Il tema che sollevi è uno dei più complessi tra quelli che riguardano la Costituzione, la partitocrazia, la strategia parlamentare e tutte le relative forzature e purtroppo non ho né il tempo per affrontarlo né l’autorevolezza di un costituzionalista che ha passato anni e anni a studiare le diverse casistiche che si sono presentate nelle democrazie parlamentari.
Fermo restando che personalmente farei sottoscrivere a tutti i candidati del mio partito ideale una dichiarazione in cui si conferma l’indipendenza da ogni mandato, esiste una prassi che si è imposta al punto di diventare quasi una Costituzione materiale.
Questa prassi impone che se un partito voglia veramente incidere nel processo legislativo Allora deve presentarsi compatto quanto più possibile e aldilà delle atomizzazione fisiologiche che ogni parlamentare in quanto persona porta all’interno del proprio vissuto.
Questa prassi si è imposta per una selezione molto più naturale di quanto possa sembrare a chi come @lynx la vede come una conseguenza della corruzione, che guarda caso riesce comunque a prosperare al suo interno in maniera molto evidente (secondo me il rapporto di causa/effetto è inverso).
Questa prassi, si è imposta per una questione di convenienza dal momento che un partito coeso è sempre più forte di un partito non coeso.
La partitocrazia ha sempre ha aggirato l’articolo 67 promuovendo il vincolo di mandato inteso come vincolo di partito e grazie a questo ha sempre prosperato ma è anche grazie a questo che i partiti sono riusciti ad incidere sul processo legislativo.
Casaleggio, prigioniero della propria visione aziendalista e nella sua estraneità alla cultura politica parlamentare, ha solo provato a sostituire il vincolo partitocratico con lo strumento che meglio conosceva ossia la clausola contrattuale.
La sua visione dei parlamentari è quella dei pupazzetti oscillanti di un famoso video del blog di Grillo (che non sono più riuscito a trovare) che oscillavano a frequenze diverse che poi a causa del principio di risonanza iniziavano ad oscillare tutti allo stesso ritmo.
Dato il livello infimo dei parlamentari e della base elettorale che li ha portati in Parlamento questa risonanza sarebbe dovuta funzionare soprattutto con una comunicazione efficace pervasiva simile a quella delle chiese pentecostali americane.
Tuttavia, ben sapendo che la propria comunicazione poteva essere sconfitta da dispositivi molto più potenti rispetto ai propri e ben sapendo che il carrierismo e la scalabilità del partito poteva comunque essere alta laddove i gruppi locali di venivano troppo potenti (vedi Pomigliano), ha dovuto trovare un modo per vincolare ulteriormente i propri parlamentari.
Per questi parlamentari, infatti, non poteva funzionare né la componente ideologica che ha sempre funzionato per i partiti tradizionali né il messaggio molto più semplice del capo padrone tipico del partito personale a cooptazione diretta o del partito-azienda berlusconiano: ecco quindi che Casaleggio trova la risposta in quello che è il suo patrimonio culturale, ossia il contratto aziendale.
Inutile dire che questa modalità per così dire contrattuale del vincolo di mandato è ancora più odiosa di quella partitocratica oltre che essere palesemente anticostituzionale.
Tornando a noi, rimane comunque da affrontare l’aspetto strategico della coesione parlamentare e questo aspetto è forse superabile in maniera accettabile e nuova soltanto con la soluzione di @lynx e della sua intelligenza collettiva
che dovrebbe stabilire le linee guida ideologiche e comportamentali alla base di ogni provvedimento votato dal gruppo parlamentare pirata (semmai ce ne sarà uno).
Come si può quindi vincolare un parlamentare che per legge non può essere vincolato?
La risposta è veramente semplice: non si può e non si deve.
Come si può fare in modo che le disposizioni del partito siano chiare e definite e accettabili dal parlamentare?
La risposta è molto meno semplice e non credo che nessuno ne abbia una che regga a tutte le possibili falsificazioni ma sono certo che abbia a che fare con la chiarezza del programma politico che deve essere sviluppato dal partito.