Io non sto parlando di farsi notare, sto parlando del “cosa-fare-dopo”. Perché una volta che hai ottenuto la considerazione e la gente ti vota, questa poi -incredibile dictu- si aspetta che tu governi e risolva i problemi. E se ti sei “fatto notare” promettendo cose infattibili, una volta al governo ti rendi conto di non poterle realizzare. La sfida nostra dovrebbe essere proprio questa: farsi notare senza la demagogia e il populismo becero, spiegare alla gente che non esistono soluzioni facili ai problemi della società di oggi, perché la società di oggi è dannatamente complessa. Vogliamo usare metafore informatiche? Benissimo, diciamo che vogliamo “debuggare le leggi”, e che il debugging è un lavoro difficile, che richiede pazienza e abnegazione; o che vogliamo “hackerare la società”, ma ciò che fa un hacker di solito è studiare il sistema, acquisire tutte le informazioni necessarie fino a conoscerlo talmente a fondo da poterlo dominare e cambiarlo a piacimento. Come disse Swartz in un’intervista:
Cominciai a leggere libri sulla storia della didattica e lo sviluppo di questo sistema educativo, e quali fossero le alternative a questo sistema e i modi per poter davvero imparare qualcosa, piuttosto che rigurgitare semplicemente le nozioni raccontate dagli insegnanti. E così arrivai a mettere in discussione le cose; una volta messa in discussione la scuola che frequentavo ho messo in discussione la società che aveva costruito la scuola, ho messo in discussione le aziende per cui le scuole preparavano; e poi ho messo in discussione lo Stato che ha creato quest’intera struttura.