Le percentuali delle percentuali non sono la realtà

Grazie @MCP per questo link.

Non c’è nessuna ondata, solo partiti incapaci e manipolatori. Ma prima o poi tutto verrà a galla: presto scriverò una proposta di legge per abrogare le soglie di sbarramento in tutti i paesi per le elezioni europee.

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Queste fluttuazioni nel breve termine non sono nulla di solido, lo abbiamo visto ieri con Renzi, oggi con il m5s e domani con Salvini. Le vere notizie sono 3:

  1. c’è tanto margine su cui lavorare (gli astenuti);

  2. l’Europa ha vinto;

  3. c’è un bellissimo treno, quello dei Verdi, che non possiamo perdere.

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Giusto. Però cercherei di inserire anche l’impossibilità del “cambio casacca”. Non vorrei ritrovarmi degli eletti che predicano una cosa (rappresentandomi) e poi cambiare (rendendo la rimozione della soglia di sbarramento inutile)

Sbagliato: basterebbe molto più semplicemente intanto eliminare le preferenze: producono molti più effetti collaterali di quanti benefici reali portino. Inoltre il cosiddetto “cambio di casacca” va capito: se parli di cambio di gruppo di appartenenza (faccio un esempio dai Verdi al PPE) è un conto, se invece parli di cambio di politica è un altro. Mi spiego: io voto il Partito Pirata perché condivido i suoi obiettivi e la sua strategia politica. I suoi rappresentanti (meglio se scelti dallo stesso Partito Pirata che li conosce meglio invece dalla gente che li conosce molto peggio e la cui scelta è sicuramente influenzabile da fattori terzi, vedi i soldi che gli stessi candidati possono permettersi di spendere in campagna elettorale, nda) sono il mezzo con cui realizzarla.

Se io, da eletto europarlamentare in quota Partito Pirata, vedessi che per qualsiasi ragione non posso più portare avanti le battaglie pirata, avrei tutto il diritto (oltre che una sorta di dovere) di cambiare gruppo. Se invece cambio idea, cosa comunque legittima, il cambio di gruppo deve comportare anche la mia uscita dal Partito Pirata.

Mi riferivo al cambio di idea. Ma per curiosità, quali sono le ragioni che potrebbero non consentirti più di portare avanti determinate battaglie?

Tutto può accadere: la politica è fatta in primis di relazioni, relazioni umane, sociali. Questo non è un male assoluto, anzi è una grande ricchezza: gli effetti collaterali (i.e. corruzione) per quanto spiacevoli sono solo incidenti.

Non avere il vincolo di mandato (che è legato al partito e non alle idee) permette agli eletti quella libertà che devono avere per poter svolgere al meglio la loro azione politica. Azione per la quale poi verranno giudicati dagli elettori (se esistono le preferenze) o dai partiti (se non esistono).

Qui siamo nella terra dei grigi: i bit funzionano male, a meno che non siano tanti.

La soglia di sbarramento alle elezioni europee, che per la corte costituzionale italiana è nella discrezionalità del legislatore, è stata invece annullata nel 2014 dalla corte costituzionale tedesca:

Per la corte tedesca la soglia di sbarramento ha senso per il parlamento nazionale, che non deve essere così frammentato da essere incapace di votare la fiducia a un governo. A livello europeo, però, non c’è questa preoccupazione: lo sbarramento è dunque un’irragionevole limitazione del diritto dei cittadini alla rappresentanza. Quando fu introdotto in Italia (ricordate con quale accordo?) fu, infatti, oggetto di molte critiche. È però abbastanza chiaro che un partito grande preferirà un soglia di sbarramento alta - e dunque meno scelta per i suoi potenziali elettori - perché questo gli dà, nel breve termine, maggiore indipendenza da chi è forzato a votarlo (perché gli “altri” sono fascisti, comunisti o anche rettiliani) Nel lungo termine, naturalmente, questa scelta erode la sua legittimazione democratica - ma chi ragiona così non se ne preoccupa affatto.

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Articolo molto interessante, grazie della condivisione @solibo e @MCP

Considerando l’Articolo 67 della Costituzione direi invece che le preferenze (o meglio UNA preferenza, per evitare che si possa usare le preferenze per steganografare una firma sulla scheda che permetta l’identificazione dell’elettore a fini di voto di scambio, minacce o brogli vari), costituiscano un diritto molto importante per l’elettore.

In una Democrazia Rappresentativa, anche quando si vota la lista di un partito, si sta comunque scegliendo delle persone e i partiti non sono sempre saggi nella scelta delle candidature. Inoltre le dinamiche interne di partito potrebbero limitare la libertà effettiva degli eletti, in diretto contrasto con il dettato Costituzionale.

Dunque è importante che si possa scegliere chi ci rappresenta.

