Don't Feed The Troll! (in the right way...)

Su questo tema, giusto stamattina, ho avuto un breve scambio privato con @solibo.

Il problema del trolling diventa tanto più rilevante quanto più popolata e attiva è una comunità online.

Visto che si sta proponendo anche qui, credo possa essere utile condividere come da anni viene gestito questo problema con successo in altre comunità che frequento.

Cos’è un Troll?

Una definizione chiara ma non esaustiva la fornisce Wikipedia:

un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso e/o del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.

In realtà il fenomeno del trolling è un po’ più complesso, perché si intreccia con lo pseudo-anonimato online e la possibilità di interpretare più ruoli in una conversazione.

Un troll non è

  • una persona con una scarsa preparazione culturale
  • una persona con una opinione minoritaria
  • una persona ignorante su una materia

Un troll può essere coltissimo ed intelligente, può sostenere una opinione diffusa e può essere persino molto competente sulla materia trattata.

Non è dunque da questi aspetti che è possibile identificarlo, ma dalla tendenza ad attaccare uno o più interlocutori in modo provocatorio ma

  • senza fare alcuna affermazione falsificabile
  • senza apportare alcun contributo informativo
  • facendo affermazioni palesemente false o contraddittorie

Il trolling è una forma sociale di Denial of Service, un attacco informatico volto ad esaurire le risorse delle vittime: il troll vuole consumare il tempo e le energie psicologiche delle persone che attacca, demotivandole dal partecipare al contesto in cui interviene, spingendole all’abbandono e al ritiro.

Come gestire un Troll

I troll sono un po’ come l’influenza invernale: non sono facili da evitare, ma con un minimo sforzo si può evitare che si moltiplichino dando luogo ad una malattia cronica o tanto acuta da uccidere il malato.

Vi sono molte tecniche che sono state sviluppate negli anni per gestire questo comportamento. Lo scopo è sempre quello di facilitare il dialogo costruttivo e possibilmente ricondurre anche il troll ad un confronto civile.

Alcuni troll possono guarire, altri no.

Come (e perché) ignorare un Troll

Il trolling è una attività che qualcuno considera divertente. Per altri è uno strumento dialettico volto ad impedire a certe tesi di diffondersi o anche solo a sfavorirne il dibattito rispetto ad altre.

Il troll di solito attacca una o più vittime ben determinate, ma per ottenere i suoi scopi consuma anche risorse (tempo ed energia) di tutta la comunità.

Il modo più efficace per disarmarlo è ignorare esplicitamente le sue provocazioni.

Ignorare e basta non funziona, perché è indistinguibile dal “silenzio assenso”: chi legge frettolosamente un thread potrebbe supporre che il troll abbia convinto gli interlocutori o debunkato le loro affermazioni. Questo modo di ignorare il troll, in realtà lo nutre.

Per non nutrire i troll, bisogna dichiarare che non si intende rispondere, in quanto sono provocazioni di un troll. Nel farlo è concessa un’ironia giocosa, ma sarebbe meglio evitare il sarcasmo.

Questo modo di ignorare esplicitamente il troll in quanto tale ha diversi effetti positivi:

  • non consuma risorse della comunità o delle vittime, contrariamente al debunking
  • il troll si vede smascherato e non può fingere di aver “vinto” con i propri argomenti
  • permette agli altri membri della comunità di identificare più rapidamente i troll e ignorarli esplicitamente quando questi cambiano bersaglio
  • tutela chi viene ingiustamente accusato di essere un troll, in quanto la comunità può sempre riproporre i suoi argomenti o le sue obbiezioni qualora le ritenga interessanti o legittime
  • se applicata in modo consistente dalla comunità, tende ad allontanare i troll o guarirli
  • educa i nuovi arrivati attraverso l’esempio ad un meccanismo nonviolento di gestione dei disturbatori

(Ci sono anche molti altri vantaggi, ma sto finendo il tempo)

Ignorare esplicitamente il troll è la tecnica più efficace, ma richiede consistenza da parte della comunità.

Altre tecniche di gestione del Troll

Vi sono altre tecniche efficaci, ma tutte con effetti collaterali, talvolta seri.

La censura

Su certi canali di comunicazione (non su tutti) il troll può essere censurato da chi li controlla.

