Avvio questa discussione, alternativa all’ultimo lavoro sul manifesto, perché ne devo curare il primo post. Condivido i temi dei Pirati, non voglio stravolgere nulla nella sostanza; però io credo che serva piú carattere e spessore nel manifesto. Prima di passare su LQFB vorrei maturarlo un po’ qui. Sto cercando di integrare elementi anche dal bellissimo lavoro di Mauro Pili, nonché metterci dentro un po’ di storia (passaggi concettuali dalla “pirateria” alla politica). Segue il testo della nuova proposta e alla fine qualche nota esplicativa su certe scelte fatte.
Manifesto del Partito Pirata
Libertà
Pirata è colui che tenta la fortuna con atti di coraggio o in un assalto (dal verbo greco piráomæ). Un pirata è intraprendente, curioso, critico. La libertà è come l’aria per lui: libertà d’azione, di tempo, di condividere o rifiutare l’etica di altri gruppi. Cammina al confine delle regole, desidera comprenderne le ragioni ed esplorare nuove possibilità. Se trova un modo interessante di andare oltre i limiti, porta altri con lui.
È inevitabile servirsi di regole, ma in mano ad un sistema di potere corrotto, o anche solo oligarchico, cosí come la storia ne fornisce innumerevoli esempi, le regole diventano oscure, squilibrate, oppressive. In tutto il mondo, i pirati si ribellano spontaneamente agli abusi di potere e alle ottuse limitazioni. La ribellione che aggredisce il sistema è il fenomeno umano piú scontato e improduttivo, ma la disobbedienza creativa e la tenacia di un pirata possono tradursi in conquiste per l’intera società. Il limite della libertà, pur avendo confini sfumati, è dato dal rispetto degli umani, dei beni comuni e dell’ambiente.
Democrazia
Spiriti cosí autonomi possono gradire l’anarchia, ma la vita richiede anche accordi e impegni collettivi, specialmente oggi a causa delle urgenze ambientali. Se tutti vogliono essere protagonisti, la conseguenza è un’attenta forma di democrazia. Nella “Storia generale dei pirati”, testo apparso nel 1724 col nome del capitano Charles Johnson e rivolto a tempi in cui le monarchie erano predominanti, si racconta che nelle navi pirata era necessaria una democrazia autentica e inclusiva. Il capitano veniva eletto da tutto l’equipaggio tra uno di loro, secondo il principio “un pirata, un voto”. Si poteva discutere di tutto coinvolgendo tutti, si obbediva al capitano, ma lo si poteva deporre per qualsiasi ragione. Dinamiche simili erano inconcepibili nelle navi militari o mercantili, dominate da una rigida gerarchia di potere.
La nostra società è grande e complessa, ma l’informatica ha reso possibili comunicazioni, interazioni e calcoli, in grado di rivoluzionare la democrazia. La politica è l’ambito in cui i pirati e tutti i cittadini devono darsi regole e rispettarle o riformarle. Con il Partito Pirata intendiamo percorrere la via politica verso una forma di governo seriamente rivolta ai cittadini, servendoci di strumenti aperti e paritari per gestire in modo partecipato beni e spazi comuni. Crediamo nell’inclusione per ridurre le disuguaglianze sociali e il malcontento.
Condivisione
Le tecnologie informatiche hanno anche rivoluzionato i beni digitalizzabili. Questi diventano pura informazione, cosí si possono replicare senza consumarli e usufruirne in tanti contemporaneamente. Si realizza un’abbondanza illimitata, che entra in grave conflitto con i guadagni, i quali necessitano della scarsità per giustificare i prezzi. Il copyright è lo strumento in mano a potenti multinazionali, che anela ad un controllo oppressivo, pretende una durata ingiustificabile, permette guadagni sproporzionati e pene altrettanto sproporzionate in caso di violazione. I potenti hanno scelto il profitto, ma molti pirati e tanti lungimiranti cittadini sentono la necessità di una nuova economia.
Noi non siamo solo fruitori, tanto meno “consumatori”, ma anche creatori. Occorre tutelare il diritto alla modifica, che porta a nuove opere, culturalmente ricche o divertenti, e il diritto di condividere le opere derivate per incoraggiare la libera iniziativa e l’inventiva umana. È possibile introdurre questi diritti insieme alla tutela del guadagno degli autori, per altro mortificati dagli stessi potenti intermediari che si prendono il compenso maggiore su un lavoro altrui. Noi crediamo nell’elaborazione continua delle opere verso un mondo migliore.
Conoscenza
La condivisione di musica, film, giochi, libri, come privatamente è sempre avvenuta tra amici, il cui orizzonte è stato inaspettatamente ampliato dalla tecnologia, diventa una straordinaria potenzialità di sviluppo umano se consideriamo pubblicazioni scientifiche, enciclopedie, documentari, videolezioni, foto di siti archeologici e monumenti, virtualizzazione di musei e ancora, il patrimonio genetico delle specie naturali ed ibride, il codice sorgente dei programmi, il brevetto delle invenzioni e dei farmaci e altro ancora. Tutelati i giusti compensi, la conoscenza deve diventare di pubblico dominio. Cosí, poniamo le migliori basi per le nuove conoscenze, in un circolo virtuoso che si autoalimenta.
