Non a caso, Carl Marx riteneva che il voto segreto fosse l‟unica condizione senza la quale il suffragio universale sarebbe divenuto illusorio.
Ma davvero devo continuare a leggere un testo se l’autrice non sa neanche come si scrive Karl? No dico, per metterla sul piano sul quale in genere bazzica solibo.
quado in suo scritto aveva sostenuto
Pure gli errori ortografici… non è esattamente una tesi di laurea allora (infatti è solo il contributo ad un seminario di una dottoranda).
L’intero documento tratta l’applicazione del voto segreto a scopi elettivi in ambito di suffragio universale in Europa e negli Stati Uniti, con estrema accuratezza storica. Pare non si interessi né di votazioni tematiche, né di elezioni intra-parlamentarie. Poi, nel bel mezzo delle conclusioni se ne esce così:
Oggi sembra, però, profilarsi una nuova tendenza, se non una vera stagione, nelle democrazie pluralistiche consolidate. L‟affermarsi della “democrazia partecipativa”, che non sostituisce la “democrazia rappresentativa”, ma la integra nella gestione del processo democratico, e che è stata certo accolta come un salto evolutivo delle democrazie moderne. I principi di partecipazione democratica, pubblicità e trasparenza, che governano – o dovrebbero governare – il processo democratico, rappresentano il punto di arrivo dello sviluppo delle democrazie, ma anche il punto di partenza, perché ciò comporta il ripensamento dei principi che hanno governato le democrazie pluralistiche degli ultimi secoli, tra cui il principio della segretezza del voto.
E fin qua ci siamo.
Come si è cercato di dimostrare, appare agli occhi dell‟interprete che la segretezza del voto sia ormai recessiva per i governi, i quali sono più attenti a implementare gli istituti partecipativi. Se ciò appare comprensibile, tuttavia pone qualche interrogativo: posto che, negli Stati Uniti d‟America, la graduale diminuzione della tutela della segretezza del voto è ammissibile e accettata, perché il voto segreto non gode di tutela costituzionale a livello federale, si ritiene che lo stesso non possa affermarsi per gli Stati europei e, nel nostro caso più prossimo l‟Italia, quanto meno in fase di esercizio del voto, mentre nella fase ex ante si constata che sia nella natura della partecipazione democratica quella di esporre il singolo cittadino alla vita politica e pubblica, purché egli decida di prendervi parte.
Si, ma la dottoranda qui sta confrontando mele e pere dato che nella democrazia partecipativa che facciamo noi non stiamo facendo suffragi universali e riduciamo al minimo le elezioni che riteniamo infatti sbagliate ad eseguire col voto palese. Certo, se la dottoranda si sta riferendo al M5S, lì di fatto si sta sbagliando tutto — anche la verificabilità degli esiti, che è un aspetto assai più grave della segretezza del voto.
È sicuramente affascinante rispolverare l‟idea classica della democrazia votata alla piena pubblicità. Al riguardo, si è affermato che la democrazia consiste nel governo del «potere visibile», che appartiene «alla natura della democrazia che nulla possa rimanere confinato nello spazio del mistero», nemmeno l‟espressione del proprio voto. La democrazia non è altro che il governo del «potere pubblico in pubblico»
e quindi la sua evoluzione dovrebbe tendere verso la piena pubblicità in tutti i suoi campi di estrinsecazione; da ciò emergerebbe che il voto palese sarebbe più edificante in una democrazia, piuttosto che il voto segreto.
Semplificazione, dato che non fa alcuna distinzione dell’applicabilità del voto segreto vs il voto palese.
Questa suggestione che ha avuto i suoi albori nella democrazia dell‟età classica, ha influenzato i concetti democratici della rivoluzione francese, tanto che tuttora si continua a immaginare come modello ideale di democrazia quello del “governo pubblico in pubblico”. Questa impostazione è certamente condivisa, perché gli atti dei governanti devono essere noti al popolo sovrano, rappresentando ciò «uno dei cardini del regime democratico»; tuttavia, non sembra corretto estenderla all‟esercizio del diritto di voto.
Aridaje che non fa alcuna distinzione dei tipi di voto.
Infatti, per coerenza, se si afferma che il popolo è il detentore del potere sovrano in democrazia, anche il popolo dovrebbe pubblicamente esprimere il proprio potere di scelta ovvero votare palesemente.
No, non ci trovo nulla di coerente. Nel suffragio universale il voto palese non ci deve stare. La trasparenza politica non è un martello applicabile a qualsiasi chiodo. Se il chiodo in realtà è una vite, serve il cacciavite.
In realtà, come nota Bobbio, se il popolo sovrano fosse soggetto a piena pubblicità, divenendo così un potere visibile, esso sarebbe soggetto a controlli e pressioni da parte dei governanti, ribaltando il rapporto di controllo tra governati e governanti. Si ritiene di dover cogliere il suggerimento di Bobbio e di ritenere che il popolo, perché sia effettivamente “sovrano”, detentore del potere pubblico, debba operare non già come un potere visibile, bensì come un potere invisibile, che sia cioè in grado di controllare i governanti, senza essere visto. Per comprendere quanto si sta affermando si ricordi la descrizione di Foucault nell‟analisi del Panopticon di Bentham, ove esso opera «come una macchina per dissociare la coppia ―vedere-essere visto‖. Chi vede non è visto, chi non vede è visto». Il popolo sovrano che vota in segreto, dall‟alto della torre centrale del sistema costituzionale, sarebbe così in grado di vedere l‟operato dei governanti, senza essere visto. Il popolo invisibile sarebbe solo così realmente sovrano.
Cioè in pratica l’intera tesi non contiene nulla di applicabile al caso nostro.
Se l’intento era di DoSsarmi, solibo con il post di questa tesi mi ha dossato e basta.
Stai indicando che nel PP ci potrebbero essere ripercussioni sulla tua persona se dai sostegno alle mie mozioni?
Appunto. Quando si fa il confronto tra voto segreto e palese bisogna guardare alla scalabilità ed il potere di ogni voto singolo. Nel suffragio universale, il voto individuale è uno tra milioni — all’interno di una commissione invece un voto comprato può essere sufficiente ad apportarci un decennio di politiche nocive e corrotte.