L'Informatica oggi equivale alla scrittura nell'antico Egitto?

E’ una interpretazione divertente e stimolante, ma è sbagliata.

Prova ad immaginare se tu non sapessi leggere e scrivere. Se arrivasse una persona a dirti che non puoi essere libera senza impararlo, probabilmente reagiresti nello stesso identico modo. Ma sei arrabbiata con la società che ti ha costretto ad imparare durante l’infanzia nonostante non ne avessi voglia?

E’ vero, le persone sono naturalmente pigre: il cervello è l’organo del corpo che consuma più energia per peso. Pensare è faticoso. Imparare e faticosissimo. Delegare ciecamente è più facile. Nel breve periodo, ignorare è più efficiente ed economico.

Il problema è che il lungo periodo esiste. E ciò che ti permette ragionamenti razionali di lungo periodo non è una scorciatoia.

In realtà, mi trovo così spesso a spiegare “informatica sotto copertura” a persone di ogni età e cultura da essere ben consapevole che non tutti dispongono di questi strumenti.

In questo forum semplicemente tolgo “la copertura” per sottolineare proprio l’utilità fondamentale di questi strumenti. Posso spiegarti il potere della politica sulla magistratura parlando di sovrapproduzione legislativa, ma se tu sapessi cosa è un Denial of Service, riconosceresti l’attacco in corso da te. Di più, potresti prevederlo solo leggendo la Costituzione.

Insomma, potrei condividere ragionamenti informatici anche qui senza nominare l’informatica stessa. Sembrerei persino più intelligente, perché ciò che è semplice applicazione di schemi che tutti gli informatici conoscono apparirebbe come fosse tutta farina del mio sacco.

Ma in questo modo l’Informatica resterebbe uno strumento di Potere. Io voglio che l’Informatica diventi uno strumento di Libertà.

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al mondo c’è un sacco di gente che comunica utilizzando altre modalità comunicative senza essere necessariamente meno liberi di chi sa leggere e scrivere. Essere diversi da te non significa star peggio. Ma è inutile continuare, sei partito con la contestazione sminuzzata di ogni punto e non ti fermerai fino a quando in qualche maniera non ti sarai reimpossessato dell’idea che il tuo modo informatico d’interpretare il mondo è quello giusto. Quindi abbandono il campo non senza lasciarti però con uno spunto di riflessione: sapessi quanto può essere interessante adottare il punto di vista totalmente diverso e…cambiare idea :wink:

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Sai, sono stato ateo e anticlericale per il 65% della mia vita e ora sono un cristiano cattolico. Credo di essere abbastanza aperto alle prospettive altrui, tanto da volerne massimizzare la varietà, nel mondo come in questo partito politico. E cambiare idea non mi ha mai spaventato: è una cosa piuttosto comune per le persone curiose.

La mia analisi degli argomenti altrui, il mio “sminuzzare”, serve per proprio comprendere: cerco di identificare precisamente ciò che non mi torna in un ragionamento in modo che possa essere chiarito dal mio interlocutore. Questo sforzo serve a comprendere la sua prospettiva, a guardare il mondo dai suoi occhi offrendo in cambio ciò che ho visto con i miei.

Assumo sempre di poter sbagliare e che il mio interlocutore possa aver ragione. E se l’interlocutore risponde alle mie domande e alle mie obiezioni con altrettanta onesta intellettuale e curiosità, di solito il dialogo volge ad una sintesi: scopriamo che nessuno dei due “aveva ragione”, ma scopriamo insieme qualcosa di nuovo che prima, separatamente, non potevamo concepire. Il problema è che questo metodo funziona alla grande solo fra persone curiose ed in buona fede. Chi vuole imporre la propria prospettiva si scontra con domande ed obiezioni mirate proprio ai suoi punti deboli, e di solito non la prende bene.

Dunque per me è un peccato che tu “abbandoni il campo”. Non c’è un conflitto in corso. Se non pretendi di vincere, non c’è proprio modo di perdere! :wink:

Sono solo una persona curiosa che sta provando sinceramente a comprendere la tua prospettiva ed ad offrirti la propria in cambio. E lo fa partendo dagli aspetti che non comprende di ciò che proponi e spiegandoti perché non li comprende.

