualsiasi nostra proposta.
Premettiamo che una legge elettorale democratica deve rispettare i principi della democrazia.
Se si sacrificano questi principi per maggiore “praticità” semplicemente si ha fallito l’obiettivo: coniugare il decidere insieme (democrazia) con il decidere in modo efficace.
La dittatura elettiva dà molta stabilità (salvo poi qualche guerra mondiale), come del resto le ottime monarchie ereditarie o meglio ancora le oligarchie aristocratiche (potere dei migliori, che vuoi di più?)
I discorsi che seguono sono validi per la comunità “Repubblica Italiana” come per qualsiasi altra comunità (ad es. un partito, e il partito pirata).
Buona cosa potrebbe essere anche riprendere i principi democratici insiti in Lqfb…
L’art 48 della Costituzione dice:
- Hanno diritto di voto tutti i cittadini
- Gli elettori sono uguali, i voti devono avere lo stesso peso
- Ogni votante deve poter votare liberamente
- Il voto è segreto
Andiamo per problemi.
##Chi è cittadino?
È evidente che le leggi (non la Costituzione) restringono troppo la cittadinanza. Se democrazia vuol dire potere del popolo (popolo in senso latino, quindi tutta la comunità), è chiaro che siamo già ad un grave deficit democratico nel momento in cui milioni di immigrati, che vivono e lavorano in Italia da anni, non hanno diritto di voto.
Mi sembra che in diverse città ci siano dei posti riservati ai rappresentanti delle comunità straniere, e spesso si propone di estendere il diritto di voto agli stranieri per le amministrative.
Questo è un problema esterno alla legge elettorale, ma ricordiamoci che è cruciale.
##Quali sistemi sono compatibili con l’uguaglianza di voto?
Il maggioritario non lo è (tutti i 3 mila tipi di maggioritari esistenti, uni-pluri nominali, lisci, misti, corretti, macchiati freddi, macchiati caldi, schiumati, cappuccino, marocchino ecc…).
Se vediamo il numero di deputati eletti alle scorse politiche e quanti voti hanno ricevuto, scopriamo che un voto alla coalizione di maggioranza relativa ha pesato circa 3 volte in più di un voto alle minoranze.
Perché questo principio è importante?
Altrimenti si verificano dei paradossi, cioè che delle leggi vengono approvate (o bocciate) da una maggioranza dei parlamentari che in realtà rappresenta una minoranza del Paese.
Per es. la riforma costituzionale e l’italicum è stata votata con una stretta maggioranza parlamente, cioè da rappresentanti di una minoranza del Paese. Con un proporzionale la legge Madia che vuole riprivatizzare l’acqua probabilmente non avrebbe la maggioranza. La legge sulla marijuana e i matrimoni omosessuali probabilmente
sì. Basta vedere i sondaggi dell’opinione pubblica.
###Una decisione, per essere vincolante per tutti, deve essere approvata almeno dal 50%+1 delle persone…
E comunque è una condizione minima, necessaria e non sufficiente: in una democrazai si devono comunque garantire i diritti delle minoranze. È chiaro che l’ideale sarebbe che fossimo tutti d’accordo (100%).
Non è un caso che per le modifiche costituzionali si chiede una maggioranza qualificata più alta. O che esistano tanti organi di contrappeso (Presidente della Repubblica, governo, Corte costituzionale, Magistratura, bicameralismo, amministrazioni locali) proprio per evitare gli strapoteri e tutelare le minoranze.
Questa condizione è rispettata sempre quando si vota per una decisione tra due opzioni (es. sì e no ai referendum: ci sarà sempre un’opzione sopra il 50%).
Quando si vota per una decisione/vincitore tra più di due opzioni, e quando si vota per più decisioni/vincitori (es. organo collegiale) la cosa si complica.
Consiglio questo sito, per una “democrazia accurata” http://accuratedemocracy.com/index.html
In linea di massima, sinteticamente ecco i “gold standard”:
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Una decisione/vincitore tra più di due opzioni: metodo Condorcet
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Più vincitori (es. i deputati della Camera): proporzionale (cioè ogni lista prende tot seggi in proporzione ai voti, senza distorsioni) a liste aperte (cioè l’elettore sceglie i candidati della lista da far passare per primi; “lista chiusa” invece è senza preferenze).
###E i voti di preferenza nelle liste?
Problema per il proporzionale a liste aperte: è come se ci fosse un voto dentro il voto. Se il parlamento può essere ripartito in modo proporzionale tra le liste, le preferenze per le liste a loro volta sono sempre un’elezione con più vincitori.
Attualmente si vota a preferenza multipla (in genere 2 nella legge per i consigli comunali). Ma il voto a preferenza multipla non rispetta l’uguaglianza dei voti: se la lista prende 3 seggi, e i miei candidati preferiti arrivano dopo il terzo posto, le mie preferenze sono buttate.
L’elezione dei candidati dentro una lista è praticamente come l’elezione di un organo collegiale senza partiti. Esistono due soluzioni:
- Il Single transferable vote (STV, noto anche come instant run off e altri nomi), usato per la costituente islandese del 2010 o per il parlamento dell’Eire. L’STV non è sempre proporzionale:
funziona solo con collegi molto piccoli [mi correggo: funziona solo quando i collegi sono unici – o pochi e grandi rispetto al Paese/comunità – e quindi quando il paese è piccolo], come Irlanda e Islanda. In Australia già non funziona più. Per la scelta dei candidati di una lista invece potrebbe funzionare (sicuramente meglio della preferenza multipla senza classifica).
- il metodo sperimentale del Condorcet proporzionale. Se ci sono 3 vincitori e 15 candidati lui crea tutte le combinazioni possibili e le confronta come in un sistema condorcet, a coppie: vince la commissione preferita da tutti (chiaramente ci vuole un computer…)
I voti di preferenza nelle liste sono obbligatori (la Corte Costituzionale ha dichiarato il porcellum incostituzionale anche per questo). Non va sottovalutata questa “votazione dentro la votazione”, perché è un problema per tutte le liste nate come cartelli elettorali tra gruppi diversi, o comunque non molto solidali. Prevarranno infatti i candidati di gruppi organizzati, anche se piccoli, sui candidati “indipendenti”, che non hanno modo di concentrare i voti.
##Voto libero?
Il maggioritario, la soglia di sbarramento, il ballottaggio, anche il referendum, per motivi diversi, limitano la libertà di voto.
I primi tre con il ricatto del “voto utile”: se la legge cestina i voti alle opposizioni è chiaro che sono indotto a votare chi ha possibilità di vincere, anche se mi devo “turare il naso”. Oppure mi astengo.
Inoltre spingono i nuovi partiti all’aggressività e al qualunquismo, trascurando i contenuti: se sono un nuovo partito parto svantaggiato, per fare breccia devo dire che tutto il resto è cacca (vedi M5S e Ukip, in parte Syriza all’inizio).
Al referendum non sono libero, perché sono costretto ad arte tra due scelte, quando invece sappiamo che le risposte ad un problema sono molte, se non infinite. Noi usiamo Condorcet apposta, per esempio…
##Voto segreto?
Questo è un problema per il nostro modello di democrazia liquida. Se il voto è segreto nessuno può obbligarmi a vendergli il voto (ma non può comunque evitare l’inverso, cioè che io lo metta in vendita con il mio consenso).
Teniamolo presente per il futuro.
Aggiungerei infine anche che i mezzi tecnologici permettono di fare votazioni molto più complicate di quelle su carta, rendendo ogni virtuosismo tecnicamente possibile.