Il tempo minimo é 90gg, il tempo reale é (tempo di consumo della coda di certificazione + 90gg), per esempio nel mio caso é 90 + (=~20) fino ad ora. Il che ha a che vedere piú con il modo in cui la coda viene gestita, che con il regolamento in sé. Faccio anche notare che attualmente non esiste procedura, da parte del nuovo iscritto per controllare l’avanzamento della propria iscrizione, cioé io non sono in grado di sapere se voi avete ricevuto la mia richiesta di iscrizione, chi la sta lavorando, se c’é stato un errore e se qualcuno la lavorerá mai.
Secondo me dovreste anche verificare se questa regola funziona. Avete verificato quanti personaggi “non graditi” é riuscita ad allontanare questa regola, quanti graditi hanno passato il filtro e soprattutto quanti personaggi “graditi” non hanno passato il filtro e avete perso? Perché se non funziona, dovreste riaprire la discussione su quale sia il modo migliore di selezionare gli iscritti nel vostro partito.
Non so se condivido questa idea, perché trovo scorretto in forma di principio che si chieda ad una persona di attivarsi quando i suoi diritti all’interno del partito sono nulli, la vivo come una logica da precariato. Mi ricorda molto le assunzioni con diritti progressivi di Renzi. Il militante precario, che in attesa di essere accettato, milita, si espone e poi si ritrova fra le mani un rifiuto motivato e deve spiegare all’esterno che lo hanno rifiutato. Peró se la volete perseguire dovreste perlomeno preparare un percorso di accoglienza, fornire un’infrastrutttura che gli permette di integrarsi con voi, magari con un tutor o qualunque altra cosa.
C’é un problema di logica in questo ragionamento, in pratica secondo voi, una persona che si iscrive puó assurgere al ruolo di dirigente (ogni iscritto é dirigente) dopo essere stato 3 mesi in freezer e avete la “ragionevole sicurezza” che queste persone siano affidabili e possano decidere la linea politica. Mi sembra un ragionamento quantomeno ardito.
Non stai risolvendo il problema, stai solo spostando la zona dove senti dolore.
Per quello che vedo io, per risolvere un problema bisogna porlo correttamente. E io credo che voi per questioni di educazione o di dover accettare che qualcosa non ha funzionato non lo vogliate fare.
Voi avete avuto un problema importante nel passato dove il sistema democratico che credevate perfetto é andato in tilt. Adesso state vivendo una nuova ondata e avete paura che succeda di nuovo.
Personalmente non amo le infrastrutture pesantemente burocratizzate, mi piacciono le strutture leggere. Quando mi occupo di organizzare team, di solito, la prima cosa che faccio fuori sono proprio i ruoli gerarchici e mi curo solo dei ruoli funzionali, cioé chi sa fare cosa. Quindi il mio primo consiglio é di osservare la vostra burocrazia e se qualcosa non serve, potate.
Per esempio, io al posto di creare dei gruppi rigidi vuoti come quelli regionali lascerei alle proposte di creare dei gruppi. Cencellerei tutti quelli vuoti e farei una regola del tipo: “Se vuoi creare un gruppo territoriale o di scopo descrivici il tuo progetto e creiamolo” va da se che se al momento non esiste chi lo desidera si deve occupare di curarlo.
Cosí come eviterei incarichi da spilletta ma cercherei di produrre solo incarichi necessari al buon funzionamento del partito, ma questo credo che sia giá nel vostro forma mentis.
Tornando sui 90gg secondo me avrebbe avuto piú senso accettare da subito l’iscrizione (alla fine succede anche che magari qualcuno vuole solo sostenervi con l’iscrizione) e costruire un percorso di responsabilizzazione progressiva.
In generale non sono d’accordo. Perché ho l’impressione che il tuo tentativo sia di risolvere problemi giusti con strumenti sbagliati.
Il problema vero é che le persone non sono tutte uguali, sono tutte diverse. Sono tutte diverse ma hanno (o dovrebbero avere) tutte gli stessi diritti. Il fatto di concedere uguali diritti ad una persona che sta nel gruppo da 10 anni e ad una persona che si é iscritta un minuto fa genera un’ingiustizia che a causa dei vostri valori (siamo tutti uguali) non riuscite ad elaborare e avete pensato che un freezer di 90 giorni potesse risolvere questo problema.
Quindi io partirei dall’accettare l’idea che anche se abbiamo tutti gli stessi diritti, ci sono persone piú esperte di altre, persone piú altruiste, persone egoiste, persone rette e persone con secondi fini, perché siamo tutti diversi.
Messa in questi termini il problema é come faccio a distinguere e selezionare gli iscritti che perseguiranno i valori del PP, a includere persone rette e a evitare quelle che con i loro secondi fini arriverebbero a danneggiare il PP?
Ovviamente io parto dall’idea che chi é al comando non abbia secondi fini. Ma questo é un assunto.
Se guardate alla storia degli altri partiti non c’é una risposta definitiva a questa domanda, ma io credo che la soluzione passi attraverso un percorso che premia i valori positivi e blocca quelli negativi. Sapendo che nessun filtro sará perfetto, potremmo creare filtri molto restrittivi che pur di far entrare solo persone buone mi faranno perdere un sacco di persone buone, io prefererirei un filtro che sbaglia facendomi entrare persone sbagliate ma che non mi fa perdere nessuna di quelle buone. Inoltre il percorso dovrebbe essere di responsabilizzazione progressiva. Poi c’é un’altra questione, il certificatore dovrebbe avere dei parametri oggettivi di accettazione uguali per tutti quanti. Cioé due certificatori che valutano una persona dovrebbero arrivare alla stessa conclusione.
Quindi per riassumere, penso che l’idea di partito estesa, sia generata dal’intenzione di voler risolvere il problema di selezione degli iscritti. Penso che per risolvere questo problema si stia utilizzando lo strumento sbagliato. Penso che sarebbe molto meglio costruire un percorso di accompagnamento dal momento della certificazione al momento dell’iscrizione. Penso che la certificazione dovrebbe essere solo una valutazione sulla reale identitá del tesserato e non una valutazione su altre competenze. Penso che la burocrazia é il male.