Questo non ti fa onore (è una battuta, diciamo così).

E questa anche è bella. Peccato che vincere sia così affascinante! (Sì sì lo so, è colpa della solita egemonia culturale statunitense, bla bla bla…).

E sì, è anche OT.

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Dovevo scegliere fra le mie convinzioni e la mia onestà intellettuale.

Ho scelto la seconda. :wink:

Va meglio?

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Voi scherzate ma L’ateismo presente nel cristianesimo cattolico è una forma di ateismo molto piu profonda; Vorrei darvi il magnet del documentario "Guida perversa all’ideologia " ma non so quanto convenga hahah

Sì, oggi l’informatica è uno strumento di potere proprio come la scrittura lo era nell’antichità egizia o nell’arco di tutto l’impero cinese. La scrittura era infatti “LO” strumento di potere non militare per eccellenza sia perché l’hardware era costosissimo (i supporti e lo stesso spazio di memorizzazione erano un lusso che andava aldilà delle possibilità di un qualsiasi cittadino) sia perché il linguaggio di sviluppo era di una complessità tale da renderlo maneggiabile da pochi (ciò che collegava l’ideogramma o il geroglifico con la parola non aveva una codifica chiara, ma anche gli alfabeti semitici erano e sono piuttosto primitivi pur costituendo un bel miglioramento). C’è voluta “l’invenzione delle consonanti” da parte dei Greci per risolvere il secondo problema mentre per risolvere il primo è stato necessario che gli Italiani abbattessero i costi del processo produttivo della carta. Il risultato della diminuzione dei costi e della “proprietà” del “software di scrittura” è stato l’esplosione della filosofia e della scienza greca; l’abbattimento dei costi dell’hardware è stato l’acceleratore della produzione culturale di massa del rinascimento. Per concludere, è lampante che oggi il progresso dell’umanità passi attraverso l’apprendimento delle logiche di programmazione e dell’utilizzo consapevole dell’hardware; oggi, finalmente abbiamo ambienti di sviluppo aperti e iniziative di alfabetizzazione informatica fin dall’infanzia così come una forte riduzione dei costi dell’hardware e dell’accesso alle infrastrutture: questa è la strada giusta. Se l’umanità intera non sarà formata da chi ne ha la possibilità, non riuscirà mai ad approfittare consapevolmente di questa potenziale rivoluzione e dovrà accontentarsi di “fruire” di contenuti da consumare inconsapevolmente. Con tutto quel che ne consegue

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Trovo interessante questo confronto ma ci vedo un problema strutturale enorme: mentre della scrittura diventi mastro una volta imparata, dell’informatica diventi solo capace di comprenderla, ma continua ad appartenere a quelli che l’hanno costruita e te l’hanno venduta. Siamo informatici, ma i nostri computer hanno backdoor AMT ed i nostri cellulari fanno quello che diavolo vogliono alle nostre spalle. Come vuoi* che l’educazione risolva ciò!? Ci vogliono leggi per proteggere i nostri diritti digitali. Una volta protetti quelli, non importa più cosi tanto quanti di noi sappiano leggere e scrivere i computer. Basta che ci sia un numero sufficiente di hacker a controllare come stanno andando le cose. Il focus che tutti debbano diventare capaci di debuggare le tecnologie alle quali non abbiamo nemmeno accesso fisico è fuorviante ed inconcludente. A noi ci serve gente che va in strada davanti alla commissione europea a richiedere #ObCrypto!

*) Un “tu” rivolto generalmente a tutti i presenti, non a @macfranc specificamente… :wink:

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State a parlare di informatica ma imho la confondete con il coding. @Shamar intende un’altra cosa, secondo me.

L’affermazione è corretta se riferita al presente. Se l’avessi detta 100-150 anni fa, ti saresti scontrato con l’evidenza di miriadi di semialfabeti che conoscevano la scrittura ma non avevano gli strumenti per utilizzarla se non per le funzioni base; soggetti che grazie alle mai abbastanza celebrate battaglie per l’alfabetizzazione* hanno costituito lo zoccolo originario dal quale si è sviluppata nel popolo minuto la consapevolezza che l’alfabetizzazione fosse uno strumento di potere molto meno difficile di quanto non sembrasse.

