"Prima le Persone" adotta ex-Statuto Pirata

Riassunto: In aprile di quest’anno http://www.primalepersone.eu si è costituita come realtà uscente dall’AltraEuropa stabilendo una Assemblea Permanente in Liquid Feedback ed utilizzando una versione semplificata del vecchio statuto del Partito Pirata Italiano, implicando perciò imminenti problemi strutturali già visti nel PP-IT. Ci furono nostre iniziative ad avvertire il progetto di studiarsi bene le opzioni statutarie, ma pare che non siano arrivate a destinazione. Intanto si stanno posizionando anche altre formazioni di questo tipo.

Prima le Persone in Assemblea Permanente

Eccola, la nuova “Assemblea Permanente” – integrata addirittura nel logo del progetto – spiegata in documenti come Cosa ci proponiamo – è liberamente navigabile (la questione dei temi confidenziali forse non è stata considerata?) all’indirizzo http://altraitalia.it – i numeri d’uso sono attualmente ben inferiori ai nostri. L’adesione al progetto evidentemente non è ancora decollata.

Nella pagina di adesione si richiede la scansione del documento (ricordo un movimentato dibattito nel PP a riguardo che scelse il modello dei certificatori testimoni per evitare la creazione di banche dati anti-privacy ecc ecc – non ci crederete, ma io ero contro la scansione del documento e lo sono ancora oggi, guardacaso anche Progetto X prevede i certificatori) e si dichiara di conoscere e accettare lo Statuto vigente e di essere estranei ad associazioni aventi finalità contrastanti con quelle dell’Associazione.

Significa che i Pirati non dovrebbero nemmeno iscriversi – eppure in una Lettera ai movimenti invitano “i movimenti” ad aderire. Una delle due informazioni deve essere sbagliata. Intanto lo Statuto non è linkato sul sito. Per potersi informare a che cosa si sta aderendo bisogna cliccare su “wiki” per poi trovare lo Statuto.

Vediamo nello Statuto un remix semplificato del ex-Statuto Pirata. Dal atto costitutivo si evince che la scelta si fece in aprile di quest’anno, cioè ben quattro mesi dopo che lo stesso Partito Pirata ebbe la buona saggezza di correggere gli errori del passato.

Sono rattristito che il progetto PLP non si sia interessato alle nostre ragioni. Personalmente non comprendo come PLP possa operare se non tiene conto delle specifiche sociali che si configurano dal momento che ci si riunisce in via telematica, i ragionamenti che ci hanno portato a ripudiare quello statuto li abbiamo descritti fra l’altro specificamente per quel progetto in AltroStatuto.

Non so se dobbiamo sentirci lusingati o preoccupati. Da anni combattiamo per accogliere attivisti per un progetto politico partecipato transdisciplinare e solo ora che ci stiamo configurando in condizioni adatte per crescere, un progetto politicamente fratello imita le strutture che hanno causato il nostro precedente fallimento.

Scenari politici di attacco

Consideriamo uno scenario esemplare per dimostrare la vulnerabilità di tale statuto. Consideriamo un utente genuino che discute una proposta politica a discapito di una certa industria ed un altro utente pagato da tale industria. Immaginiamo che tale secondo coinvolga il primo in un litigio che scende sul personale (facile da provocare in rete). Agli altri partecipanti può apparire che entrambe le persone si stiano comportando male. Stando allo statuto l’amministratore del sito web è implicitamente incaricato a risolvere le questioni disciplinari perciò potrebbe sanzionare entrambi gli utenti. In questo caso il lobbista ha vinto in quanto la proposta ha perso di credibilità e popolarità. La vittima non può nemmeno appellarsi al Collegio Arbitrale… perchè manca.

Altro scenario critico sarebbe, cosa succede se l’amministratore del sito web decide di fare il Casaleggio per “Prima Le Persone” ? Bisogna aspettare l’assemblea fisica per rimpiazzarlo? E se si comporta bene con tutti tranne con quelli che fanno le proposte politiche scomode? La base sarebbe in grado di accorgersi che ha relegato un enorme potere esecutivo ad una singola persona e di formare una maggioranza nell’intento a rimpiazzarlo? Cosa succede se l’amministratore del sito web è una persona popolarissima nel movimento, superfidata da tutti? Un Beppe Grillo per esempio? Sarebbero in grado le vittime di comprovare l’accaduto in modo concreto? O ci farebbero la figura dei paranoici, asociali e malpensanti, coloro che promuovono di rimpiazzare l’amministratore e il suo staff? Se fosse così non c’è nessuno per il quale sarebbe opportuno criticare l’amministratore. Meglio starsene zitti e sperare che le proprie proposte passino.

Altri progetti, altri statuti…

Tornando a Progetto X, vedo che offre metodi per assimilare altre organizzazioni. Non avevamo considerato un approccio del genere. Se gli iscritti di una organizzazione si comportano male si prova prima a delegare il problema disciplinare e se non funziona si butta fuori l’intera organizzazione? Le implicazioni burocratiche mi sembrano immense e comunque non vedo come prevedere qualcosa di equivalente ai nostri Responsabili della Convivenza se non includendo nell’atto di “federazione” che le associazioni assimilate accettino tutti i regolamenti esistenti in Progetto X, cioè di fatto rendendosi inutili. Forse ci sta scritto – è troppo lungo da leggere.

Del resto il grado di estremo federalismo in Progetto X non mi convince – non introduce distanza tra la base e le decisioni nazionali con livelli intermedi di rappresentanza? Un problema che percepisco anche nello statuto di http://www.listacivicaitaliana.org – prevede un coordinamento nazionale che ovviamente detrae dalla democraticità di base. Anche DiM e listapartecipata.it hanno una problematica di questo tipo nello statuto last time I checked. Inoltre listacivicaitaliana.org prevede delle assemblee nazionali per ratificare le votazioni digitali – mi ricorda le assemblee mastodontiche del Piratenpartei che soffre molto di questo problema.

