Posizione referendum trivelle

Debbo premettere che questo topic serve prima di tutto a me per capire meglio, ché di questo referendum i media parlano pochissimo e in termini assai generici. Fino a poche ore fa non mi era neanche troppo chiaro quale fosse il quesito su cui dovremmo esprimerci. Credo che questa sia una discreta sintesi (ovviamente alla domanda “quando si vota?” ora la risposta la sappiamo: 17 aprile).

Credo sarebbe il caso di arrivare ad una posizione ufficiale.

Penso tu abbia ragione. Se riuscissimo a corroborare la nostra posizione con contributi scientifici (in una direzione o nell’altra) sarebbe ancora meglio.

Effettivamente è un argomento “difficile”. Non conosco in dettaglio la situazione, ho letto l’articolo riportato: diciamo che su due piedi mi verrebbe da pensare che:

  • come spesso accade si promuove un referendum senza spiegare bene cosa significa; per come lo vendono sembra che il governo abbia deciso di far trivellare nei nostri mari per la prima volta, quando invece le trivelle le abbiamo già da molto tempo;
  • fermando le trivellazioni, il rischio di far crollare un settore dell’industria italiana c’è, oltre a rischi sul costo del petrolio ecc.ecc.
  • è chiaro d’altra parte che bisognerebbe incentivare la ricerca e lo sviluppo nel campo delle energie rinnovabili, non solo pensare alle trivellazioni…

Insomma, di argomenti ce ne sono…

1 Mi Piace

Assolutamente contrario, bisogna fermare al più presto l’estrazione di carbonio dal sottosuolo. Qualche nazione deve dare l’esempio ed iniziare ad andare nella direzione giusta. Oltre tutto mi pare iniziativa poco più che simbolica ed ampiamente insufficiente in quanto limitata alle acque territoriali, e si potrà continuare ad estrarre “in acque internazionali di competenza economica italiana”

6 - Quali effetti negativi da un “sì” al referendum?

Una vittoria dei “sì” potrebbe produrre ricadute negative su un “made in Italy” avanzatissimo e altamente tecnologico nel mondo: il polo di Ravenna, con decine di imprese italiane e migliaia di persone, è leader nel mondo nelle perforazioni sia per tecnologia sia per qualità ambientale. Oltre a quelle che hanno già chiuso, lasciando senza lavoro centinaia di persone, il nuovo stop potrebbe far perdere all’Italia questa leadership di qualità e di tecnologia.

Ma che cazzo stai a diiiiii!!! Certo, se la perderanno sarà perché non possono scavarsi i pozzi davanti a casa!!!

8 - Quali le posizioni politiche?

Gran parte dei politici (anche quelli che in cuor loro non sono contrari all’uso dei giacimenti nazionali) hanno fiutato il vento e per non perdere il consenso cavalcano le posizioni conservatrici.

Ah, è una posizione conservatrice… ma chi l’ha sponsorizzato questo articolo?! La logica di fondo mi pare riprendere la stessa posizione tenuta dal governo sull’ILVA, ovvero sticazzi delle ricadute sulla collettività, tuteliamo i lavori “sporchi”. Essendo incapaci di stimolare una vera innovazione si aggrappano al carbonio. Tanto i problemi vengono trasferiti su chi verrà dopo.

non entro nel merito della questione, un po’ mi ricorda la diatriba sul nucleare con quello che concerneva il ricatto occupazionale ecc… Io però sono contrario a prendere una posizione su questo tema. Ogni pirata avrà la sua idea in merito e non credo che la trivellazione sia uno dei temi sui quali il partito debba esprimersi con una linea ufficiale. Se nasceranno sciami che lavoreranno per il si e per il no la cosa non mi scandalizza. E’ pur vero che i Pirati producono una visione ecologica. ma proprio in virtù di questa visione è difficile stabilire se globalmente queste operazioni abbiano vantaggi o svantaggi.

