Eh sì… In effetti è il terzo dato che ti serve. Dopo puoi triangolare il tutto!
Messa in questi termini può avere un senso, non ho letto il libro di Brennan (ma rimedierò, l’ho acquistato in ebook) ne ho letto I dati, ma girovagando in rete, quello che si evince è che l’elettore medio di Salvini (per fare un esempio) si informa con i meme su Facebook. Però rimangono comunque una serie di interrogativi, uno tra tutti, come fai a far accettare pacificamente a buona parte della popolazione, di non poter votare.
A me piacerebbe sapere quanti qui promotori dell’epistocrazia (o di altra riduzione di fatto o per legge del elettorato attivo o passivo) siano laureati. Sarebbe anche interessante sapere in cosa e come.
Ho il forte sospetto che molti ritengano solo le persone loro affini capaci di fare politica. E nella loro ansia di apparire progressisti, siano aperti a rare eccezioni purché, integrandosi nel loro sistema ed interiorizzando i loro valori, confermino la regola (e la loro superiorità).
Non credo che sia fondamentale la laurea, credo intendano più una consapevolezza e una cultura generale più che titoli di studio,poi @Exekias saprà dirci meglio.
No certo, non credo neanch’io che intendano qualcosa di oggettivamente misurabile…
(per quanto assolutamente inappropriata sia la laurea come misura della cultura, generale o meno)
non so @Shamar. Io sono una di quelle persone che sono profondamente convinta che l’esser laureati non significa proprio un bel nulla in materia di cultura personale e competenza professionale. A mio giudizio non ha valore il titolo acquisito ma la modalità educativa appresa che ti permette di…acquisire senso critico. Ed è questo che manca profondamente nella popolazione italiana, l’incapacità di fare delle valutazioni complesse su ciò che gli viene offerto anche come informazioni ed un totale assoggettamento ad ogni qualsiasi autorità, fosse anche l’ultimo influencer su youtube.
Per me questo contesto ha un’unica radice, che riguarda una profonda carenza nel percepirsi cittadini, con tutti i diritti - in gran parte sconosciuti - ed i doveri che questo comporta. Una Nazione realmente democratica fa educazione civica, non solo nelle scuole ma sui media, sulle strade, in ogni luogo di prossimità istituzionale…na’parola!!!
@sarabiemme io so che l’unico modo di combattere il populismo è l’educazione.
Il problema è farlo comprendere a chi pensa che la soluzione sia selezionare i “migliori”.
(che implica scartare quelli che “migliori” non sono, invece di attrarre tutti per crescere insieme)
Per me l’unica cosa interessante sarebbe capire se sia possibile integrare l’epsitocrazia con la DL
Qualcuno un giorno mi aveva presentato una soluzione che integrava un questionario di comprensione nella scheda elettorale, giusto per capire se sai cosa stai votando. Ma analizzando la soluzione a fondo esce fuori che chi scrive le domande assume un potere enorme.
Questo è quello che pensavo anche io, come ho scirtto più su, chi decide le domande? Chi decide chi deve scrivere le domande? Insomma questo è un nodo da chiarire, però mi riservo di continuare questo trhread quando avrò finito il libro di Brennan.
Educare significa “tirar fuori” non “mettere dentro”, @Shamar. Questo è il punto. Non si “educa” a scuola, almeno non nelle nostre scuole basate proprio su quel sistema autoritaristico dove l’insegnate modella gli alunni secondo precisi schemi di pensiero decisi dall’alto. Guarda che è emblematico il caso di quella professoressa sospesa perché non ha “controllato” a sufficienza l’espressione di pensiero nella ricerca effettuata dai suoi alunni! Intorno a noi si sta costruendo uno Stato autoritario proprio perché ci hanno abituato ad asservirci totalmente alla parola dell’autorità, impedendoci ogni possibile criticità, vedi la stessa libertà di stampa o il giornalismo che, praticamente, non esiste.
Qualcuno sono io.
Ma non era la scheda elettorale, era LQFB.
E non dovevano essere domande qualsiasi, ma esclusivamente domande sul testo di una mozione finalizzate ad assicurare la lettura attenta dello stesso, non la cultura o le opinioni di chi risponde.
Nella mia proposta, le domande sarebbero state preparate dal redattore della proposta, e ne sarebbe stata posta una selezionata a caso prima del voto come una specie di captcha, ma se non fossero state strettamente attinenti al testo, la mozione sarebbe risultata invalida ed il proponente sospeso per un paio di mesi dall’accesso a LQFB.
Insomma, una forma di potere limitata nello scope (una singola mozione) e facilmente bilanciabile.
Sono alla premessa di Brennan del suo libro e parla prorpio di questo:
"Bryan Caplan ha proposto un “esame per la patente di elettore”. Ogni anno (o forse prima di un’elezione), lo Stato dovrebbe offrire un test volontario che copra le informazioni di base su temi politici e di scienze sociali. I cittadini che superano l’esame ottengono un premio in denaro, un migliaio di dollari se si risponde correttamente al 90-100 per cento delle risposte, cinquecento dollari per l’80-89 per cento, cento dollari per il 70-79 per cento, e zero per qualsiasi percentuale inferiore.15 Ecco cosa dovrebbe fare lo Stato anziché finanziare l’educazione civica scuola – che, a conti fatti, non funziona, quindi toglierla dall’insegnamento non dovrebbe avere effetti negativi (il motivo per cui l’educazione civica a scuola non funziona lo spiegherò nel capitolo 2. Si tratta dell’ignoranza razionale: la maggior parte dei cittadini non ha alcun incentivo a ricordare l’educazione civica appresa a scuola). Questa proposta non viola i princìpi della Costituzione americana. Come detto da Caplan, è solo “un modo economico e inoffensivo per far funzionare meglio la democrazia”.