Gli svantaggi sono:

  • i membri della comunità si abituano all’idea di censura, normalizzandola
  • richiede lavoro ai moderatori che possono finire per esaurire le proprie energie
  • i moderatori devono essere estremamente onesti intellettualmente per non abusare di questo potere (cosa che succede, ma non può essere garantita nel tempo)
  • il troll può ottenere compassione nella comunità
  • la censura è sempre aggirabile

Lo smascheramento

Una tecnica particolarmente gratificante di gestione dei troll peggiori è smascherarli.

Per esempio, semplici tecniche di fingerprinting possono essere usate per identificare account fake utilizzati da un utente per interpretare uno o più troll in una discussione.

In passato su forum come questo, questa tecnica è stata usata per smascherare pubblicamente questi troll (che di solito hanno anche un account legittimo che usano per sostenere le loro tesi). Il troll perde istantaneamente ogni credibilità e spesso accade che i suoi successi dialettici precedenti vengono rimessi in discussione.

Contro:

  • si umilia una persona (ed è probabile che le tracce restino per sempre)
  • (solitamente) si perde uno o più membri della comunità che magari hanno anche apportato prospettive interessanti

Il ban

Un’ultima tecnica efficace è il ban del troll.

Di solito dopo un’ammonizione, il troll viene bannato ad insindacabile giudizio dei moderatori. Solitamente a vita.

Qui si applicano tutti i contro della censura più:

  • su alcuni canali di comunicazione il ban è aggirabile attraverso una nuova identità fittizia
  • i membri della comunità
    • si abituano ad interventi “di autorità”, normalizzandoli
    • accettano di diventare più omogenei

La targhetta TROLL

A valle di simili considerazioni, @solibo ha istituito una nuova targhetta, Troll da assegnare ai troll.

Lo scopo, credo, sia assegnarla a chi si comporta da Troll per informare gli altri membri di questo forum di tale comportamento e facilitare il “don’t feed the troll” di cui sopra.

Non ho capito se tale targhetta risulterà visibile nei post che la fanno guadagnare, cosa fondamentale per tutelare la comunità nel lungo periodo e le vittime dell’attacco DoS nel breve. Se così, un uso intelligente di tale targhetta potrebbe allontanare o guarire i Troll di questo forum. Per contro, un uso eccessivo potrebbe svuotarla di significato.

L’importante comunque è non permettere al troll di consumare le risorse delle vittime e della comunità ed al contempo impedire che la sua moderazione dia luogo a side effect negativi per la comunità.

Per funzionare, l’atto di ignorare il troll deve essere esplicito ed evidente in modo che la comunità possa reagire, difendendo il troll o isolandolo non appena si comporta nuovamente da troll in altre conversazioni.

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secondo me c’è una differenza enorme tra un Troll (che in teoria potrebbe anche diventare molto stimolante in un forum tematico) e uno stalker del web, che attacca ripetuamente la vittima designata fino al punto di impedirle qualsiasi normale relazione. A mio giudizio verso questo tipo di attacchi esiste solo il ban individualizzato, com’è possibile fare su facebook, dov’è possibile anche per lo stalker continuare ad interagire senza però poter più leggere ed attaccare i contenuti della vittima che è diventata per sempre invisibile.

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Beh, gli articoli citati nelle linee guida indicano ripetutamente in modi diversi che il danno è arrecato comunque:

  • la merda lanciata resta appiccicata comunque, cioè l’oggetto del attacco ne resta danneggiato (anche se è un bulldozer come te che non percepisce dolore ;))
  • l’effetto il troll ce l’ha presso i terzi che leggono in silenzio

http://abovetheinternet.org/blog/2013/9/5/dont-feed-the-trolls-and-other-stupid-advice

https://www.dailydot.com/opinion/phillips-dont-feed-trolls-antisocial-web/

Non mi risulta alcuna testimonianza che abbia concluso per esperienza che ignorare il troll funzioni, ma è facile trovarne quelle che dicono l’opposto.

È evidente che non sei neutrale, perché se una moderazione democratica la chiami censura stai rifiutando di accettare che non lo è. Oggettivamente NON LO È.

Inoltre la moderazione nonviolenta va un passo oltre dato che non permette la pubblicazione di un post trolloso — il troll viene obbligato a formulare in modo coerente con il codice comportamentale che rende assai difficile il trollaggio.

