Punti della posiz comune su immigrazione

Si potrebbero unire le diverse opzioni, aumentare di poco IMU per case sfitte, abbassare un poco IMU per le case affittate per abitazione principale (e qui sarebbe abbastanza facile fare i conti sui soldi entranti e quelli spesi per incentivare gli affitti sia riducendo la tassazione ai proprietari che fornendo un aiuto agli inquilini) Insisto anche sulla proposta di una “tassa extra” per chi possiede molte abitazioni vuote.

il punto è che non si sta parlando di un piccolo proprietario che ha 2 o 3 appartamenti da affittare, ma di chi ne ha 20/ 30 o più e che ha già deciso che gli conviene - gli conviene - pagare l’IMU e tasse annesse, che probabilmente poi scarica su altro, piuttosto che affittarle. Perché da sfitte gli rendono di più che affittate.
E questo ragionamento non solo grava sulle casse dello Stato che è costretto a supportare, anche in ordine pubblico, la gravissima emergenza alloggi, ma blocca il mercato degli affitti che offrendo pochissimi alloggi di fatto eliminano ogni possibilità di concorrenza, che è l’ingrediente principale anche del contenimento dei prezzi.
Insomma per una minoranza che specula la maggioranza ci rimette anche parecchio salato…
Non basta incentivare un comportamento corretto, occorrerebbe disincentivare una speculazione fatta sulle spalle della collettività, secondo me.

Al 10 appartamento di tua proprietà si alza esponenzialmente l’IMU se non sono affittati. Se li affitti hai l’IMU dimezzato.

no, io non parlo di esproprio, è più un discorso di riutilizzo forzato degli immobili, contenendo la cementificazione. Se ho bisogno di 100 nuove case, e ce ne sono 50 sfitte di privati e 50 pignorate in mano a istituti bancari da ipotesi 10 anni, su quelle sfitte posso incentivare l’affitto come dite voi, ma le altre 50? perchè dovrei farle costruire quando ce ne sono altre 50 diventate ormai invendibili? Io Stato, le acquisto e le metto a rendita. Sollevo il problema di proprietà ormai invendibil e svalutate, e le metto a rendita affittandole. Quanto bisogno abbiamo di alloggi popolari e non ce ne sono abbastanza? Non so, non ci vedo prepotenza, alla fine è un pò come se ci fosse una deadline entro la quale devi rivendere gli immobili pignorati. Il mio discorso è puramente limitato agli istituti bancari e società immobiliari.

@Mark8 Con prezzo insindacabile intendo che viene deciso secondo stime ben definite da un ufficio apposito per evitare speculazioni.

un pò quello che intendo io. Se lo Stato ricicla gli immobili invendibili e li immette nel mercato a prezzi di pubblico accesso, avresti un controllo dei prezzi più ampio.

Sarebbe molto opportuno almeno si facessero studi sul reale costo di questa operazione, conteggiando sia i soldi spesi per “riscattarle” che quelli spesi per aiutare chi non ha mezzi a sufficienza per pagare gli affitti. In altre parole, sarebbe bello vedere, al fatto pratico, quali sono i costi e risparmi delle diverse opzioni.

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Sto ancora aspettando risposta dalla persona del NAGA, sono appena rientrati dalle ferie ed avranno tonnellate di vicende con piu alta priorita’ delle nostre chiacchere. Ieri sera abbiamo provato “jami” per la videochat collettiva, ma ancora non riusciamo ad usarlo in modo affidabile.

