Pol.is: un modo nuovo (più efficace di LQFB?) per far emergere il consenso

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La cosa interessante è che questi hanno fatto l’opposto di quello che propone @lynX: hanno eliminato le discussioni e lasciato solo il voto. In pratica non puoi rispondere alle frasi altrui, puoi solo mettere approvo/disapprovo/passo (quest’ultimo immagino sia più o meno un “ignora”). Poi il software fa in automatico la mappa del consenso. By the way, questo Pol.is è Open Source (il repo su GitHub sta [qui][2]). E se si provasse?

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Che uso ha il voto se non c’è comprensione per il problema? Populismo? Demagogia?

Ah ah, hanno risolto il problema della convivenza non risolvendolo… che genialata…

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Beh, questo è il problema della democrazia in generale. Niente e nessuno al mondo può metterti completamente al riparo dal voto disinformato.

A me pare che l’abbiano risolto impedendo alla gente di accapigliarsi. E’ come obbligare i bambini a usare le forbici con le punte arrotondate.

Tendo a concordare con @lynX , uno strumento che permette di votare ma non di dibattere, di fare proposte alternative, di proporre emendamenti non è uno strumento di democrazia partecipata, ma serve solo a valutare quali sono le idee ed i progetti al momento più condivisi e popolari.

E’ vero che si possono usare altri strumenti per la formazione del consenso, ma un partito “elettronico” dovrebbe averne uno canonico, al suo interno, cosi’ come dovrebbe sviluppare metodi e procedure che tendano a ridurre la litigiosità.

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Veramente in filosofia abbiamo discusso e pianificato metodi per alleviare il problema oltre a quanto LQFB già fa di suo, perciò questa frase è scorretta per controprova.

Accettando lo svantaggio che il dibattito non sarà capace di approfondire questioni con il necessario botta e risposta. Scusa, ma ritengo le nostre linee guida di gran lunga superiori.

Sto approfondendo questa cosa (qui c’è l’articolo più esaustivo). Intanto ho tradotto questo articolo (vd. allegato), che mi pare importante perché spiega in che modo il governo di Taiwan ha coinvolto -con successo- la popolazione per risolvere un problema che quasi nessun governo occidentale è riuscito a risolvere: regolamentare Uber (e i suoi simili). Come abbiamo regolamentato Uber.pdf (142.4 KB)

Nell’articolo (e anche da altri) si spiega che del voto informato si sono preoccupati eccome. Per l’esattezza, seguono un processo decisionale che consta di 4 fasi, ispirate al Focus Conversation Method:

  1. Oggettivo: Fatti — “Cosa sappiamo?”
  2. Riflessivo: Sentimenti— “Quali sono le nostre reazioni?”
  3. Interpretativo: Idee — “Cosa possiamo ipotizzare?”
  4. Decisionale: Azioni — “Cosa dovremmo fare?”

In relazione al punto 1, per “presentare i fatti in modo oggettivo” hanno creato questa timeline (che noi non possiamo valutare, a meno che non conosciate qualcuno che sappia leggere il cinese). Ad ogni modo, credo si sia tutti d’accordo nel dire che le linee-guida di Wikipedia siano efficaci per far emergere i fatti in modo oggettivo.

Ah, interessante… si possono raffinare i metodi forse. Riguardo a Wikipedia, ho di recente visitato la voce sulle macchine di voto e sono rimasto inorridito che i lobbisti sono riusciti a fare scomparire ogni critica. Neanche una parola che tali macchine sono illegali in alcuni paesi. Direi che Wikipedia è fallito. Anche l’idea che Bill Gates sia un filantropo piuttosto che l’uomo che si è arricchito in modo abominevole con pratiche di vendita di un sistema operativo di qualità mingherlina… non dimostra esattamente che Wikipedia funzioni a esprimere la verità.