Attentato a Parigi

Scusa solibo, ma ho la faccia di un pacifista io? Ti sembro Saverio Tommasi? :smile:

Al di là del comunicato che è ok, questo secondo me è un buon punto ed è l’unico “core” per i pirati visto che la solidarietà ai Parigini per quanto successo mi pare scontata (mi trovo d’accordo con Storno). Al di là della retorica sulla democrazia, sulla pace e sulla necessità di sconfiggere la paura, al di là delle ragioni e delle innegabili responsabilità che le nostre società hanno per quanto sta accadendo, mi chiedo cosa succederebbe se all’attentato di Parigi ne seguisse un’altro a qualche giorno di distanza, idem in altre capitali Europee. Vorrei vedere la reazione delle persone di fronte al dilagare dell’ansia da insicurezza, l’isteria collettiva con la quale si invocheranno misure eccezionali, a danno della libertà, per garantire la sicurezza per sé e per le proprie famiglie. Siamo ad un passo dallo stato di polizia, in Francia già se ne vedono i primi effetti e questo è il frutto di una sola notte di terrore. D’altronde noi pirati dobbiamo confrontarci con la realtà delle cose, sarà difficile sostenere culturalmente la difesa della privacy e la riduzione del controllo personale di fronte ad una crescente paura di attentati. Probbailmente ci aspetta, in quanto movimento internazionale, la prova più dura dalla nostra nascita ad oggi.

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Accidenti… mi pare di conoscere l’artista che ha sprayato quel elefante… small Paris.

Grazie a tutti per avere sfornato un testo… mi dispiace un po’ che non è passato per liquid.

Qualche pensiero a riguardo: – La sorveglianza totalitaria ha fallito: i servizi segreti non sono riusciti a prevedere ne fermare l’organizzazione sistematica di questi eventi. Perciò stiamo soffrendo un danno alla democrazia e alla libertà senza ottenere lo spesso promesso aumento di sicurezza. – Non si può abbandonare i principi fondamentali della democrazia nel tentativo di intercettare persone disposte a suicidarsi per arrecare un danno ad altri. Bisogna cercare vie diverse. Come fanno i capi manipolatori a recrutare idioti disposti a suicidarsi per incentivare la radicalizzazione delle popolazioni? Come si potrebbe intervenire in quel processo di reclutamento?

  1. Eliminare le ragioni per le quali il mondo occidentale giustamente viene criticato e gli individui diventano predisponibili per la radicalizzazione: 1.1 Ridistribuzione della prosperità, introduzione di un limite massimo dello diseguaglianza degli averi: Nessun essere umano deve possedere più di cento o mille volte quanto i più poveri del mondo. Implementazione pratica: Reddito di Esistenza. 1.2 Chiara priorizzazione dei diritti umani e dei valori etici al di sopra degli interessi del mercato globale, stop schiavizzazione della politica ai meccanismi economici – abbiamo bisogno di una politica che regoli i mercati e imponga valori etici quali la difesa dell’ambiente e la coesistenza sostenibile dell’umanità con la biosfera. 1.3 Massima difesa dei principi fondanti della democrazia: Introduzione (per legge) di tecnologie digitali resistenti alla sorveglianza e riduzione dei potenziali di corruzione della democrazia rappresentativa attraverso l’uso di democrazia liquida a larga partecipazione ed in modo vincolante.
  2. Studiare i meccanismi psicologici che rendono le persone indottrinabili e combatterli con migliore educazione a livello mondiale e migliori politiche ad aiutare le popolazioni a governarsi in modo etico e giusto.

– Accettare che finchè l’occidente non si muove nel risolvere questi problemi fondamentali ci saranno persone disposte a suicidarsi per ottenere risultati politici ed il modo come si sta tentando di aumentare la sicurezza oltre i limiti previsti dalla costituzione, cioè entrando in ambiti di carattere totalitario, si sta eseguendo esattamento quanto gli strateghi del terrore intendevano ottenere. Sarebbe assai più sano mantenere bene in mente la statistica per le quale è XXXX volte più probabile di morire in un incidente stradale che di essere tra le poche persone colpite da un attacco a scopo di creare terrore. Un giorno prima della strage di Parigi ce ne fu una a Beirut con simili numeri di vittime. Dobbiamo accettare che finchè non mettiamo il mondo e la politica apposto, il “terrorismo” resta con noi e sarà quotidiano. Sarebbe meglio parlarne altrettanto poco di quanto abbiamo parlato poco di Beirut. Come se a Beirut fosse meno grave che a Parigi. Parliamo piuttosto delle motivazioni. Immedesimiamoci in questi estremisti per lavorare alla radice del problema, non alle manifestazioni.