Conto di farcela ad insistere col NAGA per fare incontro a breve. Vorrei inserire nell elenco dei punti da discutere sulla immigrazione un aspetto non ancora considerato, chiamiamolo i “cerchi di influenza sociale” per dirla in breve si tratta di considerare che le persone a volte vivono in stretta relazione con altre, questi legami a volte non sono solo di lavoro, a volte le persone coinvolte sono molto importanti per gli altri, allontanarli comporterebbe danneggiare gli altri che rimangono. Una presentazione un po piu approfondita di questo punto si trova (in inglese) su TED https://www.ted.com/talks/duarte_geraldino_what_we_re_missing_in_the_debate_about_immigration?utm_campaign=tedspread&utm_medium=referral&utm_source=tedcomshare Cosa dite inserisco il punto, ove si consideri la espulsione del soggetto, che sia richiesta “attenta valutazione del cerchio di influenza sociale” ? Definirlo in maggiore dettaglio mi e’ difficile

Ho ritentato ancora col NAGA, ci vuole pazienza…

Io propongo di inserire nei punti elencati anche lo “Ius culturae” ovvero che se un ragazzo ha seguito un corso scolastico (ad esempio le elementari) si possa considerare che abbia ricevuto esposizione diretta al paese e questo possa essere considerato condizione sufficiente. Alcuni obiettano, che fare le elementari non necessariamente “integri” il bambino, poiche’ alcuni possono comunque non inserirsi nelle relazioni sociali, culturali e magari frequentare solo persone che non sono inserite nel tessuto socio-culturale. Io ritengo che, comunque, vada riconosciuta una esperienza di questo tipo come un significativo inserimento nel tessuto del gruppo. Voi cosa ne dite? Basta avere frequentato un corso? Lo inserisco nell elenco dei punti da considerare? P.S. il NAGA mi sta tirando troppo lungo, ultimamente han detto che loro non “lavorano coi partiti”… Insisto domani

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Ciao,non sapendo ancora come arricchire la sezione ho deciso di “risponderti” con una cosa non collegata a quel che hai scritto. Se si volesse approfondire le basi storiche della attuale situazione, posto un link che tratta la direttiva della discordia.: https://www.a-dif.org/2019/06/20/la-direttiva-della-vergogna-atto-secondo/

Ho visto una altra proposta interessante: svariati comuni in certe zone si stanno o sono gia spopolati. Sarebbe vantaggioso per tutti se, fissate delle regole, si desse la possibilita’ ai profughi di usare le case, ovviamente rispondendo dei danni e ripagando in qualche modo i proprietari, che altrimenti le avrebbero vuote o peggio in rovina

Ciao, non sono sparito, fino ad ora nessuno ha voluto/saputo rispondere, ho contattao NAGA (piu volte) Emergency, Oxfam, Mediterranea, un paio di avvocati, MD,se qualcuno di noi avesse qualcuno da segnalarmi io vado avanti… piuttosto volentieri. Dal NAGA mi hanno detto che “noi per statuto non lavoriamo coi partiti” ho provato a spiegare la ottusita’ di questa posizione, senza cambiare le cose. Aspetto ancora risposte da un po di amici/conoscenti.

Ho trovato alcuni dati sui costi delle immigrazioni che NON HO VERIFICATO, li scrivo qui sotto: anno tot contributi UE

2018 4600 mln 80 mln 2017 4400 mln 91 mln 2016 3600 mln 77 mln 2015 3300 mln 2014 640 mln 2130 460 mln

Segnalo un articolo che parla della possibilita’ attuali di “regolarizzare”: Articolo pubblicato dalla rivista Africa il 18 gennaio 2020

n mezzo a mille cattive notizie, l’anno 2020 sembra cominciare almeno con un buon auspicio: il 15 gennaio, rispondendo a un’interrogazione del deputato radicale Riccardo Magi, la ministra dell’Interno ha spiegato alla Camera che «l’intenzione del governo è quella di valutare le questioni poste dall’ordine del giorno approvato il 23 dicembre scorso». Per chi abbia seguito il dibattito di questi mesi il riferimento è chiaro: il 23 dicembre scorso la Camera aveva approvato un ordine del giorno che parlava esplicitamente di una regolarizzazione degli immigrati presenti in Italia senza documenti. Le parole di Lamorgese significano che il governo sta valutando l’ipotesi di una «sanatoria». Non è ancora una buona notizia, ma è appunto un buon auspicio [qui il resoconto integrale della discussione].