Temo piuttosto sia un male inevitabile. Ma che sia un bene è discutibile.

Le relazioni umane sono state evolutivamente selezionate per una scala tribale. E’ improbabile che possano funzionare bene per prendere decisioni che impattano le vite di milioni di persone assenti.

La relazione avviene solo fra i presenti e inconsapevolmente tende ad ottimizzare la relazione stessa. Non serve che un lobbista parli per influenzare un dibattito: la sua sola presenza costituisce un vantaggio per l’ente che rappresenta rispetto ai milioni di persone (i cittadini) assenti. A livello cognitivo, il lobbista è un essere umano noto e presente, gli elettori un ricordo aggregato o un idea lontana ed assente.

Analogamente nel momento in cui entri in relazione con un tycoon, automaticamente tendi ad avvicinarti alle sue posizioni. Lui è lì, nella tua sfera di influenza. Il popolo no.

Approfittano di una situazione di vantaggio temporaneo.

Il costo per la Democrazia è alto sotto diversi punti di vista, perché guadagnano consenso perdendo legittimazione. Ma entrano in un circolo vizioso, in cui la delegittimazione si trasforma lentamente in astensionismo e voto di protesta, andando ulteriormente ad intaccare la credibilità del sistema stesso.

Questa è la ragione principale per cui io sono contrario al fatto che una persona possa ricoprire un qualsiasi ruolo elettivo più di una volta. Da un lato per permettere all’eletto di rappresentare la totalità degli elettori, non il partito che ne decide la carriera futura. Dall’altro perché non abbia interesse a scambiare risorse di lungo periodo (come la credibilità della democrazia) con vantaggi di medio termine.

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Allora. Primo, l’astensione non “distorce” un bel niente. E’ un banale principio di statistica: più vasto e accurato è il campione statistico, più affidabile sarà il sondaggio. C’è chi dice che bastino 1000 persone per fare un sondaggio affidabile sulle intenzioni di voto di un popolo, purché in quelle 1000 persone vengano rispecchiate la diversità di genere, le diverse fasce d’età, la diversa appartenenza geografica, la diversa appartenenza censuaria, il diverso grado di istruzione etc. Ora, alle europee ha votato più della metà degli aventi diritto. Sono milioni di persone. Direi che è piuttosto affidabile, come campione statistico. In altre parole, se il voto fosse obbligatorio e tutti gli astenuti fossero stati costretti con la forza ad andare a votare, è molto probabile che il 34% di loro avrebbe votato Salvini, il 22% PD etc. Ovviamente è possibile che il risultato finale potesse essere leggermente diverso, ma questa storia che l’astensionismo colpisca qualche partito in modo drammaticamente superiore ad altri mi pare molto consolatorio (e infatti in genere l’alibi dell’astensionismo viene tirato in ballo da chi perde).

Secondo (e più importante): questa storia che i voti “reali” sarebbero solo quelli di chi va a votare è sbagliata proprio come principio. Chi non vota sta affermando che qualunque sia la decisione dei connazionali, per lui/lei non fa alcuna differenza. Ergo, non ha alcun senso considerare gli astenuti come potenziali oppositori di Salvini; all’astenuto va bene Salvini come Di Maio, Zingaretti, Meloni o chiunque altro fosse risultato primo. Salvini ha preso il 34% di consensi espliciti di chi è andato al seggio e ha messo una X sul simbolo della Lega, più il “nullaosta” di tutti gli astenuti. Parte dei quali, peraltro, potrebbe pensarla esattamente come Salvini su molti temi.

Questa è concettualmente una sonora boiata (sento ancora le orecchie che mi fanno male). Quello che tu chiami nullaosta non è nei confronti di Salvini (o Di Maio o di Zingaretti). Che tu voglia spiegare ai non votanti il principio secondo il quale non hanno votato fa tenerezza: le ragioni potrebbero (e sono, basta semplicemente chiederglielo, ai non votanti, il motivo per il quale sono andati al mare) essere le più svariate:

  • espressione di protesta (contro il sistema partitico in toto)
  • disinteresse totale
  • rapporto sconveniente costi/benefici (avrei voluto votare se non fossi stato impegnato)

Di tutti questi motivi i soli partiti che traggono vantaggio sono quelli che vincono le elezioni (e anche gli altri, ma in misura molto minore, specialmente con l’obbrobrioso sbarramento, per non parlare dell’altra bestemmia rappresentata dai sistemi maggioritari a collegio unico e premi di maggioranza vari ed eventuali).

Quindi, no, sorry: Salvini NON sta governando col 34% dei consensi degli italiani, ma Salvini ha preso 9 milioni di voti, su 51 milioni di elettori.

EOF.