Cioè se le regole che ci siamo dati e che sono in vigore le applichiamo correttamente, possiamo impedire trolling sul nascere.

Infrange il principio del non danneggiare l’orgoglio dei partecipanti — una persona targettata troll forse non sarà mai più recuperabile socialmente per il progetto comune. È un danno che non ci possiamo permettere. Le linee guida vietano sanzioni pubbliche di questo tipo e raccomandano la moderazione preventiva affinché non ci siano mai espliciti litigi.

In pratica sarei felice se adoperassi più evidence sociologica elencata nelle references delle linee guida. Se vuoi, puoi argomentare come arrivi a conclusioni diverse da quelle alle quali siamo arrivati noi, ma sul fondamento di studi o report empirici di un certo spessore.

Il ban in un forum è aggirabile in 20 secondi netti da quando vieni bannato (lo stesso vale per i social). Altro account altra mail e si è nuovamente punto e a capo.

Sono abbastanza d’accordo sullo stalker.

Il fediverse usa il ban individuale per minimizzare le esigenze moderative. Creso funzioni abbastanza bene ma se usato male produce isole di persone affini ed omogenee facilmente manipolabili. Ed infatti il fediverse è pieno di queste isolette in cui si ritrovano minoranze fragili per supportarsi a vicenda, ma che finiscono per diventare casa di risonanza per persone spregiudicate.

Sul fatto che un troll possa essere stimolante per una comunità devo dissentire.

Una tecnica di gestione del troll che non ho elencato e che ho visto funzionare in una sola comunità, è quella di sotterrare il troll di complimenti e parole gentili. Su IRC dopo 10 pagine di complimenti e gentilezze ho visto il troll dileguarsi. Ma si trattava di una comunità molto coesa ed estremamente giovane e vivace. La vittima dell’attacco non aveva avuto bisogno di difendersi, hanno fatto tutto gli altri.

Quando il troll è scappato mi hanno spiegato che si trattava di una tecnica che avevano inventato anni prima per un altro troll e funzionava sempre.

È stata l’unica volta che ho visto un troll insegnare qualcosa ad una comunità. E nella mia esperienza questa tecnica funziona solo in quella comunità.

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Prendi @Cal per esempio. Lui si è comportato da troll in innumerevoli occasioni. Eppure è intelligente e a volte fa dei contributi veramente utili che non ti aspetti. Che facciamo?

Mi suona abbastanza hippie come approccio. Potrebbe funzionare se fossimo un gruppo coeso come loro, ma siamo un partito politico dove la concorrenza è malvagia ma inevitabile. Presumo che un metodo tale qui non funzionerebbe… anche perché ora ne abbiamo parlato qui… :smiley:

Chi si comporta da troll occasionalmente va trattato da troll in tali occasioni. Attenzione solo a distinguere una provocazione intelligente dal trolling.

Il troll vuole l’escalation, chi propone una provocazione intelligente vuole che venga analizzata nel merito.

Mandare abbracci, baci e complimenti ad un troll su un forum non funzionerebbe mai come su IRC.

A meno che il forum non sia su invito. :wink:

Facciamo che tu non decidi cos’è trollata e cosa no, per cominciare.

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dipende da quanto dura la trollata perché nessun contesto che finisce per essere…“sfinente” è stimolante. Però perfino una forzata ottusità può rappresentare una sfida importante per una “comunità politica”. Il punto non è il disturbo che da il Troll ma come risponde la comunità politica. Spiego meglio: lo scopo del troll è disturbare la conversazione creando quel clima di litigiosità che porta le persone a disinteressarsi dell’argomento politico che stanno discutendo cominciando a disquisire su…stupidate (lo so, è un giudizio di valore che potrebbe risultare offensivo, ma è l’unica definizione che si adatta perfettamente a certi esempi che ho in mente e che, in genere, sorvolo pari pari). Però, se invece la comunità è molto coinvolta nell’argomento politico ed è interessata a tirar fuori dei messaggi concreti e condivisibili il Troll può funzionare come…“avvocato del diavolo” perettendo di vedere la questione da punti di vista totalmente opposti scatenando la creatività. Perché di una cosa sono certa nella vita: la creatività viene sempre scatenata dall’affrontare dei problemi. Ed è perfino proporzionale ad essi.

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Capisco cosa vuoi dire, ma quel tipo di provocazione non è trolling.