  • PS: secondo me il Partito Pirata dovrebbe istituire una giornata nazionale per ricordare i meriti dell’alfabetizzazione di massa

Le leggi le fai con un sostegno elettorale diffuso ed è difficile, non dico convincere ma far comprendere le tue ragioni a chi non comprende la tua lingua. L’educazione serve a creare consapevolezza nella massa. Ammettiamo che la legge stabilisca che quando paghi per un libro, il libro resta dell’editore che può decidere di togliertelo quando vuole: ebbene, un movimento di protesta si creerebbe solo tra i fruitori alfabetizzati del mercato librario e non certo in un popolo di analfabeti. L’accesso all’istruzione, anche informatica, non è solo un diritto ma anche un dovere del cittadino democratico. E così come è successo nella storia durante tutti i cambi di paradigma che hanno coinvolto le masse, la maggior diffusione possibile dell’alfabetizzazione informatica porterà a dei vantaggi culturali e sociali che oggi non riusciamo a immaginare né io né tu.

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Questa vaga prospettiva non mi basta per priorizzare l’educazione a progetti politici più pressanti. Forse non lo hai inteso, ma continuo a leggere questo slogan del educare le persone come se servisse a risolvere i problemi dell’umanità mentre io ho l’impressione che siamo ultra-informati, ultra-educati, ultra-studiati ed ultra-manipolati al contempo. Cioè che l’educazione non sta funzionando a proteggerci dalle cose che stanno avvenendo, e non sta dando la capacità nemmeno a persone educatissime di discernere falsa informazione, per esempio riguardo alla democrazia liquida, da fatti scientifici.

P.S. Questo messaggio è stato temporaneamente oscurato dai moderatori nonostante non sono rilevabili alcune infrazioni comportamentali.

Forse intendevi la conoscenza dei lunguaggi di programmazione. Informatica = scienza. Scrittura = codifica di informazioni. Difficile paragonarli. Comunque, direi di no. Se non altro, perché gli scribi erano pagati meglio.

Il paragone che mi piace fare ai miei studenti il primo giorno di lezione è questo: Saper programmare è come avere potere magici in un mondo dove c’è la magia. Con la differenza che potete scegliere se essere maghi o babbani.

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Come hai giustamente detto tu, è un’impressione. Giustificata ma con qualche precisazione da fare. Siamo ultra-informati? Sì, certamente, e lo siamo a un livello tale che il rumore di fondo è diventato così insostenibile da avere creato un florido mercato per rivenditori di tappi per le orecchie e camere anecoiche… Siamo ultra-educati? Verissimo, perché non facciamo altro che ricevere in continuazione educazione (dai genitori, dalla comunità, dalle linee guida dei servizi che sottoscriviamo e di cui usufruiamo). Ma “l’educazione” è un tipo di codice comportamentale e non presenta ricadute particolari sulla conoscenza. Io stesso ho usato la parola educazione per rispondere alla tua domanda ma parlo più volentieri di formazione o meglio ancora di istruzione che non di educazione. Siamo ultra-“studiati”? Forse nel senso che per conseguire un qualche successo siamo costretti a studiare in maniera molto approfondita argomenti molto circoscritti ma se intendi il livello qualitativo e interdisciplinare dello studio, allora siamo del tutto, diciamo, infra-“studiati”. Siamo ultra-manipolati? Sì e ci piace moltissimo esserlo tanto meno siamo correttamente istruiti; se così non fosse non ci concederemmo così facilmente alla manipolazione. E se qualcuno venisse oggi a “smanipolarci”, lo manderemmo probabilmente a quel paese (nella reazione degli abitanti della caverna platonica, c’è un chiaro riflesso delle frustrazioni che l’autore della parabola deve aver vissuto sulla propria pelle… :smiley: ). Per non essere manipolati, è necessario disporre di una cultura almeno di base nei settori più importanti della conoscenza ma per farlo è necessaria un’istruzione che trasmetta a tutti una certa confidenza con le discipline del linguaggio, la matematica, la storia (e storia dell’economia, della scienza, del diritto), la geografia e, oggi, l’informatica.