Gira e rigira arrivo sempre alle stesse conclusioni, ma non mi sembrano sbagliate e non mi sembra che si siano già sentite li fuori nei media e tra la gente. In pratica mi pare che abbiamo qualcosa da dire oltre ad un appello alla pace. C’è da fare un appello affinchè si ricostruisca una democrazia etica.

In francia già dopo gli attentati di gennaio spinsero sulla riduzione dei diritti e della privacy, e fu quindi approvata la “loi de renseignement” (che era in discussione dal 2014…gli attentati di gennaio dettero una spinta notevole), osteggiata fortemente dal partito pirata francese. Oggi tanti in rete criticano l’inefficacia di questa legge: il governo ha attuato una “sorveglianza di massa” (parole del Conseil national du numérique), ai cittadini sono stati tolti dei diritti, ma questo non ha impedito l’attentato di venerdì. Ora vedremo dove si spingeranno…

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Continua la discussione da Attentato a Parigi:

Dobbiamo ammettere che la cosiddetta “democrazia” è quanto mai fragile e debole se non la trasformiamo in una grande opzione politica a livello mondiale. Non possiamo pensare di globalizzare le economie localizzando i conflitti. Non è più così, non può più essere così. Gli inviti pieni di retorica alla forza, al coraggio, al non avere paura sono nauseanti. E quelli alla guerra sono semplicemente stupidi, come se lo stato attuale delle cose non fosse stato già sufficientemente alimentato proprio da quell’elmetto che l’occidente ha deciso di indossare appoggiando una causa sbagliata con menzogne orribili. Concordo con Storno, anch’io avrei scelto senza dubbi da che parte stare se fossi nato nel posto “sbagliato”. Cosa manca al dibattito adesso? Manca una opzione politica vera, una narrazione piena di fascino, contrariamente all’IS che ne ha una ben chiara, per quanto ci faccia orrore.

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Sigh, così si dimostra che anche discourse non ha una usability ideale con la sua sintassi per le citazioni che permette di modificarne il contenuto… ho estratto le parole di storno dal mezzo delle mie:

Anche questa una possibilie interpretazione della realtà… eccetto che non è ragionevole assumere una cospirazione tra i poteri sorveglianti. Se ci limitiamo a considerarne uno solo o una “squadra” l’esito politico per i cittadini resta uguale: La sorveglianza non ci protegge e necessita essere distolta dal potere di distruggere la democrazia.

Ah… grazie… una prospettiva che per manipolazione mediatica mi era sfuggita. È vero, con il modo come certi paesi occidentali eseguono le loro attività “poliziesche” in modo bellico e decisamente contrarie ai principi di polizia (cioè soggetti a giudizio indipendente) produciamo tanta motivazione per eseguire atti del genere – e considerando l’impossibilità di battere tali paesi occidentali con gli stessi metodi bellici, non restano che quelli che abbiamo visto. In pratica il mio ragionamento di chiamare “idioti” i kamikaze sarebbe applicabile solo in un mondo migliore dove i paesi occidentali non avessero colpe.

Anche leggendo briganzia e trovandoci tutti d’accordo avrei un’idea, e la butto in assemblea…

Riporto il comunicato del PP Francese.

Si vis pacem, para pacem Si tu veux la paix, prépare la paix

Le 13 novembre, la lâcheté et le fanatisme ont ensanglanté les rues de Paris et notre indignation est immense. Nos pensées vont vers les victimes et leurs proches. Ces vies fauchées, brisées, rien ne nous les ramènera.

Mais à présent que faire ? Notre position tient en une phrase : Si tu veux la paix, prépare la paix.

Que l’on ne nous taxe pas d’angélisme - accusation à la mode. Sans doute faut-il détruire Daesh, pour la même raison qu’il est nécessaire de soigner les symptômes d’une maladie grave en même temps qu’on applique un traitement de fond. Mais ne nous y trompons pas : l’élimination du califat ne nous mettra pas plus en sécurité que celle de Ben Laden si un travail sérieux n’est pas entrepris pour guérir les véritables causes du drame.

Préparer la paix, ça signifie cesser d’encourager la guerre. Les gesticulations martiales des Valls, Sarkozy et autres Le Pen exacerbent les haines en même temps qu’elles occultent les vrais problèmes. Depuis des décennies, les puissances occidentales - la France en particulier - produisent et exportent d’immenses quantités de matériels militaires. Les armées engagées au Moyen-Orient ou en Afrique soutiennent des intérêts privés bien éloignés des objectifs affichés de défense des droits de l’homme et des démocraties. Ceci doit cesser. L’Occident, la France, doivent prendre d’urgence la voie de la solidarité, de la construction civile et du partage des richesses en faveur des biens communs.

