Mi son permesso di inserire un’alternativa un po’ più incentrata sul tema della libertà, cercando di tenere insieme tutti i “capisaldi” su cui si pontifica di solito. https://agora.partito-pirata.it/initiative/show/6335.html
Odio la parola libertà: è stata data a questa parola in significato emozionale molto forte per promuoverla a vantaggio di chi comanda. Per me Libertà = Legge del più forte Bisogna per questo sempre specificare lebertà per chi e di cosa
Mi pare di averlo specificato, nel testo.
Ad ogni modo, credo di non dire eresie se affermo che nella cultura hacker la libertà è forse il valore fondamentale. Cosa ciò voglia dire lo ha spiegato Pekka Himanen: la vita si divide in Sopravvivenza, vita sociale e passione. La sopravvivenza è il portare a casa la pagnotta, la vita sociale è la relazione con gli altri, la passione è quell’attività che l’hacker ritiene intrinsecamente interessante e che gli/le da gioia mentre la pratica (può essere il coding, il cercar funghi, l’uncinetto, qualunque cosa). Ergo, l’hacker non si sente libero se -ad esempio- è costretto a lavorare talmente tante ore al giorno da non avere altro tempo per la vita sociale e la passione. Ma -aggiungo io- mi pare che in generale l’hacker si ritiene privato di una parte di libertà ogniqualvolta veda di non avere un’“opzione B”; se cioè non può fare a meno di rivolgersi a un notaio o a un commercialista per gestire la sua attività, o di pagare il pizzo alla Microsoft per avere un software di video-scrittura, o di una banca per tenere i suoi soldi. Per questo vorrebbe usare la blockchain per fare a meno dei notai, LibreOffice Writer per fottere Microsoft e Bitcoin per evitare la banca. Vuole un’alternativa libera a tutto. E se non l’ha, la crea.
Cito da i6335: Alternativa più “libertaria” “Il Partito Pirata è un movimento politico internazionale che, da quando nacque nel 2006, si batte per la libertà delle persone. Libertà intesa prima di tutto come facoltà per ciascuno di disporre del proprio corpo e della propria vita, di esprimere le proprie idee e convinzioni senza timore di essere per questo discriminato. Ma anche di avere accesso alla conoscenza e a quei beni e servizi indispensabili a rendere la vita dignitosa.”
Mi sembra un falso, Sia che ci si riferisca al PP, dato che è nato e si è battuto per la libertà di diffusione della conoscenza, (oggi direi soprattutto la trasparenza) in particolare via internet, sia per il PP-IT che più che la libertà ha difeso la personalità.
Un movimento che si battesse per la libertà delle persone nei paesi nordici dove questa libertà è già massima non avrebbe avuto nessuna possibilità di successo.
Diciamo era nato per legalizzare il file-sharing e riformare il copyright (che comunque sono appunto libertà di condivisione e accesso alla conoscenza), ma poi nel mondo e nel corso degli anni il discorso si è ampliato e si è fatto più completo (per fortuna). Dire che quella frase è falsa mi pare…falso. Al massimo posso ammettere che è un po’ retorico (ma appena appena). Ma anche qui: un Manifesto non è una tesi di laurea, né un comunicato stampa, né un verbale di riunione di condominio. Dev’essere un testo che appassiona, altrimenti la gente smette di leggerlo dopo due righe.
Metto insieme due argomenti: questo e quello di Luca che afferma che non abbiamo saputo rispondere chiaramente alla domanda “chi siete e cosa volete”. Il motivo è che non siamo capaci di distinguere fra “ciò che siamo” e “ciò che vorremmo che fossimo”, dove il primo punto è un dato di fatto e quindi dovrebbe essere possibile esprimerlo chiaramente mentre il secondo punto varia da persona a persona. E’ facile confondere i due punti perché in fondo non agiamo e quindi la fantasia può sbrigliarsi come vuole. L’altro elemento di comune fantasia è il ritenere ciò che mi piace realizzabile o, peggio ancora, vero.
Ora se io esamino le proposte su LF e lle discussioni sul forum non ci trovo questa tensione verso la libertà, mentre la trovo citata nell’attuale manifesto. Se noi diamo una descrizione di noi differente dalla realtà è chiaro che chi entra ne rimane poi deluso. [non sto dicendo che questo sia il problema maaggiore, secondo me il problema maggiore è l’inazione]
Io sì, francamente. Si propone di legalizzare la prostituzione e la cannabis, il testamento biologico, le unioni civili, si sottolinea l’importanza della privacy nelle comunicazioni, il “diritto alla libertà di scelta e azione”. In qualunque Paese del mondo queste sono le posizioni dei partiti liberali.