In pratica prumuovere l’epsitocrazia, quindi il voto informato, tramite test con vincite.
Dovremmo chiederci: il voto informato, su di una premessa volontaristica come quella di un test con vincita (diciamocelo una geniale operazione di marketing per invogliare a studiare l’elettore medio), gioverebbe anche alla democrazia diretta o liquida? Assolutamente si, un elettore informato, ma anche un individuo informato a prescindere, giova alla collettività più di una capra. Quindi, se l’epsitocrazia si basa su di una premessa volontaristica, perché ostacolarla e non spingere per essa? Io che sono contro l’autoritarismo al momento non trovo una risposta. Intanto vado avanti con il libro.
Trovo curioso constatare come i più ferventi sostenitori della democrazia siano quelli che meno si fidano della democrazia. Le domande, per quanto mi riguarda, le deciderebbe un’apposita commissione parlamentare. Se non vi fidate dei politici eletti, allora non vi fidate della democrazia.
I cittadini che superano l’esame ottengono un premio in denaro
Io lo farei senza premio in denaro alcuno, francamente. Se uno tiene al diritto di voto, quello sarà il “premio”.
@sarabiemme io so che l’unico modo di combattere il populismo è l’educazione.
Vedi @Shamar, questa affermazione sarebbe valida anche se al posto di “populismo” avessi scritto “guerra”, “fame nel mondo”, “cambiamento climatico”, “Rete4” o “violenza sulle donne” (per citare solo le prime cose raccapriccianti che mi vengono in mente). E’ una frase bellissima, se lo scopo di chi la pronuncia/scrive è sentirsi dire “hai ragione”. E’ come dire che l’unico modo per combattere l’obesità è educare le persone fin da piccole alla dieta sana e all’attività sportiva; vero, ma non per questo non esistono i medici e le liposuzioni.
In pratica prumuovere l’epsitocrazia, quindi il voto informato, tramite test con vincite.
No.
L’educazione che intendo io è quella generale, per tutti.
Innalzando la cultura di tutti combatti il populismo, misurando la cultura di pochi lo favorisci, favorendo il suo complemento: un’idea elitaria della politica.
@sarabiemme io so che l’unico modo di combattere il populismo è l’educazione.
Vedi @Shamar, questa affermazione sarebbe valida anche se
Vedi @Exekias, il fatto che tu la voglia leggere in modo qualunquista, non la rende qualunquista.
Hai ragione, l’educazione risolve miriadi di problemi. E la sua assenza li crea.
E chi non vuole riconoscere la sua assenza, proporrà soluzioni tampone a sintomi specifici.
Purtuttavia, l’educazione rimane l’unico antidoto democratico al populismo.
Perché l’epistocrazia che tu proponi, o l’aristocrazia intellettuale cui @solibo aspira, lo alimentano generando una classe politica che disprezza il popolo che finge di voler rappresentare.
Io non disprezzo i miei concittadini.
Ed il linea con la Costituzione della Repubblica Italiana, lavoro per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Anche solo l’idea di un Partito Pirata di “migliori” mi suona come una barzelletta che non fa ridere.
Chi disprezza il popolo italiano non dovrebbe candidarsi a rappresentarlo. E forse non dovrebbe stare, per coerenza, in un partito politico italiano che a quel popolo chiede fiducia.
Per riprendere le parole di @briganzia (se ricordo bene e scusami se mi sbaglio), io non credo che “per cambiare la società che non ci piace bisogna lasciarla fuori”.
Io credo che per cambiare un sistema bisogna comprenderlo.
Attrarre ed includere. Dialogare nella diversità. Non escludere o “selezionare”.
Se non vi fidate dei politici eletti, allora non vi fidate della democrazia.
Io non mi fido infatti della democrazia, la democrazia ha portato Mussolini al potere, Hitler al potere, Salvini come ministro e Trump come presidente.
E per questo sono aperto a correttivi al sistema democratico.
Innalzando la cultura di tutti combatti il populismo
Oggi abbiamo istruzione pubblica e la rete, la gente però è ignorante, non ha idea di quello che dice, parla senza conoscere e senza umiltà. Cosa proponi?
Inoltre un test aperto a tutti sarebbe inclusivo, chiunque potrebbe partecipare e prepararsi gratuitamente, dove sarebbe il divieto di accesso?Dove sarebbe l’elitismo? Chi non vuole studiare, chi non vuole fare un test è lui che si auto-esclude.
Cosa proponi?
Dove sarebbe l’elitismo?
Nella retorica che stai usando (anche se non intenzionalmente).
Un bambino di sei anni non va a scuola perché vuole, va a scuola perché costretto dai chi lo ama.
La stessa cosa varrebbe per tutti nel mondo che prospetti. Solo le élite passerebbero quei test.