Préparer la paix, ça signifie soutenir la liberté et non pas tenter de la réduire encore comme les acteurs du système s’y emploient, avec le même cynisme qui a prévalu en janvier. Les dizaines de lois liberticides votées ces dernières années ont encore fait la preuve de leur inefficacité. Plutôt que de s’abandonner au fantasme d’un contrôle de la population par des boites noires inutiles et coûteuses, l’Etat ferait mieux de miser sur un personnel plus nombreux et mieux formé, capable d’agir en protégeant ce qu’une démocratie a de plus précieux : la vie des citoyens et leurs libertés.

Préparer la paix, c’est combattre la violence. Violence à l’international contre des peuples plus vulnérables que les nôtres et soumis à des dictatures post-colonniales. Violence à l’intérieur de nos frontières, exercées contre les exclus du système, toujours plus nombreux, toujours plus marginalisés. Les criminels du 13 novembre doivent être mis hors d’état de nuire. Mais chaque citoyen doit s’interroger en toute conscience sur les rendez-vous manqués et les lâchetés géopolitiques de nos démocraties qui ont amené le monde dans la situation dramatique où on le voit.

Notre émotion est immense mais plus que jamais il nous faut garder la tête froide. En politique, comme en médecine, on n’accomplit rien si on n’a pas posé le bon diagnostic.

Trad. Italiana

ll 13 novembre, la codardia e il fanatismo hanno insanguinato le strade di Parigi e la nostra indignazione è immensa. I nostri pensieri vanno alle vittime e ai loro parenti. Queste vite spezzate, rotte, niente ce le riporterà.

Ma ora cosa fare? La nostra posizione in una frase: Se vuoi la pace, prepara la pace.

Che non ci accusino di buonismo - accusa alla moda. Senza dubbio dobbiamo distruggere Daesh, come quando è necessario trattare i sintomi di una grave malattia e allo stesso tempo si applica un trattamento di base. Ma non sbagliamoci: l’eliminazione del califfato non ci darà più sicurezza di quanto fatto con quella di Bin Laden, se un lavoro serio non è intrapreso per guarire le vere cause della tragedia.

Preparati per la pace, significa fermare l’incoraggiamento alla guerra. Gli atteggiamenti marziali di Valls, Sarkozy e Le Pen aggravano ulteriormente l’odio e allo stesso tempo oscurano i problemi reali. Per decenni, le potenze occidentali - in particolare la Francia - hanno prodotto ed esportato enormi quantità di materiale militare. Gli eserciti impegnati in Medio Oriente o in Africa difendono interessi privati lontani dagli obiettivi fissati per la difesa dei diritti umani e della democrazia. Questo deve finire. L’Occidente, la Francia, dovrebbe urgentemente prendere la via della solidarietà, della costruzione civile e della distribuzione della ricchezza in favore dei beni comuni.

Preparare per la pace significa sostenere la libertà e non cercare di ridurla ulteriormente come stanno cercando di fare gli attori del sistema, con lo stesso cinismo che ha prevalso nel mese di gennaio. Le decine di leggi liberticide approvate negli ultimi anni hanno ulteriormente dimostrato la loro inefficacia. Piuttosto che abbandonarsi alla fantasia di un controllo della popolazione attraverso delle scatole nere inutili e costose, lo Stato farebbe meglio a concentrarsi su un personale più numeroso e meglio addestrato in grado di agire e proteggere ciò che una democrazia ha di più prezioso: la vita dei cittadini e delle loro libertà.

Preparare la pace è combattere la violenza. La violenza internazionale contro dei popoli più vulnerabili del nostro e sottoposti a dittature post-coloniali. La violenza all’interno dei nostri confini, esercitata contro coloro che sono esclusi dal sistema, sempre più numerosi, sempre più emarginati. I criminali del 13 novembre devono essere messi in grado di non nuocere. Ma ogni cittadino deve riflettere con coscienza sui mancati accordi e sulla codardia geopolitica delle nostre democrazie che hanno portato il mondo alla situazione drammatica che noi vediamo.

La nostra emozione è enorme, ma più che mai dobbiamo mantenere il sangue freddo. In politica, come in medicina, non si risolve nulla se non abbiamo fatto la diagnosi giusta.

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Il comunicato non è male però dimostra anche tutta la sua / nostra debolezza. E’ giusto, anche in questi momenti, cercare di mantenere il sangue freddo ma è del tutto evidente che nessuno, nemmeno i pirati francesi, hanno la più pallida idea di che cosa fare. Qui le opzioni sono due. O uscire dal medioriente, abbandonare gli enormi interessi che l’occidente coltiva in quelle zone e consentire che la guerra intestina all’islam per egemonizzarlo devasti tutta l’area, oppure decidere cosa e come intervenire nell’area, altre opzioni non sembrano essercene. Entrambe le opzioni vanno a toccare interessi enormi che ora tutti nascondono dietro la retorica patriottarda e una ipotetica guerra di religione.

Da buoni colonialisti quali sono stati i francesi (e gli americani), direi che ISIS spiana la strada alla spartizione totale del Medio Oriente. Con buona pace dei benpensanti.