Infatti la cultura hacker è succube del Bitcoin e di altri concetti liberisti che a forza di priorizzare la libertà individuale sulla libertà di tutti va a finire a diventare ideologia asociale, amorale, anti-etica. Per me la cultura hacker ha le sue buone intenzioni, ma bisogna anche ammettere e comprendere in quali modi è fallita.
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"[lynX] lynX https://taverna.arrembaggio.eu/users/lynx February 4
Infatti la cultura hacker è succube del Bitcoin e di altri concetti liberisti che a forza di priorizzare la libertà individuale sulla libertà di tutti va a finire a diventare ideologia asociale, amorale, anti-etica. Per me la cultura hacker ha le sue buone intenzioni, ma bisogna anche ammettere e comprendere in quali modi è fallita."
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a me sembrano piu reazioni elastiche nel senso che a quanto pare negli anni le societa hanno accumulato energia elastica caricando l’immensa molla e quindi quella dei pensatori liber* reagisce elasticamente senza troppo preoccuparsi del modo.
E’ proprio una specie di perturbazione di campo con il fine di innescare una nuova configurazione, che fosse quella buona, ma non ancora.
Ora senza la blockchain non avremmo avuto l’accelerazine della consapevolezza ed il passaggio all’azione altrettanto veloce.
Mi sembra che siamo ancora in pieno oceano con forza 9 e qundi ben lontani dalla valle energetica di minimo che dovrebbe avere qualcosa a che fare con cose tipo Taler.
Non mi preoccupa questo BitCoin, è talmente limitato e naif che sembra gia vetusto ed arcaico.
Ah ah, bella descrizione.
Volevo solamente confermare la criticità della parola LIBERTÀ che in ambito americano per esempio ha un carattere veramente propagandistico… tipo Radio Free Asia. tutte le strutture che dovevano servire ad apportare il pensiero della “democrazia”, “cultura” e mercato libero americano nel dopoguerra europeo ma anche in vietnam ed altrove portavano l’etichetta della libertà in fronte.
@Exekias ha ragione che ovunque è giusto dare la priorità individuale alle persone, lo abbiamo fatto. Unioni civili più che altro, perché negli altri temi ci vedo anche la prospettiva sociale di immensa importanza: prostituzione, droghe, privacy = democrazia. Il diritto alla libertà di scelta e azione è importante, ma non deve mai inficiare i diritti altrui – e perciò la società in quanto “gli altri” predomina ove necessario. Il lavoro del partito è da sempre di studiare la costellazione di un dato e proporre misure legislative che liberino gli individui nel quadro del bene comune che resta prioritario.
Accipicchia, come sempre scrivi squisitamente. Bel lavoro. Alcune note:
approfittando di paradisi fiscali e norme internazionali pensate appositamente per questo scopo
Che molte nazioni, addirittura l’Inghilterra e l’Irlanda, tradiscano la società umana facendo babbo natale tutto l’anno è un dato indiscusso, ma le norme– abbiamo dati che confermano che le norme internazionali siano state concepite in questo modo? Io, riguardo alla WTO, ho l’impressione che le norme sono 1. troppo poche, lasciando migliaia di scappatoie, 2. concepite con un ragionamento X senza tenere conto delle conseguenze Y, 3. influenzate da lobbisti Y, che però in qualche modo hanno contribuito a ragionamento X (la leggenda del mercato libero e dell’inevitabilità della globalizzazione, per esempio). Si può teorizzare che punto 3 alla fine sia quanto dici tu, ma forse siamo più efficaci se esponiamo le criticità dimostrate, dato che ce ne sono abbondantemente.
E un gradino sotto questi super-predatori si colloca quella vasta “palude” composta da politici, burocrati e pubblici amministratori che sguazzano nel mare magnum della corruzione.
Similmente, per non perdere il supporto di molti politici con i quali bisogna potere lavorare, non si può fare un discorso che incolpa anche i politici onesti o non dimostratamente corrotti. La corruzione è praticata da una percentuale di burocrati, e noi abbiamo delle idee in petto per ridurne l’impatto. Un manifesto che descrive lo status quo, ce l’hanno tutti – la nostra specialità sta nelle proposte che abbiamo per cambiarlo.