1 Mi Piace

oltre ad una posizione ecologica c’è anche da dire che dovremmo essere per l’innovazione e sicuramente i combustibili fossili non vanno verso l’innovazione, così come abbiamo chiaro che “il lavoro”, così come lo intendiamo oggi, non ci sarà mai più per tutti quindi io spingerei per soluzioni decisamente innovative come le ipotesi di reddito, che abbiamo preso in esame, e le nuove tecnologie ecologiche.

Capisco il tuo punto di vista Athos ma ribadisco che un approccio “scientifico” verso questi problemi è complicato. La questione non è se sostenere o meno la ricerca per nuove tecnologie più ecologiche ma dove prenderemo le risorse che utilizzeremo nell’immediato futuro. Perché è chiaro che se continuiamo ad attingere le risorse dal medio oriente stiamo “ecologicamente” facendo la scelta sbagliata. Impedire la trivellazione che effetti avrà? Ridurrà la richiesta di petrolio / gas in Italia o Europa? Io non credo, penso piuttosto che sposteremo il problema altrove ed “ecologicamente” sarà addirittura peggio. Se produciamo scarsità renderemo soltanto più feroce e pericoloso il mercato dell’energia. Una svolta verde dell’economia non è l’oggetto del referendum su cui si andrà a votare, bensì la durata delle concessioni alle varie compagnie di estrazione. Per questo la vedo dura e non prenderei posizione a livello di partito.

p.s. Io voterei si perché le trivelle mi stanno sul cazzo, ma credo che purtroppo non sarà una scelta “ecologica”.

Un piccolo articolo che riporta posizioni differenti.

Perfettamente d’accordo con briganzia: le tecnologie esistenti dovranno continuare a funzionare.

Se ci lamentiamo dei soprusi fatti dalle multinazionali occidentali in altri paesi, poi non possiamo agire in modo da aumentare quei soprusi, soprattutto quando le nostre lamentele avvengono tramite infrastrutture alimentate da quegli idrocarburi e in case riscaldate dagli stessi.

Cosa facciamo poi? Esprimiamo solidarietà alle popolazioni devastate dalle trivellazioni nel Delta del Niger mentre abbiamo il culo al caldo grazie a esse?

1 Mi Piace

E’ chiaro che si tratta di un referendum “di principio”, quasi simbolico se vogliamo. Si tratta di essere favorevoli o contrari all’estrattivismo tout-court. Il punto fondamentale è il contrasto al cambiamento climatico, di cui l’estrattivismo è tra le cause principali; e il contrasto al cambiamento climatico implica cambiare anche gli stili di vita quotidiani (punto su cui insiste molto Naomi Klein nell’ultimo libro, e che invece pare terrorizzare la stragrande maggioranza dei governanti globali). Dire “se non trivelliamo noi lo farà qualcun altro” mi convince poco; il punto è che non dovremmo trivellare né noi né altri, e puntare tutto sulle rinnovabili (quindi anche auto, riscaldamenti e cucine elettriche, alimentati il più possibile da fotovoltaico, eolico e altro).

1 Mi Piace

Comunque se non ho capito male una classe di trivellazioni gia in essere non vengono toccate (oltre 12 NM) La societa é interessata alle rinnovabili e su questo non abbiamo dubbi spero Quello che possiamo fare é contenimento, ovvero rispondere SI al referendum e non aumentare il problema. Parallelamente massimizzare le politiche nazionali sulle rinnovabili Copiare chi l’ha fatto meglio di noi e prendere scelte coraggiose

2 Mi Piace

Sostengo personalmente le rinnovabili coi pannelli fotovoltaici sul tetto di casa. Peccato però non avere anche una bella centrale nucleare in giardino: ragazzi, mettiamoci l’animo in pace. Al mondo serve energia!!! Non discorsi, energia. Tanta, tanta ma tanta.

Io vedo l’esatto contrario @Exekias: il referendum tratta le concessioni correnti, non quelle future, quindi, a meno che non mi si dica che il giorno dopo il referendum andremo tutti a rinnovabili, si tratta di esaurire i giacimenti già in uso. Votare sì quindi significa semplicemente spostare il problema lontano dai nostri cortili, mentre decidiamo se andare verso le rinnovabili facendo pagare ad altri lo scotto del nostro presente.