E i punti che ho elencato in Attentato a Parigi ? Di quelli cosa pensi? Penso che sia ok per un partito in distante opposizione come il nostro di rispondere ad un problema immediato con una soluzione rivoluzionaria che mette in discussione l’intero apparato capitalista e la corruzione della democrazia. Appunto perchè legittimare qualsiasi intrallazzo intermediato significa inzozzarsi le mani con una situazione politica profondamente avversa ai nostri principi.

Vorrei che non si abbia l’impressione che anche i Pirati non hanno nulla di meglio da proporre. Vorrei che piuttosto si dica che le nostre proposte sono talmente radicali, che sono distanti da un consenso multilaterale in tempi immediati.

E a pensarci metterei in dubbio anche quello, perchè se l’intera popolazione umana potesse decidere la propria politica utilizzando qualcosa tipo la democrazia liquida, la vera vox populi non credo sarebbe tanto distante dal nostro programma democratico, economico ed esistenziale. I veri realisti siamo noi, ma è la corruzione dell’attuale democrazia stessa a non darci lo spazio di realizzare l’evoluzione umana che ci vorrebbe per fermare il male.

The drone program creates more terrorists than it kills. There was no Islamic State until we started bombing these states. The biggest threat we face in the region was born from our own policies.

Edward Snowden, http://fokus.dn.se/edward-snowden-english/

Mi è capitato di leggere questo articolo: http://www.informarexresistere.fr/2015/11/19/parigi-qualche-kamikaze-era-radiocomandato/ Al di là dei dettagli, se è vero che diversi terroristi esplodendo non sono riusciti a uccidere nessuno, di fatto suicidandosi ed alcuni senza nemmeno gridare “Allah è grande”, ripeto se è vero questo, allora la probabilità di una “messa in scena” aumenta notevolmente. Le persone effettivamente uccise è stato per opera di altre che hanno mostrato precisione professionale, una differenza enorme di tipologie di terroristi. Ho anche letto che l’indagine da parte dei giudici sul caso Charlie Hebdo è stata bloccata invocando il segreto militare (che cosa mai non dovrebbero sapere i cittadini?). La Francia che reagisce con decine di bombardamenti su Raqqa, come se questa sia davvero una soluzione e non irrazionale vendetta. Trovo questo quadro davvero anomalo…

Ho aggiunto qualche ulteriore fonte meno controversa qui: Attentato a Parigi

In realtà io avevo letto che i due terroristi che si sono fatti esplodere hanno ucciso una persona ognuno (il vicino più prossimo), oltre a diversi feriti. Il sito informarexresistere è un sito che riporta molto spesso bufale e complotti, quindi lo trovo sinceramente molto poco affidabile.

Per quanto io abbia rispetto di Snowden, questa è per molti versi imprecisa a mio parere e vado a spiegare il perché.

Premetto che questa è la mia opinione personale, che ho certo desunto da fonti, letture e rielaborato, ma comunque il frutto di una ricerca personale e quindi possibilmente soggetta a errori.

PEr iniziare, mi preme ricordare che stiamo parlando di due questioni diverse: da un lato abbiamo la questione geopolitica dello Stato Islamico, e più in generale del cosiddetto integralismo islamico, e del perché abbia guadagnato influenza, e dall’altro le motivazioni personali di chi sceglie di aderire all’idea del Califfato espressa dall’ISIS.

Per il momento lasciamo stare la prima questione, e cioè come sia successo che un’organizzazione come l’ISIS sia diventata un pericolo attuale per tutto il pianeta: in questo l’Occidente ha colpe immense - soprattuto nella scelta delle alleanze tattiche e strategiche - ma sarebbe un errore vedere a questo punto l’Occidente come un blocco monolitico: laddove il governo degli Stati Uniti sta perseverando nell’errore [1], il resto del mondo occidentale - Unione Europea in particolare - sta prendendo altre strade.

Passo ora al nocciolo del post: la seconda questione.

Mi è capitato di recente di visionare un breve video [2], presentato dal prof. Haroon Ullah, Foreign Policy professor all’Università di Georgetown e consigliere del Dipartimento di Stato USA, che ha confermato in buona parte i sospetti che avevo su chi decide di darsi al terrorismo di matrice islamica: non è la disperazione o la vendetta il motore primo di chi decide di diventare una bomba umana, ma, in un certo senso, la ricerca di un mondo più “giusto” (secondo la sua prospettiva). Avevo trovato anche un altro articolo, un’intervista, che illustrava molto bene la delusione contro le promesse infrante (specialmente dagli USA) sulla democratizzazione della Siria e sull’appoggio - mai pervenuto - alle primavere arabe, tutte fallite a eccezione di quella tunisina (e con qualche punto interrogativo per l’Egitto), ma non lo ritrovo più…