Un provvedimento ancora da costruire. In effetti, sono moltissimi gli stranieri che sperano in una prossima regolarizzazione. Nel dibattito pubblico si parla quasi esclusivamente di quei migranti che, con l’abolizione dei permessi umanitari, si sono visti rifiutare la domanda di asilo (il permesso umanitario era appunto una delle più diffuse tipologie di asilo): ma la platea dei potenziali beneficiari è assai più ampia. Con la crisi economica, per esempio, molti lavoratori stranieri regolari sono stati licenziati, non sono riusciti a trovare un nuovo impiego e di conseguenza non hanno potuto rinnovare i loro permessi di soggiorno. Ci sono poi gli immigrati giunti in Italia con un semplice visto turistico, che hanno trovato un impiego ma non hanno potuto mettersi in regola (le leggi vietano la trasformazione di un visto turistico in un permesso per lavoro). L’elenco potrebbe continuare a lungo: con le norme in vigore è assai difficile – e spesso addirittura impossibile – entrare in Italia o rimanerci legalmente, e perciò il numero di irregolari è cospicuo, anche se difficile da quantificare (le stime in questo campo, è bene ricordarlo, non hanno alcuna affidabilità). Già in queste ore, dunque, l’annuncio di Lamorgese sta suscitando speranze e attese: come si potrà accedere a questa nuova regolarizzazione? Quali requisiti saranno necessari? Chi potrà fare la richiesta e ottenere il sospirato permesso di soggiorno? È bene sapere che a queste domande non è possibile dare una risposta: la regolarizzazione non c’è, perché non è stata approvata nessuna legge, e dunque non vi sono «requisiti» da soddisfare. L’ordine del giorno approvato dalla Camera il 23 dicembre formula due possibili proposte. Una prima ipotesi è quella di mettere in regola gli stranieri che già lavorano «al nero», a patto che siano gli stessi datori di lavoro ad autodenunciarsi (cioè a dichiarare di aver assunto un immigrato). Una seconda ipotesi è quella di concedere un permesso di soggiorno allo straniero qualora un’azienda (o una famiglia nel caso dei domestici) sia disposta ad assumerlo. I datori di lavoro dovrebbero pagare un contributo di 200 euro per ogni lavoratore regolarizzato. Si tratta, beninteso, soltanto di ipotesi, che potrebbero anche cambiare nel corso del tempo, ma che ci consentono almeno di avanzare una prima riflessione.

È necessaria una soluzione di compromesso. Non è un mistero che il clima politico sia complessivamente ostile a un provvedimento di regolarizzazione. Proprio in queste ore, giornali e partiti della destra si stanno scatenando contro quella che già chiamano la «maxi-sanatoria» (!), e c’è da scommettere che anche all’interno della maggioranza i pareri siano per lo più negativi. La stessa ministra Lamorgese è apparsa assai cauta, e si è limitata a dire che il governo «sta valutando»: come a dire che anche a Palazzo Chigi ci sono riserve e perplessità. In un clima così ostile, è fin troppo ovvio che ottenere una regolarizzazione è – e resta – un obiettivo difficile. Ancor più difficile è far approvare un provvedimento che consenta davvero l’emersione di migliaia di cittadini stranieri irregolari: il rischio è che, in mezzo a mille «veti» e «paletti», si arrivi a una legge che non serve a nulla. Non sarebbe la prima volta che accade una cosa del genere. Da questo punto di vista, chi – come l’onorevole Magi – ha avuto il coraggio di avviare una trattativa, si trova di fronte a un compito delicatissimo. Si tratta, in sostanza, di «far pesare» nel dibattito politico le molte voci della società civile – Chiese, associazioni, sindacati, ma anche piccole e medie imprese e importanti settori produttivi – che chiedono politiche più realistiche in materia di lavoratori stranieri; al contempo, si tratta di arrivare a un compromesso accettabile, perché è ovvio che in questo clima politico non è pensabile di ottenere la «regolarizzazione perfetta» (ammesso poi che esista, una regolarizzazione perfetta…). Vediamo di spiegarci con un paio di esempi.