Ti faccio due esempi pratici per confrontarli: (attenzione: sono solo esempi e io non penso ciò che segue)

Esempio 1:

Gli handicappati sono tutti scrocconi, capaci solo di piangersi addosso mentre dovrebbero essere grati alla società per tutto quello che facciamo per permettergli una vita comoda!

Esempio 2:

E se abolissimo le pensioni di accompagnamento per sostituirle con lungodegenze presso strutture qualificate?

Il primo esempio è una trollata, il secondo è una provocazione.

Se rispondi nel merito al primo tipo di intervento, sprechi tempo ed energie: il troll sta già vincendo. Se qualcuno risponde a te in buona fede, lui interviene ulteriormente a favore dell’uno e contro l’altra. E spesso nemmeno risponde nel merito o risponde cose talmente assurde da far chiedere all’interlocutore “da dove inizio a debunkarlo?”

Il secondo tipo di provocazione invece non è necessariamente una trollata, per quanto provocatoria possa apparire. Rispondendo nel merito e con calma o facendo altre domande (lo so, è un metodo che non ti piace… ma è il migliore che conosco…) riesci facilmente a discriminare il troll (che risponde ad altro, mena il can per l’aia etc…) da colui che vuole appunto affrontare la materia da una prospettiva inusuale.

Ciò non significa, di per sé, che nel secondo caso si giunga ad una sintesi condivisa. Ma il dialogo arricchisce la comunità di prospettive diverse ed espresse chiaramente.

Nel primo caso invece, rispondendo al troll si crea solo confusione.

I troll lavorano per argomenti: se un troll interviene come troll su un thread, bisogna ignorare esplicitamente tutti i suoi post in quel thread. Il thread per lui deve essere bruciato, anche se ad un certo punto dice qualcosa di vagamente sensato. Se dice qualcosa di intelligente che interessa a qualcuno che però riconosce il troll come tale, questo qualcuno può riproporre il discorso, ma senza nemmeno citarlo. Non si deve cedere un millimetro, altrimenti il troll ne approfitta.

Scusa @lynX, leggendo sul cellulare mi ero perso questo post.

Dipende. Se la comunità è sistematica nel rifiutare il troll ed è solidale con le vittime, l’attacco la rafforza. In certe comunità ho visto i moderatori censurare sistematicamente gli interventi di coloro che rispondevano al troll con un “don’t feed the troll”. Non toccavano l’intervento del troll, che veniva messo alla berlina. Questa tecnica veniva anche usata quando c’era il sospetto che il troll stesse usando più identità nella conversazione.

Per questo la scelta di non rispondere ad un troll deve essere evidente ed esplicita. Io cerco sempre un’immagine simpatica. Potrebbe essere una frase, un link o una immagine convenzionale.

L’importante è che coloro che leggono in silenzio vedano che la comunità rifiuta qualsiasi interazione con il troll. Persino sfotterlo è sbagliato: stai comunque alimentando il troll, perdendo tempo che potresti usare altrimenti. Basta dirgli (in modo magari simpatico e divertente): “Non ti rispondo perché sei un troll”.

Ignorarli nel senso di lasciarli trollare, non funziona.

Ignorarli esplicitamente, funziona.

Naturalmente, se un troll è veramente motivato, può continuare a provare a disturbare le conversazioni. Ma a quel punto smascheramento e ban diventano una formalità che il moderatore compie quasi d’ufficio, senza rischiare alcuna obiezione da parte della comunità.

Per censura io intendo qualunque rimozione o sostituzione del contenuto prodotto da altri.

Non ne do una valutazione etica.

Stiamo parlando di troll. :wink:

Non meritano alcuna compassione sui canali che danneggiano.

Forse.

Ma le alternative, con un troll, sono peggiori. Un troll intelligente e agguerrito si mangia responsabili della convivenza per colazione. Il suo scopo è far consumare tempo ed energie. La targhetta può (forse) essere utile alla comunità per non perdere quel tempo.

Per contro, una comunità sana è in grado di reintegrare le persone che sbagliano (purché non sbaglino più). Un troll pentito, che chiede scusa o che almeno smette di trollare, può partecipare normalmente alla vita della comunità. Ma come dico spesso ai miei amici statunitensi to forgive doesn’t mean to forget :wink:

La verità @lynX è che non posso: non ho studi sociologici seri a sostegno della mia esperienza. Ho la mia esperienza, in cui, contrariamente a quanto sostenuto dai link che hai fornito, ignorare esplicitamente i troll funziona.