Veramente siete voi/te che volete spiegar loro perché non hanno votato. A me neanche interessa il perché, sono fatti loro. Io mi limito a spiegare a “voi” che considerare gli astenuti come oppositori di chi arriva primo è ridicolo. Le alternative c’erano, a questa tornata elettorale. Se non hanno votato per nessuno, significa che erano disgustati/disinteressati dalle a Salvini almeno quanto da Salvini. Più in generale, chi non vota sta dicendo a chi vota “mi rimetto alla vostra volontà, qualunque essa sia”.

E’ nei confronti di tutte le liste che partecipano alla tornata elettorale. Compreso il PP

Ha preso il 34% di un campione statistico enorme e altamente affidabile. End of the story.

No. Chi non ha votato (o almeno parte di essi) ha scelto di non votare. Quindi il risultato è che ovviamente si rimettono alle decisioni di chi ha votato (non potrebbero fare altrimenti, visto che hanno deciso di non votare) ma hanno voluto esprimere un’idea. Quindi affermare che siccome il campione statistico in oggetto ha una base molto ampia allora statisticamente nel 44% dei non votanti il 34% avrebbe sicuramente votato Salvini è falso. Perché infatti così è avvenuto: se - come tu affermi - c’era un 34% dei non votanti d’accordo con Salvini perché non votarlo? Eppure così non è stato, perché il non voto è un voto (al netto della percentuale molto bassa di coloro i quali avrebbero voluto ma non hanno potuto). Quindi non c’è nessun campione statistico, ma solo fatti:

  • 9 milioni di voti a Salvini
  • 6 a Zingaretti
  • 4 a Di Maio
  • 22 a Nessuno

Direi che questo Sig. Nessuno ha vinto ampiamente le elezioni: vogliamo candidarlo Presidente del Consiglio?

ADDENDA: il voto sarebbe veramente contro tutte le liste se non ci fosse lo sbarramento al 4%. Essendoci, questo disincentiva ad andare a votare partiti che sicuramente non raggiungeranno la soglia in quanto catalogato sotto la voce “perdita di tempo, meglio la tintarella”. In totale spregio alla democrazia.

Mille elettori sarebbe un campione veramente azzardato: se le variabili di cui ci vogliamo assicurare una variabilità sufficiente ad essere rappresentativa fossero binarie potremmo gestire al massimo log₂(1000) = 9.96 variabili diverse (ovvero 9 perché le il numero di variabili è intero). Si tratterebbe di una semplificazione estrema: le persone sono diverse su centinaia di assi differenti ciascuno con cardinalità molto maggiore di 2.

Inoltre qualsiasi campionamento professionale delle intenzioni di voto prevederebbe l’opzione “Astenuto” semplicemente perché, nella realtà del voto, l’astensione è un’opzione. Eliminarla sarebbe come eliminare un partito perché riteniamo non sia degno di essere votato. E se ci pensi un secondo, se una statistica del genere riconducesse l’opzione “Astenuto” al partito con maggiore consenso, non riuscirebbe mai a prevedere i risultati effettivi del voto, proprio perché nel voto, l’astensione è un’opzione a sé.

Il significato dell’astensione, non viene misurato nel voto. Non possiamo dire, senza ulteriori indagini statistiche, se si tratti di protesta, di disinteresse o peggio. In altri termini, il voto di un elettore astenuto è NULL, ignoto.

E credibile che vi si esprimano le condizioni che descrivi (principalmente protesta o disinteresse) ma non possiamo in realtà attribuirgli razionalmente un significato. In questo l’astensione si differenza dall’annullamento volontario della scheda, che invece esprime sempre protesta (e ironicamente può favorire il partito maggioritario).

No, l’errore del tuo ragionamento è proprio questo: la popolazione era totalmente omogenea rispetto ad una variabile fondamentale: l’intenzione di andare a votare. E dunque non è possibile estendere a coloro che non sono andati a votare la rappresentatività del campione.

Stai confondendo un sondaggio statistico che presuppone un campionamento professionale dall’esterno, con i “sondaggi” giornalistici in cui i votanti sono volontari. Il primo è uno strumento matematico statistico, il secondo è uno strumento propagandistico perché la domanda posta o il contesto in cui è posta possono incentivare a rispondere alcuni gruppi e disincentivare altri.

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Che l’intenzione di andare a votare sia una variabile “fondamentale” mi pare molto discutibile. Le variabili fondamentali sono considerate quelle descritte sopra (età, genere, istruzione, censo). Infatti se uno guarda il voto degli italiani all’estero, quello sì che differisce notevolmente.

E se erano in disaccordo con lui, perché non votare qualcuna delle numerose altre liste presenti sulla scheda?