A me tutto questo ricorda molto da vicino la genesi degli Anni di Piombo italiani: delusi dal fallimento delle rivolte studentesche sessantottine, ci fu chi decise di imbracciare le armi, interpretando in modo estremista il concetto di rivoluzione socialista. Le similitudini non si fermano qui: come per il terrorismo di matrice islamica, anche quello portato avanti dalle varie Brigate Rosse, NAR, gruppuscoli di destra e di sinistra fu gonfiato da certi apparati più o meno statali e strumentalizzato da essi per i propri fini [3], ma l’interpretazione estremista, impermeabile a qualsiasi contatto esterno, era esistente anche prima, tanto più che Lenin vi si scagliò contro anni addietro [4], esattamente come esistevano ben prima le interpretazioni Salafite e Wahabite della Sunna, che non sono solo alla base del terrorismo, ma il Wahabismo in particolare, anche delle interpretazioni religiose di stato del grande alleato occidentale per eccellenza: l’Arabia Saudita. L’ennesima similitudine la trovo nell’astio che l’ISIS ha per gli eretici (Sunniti e Sciiti) che non condividono la sua dottrina, che mi ricorda la violenza che i brigatisti usarono contro il mio illustre concittadino, membro del PCI, Guido Rossa e contro chiunque osava mettere in discussione le loro tesi.

In conclusione, credo che questi eventi meritino di essere analizzati sotto una prospettiva molto aperta, sia dal punto di vista sociologico che geopolitico, perché le analisi potranno variare fortemente in vista dell’arrivo di nuovi dati. Come già a seguito della caduta del Muro di Berlino, sono convinto che ci troviamo in un momento storico in cui stanno cambiando gli assetti mondiali, in particolare del Medio Oriente. Qualsiasi cosa succeda, nei prossimi anni - o forse già nei prossimi mesi - a mio parere molto è destinato a cambiare in termini di alleanze, equilibri, tensioni e rotte commerciali.

Stiamo in campana, Pirati, se qualcuno ci dice “Ti auguro di vivere in tempi interessanti”, significa che ci sta maledicendo! :wink:

NOTE [1] http://www.difesaonline.it/mondo-militare/siria-monito-degli-iraniani-agli-usa-state-regalando-centinaia-di-missili-anticarro [2] https://www.youtube.com/watch?v=-IchGuL501U [3] https://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione_in_Italia [4] Lenin, L’estremismo, malattia infantile del Comunismo, in Lenin, Opere Scelte, Editori Riuniti, 1965

Sulle adesioni all’ISIS bisogna secondo me intanto distinguere quelle dei foreign fighters da quelle di chi vive nei paesi in cui il califfato agisce. Sui primi consiglio questo articolo, in cui si spiega che spesso, più che la convinzione religiosa, c’entra parecchio la rabbia dovuta al senso di esclusione ed emarginazione.

Sui secondi è invece assolutamente da vedere questo speciale di Piazzapulita, che spiega in dettaglio la propaganda a mezzo televisivo e cibernetico. In parte è una storia già vista; “l’occidente” s’immischia nella vita politica di un certo paese, non gradendo il dittatore locale e finanziando gli oppositori. I suddetti oppositori ringraziano, si armano e si organizzano, e una volta spodestato il tiranno fanculizzano l’occidente e cominciano a remargli contro, e a quel punto “l’Occidente” capisce di avere un problema più grosso di quello da cui era partito. Fu così per Saddam contro l’Iran, per i talebani contro l’Unione Sovietica, e ora per l’ISIS contro Assad.

L’ISIS però è riuscita ad andare oltre usando dei mezzi paradossalmente occidentali: la brandizzazione e la narrazione televisiva, a cui peraltro ha saputo unire anche un uso tremendamente efficace dei social media. La brandizzazione consiste nel fatto che ormai l’ISIS rivendica pressoché qualunque attentato accada nel mondo, e chi fa gli attentati del resto dichiara di farlo nel nome dell’ISIS, anche se magari non c’ha mai avuto nulla a che fare. Perché un conto è agire come lupi solitari, un conto è farlo per un’organizzazione che poi dopo morto ti additerà ad esempio da seguire a folle oceaniche. E poi appunto l’utilizzo impressionante dei media, vecchi e nuovi. I filmati girati con tecniche holliwoodiane, le riprese tipo videogiochi sparatutto, i filmati che sembrano reality show. E il lavaggio mediatico del cervello si rafforza anche con cose molto pragmatiche, tipo riparare gli acquedotti e le distribuzioni di generi alimentari e -once again- tecnologici. Non è difficile ingraziarsi gente affamata e povera; basta dar loro da mangiare e -magari- uno smartphone con cui vedere i video di propaganda. Hanno trovato la traduzione araba e moderna di quel panem et circenses di romana memoria. E se poi, oltre al panem e i circenses, dai anche un nemico da abbattere e un ideale per cui morire, condito dalla promessa di un paradiso fatto di dozzine di vergini tutte lì pronte che aspettano… Non so se sia vero che gli stiamo vendendo le armi in senso tradizionale (mitragliatori e pistole), ma di certo abbiamo inventato le armi mediatiche che adesso usano in maniera ahimè così efficace.