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Fantastico! :joy:

Spero di chiarirmi meglio: in realtà, intendevo proprio quello che ho scritto. La scrittura è codifica di informazioni solo ad un livello primitivo: se ci pensi, quando venne inventata, nella Mesopotamia di qualchemilaanni fa, si trattava di un sistema di inventariazione dei beni materiali (pecore, grano, etc). Ad un livello avanzato, la scrittura diventa uno strumento propagandistico, esecutivo (puoi dare ordini a distanza), educativo, quando non addirittura emotivo (noi ormai la chiamiamo letteratura…). In questo senso, il linguaggio di programmazione è costituitoil dal modo più adatto di comunicare un’informazione che porta il tuo uditorio a eseguire alcune azioni. Naturalmente, il “modo più adatto di comunicare” era codificato secondo standard molto stringenti la cui padronanza era un patrimonio ben custodito dalla classe dominante.

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Il coding sta all’informatica come aste, seggiole e tondini stanno al giornalismo.

Non si può dire di conoscere l’informatica senza saper programmare. Ma saper programmare (e debuggare) sono solo le fondamenta su cui costruire, per imparare molto altro.

Veramente molto carina. La userò con i bambini. :smile:

Io sono un po’ più da fantasy epico: in What is Informatics? ho scritto:

While many argue that “software is eating the world”, few ask how this happens.

It turns out that the explaination is a marvel of electronics: the general purpose programmable computer. General purpose computers are not designed to solve a particular problem but to execute certain sequences of instructions fed by a programmer in a binary format.

This way, while computers play the software, what is ultimately a pure act of imagination expressed in a certain language is summoned as a sort of daemon that acts on the physical world.

e più avanti

having a POLITICS.txt means that you accept to be held accountable for the daemons you summon.

La simmetria fra fantasia e realtà emergente non è casuale.

La tecnologia è espressione della cultura ed influenza la cultura.

Gli scribi erano schiavi.

E visto che la possibilità di scegliere fra prodotti in scaffale non è libertà, lo siamo anche noi. :wink:

Non siamo ultra-informati: abbiamo accesso a moltissime informazioni, ma non accediamo a tutte.

Non siamo ultra-educati: educare deriva dal latino ex-ducere che significava “tirare fuori da qualcosa”. Contrariamente alla propaganda e all’istruzione, l’educazione non mette dentro, ma tira fuori. Educare significa mettere in condizione l’educando di esprimere sé stesso.

Abbiamo bisogno di una educazione informatica capillare ovvero di mettere tutti i cittadini in condizione di esprimere pienamente sé stessi attraverso gli strumenti logici, cognitivi e tecnologici dell’informatica.

Detto questo, conoscere l’informatica è condizione necessaria, ma non sufficiente per essere cittadini a pieno titolo nel mondo di oggi. L’altra gamba della Cultura democratica è la Storia.

Per il resto concordo completamente con quanto detto da @macfranc.

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Se non viviamo in universi paralleli, direi proprio di no. Nel regno antico erano aristocratici. Poi nel nuovo regno la professione divenne accessibile a tutti, ma erano comunque una casta potente di funzionari reali molto ben pagati.

Dalle mie parti, al museo egizio, puoi ammirare il sarcofago dello scriba Butehamon, in legno scolpito in forma umana e decorato con tempere e pietre preziose.

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Hai ragione! :smile: Ricordavo erroneamente che fossero considerati come schiavi al servizio del faraone.

Grazie per la correzione! :relaxed:

Ma veramente mi pare di fare quest’esperienza quotidianamente in questo forum… c’è sempre chi preferisce le vie irrazionali a quelle scientifiche ed oneste… e allora come fai a farci un partito che sbandiera la propria scientificità?

Se non l’hai già letta, ti consiglio la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud. Ti piacerà.

Vero… fai bene a ripeterlo spesso: è sempre necessario esserne consapevoli :blush:

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