Una prima trappola: l’autodenuncia del datore di lavoro. Come abbiamo visto, l’ordine del giorno del 23 dicembre propone di regolarizzare gli stranieri sulla base di una «autodenuncia» dei datori di lavoro: è una procedura che conosciamo bene, perché ha caratterizzato tutte le «sanatorie» degli scorsi anni, a partire dalla Bossi-Fini del 2002. Significa, in sostanza, che non è l’immigrato che chiede di regolarizzarsi: solo il datore di lavoro può presentare una domanda di «emersione». Nelle scorse sanatorie, molte aziende si rifiutarono però di denunciare i loro rapporti di lavoro al nero, anche per la paura di possibili conseguenze legali. Nel provvedimento del 2012, per dire, se la procedura non andava a buon fine (se cioè la domanda non veniva accettata), il datore di lavoro poteva essere denunciato per aver assunto un irregolare: questo rischio indusse molti a non presentare la domanda, e la sanatoria si rivelò un vero e proprio “flop”. L’ideale sarebbe garantire agli stessi migranti il diritto di richiedere la regolarizzazione: sarebbe la procedura più logica, e anche quella più garantista. Se ciò non fosse possibile – se cioè un provvedimento di questo genere incontrasse troppe resistenze –, sarebbe meglio approvare la seconda ipotesi avanzata dall’ordine del giorno del 23 dicembre: quella di regolarizzare gli immigrati non in base a un rapporto di lavoro già esistente, ma a fronte di una proposta di assunzione.

La seconda trappola: la «tassa» sulla regolarizzazione. Un secondo punto riguarda la «tassa» di 200 euro per accedere alla procedura. Sembra evidente che una misura di questo genere sia stata proposta soprattutto per vincere le prevedibili resistenze delle burocrazie ministeriali (e di una parte del mondo politico): in questo modo, infatti, il provvedimento di regolarizzazione avrebbe il non trascurabile effetto di garantire cospicui introiti per lo Stato. Anche in questo caso, nulla di nuovo sotto il sole: quasi tutte le sanatorie degli anni passate prevedevano una qualche forma di «contributo» a carico dei richiedenti. E proprio dall’esperienza degli scorsi decenni abbiamo imparato una cosa: benché in teoria fossero i datori di lavoro a dover sborsare il contributo, all’atto pratico l’onere è ricaduto quasi sempre sulle spalle dei migranti. Il meccanismo, prevedibilissimo, consisteva in una sorta di scambio: io, datore di lavoro, accetto benevolmente (si fa per dire…) di presentare la domanda di regolarizzazione in tuo favore, ma tu in cambio paghi il contributo al posto mio. Tener conto di questo meccanismo è importante, perché è necessario evitare che i migranti si indebitino (e magari finiscano nelle mani di strozzini e usurai) per accedere alla procedura. L’ideale sarebbe di non prevedere nessun contributo monetario: in fin dei conti – secondo alcune stime – anche senza la «tassa» la regolarizzazione porterebbe nelle casse dello Stato la bellezza di 1 miliardo di nuove entrate fiscali e di 3 miliardi di maggiori contributi previdenziali. Infine, si dovrebbe evitare lo stillicidio di requisiti «ostativi» (che impediscono cioè di accedere alla procedura di regolarizzazione). In alcune sanatorie precedenti, ad esempio, si cercò di introdurre la regola per cui uno straniero destinatario di espulsione non poteva presentare la domanda: il che è una contraddizione in termini, perché qualsiasi irregolare può essere vittima di una espulsione. Insomma, sarebbe necessario un provvedimento realistico, che consenta effettivamente l’emersione degli irregolari. La strada è difficile, ma una porta si è aperta.

