Abolire il suffragio universale, spingere per l'epistocrazia

Come diceva Bakunin:"È ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile.

2 Mi Piace

mi hai frainteso, non sto assolutamente parlando di eliminare il diritto di voto! Ma sto, invece, proponendo esattamente questo: rivendicare un voto consapevole con tutte le armi a nostra disposizione, ivi inclusa la diffusione di consapevolezza che il voto in italia non è consapevole.

[quote=“ale, post:66, topic:2124”] Io non credo che uno degli immigrati nei campi di pomodori di Foggia esprimerebbe un voto meno maturo di un intellettuale cresciuto all’ombra di Massimo Cacciari o di un fisico prediletto da Rubbia [/quote] infatti non lo esprimerebbe! Mettere in condizione un immigrato di esprimere la sua consapevolezza politica equivale nel dargli strumenti di parola, ovvero di denuncia dello sfruttamento lavorativo, tanto per dirne una. E senza andare a situazioni estreme dare strumenti politici di partecipazione ai cittadini in condizione di estrema povertà e svantaggio sociale equivale nel renderli consapevoli che non sono quei migranti di prima responsabili del contesto estremo in cui vivono, ma sono, per esempio, una istituzione negligente e corrotta che gli impedisce di accedere a forme di sostegno e supporto previste da costituzioni e leggi inapplicate che rendono impossibile la fruizione del diritto all’istruzione, alla casa ed ad un lavoro decoroso. In un sistema democratico il voto è uno dei tanti strumenti per far politica, non è l’unico. Già solo rendere consapevole, attraverso l’esperienza diretta e non l’indottrinamento, una popolazione che utilizzare bene gli strumenti democratici si può incidere socialmente restituisce potere a chi è in svantaggio. Torno a parlare dell’esempio pratico della battaglia dell’Isee: il primo step è stata la denuncia dell’incostituzionalità della legge: lo spiegare nei dettagli come avrebbe inciso sulla vita pratica delle persone. Poi c’è stata la parte più laboriosa e diretta di organizzare un ricorso, un lavoro che ho fatto con un telefono, una mail, un blog e senza poter uscire di casa e totalmente oscurata da ogni media. Se sono riuscita io in queste condizioni chiunque lo può fare. Chiunque. Poi ovviamente c’è stato l’iter giudiziale, che è stato fatto con consapevolezza da alcuni legali in gamba e che credevano profondamente nel diritto all’uguaglianza. Ed alla fine c’è stato il tam tam sul web, anch’esso totalmente ignorato dalla televisione, ma che è stato sufficiente per costringere il Governo a cambiare la legge e quelle che erano all’epoca le opposizioni (sig!) a cavalcare la vittoria come ennesimo pretesto per dar contro la maggioranza. Voi avete idea di cosa potrebbe significare organizzare non un singolo episodio ma una moltitudini di episodi del genere su moltissime situazioni nella popolazione italiana? Immaginate il cambiamento radicale che avverrebbe nella gente quando sperimenta direttamente - la censura della tv - la censura, l’indifferenza e l’opportunismo dell’intera classe politica che ha votato per rappresentarla, il POTERE che, malgrado tutti, riesce a conquistare anche contro tutto questo sistema politico/istituzionale che gli da contro. Sarebbe una rivoluzione vera, una rivoluzione non violenta, una rivoluzione evolutiva.

1 Mi Piace

Quindi limitare il voto solo a chi passa un test (deciso da chi poi? Da me, da te, da Gandalf?) sarebbe creare consapevolezza? E chi è poi che decide chi deve decidere il test? Mica vorrai farlo scrivere a degli ignoranti?

