L’Overshoot day.
Ogni essere umano ha necessità per vivere di una certa superficie terrestre, in grado di produrre alimenti, fornire materie prime ed energia, depurare i rifiuti, una quantità che è stata definita biocapacità e si misura in ettari globali (un ettaro è una superficie pari a 10.000 m2, poco più di un campo da calcio e mezzo). La biocapacità terrestre, ovvero la zona di suolo agricolo, forestale e di superficie oceanica favorevole alla pesca, rapportata all’attuale popolazione del pianeta, che è di quasi 7 miliardi di persone, è di 1,8 ettari per persona. Se si calcola l’utilizzo di risorse e la produzione di inquinanti effettiva dell’umanità (dati 2003) vediamo che è pari a 2,2 ettari: è l’impronta ecologica. Stiamo usando 0,4 ettari in più di quelli che ci sono in realtà, circa il 25 per cento in più di quanto la Terra può offrire in modo durevole e rinnovabile, cioè stiamo sovrasfruttando il sistema. Il superamento di questa pericolosa soglia è avvenuto per la prima volta negli anni Ottanta. Sono passati vent’anni, l’Overshoot day si è anticipato di oltre quattro mesi. Per un po’ di tempo la biosfera è in grado di sostenere la richiesta, in quanto si intacca il capitale naturale accumulato in millenni, ma tra un po’ la condizione di «overshoot» non sarà più sostenibile e noi cominceremo a rimanere senza risorse, come una carta di credito con il conto in rosso. Un americano ha un’impronta ecologica poco meno inferiore a 10 ettari globali, cioè consuma circa cinque volte in più della media disponibile a livello planetario. Tuttavia, poiché vive su un territorio ricco di risorse, che ha una biocapacità di 4,7 ettari, il deficit (importazioni di risorse da altri paesi) è di circa 5 ettari. L’impronta della Svizzera (7,2 milioni di abitanti) è circa tre volte più grande della sua biocapacità: essa misura 5 ettari globali per persona, mentre la biocapacità del paese ammonta solo a 1,5 ettari globali per persona. Vediamo l’Italia: i suoi 60 milioni di abitanti hanno un’impronta di 4,2 ettari a testa ma dispongono di risorse interne per solo 1 ettaro, con un deficit di oltre 3 ettari, al quale sopperiscono sottraendo risorse ad altri paesi. Per confronto, le nostre risorse interne ci permetterebbero un livello di vita pari a quello medio attuale dei paesi africani (1,1 ettari per persona) o se volete quello che avevamo in Italia verso la metà degli anni Cinquanta, quando però c’erano 10 milioni di abitanti meno di adesso! Oppure potremmo disporre di più risorse se la popolazione fosse inferiore. Ma nella cultura dominante tutti credono che più si è meglio è: certo, almeno finché c’è spazio vitale e materia prima da depredare altrove. Questo mette in luce un elemento di elevata fragilità della nostra società, che vive a spese di altre regioni del mondo e brucia il capitale delle generazioni future.