Dice:
Il primo mito da debunkare e’ proprio questo: il motore dei consumi non sono i singoli. Sono le aziende. La stragrande maggioranza dei consumi di beni e servizi viene dalle aziende, e una piccola parte viene dai singoli individui che individuiamo come “consumatori”.
D’accordo che le aziende spendono con maggiore facilità e maggiori volumi di individui, ma le aziende funzionano solo se alla fine escono prodotti che vendono a consumatori, che sia a livello regionale o in esportazione. Perciò dando soldi ai consumatori apri anche le opportunità alle aziende. Il suo discorso economico non quadra.
Ma no, dopo Ford si sono fatte un sacco di misure , si e’ fatta della matematica, e si e’ visto che Ford sbagliava: non capiva che lo stipendio del lavoratore impattava sul territorio MENO di quanto impattasse la sua stessa azienda, attraverso la cosiddetta “supply chain”.
Ma solamente se esiste un mercato di acquirenti oltre ai propri lavoratori… in tal caso è certo che ci sono molti che possono pagare di più per le auto.
Questa e’ la parte di realta’ che non e’ ancora entrata nella cultura italiana.
Ma perché è una matematica bogus. Si fonda sul concetto di esportazione. Certo che c’è più ricchezza nel tuo paese se invece di distribuire un reddito a tutti crei un industria che vende cose (in)utili alla popolazione altrove… solo che in tal caso presumi che sarai più furbo degli altri paesi che stanno cercando di fare lo stesso con te… ed ad un livello globale il tutto non quadra per niente. Se la ricchezza ottenuta qui non è eticamente accettabile dato che si fonda sulla povertà altrui, allora che diavolo hai ottenuto?
Molto meglio il ragionamento RdE: la ricchezza si forma attraverso l’automazione e l’efficienza di produzione — piuttosto di lasciarla ai ricchi, facciamo ridistribuzione, perché altrimenti l’economia arriva all’arresto cardiaco: quando non ci sono più consumatori reali, resta solo l’industria che compra molto, ma lo fa per vendere… e perciò necessita di persone capaci di acquistare i loro prodotti.
Ma è scemo sto personaggio o l’economia Friedmaniana gli ha lavato il cervello?
e partiamo dall’idea che in qualsiasi economia moderna la domanda sia generata dalle aziende, e non dai singoli cittadini in veste di “consumatori”.
… in questo modo dando quasi per legge naturale il principio di colonialismo occidentale nei riguardi delle risorse naturali e degli altri paesi del mondo…
Insomma, sul piano macroeconomico salvare il posto di lavoro e’ meglio che sussidiare il lavoratore. Dalle quattro alle cinque volte meglio.
Si, perché invece di dargli la libertà di trovarsi una nuova occupazione soddisfacente gli fai fare un lavoro che almeno in parte genera retribuzione. Ma non perché le aziende creino maggiore consumo… qui la sua causalità è bogus. Certo è meglio una persona che produce qualcosa di una persona che prende il reddito e basta… ma questo è banale e vale comunque.
Mi risparmio di leggere il resto che se parte da tali errori di matematica economica è ovvio che non può arrivare a nulla di politicamente utile. Ho cambiato idea e ho sbirciato in avanti… li dice cose giuste nonostante gli errori iniziali… boh:
La cosa che va governata è l’aumento della produttività aziendale dovuta alle nuove tecnologie. Questo aumento non va governato in termini di “posti di lavoro”, ma in termini di “domanda”. Il Welfare non e’ una risposta, al massimo e’ un antidolorifico. Ma non ferma il problema. Le filosofie del passato, comunismo-liberismo-socialismo-whatever non sono adeguate a risolvere un problema tecnologico. La cultura umanistica ha fatto il suo tempo.
Più che altro va aggiornata. Si, il welfare non è una risposta se non ci si occupa prima del problema di dove vanno a finire i guadagni della nuova efficienza tecnologica — e con ciò ha detto lo stesso che diciamo noi dal 2012 circa.
Quello che succedera’ all’Italia e’ semplice da prevedere: una classe dirigente che disprezza qualsiasi tipo di cosa sia “tecnica”.
In realtà ce l’abbiamo anche in Germania. Quando feci carriera ad Amburgo come capo-tecnico della nuova webbificazione dell’offerta redazionale, la mia carriera era sempre limitata dal concetto che io sia un tecnico e che c’erano middle manager che sapevano meglio cosa fare da un punto di vista commerciale-strategico. Sbagliavano di brutto e appena mi sono messo in proprio ho guadagnato assai meglio, nonostante ero già il tecnico con la migliore paga di tutta la casa editoriale.
In queste condizioni, quindi, il problema di governare le nuove tecnologie non avra’ alcuna risposta utile, perche’ le materie che servirebbe conoscere per capire l’esistenza del problema sono disprezzate come “inferiori” nella scala della conoscenza richiesta alla classe dirigente.
In questo invece dissenso… perché sulla questione ObCrypto noto spesso che la gente “normale” afferra il concetto e ne capisce l’urgenza mentre la gente “tecnica” si impicca su certi preconcetti invalidi come federation o open standards… un milione di falsi ideali e miti che si trovano in testa, provenienti da un mito di una rete di una volta che non è mai veramente esistita… che effettivamente riduce la capacità di comprendere l’urgenza la fattibilità della proposta ObCrypto. Perciò dissenso che il problema siano i politici— sono i loro referenti tecnici e gli attivisti delle NGO che promuovono ricette disfunzionali come la net neutrality, i server autoamministrati, la federation tra eguali, la data portability ed altre fesserie.
Per questo c’è la speranza che i politici non-tecnici scopriranno questi tecnici che promuovono una visione diversa, assai più promettente… e allora magari salviamo la democrazia europea in tempo.