Siamo di fronte alla disgregazione dell’Europa, è certo. Ma non per la Brexit. Avremmo avuto la disgregazione anche con il “Remain” visto che le condizioni poste dalla Gran Bretagna all’UE per la permanenza erano tutte in senso anti-UE. Siamo di fronte alla disintegrazione, ma non da oggi. Questo è il punto. È accaduto e le conseguenze non possiamo prevederle perché non era ancora accaduto. Invece che esercitarsi su previsioni esoteriche occorre comprenderne le ragioni, nominare le responsabilità e agire di conseguenza. La responsabilità è delle oligarchie tecnocratiche e finanziarie. Il voto di ieri è il risultato della separazione crescente e conflittuale tra oligarchie e democrazia, tra sviluppo del capitalismo finanziario e democrazia. Più banalmente, tra poveri e ricchi di questa Europa, in cui i poveri sono sempre di più e i ricchi sempre di meno e sempre più ricchi.
Soluzioni?
L’unica via di uscita è la democrazia: fare carta straccia degli attuali trattati su cui si è fondato un patto sbagliato e anti-popolare e subito costruire un patto nuovo. Al posto del pareggio di bilancio, la nuova Europa tuteli i diritti dei cittadini, il potere d’acquisto dei loro salari, o la possibilità di avere un reddito e una casa, a prescindere dal paese in cui nasci e vivi. Serve un processo costituente dal basso vero, che consenta agli europei (oggi categoria mitica) di scegliere anche il governo europeo, sulla base di proposte politiche chiare e nette.