È avvilente competere attraverso artificiose “proprietà di idee”, sapendo che l’apertura e la condivisione alimenterebbero uno spirito di cooperazione di cui il pianeta e i suoi abitanti ne hanno profondamente bisogno. I settori del mercato coinvolti in questa rivoluzione vanno ridimensionati, perché il guadagno di pochi non giustifica la sottrazione alla collettività di straordinarie potenzialità culturali e scientifiche. Inoltre, l’umanità ha il dovere di trasmettere gratuitamente alle nuove generazioni la varietà delle culture umane. Il confronto aiuta a superare l’egocentrismo delle proprie posizioni e a maturare culture sempre piú consapevoli e adatte alla nostra specie. Una comunità che trascura questi doveri, è solo una massa confusa capeggiata da qualche prepotente. Noi vogliamo conoscere e condividere.
Trasparenza
Il settore pubblico si deve aprire ad una trasparenza totale. Il modello di sviluppo dominante sta logorando le risorse ambientali; potrebbero emergere nuove scarsità, che saranno sfruttate da chi ha maggior potere finanziario, in vista di nuovi profitti. Noi vogliamo affrontare le emergenze umane e ambientali nell’interesse comune. La gestione collettiva delle risorse fondamentali non danneggia la libertà d’iniziativa; anzi, è la preoccupazione dei bisogni primari, da soddisfare entrando nella logica del mercato, quasi come l’unica possibile, che deprime l’evoluzione umana sottraendo tempo libero, energie e forzando ogni attività in funzione del denaro.
La trasparenza tutela lo Stato dalla corruzione e permette di intervenire coscientemente sulle dinamiche della finanza e del mercato. Lo Stato deve facilitare l’accesso a tutti i documenti di pubblico interesse; far partecipare i cittadini nella destinazione dei finanziamenti e nella scelta delle imposte fiscali; pubblicare bilanci dettagliati degli enti statali che offrono servizi alla collettività. Il meccanismo del debito e la speculazione finanziaria hanno alimentano uno squilibrio della ricchezza esasperato e crudele. Noi tutti dobbiamo mantenere una salda posizione in vista di una riforma radicale della finanza e dell’economia. È necessario ridistribuire la ricchezza, mitigare monopolii di fatto e rivedere trattati commerciali nazionali ed internazionali, recuperando solidarietà sociale. Lo Stato deve diventare un libro aperto affinché ciò sia possibile.
Riservatezza
Sono nati molti servizi gratuiti per la ricerca, la posta elettronica, l’agenda e i contatti, le chat, la creazione di profili per presentarci in svariati ambiti (informale, lavorativo, ludico…), la condivisione di foto, video, documenti, ecc. L’altra faccia della medaglia è che tutti questi dati vengono venduti in forma aggregata a chi desidera fare indagini di mercato; vengono utilizzati per sondare le nuove tendenze di massa; esistono accordi tra aziende e governi per accedere ad ogni informazione sensibile. Infine, al di là di quanto è scritto su carta, non possiamo mai sapere quale sarà l’effettivo uso di cosí tanti dati, che sarebbero stati il “sogno” dei passati totalitarismi.
I lunghi contratti che gli utenti accettano, iniziando ad utilizzare i piú disparati servizi, sono spesso sproporzionati nel concedere privilegi alle aziende (utilizzo dei contenuti, anche a scopo commerciale, implicita applicazione di licenze indesiderate, ecc.) e a scaricare responsabilità sugli utenti. Inoltre, non esiste piú la corrispondenza segreta nei sopra menzionati servizi, tutelata solo teoricamente dalla Costituzione, con il rischio di dare in mano, a pochi potenti, informazioni dal potere predittivo sulle masse e facilitarne la manipolazione. Occorre riconquistare certe tutele sui contenuti e sulle comunicazioni e saranno le stesse tecnologie informatiche, se ben usate, a tutelarci.
Con questi intenti andiamo all’arrembaggio della politica e avremo tutti da guadagnarci in libertà, democrazia, condivisione, conoscenze, trasparenza e riservatezza. Saliamo a bordo!
NOTE ESPLICATIVE
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Il primo punto “Libertà” deve incarnare l’identità pirata, naturalmente è un’identità variegata, ma qualcosa in comune c’è e va trasmesso. È un momento in cui altri pirati si possono riconoscere come tali ed essere attratti dal manifesto.
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Dopo aver raccontato lo spirito pirata, qualche tendenza anarchica uno se la immagina, ma proprio questa “allergia” ai capi, quando diventa necessario prendere un accordo, si tramuta in una forma di democrazia molto equa e attenta. Questo deve essere il secondo punto, in cui parlo anche degli strumenti della democrazia.
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Nel manifesto mi riferisco a tre gruppi di persone: (a) i pirati, (b) noi del partito pirata, © i cittadini. Nel parlare dei vari gruppi ho fatto questa scelta: (a) quando parlo di “pirata / pirati” dico “egli / essi” (semplicemente suona meglio, tutto il primo pezzo convertendolo a ‘noi’ diventerebbe peggiore e poi il partito pirata non è “tutti i pirati”); (b) quando parlo del partito pirata e di cosa farà allora dico “noi”; © quando parlo dei cittadini dico “essi”. Infatti, faccio questa attenzione generale: bisogna riflettere la realtà che dei tanti pirati che esistono (essi), una parte di questi si sono attivati in politica (noi) per aiutare i cittadini (essi) a risolvere i gravi problemi in cui siamo. Ecco come ho usato i pronomi.
Notizia - 7 giugno 2016 - l’Assemblea Pubblica ha gradito per il 62% la formulazione del nuovo manifesto, ma la proposta non è passata perché serve una percentuale ancora più alta. Continuo a credere che sia meglio adottarlo questo scritto e sono sempre aperto a miglioramenti. Proverò a riproporlo quando (semmai) saremo più numerosi su LQFB.