Non sono certo che gli studi sociologici che citi sempre siano applicabili a qualunque contesto (né che i loro risultati siano stati replicati in contesti analoghi a quelli che descrivono). Tuttavia, pur essendo favorevole all’obbligatorietà del RdC, non credo che sia una soluzione a tutti i problemi di convivenza.

Può aiutare, ma una comunità deve sviluppare un sistema di difesa diffuso e distribuito per resistere ad attacchi. Parte di quel sistema di difesa è la solidarietà con le vittime: per esempio non rispondere ad un troll se la vittima di un attacco ti chiede di non farlo, aiuta le vittime a sentirsi protette dalla comunità. :wink:

ed invece no:entrambe i due esempi sono cose con cui più volte ho avuto a che fare nelle discussioni e ti assicuro che ne sono uscite cose molto costruttive. Tanto per fare un esempio concreto, è da una provocazione simile a quella che tu definisci una trollata che è uscita fuori la proposta di legge sulla discriminazione :wink: Vedi non sono le domande che a me danno fastidio, personalmente adoro fare domande, ma è la petulanza nella domanda che trovo una perdita di tempo e tanto simile a mia madre quando cercava d’insegnarmi il suo modo di ragionare.

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Avrei voluto vedere la faccia del troll, ma onestamente la considero una felice eccezione alla regola.

Ad una comunità più vasta e variegata, il troll può solo far danni.

A volte sono veramente persone che non riescono a contribuire senza andare addosso a qualcuno.

Ma allora il primo che posta l’immagine decide per tutti… e se qualcuno non è d’accordo e sceglie di dare supporto? O spesso, anzi quasi sempre in questo partito, qualcuno fraternizza col troll perché si è lanciato contro il concorrente politico, gli da i like o interagisce o manda messaggi privati… tutto il tuo piano si scioglie come ghiaccio al sole.

Inoltre non hai risposto ad alcuno dei punti sollevati dai miei 5 articoli sul tema.

Beh uno dei troll più pesanti della storia del PP si presentò proprio in quella settimana nella quale fui inaugurato come moderatore. Me lo mangiai per colazione io, ma altri erano dell’opinione che fossi stato troppo severo (in realtà gli avevo dato possibilità realistiche di reintegrarsi socialmente) e mi hanno rimosso dall’incarico. Ancora oggi raccontano la balla che io sarei stato il cattivo. Se ci fossero stati dubbi sul mio operato l’iter corretto sarebbe stato di farlo controllare dal CA, ma loro hanno scelto la via populista: di convincere l’AP che ci sia un’urgenza a rimpiazzarmi.

Piano che fallisce di brutto dal momento che applichi moderazione preventiva e gli impedisci di postare alcuna cosa senza che tu l’abbia considerata pubblicabile.

Scuse pubbliche? Considera che in un partito hai a che fare con troll di età media sui 50 anni. Non è gente che riesce a scusarsi davanti ad un forum in Internet. Per questo in convivenza proponiamo tutt’altro.

Cioè solibo e Cal dovrebbero resistere se il troll attacca me? Ma ti rendi conto che chiedi l’impossibile? Inoltre come facciamo se il troll è il capo del partito e BOFH del server?

Il tuo metodo richiede una coesione che in un partito normalmente non c’è. Il metodo nostro è più preventivo ma anche più universalmente applicabile anche in gruppi non coesi.

purtroppo non è il nostro caso :smile:

Sì, esattamente come faccio io. E come dovresti fare tu con loro.

Perché né tu, né @Cal@solibo siete stupidi.

Il mezzo sta al fine come il seme sta al frutto. E l’impossibile non esiste. :wink:

Se alcuni membri di una comunità si alleano con un troll, diventano troll. Attenzione però: se io ti accuso di essere un troll ma il tuo intervento non è trolling, chiunque può ripeterne i contenuti!

(sul resto ti rispondo domani)

Vediamo se riesco a trovare qualche fonte sul public shaming che arrivi a conclusioni simili alle tue…

When in doubt, click out. Being an activist is admirable. You don’t have to be a bully—be constructive with your behavior (comments), not combative. There is never a reason to use profanity, mock people or especially wish death to others. One lasting thought, you are your online presence. Your immediate gratification to insult someone for what you may believe is activism, will be attached to your digital resume forever. Short-term vindication is rarely worth the long-term ramifications. Having a bad day? Give yourself permission to sign-off.

