L'ideologia colpisce ancora…

When the Archive Team archived all publicly accessible content on berries.space, not only did they not notify any of the users, but they didn’t provide any means for the users to opt out. […] The Archive Team has a rant on their wiki about how they despise robots.txt, a text file that allows you to specify whether or not you’d like parts of your website to be archived or crawled by bots. […] One would think that a group of people dedicated to preserving data on the internet would also have some respect for the data’s owner, but apparently not. […] “berries had A LOT of minors who didn’t give any kind of consent to have their posts archived.” […] There are many situations in which someone would not want the public to know that they’re trans. If a trans woman had previously posted somewhere using her deadname, this would not only out her as trans, but reveal her deadname to the public, which can be a major source of dysphoria. If the Archive Team’s “never post anything you don’t want to be known forever” advice is to be taken, then she would have to somehow know in advance that she wasn’t male, and know never to post anything using her real name until she realised that she was trans. This is, of course, ridiculous. This is a case where mass public data collection is dangerous to the target’s well-being. Just because something’s publicly available doesn’t mean people want it harvested and stored forever by a dedicated group of data archivists. Posting your phone number on a billboard isn’t consenting to having your phone number posted online by an archival team. Neither is protesting in public, or having a conversation in public, or going skinny-dipping in public, or walking past a CCTV camera in public. Being in public does not mean you automatically consent to having your activities archived.

Secondo me abbiamo a che fare con un gruppo di persone che si è semplificata la ragione d’esistere con una semplice ideologia: If you don’t want people to have your data, don’t put it online. Ignorando quanto tale ideologia crea sofferenze per minoranze di persone… come è praticamente sempre il caso quando si semplifica la realtà. Altri esempi di ideologia semplificante:

  • la cooptazione e risultante oligarchia
  • l’idea che tutti i problemi sociali si risolvono con l’empatia (e al contempo esibirne zero)
  • la democrazia rappresentativa e le costituzioni che la stabiliscono
  • la democrazia diretta e l’uno vale uno
  • la libertà d’espressione per sdoganare menzogna, diffamazione e revisionismo storico
  • la negazione di opzioni etiche con la scusa di una presunta inevitabilità scientifica o fattuale delle cose
  • to be continued…

Vedi anche.

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Articolo interessante e tema su cui riflettere. Grazie della condivisione.

Personalmente sono d’accordo con questa affermazione. E’ esattamente ciò che ho spiegato ai bambini durante le mie lezioni di informatica.

Infatti vi è un’enorme ingenuità (ipocrisia?) nel sostenere che il problema siano gli archivi pubblici.

Non si tratta, naturalmente di lasciare dati personali disponibili sul web. Si tratta di spiegare a tutti che, piaccia o meno, è tecnicamente impossibile impedire la persistenza da parte di osservatori malevoli di informazioni pubblicate in passato. Sì può, ai sensi del GDPR, chiederne la rimozione dal pubblico accesso per vie legali.

Ma le copie rimarranno comunque disponibili a qualcuno. E questo in molti casi può essere persino più pericoloso che se sono disponibili a tutti. Per esempio, abilita la minaccia di renderli pubblici.

Lynne scrive:

It’s entirely possible that this data has already been downloaded.

Non è una possibilità, è una certezza. Chiunque li abbia visti, li ha scaricati sul proprio pc / smartphone. Il punto è se abbia l’interesse e la capacità di archiviarli.

E’ importante diffondere la consapevolezza che gli archivi pubblici sono solo la punta dell’iceberg. Il GDPR è utile a tamponare, ma non a risolvere il problema.

L’unica soluzione è conoscere l’informatica a sufficienza da usarla senza esserne usati.


La parte sulla “ideologia semplificante” è un tema completamente diverso. Forse sarebbe utile scorporarla in un altro thread.

Aggiungo il solito pointer a ObCrypto… se tale legislazione fosse in atto, le “pubblicazioni” degli utenti sarebbero strettamente visibili solo ai propri amici (almeno per quanto riguarda il comune uso dei social). Quelli hanno la capacità di archiviarli, ma non un Archive Team autoeletto.

Perfettamente d’accordo, anche perché a mio giudizio c’è una globale inconsapevolezza di fondo su ciò che stai rendendo pubblico. Quando ho una conversazione telefonica per strada io sto usando un servizio che mi permette di comunicare dovunque sia senza rendermi consapevole del fatto che è tecnicamente possibile per chiunque riprendere l’intera conversazione rendendola pubblica. E’ vero che nessuno mi ha costretto a fare una telefonata in pubblico ma non si può lavarsene le mani dicendo che è lecito per chiunque utilizzare e diffondere i dati che io ho rilasciato in pubblico. Anche perché ciò comporterebbe costringere le persone a non poter più utilizzare dei servizi che possono essere importanti per loro, come appunto l’esser reperibili telefonicamente. Io credo, inoltre, che ci sia un elemento di notevole rilievo che @lynX dice in maniera un po’ sfumata ma che è enormemente rilevante quando parla di [quote=“lynX, post:1, topic:2834”] sofferenze per minoranze di persone [/quote] . Perché il punto è questo: non si può essere sempre consapevoli di ciò che si mostra in pubblico, anche se si è consapevoli di essere in pubblico. Se io mi addormento su un mezzo pubblico, o se inciampo e cado rovinosamente per strada, o se mi trovo in un qualsiasi momento di fragilità come, appunto, litigare per strada con il partner o in un momento d’ilarità eccessiva o al contrario di depressione profonda… ed in quel momento un bontempone mi riprende diffondendo il filmato su youtube ridicolizzandomi, pur essendo una cosa tecnicamente possibile per chiunque ed esere quasi impossibile da controllare, non può diventare lecito.

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Ulteriore aspetto dell’ideologismo:

Il movimento di destra al governo in Polonia (non è un partito dato che le decisioni interne non sono democratiche) ha utilizzato una scusa ideologica per eliminare il diritto all’aborto delle donne: hanno sostenuto che l’aborto, il femminismo e la parità dei generi in generale siano invenzioni del comunismo, risalgono a Rosa Luxemburg e perciò siano da rifiutare a priori, per ragioni ideologiche.

Solo con l’europeismo le femministe polacche sono riuscite a spargere il pensiero che il femminismo risale a prima del socialismo— che il diritto di voto femminile avvenne durante gli anni dieci.

Trovo molto illustrante è allarmante il modo come le ideologie non solo vengono utilizzate per argomentare politiche maligne, ma specialmente anche in modo avverso, per rifiutare politiche ragionevoli. Il rifiuto ideologico di un’ideologia che si dimostra altrettanto nocivo dell’ideologia stessa.

Nel caso del fascismo abbiamo visto un doppio rifiuto ideologico: mentre il primo, l’antifascismo, è profondamente razionale ed elenca precisamente i difetti del fascismo ai quali ogni società democratica si deve opporre, il non-antifascismo è un diffuso senso di bisogno di non volere appartenere ad una certa classe politica del 1945. Certamente chi si dichiara antifascista non è un santo, ma altrettanto chi si dichiara antifascista ancora oggi per questo non è un simpatizzante di chiunque altro si sia mai dichiarato antifascista.

L’abuso lo fa colui che riduce ad ideologia e perciò ad appartenenza quasi religiosa un insieme razionale di pensieri.