Allora facciamo una cosa: proponiamo una legge che stabilisca che se il 44% degli elettori resta a casa, il 44% dei seggi in Parlamento resta vuoto. Così si risolve il problema dei costi della politica e si salvaguarda la democrazia. Ovviamente se l’astensionismo supera il 50% resta in carica l’ultimo governo eletto per la normale amministrazione. Strano che non c’abbia mai pensato nessuno eh? Incredibile che in tutto il mondo civile i seggi in Parlamento vengano distribuiti ignorando gli astenuti.

Veramente la corruzione è l’elemento dominante nella politica mondiale odierna che porta agli estremi la disuguaglianza e la distruzione ambientale… per questo sono urgenti modelli nuovi di governance per non rottamare la nostra esistenza sul pianeta. La vecchia politica basata sulla fiducia è parte del problema che stiamo affrontando, non ne è la soluzione.

Ancora credi a queste vecchie leggende da vecchia politica? Ma ti rendi conto che siamo in rotta per l’autodistruzione appunto perché queste teorie non si sono dimostrate vere? Rimando al dibattito precedente qui

Alleluia.

Già.

Dubito.

È un bias di selezione.

Uno studio statistico ha lo scopo di osservare un sistema complesso ed individuare un modello che ne descriva l’evoluzione entro un errore noto. Si differenza in questo da certa retorica del Machine Learning che pretende si rinunci alla Conoscenza, alla comprensione del fenomeno in questione, per la costruzione di scatole nere applicative (per altro fuori dal controllo umano).

Tuttavia affinché lo studio statistico possa produrre un modello attinente ed utile del fenomeno osservato, è necessario minimizzare l’influenza della misurazione stessa sul fenomeno.

Un’elezione non è una misurazione, uno studio statistico, perché il voto è un’azione politica attiva, volitiva.

Non si può estendere il voto a coloro che non hanno votato esattamente come, senza ulteriori studi, non puoi interpretarne le ragioni.

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Eppure l’assegnazione dei seggi in Parlamento viene fatta esattamente con questo criterio. In un sistema proporzionale puro, indipendentemente dall’affluenza alle urne, se un partito prende il 34% dei voti si becca il 34% dei seggi. L’unico modo per far “pesare” i non-voti è quello che ho descritto sopra, cioè lasciare vuoti i seggi in proporzione all’astensionismo. Questo, unitamente all’abolizione di qualsiasi soglia di sbarramento, darebbe luogo a situazioni “divertenti”: a parte il già citato scenario dell’astensionismo superiore al 50% con conseguente annullamento della legislatura (cosa che per l’Italia sarebbe stata una manna dal cielo, nel 2018), si potrebbe avere una situazione con affluenza al 60%, e magari 60 micro-partiti ognuno dei quali ha preso l’1%. Così per formare una maggioranza dovresti mettere d’accordo 51 partiti diversi. Sai ganzo.

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Si, ma serve anche la possibilità di cambiarlo in corsa se, ad esempio, non vota rispettando “le promesse” (leggi il mandato) che gli è stato dato…

al punto in cui siamo la sostanza non cambia. Certamente senza alcuno sbarramento la volontà popolare sarebbe rappresentata meglio. Per assurdo dovremmo cominciare a comprendere che la necessità è quella di procedere per temi e non per ideologie. Il governo detta i temi della legislatura e viene assegnato a chi prende più voti. Poi, ci sono 51 partiti diversi? Beh, vorrà dire che in parlamento la maggioranza si dovrà formare sul tema specifico che di volta in volta sarà per forza di cose diverso e come tale avrà una maggioranza sempre diversa.

Concordo che sarebbe veramente una situazione spassosa. :smile:

Purtroppo durerebbe pochissimo, rimpiazzata dal totalitarismo peggiore della nostra Storia.

Certo, perché il Parlamento deve essere politicamente attivo, by design! Un Parlamento è un luogo dove il dialogo fra agenti attivi politicamente produce (o dovrebbe produrre) una sintesi orientata politicamente.

La Democrazia persegue la composizione pacifica delle forze politiche attive nella società.

Per questo, per partecipare ad un processo democratici, le forze politiche devono essere chiaramente orientate. Perché la società è uno spazio multidimensionale complesso (con dimensioni gerarchiche, cicliche… tutte correlate ed interdipendenti: matemematicamente un casino!) e la forza politica agisce in esso analogamente ad una forza fisica nello spazio fisico.

La Democrazia ignora l’astensione (entro certi limiti fisiologici) come rumore di fondo, espressione di forze che o non sono attive nella società o non sono orientate politicamente. Per essere forza politica democratica bisogna avere sia un verso, un orientamento (ovvero valori e ideali), e una magnitudine, ovvero un attività politica efficace nella realtà.

La DC per fare un esempio aveva entrambi. Il Movimento 5 Stelle nessuno dei due.

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