Ho cercato informazioni migliori su questo articolo http://www.ilpost.it/2015/11/15/attentato-parigi-isis-terroristi/ che ha come fonte The New York Times (http://www.nytimes.com/interactive/2015/11/15/world/europe/manhunt-for-paris-attackers.html?smid=tw-nytimes&smtyp=cur&_r=0). Un terrorista vicino allo stadio ha fatto saltare la cintura esplosiva uccidendo solo se stesso, di qualcun altro non si dice nulla su chi e quanti abbia ucciso. La metà dei 9 presentati non sono stati identificati. La maggior parte sono poco piú che ventenni.

Un giornalista in pensione che cerca di offrire molti dettagli sulla vicenda e indica come fonte da consulatare il sito francese http://www.panamza.com/charlies/ , al di là di quel che racconta (http://www.maurizioblondet.it/su-charlie-hebdo-piomba-il-segreto-militare/), parte dal fatto che l’indagine su Charlie Hebdo è stata bloccata per segreto militare, almeno questo penso sia vero.

Comunque, non ho modo di indagare, né conoscendo la verità potrei fare alcunché. Però, sono molto scettico su qualsiasi tipo di racconto, può essere vero o falso piú o meno qualsiasi cosa. Il meglio che può fare il cittadino è non seguire l’onda emotiva piú ovvia, ragionare con la sua testa e quel che non può concludere con chiarezza, astenersi. Per il resto, non vanno dimenticati i problemi attuali finanziari, economici e politici che ci toccano da vicino e su cui forse si può fare qualcosina…

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Mmmh… Francesco Floris, su Linkiesta denuncia la matrice piccolo-borghese di quel tipo di terrorismo[1] e considera molto limitato il ruolo delle banlieu. Di fatto, per molti versi, mi sembra che il suo articolo confermi la mia tesi. Ma parliamo di questioni con più sfaccettature, quindi potrebbero semplicemente essere le due facce della stessa medaglia.

Mi fa piacere comunque che, al di là delle singole posizioni, si sia aperto un dibattito che va al di là dei soliti luoghi comuni e che sviscera l’argomento con fonti e documentazione.

[1] http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/17/i-fondamentalisti-sono-piccolo-borghesi-non-vengono-dalle-banlieue/28230/

E considerando il grado di ingiustizia che abbiamo in questo mondo controllato dal capitalismo, con 85 persone che possiedono altrettanto quanto la metà povera dell’umanità, bisogna dire che l’occidente ha provveduto a tutte le buone ragioni per essere odiato. Finchè non muoviamo un dito per cambiare questa situazione, ci sarà ulteriore terrorismo e dobbiamo pure sentirci in colpa per non combatterne le motivazioni. Nick Hanauer prevede l’arrivo dei forconi ( http://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/sociopol_globalelite187.htm in italiano, http://www.politico.com/magazine/story/2014/06/the-pitchforks-are-coming-for-us-plutocrats-108014 in inglese, https://www.ted.com/talks/nick_hanauer_beware_fellow_plutocrats_the_pitchforks_are_coming?language=en in video), ma considerato che in USA e Europa stiamo ancora troppo bene e siamo ancora troppo ben manipolati, i primi forconi stanno arrivando dal medio oriente – in forma individuale e probabilmente altrettanto manipolata, ma forse è solo un inizio.

Io invece sono d’accordo con Snowden; per lo meno in termini figurativi: i droni fanno paura e considerando che non c’e’ un pilota a bordo, valgono di meno, quindi considerando lo squilibrio di forze in campo non vale la pena rischiare uno dei propri pochi uomini per abbattere un drone. Davide contro Golia, e’ terrificante. Probabilmente non hai messo in conto le operazioni che hanno continuato in Afganistan (nonostante ci fosse stato detto, a noi italiani, dai rappresentanti italiani, a mezzo stampa, nel 2009, che servivano rifinanziamenti solo per il phase out) e in tanti altri posti, proprio tramite droni. Mentre noi non sapevamo nulla la polemica sull’uso dei droni in guerra e’ infiammata, in tutti i paesi anglofoni. Io personalmente non ho partecipato perche’ non ci trovo nulla di male, e anzi, penso sia meglio quel tipo di guerra rispetto a quelle piu’ classiche con bombe e armate di invasori: la guerra e’ una merda comunque, non ha senso dare modo ad un presidente di dire che sta esportando la democrazia (IRAQ2) con le bombe intelligenti (IRAQ1). Meglio i droni. Mi limito a pensare che non vi e’ un diritto a fare da sceriffo in un altro paese ove sono presenti popolazioni locali (nomadi senza autorita’ sviluppate in modo granulare o meno); indipendentemente dallo strumento bellico impiegato, ai sensi dell’art. 11 Cost.