Con l’automazione e la digitalizzazione possiamo avere uno Stato più leggero e quindi più efficiente, meno costoso, trasparente e tecnicamente incorruttibile, liberando risorse sufficienti a garantire a tutti un reddito di base che metta al riparo dal rischio povertà.
Pericolosissimo allinearsi ai cliché liberisti– anche se nella nostra intenzione può essere ragionevole (reddito d’esistenza senza burocrazia, altro non saprei– non mi pare che abbiamo grandi riforme della pubblica amministrazione nel programma…), evoca la epica falsa promessa dei repubblicani e degli anarchici che l’assenza di stato liberi il mercato e la gente, mentre in realtà libera solo il mercato del Darwinismo e lascia la gente col culo per terra senza casa e senza Obamacare.
Sul tecnicamente incorruttibile cosa hai in mente? La democrazia liquida può eliminare varie fonti di corruzione, ma tecnicamente tutte non credo, anche perché convertire la PA ad un funzionamento liquido è un progetto che necessita un decennio o due, considerando anche le falle, setback ed opposizioni di tutti i tipi, partendo dall’orgoglio di migliaia di burocrati.
E possiamo usare la leva fiscale per redistribuire la ricchezza secondo giustizia, su scala nazionale come globale.
Mi pare giusto, ma senza fare esempi concreti (tassazione dei trasferimenti internazionali, introduzione del Taler, eliminazione delle banconote >20€) non mi sento a mio agio proclamare una cosa del genere…
Attraverso un uso critico e consapevole della Rete possiamo praticare la democrazia liquida e massimizzare i vantaggi dell’intelligenza collettiva,
Comprendo che è un manifesto, ma non mi fa clic in testa se l’uso della democrazia liquida è promossa allo stesso modo hype come la blockchain. Una tecnologia magica che risolve tutto e non si spiega come. Secondo me, per quanto il manifesto sia un testo compatto, se fa delle promesse sull’eliminazione della corruzione, deve anche spiegare in quale modo la democrazia liquida ha un potenziale a combatterla. Altrimenti meglio restare sul filosofico briganzesco ed evitare di dettagliare a metà. Personalmente mi piacerebbe un manifesto che, oltre a essere bello, faccia un riassunto convincente della nostra strategia politica… forse non superdettagliando, ma facendo intendere quali misure politiche apportano quali cambiamenti sentiti… trasmettendo un senso di competenza ed una speranza di avere veramente delle carte in mano per apportare un cambiamento, un progresso per la società umana. Un manifesto che esprime idealismo ci rende simpatici, ma non trasmette un senso di effettiva competenza.
nonché riappropriarci della nostra privacy.
Anche questa è una cosa che ormai promuovono tutti, ma non cambia mai nulla, perché ci vogliono riforme drammatiche come l’obbligo alla crittografia end-to-end che è in votazione in questo momento, per cambiare veramente le carte in tavola. Dobbiamo comunicare che per noi queste frasi non sono solo chiacchiera, che abbiamo veramente delle idee in proposito mentre gli altri percepiscono il dolore, ma non osano mettere in dubbio 1. la praticità di una digitalizzazione senza paletti, 2. una globalizzazione digitale apparentemente inevitabile e l’assenza di regolamentazione antitrust contro i monopoli digitali e 3. una house-of-cards di protocolli Internet insicuri, edificati uno sopra l’altro in un processo storico a volte quasi casuale e raramente conscio delle implicazioni di sicurezza– che una stramaggioranza di tecnici non osa mettere in dubbio, mentre in realtà urge un rewrite-from-scratch dell’intera architettura.
Vogliamo rendere l’economia circolare
Ah, un nuovo vocabolo per evitare la sostenibilità che ormai utilizzano anche le pubblicità delle corporation? Della sostenibilità mi piace l’evidente ossimoro nel dire “crescita sostenibile” mentre una “crescita circolare” è meno evidente.
Su 234 argomenti nel forum non uno contiene la parola libertà. Poi la parola libertà ha così poco significato che possiamo catalogare la nostra opposizione alla libertà di commercio come libertà di imporre i nostri vincoli e tu puoi catalogare come libertà la fine della prostituzione libera o il divieto di accedere alle informazioni personali.