1 Mi Piace

Segnalo articolo sul post che spiega abbastanza bene la questione.

1 Mi Piace

Quest’ultimo mi è parso l’articolo più completo, ne riporto alcuni passi.

La legge stabilisce che gli impianti che esistono entro questa fascia possono continuare la loro attività fino alla data di scadenza della concessione, che su richiesta può essere prorogata fino all’esaurimento del giacimento. Si parla quindi di permettere o no che proseguano le estrazioni sugli impianti che esistono già.

La situazione oggi

Gran parte delle 66 concessioni estrattive marine che ci sono oggi in Italia si trovano oltre le 12 miglia marine, che non sono coinvolte dal referendum. Il referendum riguarda soltanto 21 concessioni che invece si trovano entro questo limite. […] Se al referendum dovessero vincere i sì, gli impianti delle 21 concessioni di cui si parla dovranno chiudere tra circa cinque-dieci anni. Gli ultimi, cioè quelli che hanno ottenuto le concessioni più recenti, dovrebbero chiudere tra circa vent’anni.

[…] l’inquinamento non è la priorità che ha reso necessario il referendum. La ragione principale, spiegano, è “politica”: dare al governo un segnale contrario all’ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili e a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative.

5-10-20 anni!!! Ma siamo in grado di guardare avanti e creare almeno i presupposti per un futuro non estrattivista o abbiamo deciso di non provarci neanche, perché magari speriamo di gustarci scenari distopici? Le fonti energetiche che inducono il cambiamento climatico vanno tenute sotto terra: nel momento in cui vengono estratte il loro costo diventa nullo e verranno prima o poi sicuramente utilizzate, anche a costo di regalarle!

@f00l è né davanti alle nostre spiagge né sul delta del Niger, l’obiettivo che dobbiamo darci da qui a 10 anni al massimo!

Spero sian tutte balle… https://vimeo.com/156500737

Tutte non lo so, sicuramente quella chiosa finale che sul territorio non ci saranno ripercussioni economiche lo è: le piattaforme non sono tutte deserte (da geologo, alcuni miei compagni di studio andarono a fare la tesi sopra alcune di quelle piattaforme); e comunque la ricaduta non sarebbe solo per chi lavora sulle piattaforme, ma anche per tutte quelle ditte che riforniscono di pezzi le piattaforme,che chiaramente vedrebbero le loro commesse diminuire drasticamente. (e con questo non voglio dire che sono contrario, ma sono comunque molto combattutto: come dice legambiente, è un referendum politico, alla fine per quanto riguarda inquinamento e maggiore risorse destinate alle rinnovabili c’incastra poco…

Allora, a parte il fatto che “puppa” è una risposta perfettamente legittima per ogni domanda politica che si pone di recente, secondo il principio della corrispondenza delle risposte (a domanda stupida corrisponde risposta stupida), e un referendum “politico” stupido lo è, oltre al fatto che consentire al comitato promotore di trasformare a colpi di propaganda un referendum abrogativo in una mozione d’indirizzo è una puttanata anticostituzionale perché non tutela affatto le strutture della legge fondamentale, morte ai democristiani dell’86.

Le piattaforme sono riposizionabili. Tu rifiuti di prolungare la concessione su un pozzo già scavato, la piattaforma va da un’altra parte (le piattaforme sono in affitto, di solito) e scava un pozzo nuovo.

Comunque, https://www.facebook.com/marco.cattaneo.583/posts/10153847469241832

Straquoto. Io c’ero.

Perché se fossi così preoccupato dell’ambiente, della salute del pianeta e di tutte quelle altre belle cosette lì, ti impegneresti perché il tuo paese avesse un partito ambientalista degno di questo nome. Perché nella tua città ci fossero servizi pubblici più efficienti. E non frantumeresti i cabbasisi perché il sindaco ha ampliato le zone a traffico limitato.

E infatti sì, sono cose per cui mi impegno. Quindi?