Sono invece d’accordo con questo professore, grazie di averlo riportato. Questi fenomeni eversivi esistono a causa dei malesseri moderni, come sono sempre esistiti in passato. I Carbonari e Mazzini pensavano che decapitare il re e passare ad una Repubblica avrebbe migliorato le cose; noi seconda generazione di repubblichini pensiamo che cambiarla in altro migliora le cose. Altri pensano che occorra agire sull’inquinamento, altri ancora sul controllo del linguaggio. Alcuni cercano di aderire ai codici religiosi diventando il piu’ possibile integralisti. E in tutto questo la parola ‘musulmano’ non centra niente; e’ vero ANCHE per loro. Da noi abbiamo assistito in una recrudescenza di tutta l’idiozia religiosa di matrice cattolica, dalla tizia che pubblica libro che dicute la teoria galileiana intorno al 2006, ai mafiosi che ricevono l’eucarestia in chiesa come fossero agnellini; in mezzo una valanga di finti devoti, finti matrimoni, etc. E per loro e’ la stessa cosa ma facendo l’enforcement di tradizioni tanto diverse dal punto di vista comportamentista, tanto uguali dal punto di vista funzionale. Tant’e’ che chi parla male dei musulmani e’ lo stesso che pretende la divisa ai bambini ma si dimentica freudianamente di farla mettere anche ai professori: comportamentisti ignoranti. Napster e le manifestazioni di Seattle (1999), e piu’ in generale reti paritetiche con pochissimi hub di coordinamento, segnavano la PRECEDENTE necessita’ di produrre un sistema in cui ognuno era responsabile e beneficiario del suo pezzettino di globo, senza produrre figure giuridiche che crescendo in dimensione sconfinano in tutti i domini reali (es: territorio, sangue) e immaginari (es: diritti umani, giurisdizioni, religioni). Fa strano oggi per me leggere che la legge coranica, in una delle sue due anime maggioritarie, nega le persone giuridiche. Quella necessita’, di un mondo “giusto”, ha prodotto Napster e le manifestazioni; da Seattle al Cairo. Tante cose ha prodotto prima, e tante ne sta producendo oggi.

E giuro, non sto copiando la canzone di Jovanotti (“passando per Malcom X e i ragazzi di San Patrignano”).

Sostanzialmente represse, in modo massivo li’ dove ci sono stati i militari in piazza, o selettivo come in Italia dove abbiamo tutti ricevuto una o piu’ denunce per fatti totalmente estranei a questi discorsi e largamente infondate.

Il passaggio alle armi cioe’ non e’ necessariamente associabile alla religione; molti dei gruppi terroristici nostrani non avevano nulla a che vedere con i preti, il vangelo, la bibbia, o altro. Spesso, anzi, erano in risposta anche ai fondamentalismi religiosi in cui si rintanavano le istituzioni per poter abusare del loro ufficio mandando in piazza i militari. Per fare un esempio, Martin Luther King e Malcom X, steso periodo, stesso tema centrale (eguaglianza dei neri), il primo pacifista (e in grado di avere al suo fianco tutti i religiosi d’America: cristiani di ogni tipo, musulmani, ebrei, buddisti, etc), il secondo (con sofferenza) belligerante. Entrambi uccisi. Come Michael Jackson.

Noi non siamo abituati a considerare una realta’ poliedrica a causa della pesante omologazione religiosa a cui siamo sottoposti fin da bambini, e martellamento mediatico oramai standard aka propaganda giudeo-cristiana; ma il fatto che siano musulmani probabilmente e’ solo perche’ sono partiti da un punto di partenza svantaggiato in quanto migranti e figli di migranti, e quindi oggi tocca a loro anziche’ i soliti nostri figli di nessuno dei quartieri malfamati. In Francia e’ normale che accada prima di altrove perche’ da sempre meta di pesanti migrazioni algerine e tunisine; anche migrazioni solo temporanee, ma ricorrenti, a scopo di commercio, non di immigrazione: chi ricorda le code a Ventimiglia intorno al 2002, formate da lunghissime colonne di veicoli stracarichi di pacchi al limite del ridicolo e sicuramente fuori norma della strada? Era diventato conveniente passare per l’Italia a causa di rincari nelle tratte spagnole e francesi, e quindi noi li vedevamo pass-trough sulle nostre autostrade. Tutto qui.

Detto questo, inviterei tutti a guardarsi attorno per cercare di capire se gli immigranti che si sono fermati (o sono stati fermati) in Italia siano stati trattati in modo egualitario o meno; perche’ nel primo caso … siamo salvi, non saremo oggetto di attentati… nel secondo caso avremo prodotto bande armate del tutto analoghe a quelle che hanno agito in Francia.