Se i professionisti della psicologia indicano che non ci sono mai ragioni legittime per l’uso di certi toni, che male c’è se moderiamo preventivamente le persone che arrivano a quel punto e bloccando il loro accesso per 24h facciamo in modo che si prendano il raccomandato sign-off?

Ah ottengo risultati più azzeccati se aggiungo ‘education’, per parlare delle orecchie d’asino che si usavano in passato.

The fear of rejection severe enough to lead to isolation is a powerful agent of behavioral control. Social connectedness is essential to psychological and physical wellbeing.

Even in cases where shame successfully diminishes a behavior, one should ask, “at what price?” Shame can become internalized, and the shamed person begins to view him or herself in ways consistent with the disapproval. In cases of internal shame, the individual becomes both the judged and the judge and experiences self-criticism and feelings of inadequacy. When shame is internalized and becomes pervasive and enduring, a person can be at risk for developing unhealthy conditions such as depression or social anxiety disorder, the fear of being scrutinized and the avoidance of social events that evoke such fear. Depression and social anxiety disorder are among the most prevalent psychological disorders and are associated with higher risk of developing additional psychological problems.

[The school] forced academically underperforming students to carry a red badge—a virtual scarlet letter—to set them apart from the rest of their peers.

Shaming is the worst method of teaching, because it manipulates kids’ fear of alienation and stigma. It involves giving up on teaching students, and leaves them with only those lessons that can be learned from adult-sanctioned ridicule and mockery.

As a former board member of a charter school in New Orleans, I witnessed students wearing “Not Yet” signs—meaning, they had not yet met expectations—taped on their backs for not following the school’s behavioral policy. I also saw one of those students being made to walk up and down stairs for going against the mandated flow of foot-traffic. Shaming is often paired with harsh disciplinary policy and corporal punishment. None of these are positive means for lifting students up academically or behaviorally.

Educators who incorporate shame in their practice should be ashamed of themselves. Shaming actually works very well, but it runs the great risk of alienating students, moving the problem underground, and away from the supports a student needs to thrive. Students can become so ashamed that they become silent and removed. Bad academic habits can fester and behavioral issues worsen in the absence of authentic teaching. Shaming something away isn’t teaching.

Authentic teaching establishes relationships that empower students with the values and norms we want students to demonstrate outside of school. Shaming isn’t empowering. We should call shaming what it really is: bullying. Pickett’s mother, Jennifer Lansman, told The Phoenix News Times that other students sneer at the red badges, saying that the kids who wear them “must be stupid, or they’re failures.”

Capisco che i troll che intendiamo trattare non sono bambini a scuola, ma prevedo solo due scenari:

  • o sono dei semi-professionisti a seminare caciara ed in tal caso il public shaming non li tangerà per niente
  • oppure avevano buone intenzioni maldirezionate e dopo il public shaming non ci sarà modo di recuperarli.

Eccone uno più adatto al nostro caso:

It doesn’t really matter if the criticism was justified or not, when you’re about to lose face, all rationality tends to go out the window. It’s a rare person who, in this situation, thinks, “Thank you for pointing out the error of my ways, I really must try to do better next time.” Instead, our reptilian brain kicks in – along with our flight, fight or freeze response. Whichever of these we choose (or more accurately, automatically default to), it rarely results in a happy ending. […] In such situations, there are some pupils who will subconsciously, or even consciously, prioritise saving face in front of their peers over quiet acceptance of a teacher’s instruction, however reasonable. The pupil who answers back or attempts to draw you into a long conversation often does so not so much for your benefit, but for those around them and also so they are able to preserve their own sense of self image. Their reptilian brain has perceived a threat to their self-esteem and the “fight” response has been activated. If you’re not careful, these exchanges can escalate, with ultimatums being issued. Suddenly, you find yourself in a verbal stand-off in front of a watching class.

Dai che è una bella descrizione di come ci si può trovare in un forum… con o senza poteri moderativi, se dici in pubblico al presunto troll in quale modo si sarebbe comportato male.