Ecco un link che mi hanno segnalato: https://www.facebook.com/notes/mai-più-lager-no-ai-cpr/richieste-e-sollecitazioni-ad-istituzioni-e-società-civile-versione-estesa/408243673080478/

Metto qui il link al documento AGGIORNATO su immigrazione, ci ho messo un po del mio e vorrei i vostri pareri https://drive.google.com/open?id=1oGZp1tFfyaJwF8LT09891-4wY6SBpf0L

Non riesco a mandare su quui il testo formattato che ho messo a punto. Saro’ ben lieto di mandare il testo in formato .rtf a chiunque me ne faccia richiesta. Per ora lo metto qui

Proposta di regolamento su immigrazioni

Il pricipio e’ che la collaborazione porta beneficio a chi “ospita” come a chi “viene ospitato” favorendo relazioni costruttive, commercio e conoscenza.

condizioni di accettazione

[vedi convenzione dei rifugiati del 1951 https://www.unhcr.it/wp-content/uploads/2017/01/Convenzione-di-Ginevra-del-1951_.pdf ]

guerra, scontri tra fazioni

ricongiungimento familiare avviabile anche da remoto, tempi RAGIONEVOLI e certi

vita migliore (migranti “economici”)

status di profugo (ha gia rischiato/pagato o in soldi o in salute)

minori non accompagnati

non rispettati nel luogo di partenza i diritti fondamentali

miseria, fame, la accettazione dipende dagli accordi ratificati

se perseguitato politico, il crimine commesso, da noi, sarebbe anti-costituzionale?

perche’ appartenente a minoranza e/o diverso [ si rischia di accettare ad es. tutti LGBT Sauditi, copti Egiziani ecc…]

Visto di ingresso:

automatico per:

provenienti da posti con guerre, perseguitati,

ricongiungimenti

ottenibile anche su richiesta telematica oppure via ambasciata/consolato/ONG

Accordi di interscambio:

sistema tipo ‘Erasmus’ per i giovani esteso ben oltre i confini della Europa

io prendo i nuovi se tu riprendi gli irregolari presenti ( valutando il caso per quelli che hanno un significativo impatto sulle persone locali: vanno tutelati i legami significativi con i locali, estendendo oltre alle sole attivita’ produttive)

prestito per avvio di nuova attivita’ in europa - se con le presunte tasse potra’ ripagare il prestito, o in altro modo [ per estenderlo anche al paese di origine bisogna definire le condizioni]

Individuare interlocutori nei vari paesi

paesi stabili, democratici – le strutture dei governi

paesi stabili, incostituzionali - come assicurarsi che non vengano fatte preferenze ingiuste?

paesi instabili – chi individuare come interlocutore stabile?

Supporto ai “corridoi umanitari”

[Al momento non mi sono noti i meccanismi usati, pare che la chiesa ne usi un poco, servono ulteriori informazioni ]

Residenza

La residenza va riconosciuta a chiunque abbia dimora abituale nel comune, sia esso nativo o immigrato, con o senza titolo di soggiorno. E’ sufficiente avere inviato raccomandata o PEC alla questura con un recapito (vedi dopo) Questo serve per avere accesso a tutti i servizi erogati sul territorio, loro spettanti (ad es.: iscrizione al SSN, assegnazione medico di base e esenzioni ticket; rilascio della carta di identità e delle certificazioni anagrafiche; accesso all’assistenza sociale e a sussidi anche di invalidità, e alle agevolazioni basate sull’ISEE; partecipazione a bandi per alloggi di edilizia residenziale pubblica e sussidi per i canoni di locazione; iscrizione ai centri per l’impiego) nonché per garantire l’accesso alle facoltà e alle agevolazioni ed ai diritti tutti che comunque presuppongono di norma o di fatto la titolarità di una residenza anagrafica (ad es.; rilascio patente di guida o conversione patente estera; apertura conto corrente bancario; apertura partita IVA; richiesta di cittadinanza. Il Giudice di Verona ha osservato infatti che l’iscrizione all’anagrafe cittadina «incide su diritti aventi rilevanza costituzionale»: essa, infatti, permette ai cittadini stranieri di accedere alle misure di politica attiva del lavoro, di ottenere un numero di partita Iva, di avere un valore Isee per accedere alle prestazioni sociali agevolate, di far decorrere il termine per la cittadinanza italiane, di avere il permesso di soggiorno Ue, di ottenere la patente di guida. Elenco di pag con analoghe ordinanze: https://www.asgi.it/…/iscrizione-anagrafica-decreto-sicure…/