Ho fatto delle modifiche seguendo diversi tuoi spunti. Dacci un’occhiata. Comunque:
- Non c’è scritto da nessuna parte di eliminare lo Stato, solo di renderlo più efficiente. E specificare che vogliamo farlo con la tecnologia dovrebbe far capire -almeno questa era la mia intenzione- che non è un tabù il ridurre gli occupati nella PA (laddove invece la politica italiana ha sempre pensato di risolvere i problemi con “pene più severe per i furbetti”, più controlli, più controllori etc., con i risultati che vediamo ogni giorno [cioè gente che continua imperterrita a timbrare cartellini altrui, a intascare tangenti etc. Evidentemente non c’è deterrente che tenga]).
- Per “tecnicamente incorruttibile” riprendevo il discorso doppio-cieco nella PA che si è portato avanti con Briganzia (idea giudicata ottima anche da un addetto ai lavori come Luca Attias, che abbiamo personalmente contattato e che ha risposto)
- Per economia circolare s’intende questo.
Si si, ho colto che non intendi quello che intendono i libertarians e i tea-party in USA, ma già il tono confondibile con quello loro potrebbe essere dannoso. La burocrazia non si elimina solo con la tecnologia secondo me (che tanto ci provano tutti, la PA per prima, se visiti un ForumPA), ma con le scelte politiche epicamente diverse come il RdE a differenza del RdC…
Ci vuole l’idea epica…
Abbiamo votato qualcosa in proposito?
Sostenibilità, appunto. Non ci vedo differenza, solo la profondità di pensiero.
Rispondo qui all’osservazione di @Ronin Il tema della condivisione della conoscenza c’è, ma renderlo il concetto principale del manifesto mi convince poco. Diciamocelo francamente: viviamo in un’epoca senza precedenti in quanto a condivisione della conoscenza (la sola esistenza di Wikipedia è da sola molto più di quanto l’umanità abbia mai fatto in passato). Certo, restano gli Elsevier e i Jstor, ma su quelli come PP italiano ci possiamo fare ben poco, a parte l’affermare che riteniamo legittimo e incoraggiamo il file-sharing. Siamo sinceri: se la gente volesse, potrebbe leggersi accuratamente una pagina di WIkipedia al giorno e ottenere -a un costo vicino allo zero- di acculturarsi in quasi ogni campo dello scibile umano. Il problema è che preferisce condividere foto di gattini su Facebook.
Ma io non mi riferivo alla condivisione della conoscenza, bensì a questo paragrafo del manifesto attuale. La conoscenza è un paragrafo distinto non a caso.
CONDIVISIONE
Intendiamo perseguire e realizzare strutture aperte e paritarie che formino una rete distribuita per la gestione della società e dell’economia.
Viviamo una realtà in cui tutti siamo al tempo stesso creatori e fruitori, vogliamo che ci sia riconosciuta nei fatti questa condizione, uscendo dalle logiche dello sfruttamento e del consumismo. Ricerchiamo il superamento del dualismo tra pubblico e privato, rafforzando la strada della gestione partecipata delle risorse come beni comuni. Riteniamo che solamente in una società inclusiva, cooperativa e solidale, che consenta di emanciparsi dalla preoccupazione per i bisogni primari, possa svilupparsi e realizzarsi appieno l’individuo. Le ricchezze non sono sparite: sono mal distribuite e mal gestite.
Tocca a noi perseguire una radicale riforma dell’economia che attui una redistribuzione più equa, penalizzando le rendite parassitarie ed immeritate ed i monopòli.
Vero, vero… anche se messo così senza allusioni a misure concrete può apparire un ruscello di parole armonico ma intercambiabile con altri gruppi politici… lo so che in un Manifesto non si può mettere tutto il programma, ma in qualche modo mi piacerebbe se si potesse intravedere meglio la nostra capacità di costruire ciò che architettiamo…
… e se banalmente facessimo un Manifesto del web? Nel senso che ogni quattro parole deeplinkiamo il testo con programmi e proposte di legge concrete? Leggi “radicale riforma dell’economia”, clicchi e ti porta alle proposte di RdE… leggi “gestione partecipata” e ti porta ai documenti con i quali proposimo la democrazia liquida al Teatro Valle… e se certe formule non trovano un documento adatto da linkare, forse non sono le formule giuste?
AL momento di link ce ne sono 3, ma in effetti nulla vieta di metterne di più. Comunque nel frattempo mi permetto di invitarvi a votare a favore di questo. I link si possono mettere anche dopo.