Suvvia…

1 Mi Piace

ho fatto un’aggiunta sopra per spiegare meglio

Il voto in Italia non è consapevole, volutamente, per scelta politica. Cosi come il capitalismo manipola tramite la reificazione del bisogno, così la Democrazia rappresentativa, al pari di ogni autoritarismo si basa sull’ignoranza, e qundi questa viene incoraggiata, sia tramite i mass media (facciamoci un giro di reti TV) sia tramite il depotenziamento dell’istruzione. pensiamo solo all’introduzione dell’art. 62 del decreto delega della “buona scuola” che recita infatti che “le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe della scuola secondaria di I grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”. Tradotto in parole povere: se un alunno presenta numerose insufficienze e non ha raggiunto pienamente gli obiettivi prefissati può essere promosso, tanto li raggiungerà sine die.

In pratica c’è una precisa volontà politica che pruomove tutto questo, l’epsitocrazia lasciala perdere.

2 Mi Piace

L’epsitocrazia ha un suo fascino, ma non la condivido perché se da un lato risolverebbe i problemi legati all"idiozia dilagante (Salvini al 38% né è la prova), da un altro non risolve l’altro problema, che è legato alla rappresentanza senza diritto di revoca, ovvero tutti quei problemi legati al lobbismo, corruzione ecc… Poi come dico sempre, io sono agnostico, e sono pronto a rivedere le mie teorie qualora se ne presentino di migliori, se hai delle letture da consigliarmi sull’argomento, non si sa mai.

scusa @Exekias però con sta epistocrazia dopo un po…

Ci sono dottori, avvocati, ingeneri, programmatori, architetti, professori ecc che votano partiti del ca…o, con questa epistocrazia non si risolve nulla…

Se poi hai dei numeri riguardo al fatto che la massa “acculturata” vota per i partiti “giusti”, sarei curioso di vederli. Sarebbero utilissimi per comprovare la tua teoria.

Non si tratta di votare per i partiti “giusti”, ma di avere certe idee su temi specifici. Brennan cita più di uno studio che dimostra come, al crescere del livello d’istruzione e indipenentemente da qualunque altra variabile (censo, sesso, religione etc.) i più acculturati tendono ad avere idee più progressiste.

Per l’Italia posso farti notare come hanno votato alle ultime europee gli italiani residenti all’estero (notare come il Partito Pirata abbia preso, in percentuale, quasi il doppio di quanto ha preso tra i residenti). Ora, ti chiederai: ma gli italiani residenti all’estero sono più “acculturati” di quelli rimasti in Italia? Beh, secondo i dati della Farnesina, tra i residenti all’estero

il 34,6% ha la licenza media, il 34,8% è diplomato e il 30% è laureato.

Mentre tra i residenti in Italia

Solo una persona su sei, fra quelle in età da lavoro, ha la laurea in Italia. E’ il secondo dato peggiore in Europa dopo la Romania. È quanto emerge dai dati di Eurostat sui livelli di istruzione nel 2017 secondo cui l’Italia avrebbe il primato negativo per uomini laureati con il 13,7% di coloro che hanno tra i 15 e i 64 anni. Nella fascia di età considerata le persone con la laurea sono in crescita, dal 15,7% del 2016 al 16,3%, ma ancora lontano dalla media europea (27,7%). Tra i 25 e i 34 anni risulta laureato il 26,4% delle persone contro il 38,8% nell’Unione. Per le donne la percentuale delle persone che ha una laurea nel cassetto sale al 18,9% delle persone tra i 15 e i 64 anni, dato peggiore in Ue (29,7% la media) dopo la Romania. Dal 2008 ad oggi le donne con la laurea in Italia hanno guadagnato 4,9 punti contro 7,8 della media Ue. La situazione migliora leggermente se si guarda alla fascia tra i 25 e i 34 anni, ovvero dei giovani che dovrebbero aver completato il loro percorso formativo, con l’Italia al 26,4% complessivo (dal 25,6% del 2016) anche se resta distante dal 38,8% medio europeo. Le donne alzano la media con il 32,9% in questa fascia di età che sono laureate (il 44% in Ue) mentre gli uomini arrancano e raggiungono il 19,9% (33,6% in Ue).