My advice would be to, wherever possible, try to address the behaviour causing concern on a 1:1 basis. This may mean going over to a pupil’s desk for a quiet, but clear, conversation, or asking them to come to one side to speak with you. By removing the audience, you have lowered the stakes for the pupil and allowed them the time and space to comply with your requests without losing face. In the long-run, it will also help you to build trust with the pupil as they realise you have chosen not to single them out in front of their peers. Crucially, the other pupils will also notice how you have chosen to handle the situation. The quiet conversation should not be confused with being a soft touch. It is important that you use this opportunity to state why the behaviour is unacceptable, what you need to see instead and, if necessary, the consequences of them failing to respond to you. When it comes to managing behaviour, there is no one approach or technique that works every time without fail, but reducing the stakes for both you and the pupil you are working with will usually pay dividends.

In pratica anche questo testo conferma i metodi raccomandati dalle linee guida.

… a pensare che ero partito alla ricerca di articoli che avrebbero sostenuto la tua idea di educazione dei troll. Si dice che si possono trovare testi in supporto di qualsiasi opinione in Rete, ma in realtà in quelle rare occasioni che riesco a trovarne poi non dicono nulla che non sia già stata l’opinione che si cercava di supportare, cioè nessuna dritta psicosociale, nemmeno un’esperienza empirica calzante. Questo vale per molte tesi che altre persone in questo partito portano avanti, e poi dicono a me che io non sarei scientifico perché prendo in considerazione anche blog di carattere empirico.

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Ti sei autodenunciato, (una trollata sul programma) perché non dovremmo crederti?

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Beh, in quel caso lince non mi ha creduto – non allora, e oggi è ancora convinto che quella sia una proposta positiva – per esempio. Anche se era davvero facile vedere come fosse una trollata: bastava conoscere l’argomento.

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Tutte letture interessanti, ma non sono convinto siano veramente attinenti.

In parte perché fanno riferimento a bambini e ragazzi in età evolutiva, in parte perché assumono risorse sufficienti da parte di chi effettua la moderazione.

Già in una classe di liceo con 30 ragazzi adolescenti è estremamente improbabile che un insegnante possa permettersi un rapporto 1 a 1 con ogni studente che fa il cretino. Buttarlo fuori dall’aula diventa la soluzione obbligata.

In una comunità con qualche centinaio di persone, una decina di troll possono essere sufficienti ad esaurire completamente le energie dei moderatori (che solitamente sono volontari). Permettergli questo Denial of Service (oltre a tutto il rumore che procurano prima che il moderatore intervenga) equivale ad incentivarli.

Inoltre c’è un’altra differenza sostanziale fra gli esempi che porti e il “don’t feed the Troll” esplicito: l’insegnante è una autorità, una comunità no. Il moderatore può intervenire con un invito ad ignorare il troll, ma è meno efficace rispetto a se l’invito arriva dalla vittima ed ancora meno efficace se tale invito arriva da un terzo. Il massimo di efficacia anti-troll avviene quando l’invito avviene da parte di una persona completamente antitetica rispetto alla vittima. Se tu ti opponessi ad un troll che attacca @solibo, l’effetto protettivo sulla comunità sarebbe molto più efficace che se @solibo si opponesse da sé, o se un moderatore censurasse il troll.


Non so, in effetti, se una targhetta sia la soluzione più efficace al problema. Il rifiuto esplicito ed evidente ad interagire con un troll dovrebbe avvenire dove c’è la trollata. La targhetta resta anche al di fuori della trollata ed in questo senso è più facile da abusare.

Probabilmente una alternativa ancora migliore potrebbe essere:

  1. mettere su una pagina titolata “I Pirati ignorano i Troll!” che spiega
    • come identificare un troll (distinguendolo da chi propone una prospettiva anomala in buona fede)
    • perché e come ignoriamo esplicitamente i Troll
    • le alternative (che rimangono sempre possibili) della censura, del ban e dello smascheramento
  2. linkare sistematicamente questa pagina con una immagine divertente in risposta ad una trollata
  3. attenerci all’invito
  4. eventualmente riproponendo argomenti “esca” effettivamente interessanti nella trollata ma senza citare il troll (gli argomenti esca sono quelle domande intelligenti o obiezioni valide che il troll introduce nella trollata per sostanziare un minimo la trollata e per potersi difendere, ex-post, in caso di cesura).