La governance digitale potrebbe servire a salvare il mondo

La Governance della rete, del digitale e del “Cyberspace”, ci apre una finestra di opportunità per riformare l’intero approccio alla democrazia, combattendo la corruzione e creando uno spiraglio di speranza riguardo ad una governance mondiale orientata agli interessi di tutti piuttosto che dei pochi che attualmente detengono il potere.

La governance digitale ha ripercussioni sulla democrazia, attualmente gravemente sotto attacco grazie al potere di manipolazione concesso a chi esercita la sorveglianza.

Ma allo stesso tempo in tema di governance digitale esiste una inusuale predisposizione degli apparati legislativi e governativi dell’occidente tendente ad evitare il solito decisionismo dall’alto (per esempio attraverso un organo delle Nazioni Unite) e ad aprirsi a modelli di partecipazione popolare, appunto resi possibile dalla tecnologia. Esiste davvero la possibilità di mettere da parte fallaci modelli “multi-stakeholder” e realizzare piattaforme di democrazia partecipata o liquida.

Testo confermato in assemblea (voto 6133).

Risuscito questo thread per aggiungere alcuni pensieri di Michel Houellebecq (grazie, @solibo), scrittore, filosofo, con idee a volte naif, a volte lungimiranti…

«Non ci sarebbe più un Parlamento. Montesquieu diceva che non si possono toccare le leggi senza tremare: le modifiche legislative sarebbero decise solo da referendum di iniziativa popolare. Anche la spesa pubblica sarebbe stabilita dall’insieme della popolazione. Ogni cittadino sa quanto vuole destinare più o meno all’educazione, alla sanità, ai trasporti. In terzo luogo i giudici sarebbero eletti. I cittadini sarebbero consultati sempre, dal numero dei professori nella scuola pubblica alla costruzione di un nuovo aeroporto.»

«Non vedo svantaggi al fatto di votare anche una volta al giorno. Creerebbe un sentimento più forte di appartenenza a una società»

«Il principio di base della rivoluzione francese era che ci fosse uguaglianza tra cittadini in grado di decidere. Penso che sia un errore avere abbandonato questo principio, mai applicato del resto. Certe idee dell’Illuminismo sono state dimenticate»

«Ma non si deve avere un’opinione su tutto, certe volte è lecito essere indecisi. Per esempio su temi come la procreazione assistita non so ancora che cosa pensare. Ma rispetterei l’opinione della maggioranza. La scarsa partecipazione non invalida l’idea dei referendum popolari, sono sempre meglio del sistema in cui le decisioni passano sopra le teste dei cittadini che non vengono consultati. Se su certi argomenti non ho un’opinione mi asterrei e lascerei decidere a quelli che un’opinione ce l’hanno. E il non avere votato non mi impedirebbe di considerare che la decisione presa merita il mio rispetto»

In Italia si cita spesso il precedente del referendum sul nucleare, tenuto poco dopo il disastro di Cernobyl. Gli italiani avrebbero detto no allo sviluppo del nucleare sull’onda dell’emozione.

«Ma i politici avrebbero fatto lo stesso, sono ancora più sensibili a quella che credono essere l’opinione corrente. I politici decidono in base a sondaggi di dubbia affidabilità»