https://corrieredelveneto.corriere.it/…/giudice-iscrive-pro…

Avvio di progetti di “accoglienza diffusa” tipo SPRAR anche per tutti i richiedenti asilo, per I titolari di permesso umanitario o protezione speciale, che preveda anche corsi di lingua italiana ed accesso alla formazione professionale. Compresi sistemi inter-regionali per inserimento socio-lavorativo di richiedenti che abbiano protezione internazionale, umanitaria, sussidiaria, casi speciali.

Eliminazione dei CPR

Evitare CPR come luoghi di segregazione . Si vuole inserire, non “inglobare fisicamente”. Meglio chiuderli. Deve essere consentito accesso ai CPR esistenti a tutti i personaggi politici in qualsiasi momento.

Ci devono essere luoghi idonei per il pernottamento dei senza tetto, sia cittadini che stranieri, sia che abbiano permesso di soggiorno o meno, sia che siano di quel comune o meno (usare alloggi inutilizzati e/o sequestrati)

Le persono ancora interne ai CPR hanno i diritti costituzionali tutelati (contatti con l’esterno e visite familiari)

Attualmente la gestione dei CPR e’ orientata all isolamento assoluto del detenuto, che non ha accesso al sistema sanitario

Da subito ONG, associazioni di tutela dei detenuti, Garante dei detenuti, hanno libero accesso ai CPR 24/7; con un giorno di preavviso accesso aperto anche a stampa e fotografi nazionali

Accesso ai nidi di infanzia e scuole comunali anche senza residenza nel comune, ma seguendo il principio della “dimora abituale”

La richiesta di soggiorno (approvata o meno) causa il rilascio di permesso di lavoro/studio, i motivi familiari sono condizione sufficiente.

Indicazioni uniformi ISEE che esonerino i cittadini e le cittadine extra UE dalla presentazione di documenti reperibili solo nel paese d’origine, nonché dal requisito della titolarità di una residenza, considerando sufficiente quello della dimora abituale o domicilio. Presunzione di appartenenza alla fascia minima ISEE dei nuclei familiari con genitori di cittadinanza extra UE privi di permesso di soggiorno.

Ogni ostacolo al soccorso in mare deve essere rimosso

Abrogazione dei precedenti accordi con paesi non-in-grado di garantire il rispetto dei diritti umani

Assistenza sanitaria garantita anche ai migranti, senza eccezioni, privilegiando la maternita’ ed i minori (inclusi i cittadini neocomunitari (Romania e Bulgaria) non coperti dai propri paesi

Favorire eventi culturali atti allo sviluppo di una cultura di accoglienza (che nasce dal conoscersi un poco meglio)

Diritto di voto (attivo e passivo) ai domiciliati e residenti nel comune da almeno 5 anni

Snellire processi contro ONG Facilitare la conclusione dei processi ancora aperti contro ONG, chi ha tutelato gli emigranti ha compiuto gesto umanitario. Lo stato regolamenta le immigrazioni definendo regole che rispettino i fondamentali diritti di tutti. Eliminare la norma (italiana) che impedisce di traformare un visto turistico in un lavoro ( serve per evitare sfruttamento, bisogna migliorarla, evitando lo sfruttamento e permettendo al profugo di lavorare)

