In agorà sta avvenendo una discussione riguardo all’assemblea occasionale da farsi che farebbe meglio ad essere discussa qui, dato che non si tratta di misurazione di consenso ma di un primo scambio di PRO e CONTRO al metodo proposto da @mac: la Open Space Technology. Riporto da Wikipedia:
L’OST è una metodologia che permette, all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione, di creare gruppi di lavoro (workshop) e riunioni (meeting) particolarmente ispirati e produttivi. È stato sperimentato negli ultimi vent’anni in differenti paesi del mondo, impiegato nella gestione di gruppi composti da un minimo di 5 a un massimo di 2000 persone, in conferenze della durata di una, due o anche tre giornate.
Intanto l’articolo ha la tonality di una pubblicità. Scrive @o_zone a riguardo:
Contrario ai tavoli di lavoro. Trovo che la metodologia OST non sia adeguata al nostro contesto. In primis ci vorrebbero dei facilitatori e, in seconda battuta, deve essere chiaro quale sia l’obiettivo dei singoli tavoli e dell’assemblea in sé: aspetti su cui nutro qualche perplessità. Credo che continuiamo ancora a discutere degli strumenti senza volerci concentrare sulla sostanza, sugli argomenti, sui temi che, invece, dovrebbero essere centrali sia nella scelta dell’organizzazione che degli strumenti più adeguati a supportarli. Scusatemi ma per quanto sia piacevolissimo vedersi, essendo comunque un impegno importante in termini di tempo ed anche economico, mi piacerebbe che le riunioni fisiche siano il più possibile produttive e, soprattutto, funzionali a consolidare gli obiettivi che il Partito si è dato (o vorrebbe darsi), che ancora non mi sono del tutto chiari (e scusate ma qui forse è colpa mia).
Altrettanto @erdexe:
Problemi del metodo OST: Credo che il metodo OST sia inadeguato per il tipo di ambiente presente nel Partito Pirata (e specialmente per una assemblea deliberativa) in quanto a causa della sua destrutturazione disincentiva gli introversi alla partecipazione e viene dominato dagli estroversi (che peraltro hanno già dato prova di essere un grosso problema nelle chat e altrove). Nel caso dovesse essere adottato sarebbe quantomeno necessaria la presenza di facilitatori esperti e professionali, altrimenti diverrebbe solo un modo per agevolare la prevaricazione. Un modello di rapporto più strutturato, con regole chiare e facilmente riscontrabili, permette a tutti di intervenire in condizioni di reale parità e risulta essere più accogliente e meno esposto alla sopraffazione da parte delle persone più aggressive e dominatrici. Se il fine è permettere a tutti di partecipare in condizioni di parità, il metodo OST non è il metodo più adeguato. Una assemblea dovrebbe essere un luogo in cui tutti abbiano diritto di partecipare e dove non dovrebbe valere la “regola dei due piedi” che detta in altri termini significa: se qua non ti piace puoi pure andartene.
È interessante che exedre critica OST per esattamente quello che promette di risolvere: cioè, facendo piccoli gruppi di lavoro, ogni individuo ha la possibilità di contribuire e non si manifesta la sete degli estroversi ad esporre comizi.
La mia critica al concetto dei tavoli di lavoro è che in tutte le conferenze/assemblee alle quali ho partecipato in tavoli di lavoro, la relazione finale che doveva presentare i risultati del tavolo alla riunione non solo era noiosa e ripetitiva, ma mai ha riuscito a rispettosamente riflettere tutti i veri punti che si erano creati nella discussione. In casi estremi una persona, che tanto già aveva la sua opinione sul tema del tavolo, ha fatto una sua relazione della sua opinione, ignorando interamente cosa si era discusso nel piccolo gruppo. Allora in pratica forse un modo nel quale OST può funzionare è se tutti i relatori sono praticamente esterni al gruppo politico — ma anche in tal caso si può creare un bias per il fatto che non hanno sufficiente competenza per comprendere quanto è stato detto al tavolo, e perciò eliminare quelle parti che non hanno capito.
In pratica confermo che non ho mai visto una riunione in modalità OST sviluppare contenuti effettivamente utili. Alla fine è stata una chiacchierata — illuminante per chi è nuovo in materia, ma inconcludente altrimenti —, ed il fatto che si è potuti partecipare solo ad uno dei tavoli mentre si avrebbe avuto da contribuire a molteplici, è decisamente svantaggioso.
La questione sul come fare partecipare le persone miti e timide resta, ma OST non è una soluzione vera. Funziona molto meglio al computer, dove digitare un contributo non necessita che gli altri chiudano bocca e facciano spazio. Online il problema possono essere i comportamenti in risposta, che appunto necessitano una moderazione seria e preventiva.