L’Italia ha ancora un’alta percentuale di persone con al massimo la licenza media: 41,1% tra i 15 e i 64 anni contro il 26,2% europeo. E la percentuale è ancora troppo alta tra i giovani con il 25,6 delle persone tra i 25 e i 34 anni che non ha frequentato (o non ha finito) la scuola secondaria superiore contro il 16,4% medio in Europa. Le donne sono comunque più scolarizzate anche nella fascia di età ancora giovane con il 22% che ha al massimo la licenza media a fronte del 29,1% tra i maschi.

2 Mi Piace

Già che ci sei @Exekias, mica hai anche un confronto fra le fasce di reddito dei due gruppi?

1 Mi Piace

in effetti questo non è un aspetto secondario.

Ah regà, mica so’ onniscente. Però c’è questo articolo che spiega come, a parità di qualifiche, un laureato italiano all’estero guadagni di più di uno che è rimasto in Patria. Posso supporre che il reddito medio dell’italiano all’estero sia più alto di quello italiano.

Ad ogni modo, ripeto, la differenza di reddito è un fattore secondario: un povero istruito tende ad essere più progressista di un ricco ignorante. Che poi i ricchi siano di solito i più istruiti perché il famoso “ascensore sociale” non funziona, beh, quella è un’altra storia.

Eh no @Exekias: è lo stesso popolo; è la stessa storia.

1 Mi Piace

Eh sì… In effetti è il terzo dato che ti serve. Dopo puoi triangolare il tutto! :joy:

Messa in questi termini può avere un senso, non ho letto il libro di Brennan (ma rimedierò, l’ho acquistato in ebook) ne ho letto I dati, ma girovagando in rete, quello che si evince è che l’elettore medio di Salvini (per fare un esempio) si informa con i meme su Facebook. Però rimangono comunque una serie di interrogativi, uno tra tutti, come fai a far accettare pacificamente a buona parte della popolazione, di non poter votare.

A me piacerebbe sapere quanti qui promotori dell’epistocrazia (o di altra riduzione di fatto o per legge del elettorato attivo o passivo) siano laureati. Sarebbe anche interessante sapere in cosa e come.

Ho il forte sospetto che molti ritengano solo le persone loro affini capaci di fare politica. E nella loro ansia di apparire progressisti, siano aperti a rare eccezioni purché, integrandosi nel loro sistema ed interiorizzando i loro valori, confermino la regola (e la loro superiorità).

Non credo che sia fondamentale la laurea, credo intendano più una consapevolezza e una cultura generale più che titoli di studio,poi @Exekias saprà dirci meglio.

No certo, non credo neanch’io che intendano qualcosa di oggettivamente misurabile… :wink:
(per quanto assolutamente inappropriata sia la laurea come misura della cultura, generale o meno)

1 Mi Piace

non so @Shamar. Io sono una di quelle persone che sono profondamente convinta che l’esser laureati non significa proprio un bel nulla in materia di cultura personale e competenza professionale. A mio giudizio non ha valore il titolo acquisito ma la modalità educativa appresa che ti permette di…acquisire senso critico. Ed è questo che manca profondamente nella popolazione italiana, l’incapacità di fare delle valutazioni complesse su ciò che gli viene offerto anche come informazioni ed un totale assoggettamento ad ogni qualsiasi autorità, fosse anche l’ultimo influencer su youtube.

Per me questo contesto ha un’unica radice, che riguarda una profonda carenza nel percepirsi cittadini, con tutti i diritti - in gran parte sconosciuti - ed i doveri che questo comporta. Una Nazione realmente democratica fa educazione civica, non solo nelle scuole ma sui media, sulle strade, in ogni luogo di prossimità istituzionale…na’parola!!!

2 Mi Piace

@sarabiemme io so che l’unico modo di combattere il populismo è l’educazione. :wink:

Il problema è farlo comprendere a chi pensa che la soluzione sia selezionare i “migliori”.
(che implica scartare quelli che “migliori” non sono, invece di attrarre tutti per crescere insieme)

Per me l’unica cosa interessante sarebbe capire se sia possibile integrare l’epsitocrazia con la DL