Fornire un percorso agevolato alle aziende che impiegano lavoratori stranieri “in nero” che tuteli chi lavora e chi lo paga allo scopo di eliminare il nero e rafforzare le due parti. Ad esempio il datore di lavoro paga una cifra simbolica (tipo 100 euro, che pagano i costi della procedura) e da li in poi sono entrambi inseriti nel ciclo normale del lavoro; la azienda vede automaticamente “eliminati” i precedenti reati che coinvolgono quella persona (forse si potrebbe introdurre anche una sanatoria per i lavoratori stranieri del passato che non sono piu impiegati?). Il lavoratore viene ovviamente inserito come immigrato “regolare”. Si potrebbe anche “regolarizzare” stranieri che hanno una “proposta di assunzione” aiutando lavoratore ed azienda a iniziare gradualmente

Interrompere i flussi di soldi da UE verso la Libia per arrestare i profughi (Euronews parla di centinaia di milioni) questa ambigua azione non tutela nessuno e favorisce i soliti sfruttatori. Eliminare la finta “zona SAR libica” tenuto conto della collaborazione libica con trafficanti come BiJa e Zawia. Quei soldi si possono usare per aiutare le persone reali, non i trafficanti .

Le politiche europee basate sulla esternalizzazione delle frontiere e del diritto di chiedere in asilo in europa sono fallite (vedi le recenti azioni della Turchia in Siria, Rojava, azioni russe in quelle zone, guerra interna in Libia, volatilita’ del supporto USA/URSS a diversi gruppi locali, Al Sisi in Egitto).

Lo sbocco naturale del sovranismo e’ la guerra (parere mio). Il consiglio di sicurezza dell ONU ha le mani legate dai soliti interessi dei paesi forti. La priorita’ deve andare alle persone, ai diritti umani, a discapito delle organizzazioni. La comunita’ internazionale deve sostenere le richieste di “resettlement” avanzate dall’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite, sistematicamente trascurate dai paesi occidentali

Costi Al momento ogni profugo costa alla collettivita’ circa 72 euro/die (compresi i 35 che vanno in tasca a lui), soldi che rientrano subito nelle tasche della collettivita’, poiche’ spesi subito per sopravvivere, favorendo il commercio. Si conta che le persone trovino un impiego, con paga regolare, non inserendosi nel gorgo del lavoro nero che sottrae guadagno e diritti agli altri lavoratori [servono dettagli]

Chiedere finanziamenti ad UE per riconversione immobili sequestrat i alla mafia (forse ci potrebbe lavorare anche qualche profugo qualificato) da adibire ad alloggi per profughi

database con informazioni su capacita’/esperienze lavorative, lingue note, studi

condivisione di un altro database “criminali” tra le varie polizie su persone che hanno commesso crimini

Ambasciate e consolati devono essere preparati ad affrontare le nuove richieste serenamente (da valutare possibile collaborazione con ONG)

Dettagli tecnici

Abolizione del del “reato di agevolazione” previsto dall art 12 del T.U. immigrazione 286/1998 (usato per punire ONG)

Interruzione del trattato di amicizia Italia-Libia del 2008 e protocolli del 2007: la Libia non e’ luogo sicuro per profughi (documentato da rapporti delle nazioni unite)

Rispetto dell art 33 convenzione di Ginevra con divieto di respingimenti collettivi (carta dei diritti fondamentali della unione europea art. 19 + quarto protocollo allegato alla convenzione europea salvaguardia diritti dell uomo 8 art. 4

Legge 77 8 agosto 2019 da rivedere

Legge 689 2 dicembre 1984 prevede che: “provvedimento di divieto “e’ adottato di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei ministri.».”

Definizioni

Dimora abituale : La dimora abituale è il luogo ove una persona vive per gran parte dell’anno

Domicilio : è il luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi

[La circolare 19 del 7/9/2009, il Ministero dell’Interno ha chiarito che l’art. 3 comma 38 della legge n. 94/2009, deve essere interpretato nel senso che le persone senza fissa dimora, iscritte in anagrafe presso un domicilio, devono essere reperibili.]