In ambo i casi - cioe’ indipendentemente se domani uno di noi sara’ ucciso o no da un qualunque gruppo armato di un qualunque luogo, gruppo etcnico o religioso - rimane aperto il tema della distribuzione della ricchezza e delle pratiche di sviluppo necessarie e sufficienti a stare dietro all’aumento demografico e quindi la necessita’ di trovare le soluzioni tecnologiche di volta in volta necessarie e sufficienti a minimizzare questi fallimenti episodici. E’ un problema aperto ovunque, che rimarra’ tale fino a che non viene arrestato l’aumento demografico e lo sfruttamento sempre piu’ preciso ed efficace delle risorse naturali, indipendentemente da quello che facciamo.

Sinceramente non mi sono interessato molto di quello che accade tra il Marocco e l’Afganistan perche’ credo di non avere possibilita’ di comprensione; non posso neanche leggere i testi! Io vedo solo giornali che piazzano una foto in cui dei tizi inquietanti armati fino ad i denti agitano una bandiera nera con una scritta che credo essere araba con sopra scritto “Benvenuti e buon soggiorno nel mio paese, tranquilli, vi vogliamo bene, vi difendiamo noi” ma potrebbe essere farsi con scritto sopra “Altola’ chi va la’ fermo o sparo” … invece a me dicono che c’e’ scritto: “Vogliamo fare quello che gli americani non sono riusciti a fare negli anni ‘70 quando ci hanno rimandato lo Sha’ di Persia e noi li abbiamo mandati affanculo impiccando i collaborazionisti; pero’ 'sto benedetto Califfato ce lo vogliamo fare da soli; quindi fateve un pacchetto di cazzi vostra una buona volta e smettete di bombardarci, merde”. E in tutti e tre i casi a me sta bene, non ho proprio voce in capitolo: se la foto e’ presa ad una frontiera e quelle sono le guardie di frontiera a mia protezione quando vado li’ per lavoro o turismo, se quella foto e’ presa all’ingresso di una base militare riservata che oggettivamente non ho alcun interesse a visitare, o che sia effettivamente proveniente da zone di guerra … presenti, non passate … di cui per altro condivido il concetto “basta bombe e fateve li cazzi vostra”: attendo con anzia il momento in cui saro’ in grado di andare li’ a prendermi un the con loro, dopo che hanno risolto i propri problemi; perche’ sono tremendamente curioso di sapere che diavolo ci sia da quelle parti oltre al deserto, le piramidi e le isole artificiali, che si vedono in tutti i servizi del telegiornale del cazzo, da 50 anni, come se non ci fosse altro da mostrare. E nel frattempo vado a Ostia, in Sicilia, Sardegna, Spagna, Slovenia, Grecia, Turchia, Caraibi, Thailandia … se proprio devo andare da qualche parte.

Dico questo perche’ tra Marocco ed Afganistan ci sono una 20ina di Nazioni, ognuna delle quali talvolta ha piu’ di un gruppo etnico-religioso in modo del tutto analogo all’Italia: noi italiani siamo 6 gruppi etnici, nessuno riconosciuto dal governo in un ostinato e martelante tentativo di appiattire tutto e controllare tutto in base a concetti astratti e generali quantomeno discutibili se non propriamente impraticabili (e fallimentari!); in Cina, tanto per fare un paragone, il governo ne riconosce 56. E a quanto ho capito, tra Marocco e Afganistan ci sono una dozzina di fronti belligeranti totalmente diversi, alcuni dei quali che non hanno uno scopo ben preciso… e comunque non uno scopo per me comprensibile. Se anche iniziassi a studiare oggi, tra 20 anni potrei a mala pena iniziare a fare una qualche constatazione nel merito delle questioni. Esattamente come e’ stato per il mio paese; una vera e propria coscienza politica e’ arrivata intorno ai 25 anni… prima era… una coscienza puerile; magari apprezzabile per tanti motivi diversi, ma pur sempre puerile. Ridevo di Dannunzio che si faceva le pompe da solo, facevo battute sul ‘salamelecco’ e quant’altro veniva sfruttato in televisione per farne uno spettacolo comico puerile, da Striscialanotizia a Zelig passando per PippoKennedyShow e Maidiregol.

Sinceramente mi preoccuperei di piu’ di come sviluppare piu’ velocemente il posto in cui vivo, in modo da poter sbloccare/moltiplicare/creare luoghi e risorse che possano tenere distanti gruppi diversi che si odiano e allo stesso tempo aumentare la capacita’ di ospitare altri, siano coniugi italici in lotta, ex galeotti e perbenisti, comunisti e fascisti, esuli, rifugiati, o migranti economici.