Statutes Think Tank?

In pratica si stanno muovendo una mezza dozzina di progetti, e tutti potrebbero ottenere successo maggiore non solo unendosi, ma studiandosi meglio le implicazioni degli statuti – apprezzando le esperienze di una piccola formazione che pratica l’Assemblea Permanente già dal 2012. Magari sbirciando anche a quelle dei pirati austriaci e tedeschi che hanno introdotto tale concetto poco dopo avere sentito di noi.

Ci vorrebbe un grande thinktank degli autori di statuti e regolamenti per sfornare il palinsesto adatto alla democrazia digitale. Se si vuole rimuovere la leadership rappresentativa dagli statuti dei partiti certamente non ci si deve aspettare che lo si possa fare senza rimpiazzare le funzioni dell’esecutivo tradizionale con nuovi organi specifici. Non ci si può aspettare che il testo legale risultante da tale modifica sia più semplice di quello di una associazione qualsiasi che risolve metà dei problemi responsabilizzando un direttorato. Mi pare logico che uno statuto che non solo voglia distribuire meglio il potere ma voglia anche tenere conto delle specifiche dell’ambito digitale non può accorciarsi… deve crescere!

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ti faccio notare che alcuni dei “movimenti” che hai citato sono composti da massimo dieci, a volte cinque, persone attive. quindi non hanno la capacità nè la possibilità di elaborare e maturare la propria proposta. più che di movimenti è corretto parlare di siti web.

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Caro Carlo, metti tanta carne al fuoco, provo a risponderti un pezzo per volta, cominciando con il ringraziarti per l’interesse che mostri nei confronti di Primalepersone. Lo statuto di PrimalePersone non è una versione semplificata del vecchio statuto del PPI, anche se gli echi sono evidenti. E’ il risultato di un lavoro lungo, cominciato già nell’agosto precedente dentro Altraeuropa, a cui qualcuno di noi doppiamente militante ha dato un contributo e tiene conto di espperienze diverse. E’ volutamente minimale perchè l’associazione si pone come primo scopo quello di invitare alla cooperazione il vasto mondo del pre-politico (o post-, dipende dall’analisi e dal punto di vista), a partire dall’orizzontalità e da nuovi modi e forme dello stare insieme e quindi trovare il modo di incidere. Se cooperazione, e non annessione, deve essere, lo statuto iniziale, così come i regolamenti, non può non essere il più possibile privo di recinzioni e paletti, in modo che i futuri cooperanti possano contribuire alla forma ritenuta necessaria. In sostanza deve essere fatto un passo alla volta. L’ossessione per le regole, sopratutto se precostituite e quindi imposte, è quanto di più deleterio ci possa essere per chi desidera allargarsi e non chiudersi dentro il proprio recinto. E’ il concetto stesso di Assemblea Permanente, e l’adozione di un decisionale adeguato, che garantisce, come sai meglio di me. Ogni problema può essere affrontato in ogni momento, quando se ne presenti la necessità. Work in progress sempre, in definitiva. E se certe cose non sono state recepite è perchè evidentemente quell’insieme non le riteneva utili. Può darsi che cambi idea, così come può darsi che chi ha deciso di sperimentarle provi a fare una verifica della loro bontà ed utilità e torni indietro, a prescindere da quelle che sono le tue considerazioni personali. Nella sperimentazione, ruolo a cui il PP per sua intima natura non può certo sottrarsi, la verifica dei risultati è più importante dell’elaborazione del modello. Vengo ai punti specifici che segnali:

  • decisionale liberamente navigabile: è stato deciso di privilegiare la trasparenza più assoluta, le ferite del passato contano, e la visibilità. Personalmente sono però della tua idea, e cioè che una sezione interna sia necessaria.

  • adesione al progetto: qui sbagli proprio valutazione, l’ultima issue su altraitalia è stata appovata da più votanti dell’ultima approvata sul nostro lqfb, quindi le adesioni sono assolutamente paragonabili; i numeri sono cmq bassi e c’è ancora tanto lavoro da fare (da tutte e due le parti) ma se consideri che siamo partiti da meno di un anno e fai il confronto…Oltretutto con una base che non è proprio una comunità di nerd! :smile: -scansione del documento: tranquillo, nessuna banca dati è stata istituita e penso che non lo sarà mai. Il modello con i ceritificatori prevede una disponibilità di forze che al momento in PlP non c’è.

  • Finalità contrastanti: io sono in entrambe le associazioni e non vedo alcun contrasto se non l’identitarismo, che combatto. Ma può darsi che mi sia sfuggito qualcosa, se vuoi suggerisci. -sullo statuto ho detto sopra (sul link diretto hai ragione e provvederemo), sulla saggezza anche.

  • sentiti lusingato, senza il PP l’orizzontalità praticata sarebbe ancora meno diffusa. E se le modifiche allo statuto del PP avranno l’effetto che ti auguri potrai sentirti tale ancora di più. Se comincerai invece a preoccuparti di nuovo può darsi che l’analisi delle cause dei precedenti fallimenti non sia stata abbastanza accurata. Ma rimediare non sarà impossibile. Vulnerabilità 1: Nello scenario descritto entrambe le persone si stanno, da ipotesi, comportando male. L’avere ragione di fondo, o essere mosso da una causa giusta non può essere una giustificazione per scendere di livello nel rispetto reciproco; anche perchè la giustezza di una causa è sempre una valutazione personale e soggettiva, guai se un “giudice” operasse applicando quella dìscrezionalità. E poi se l’idea politica di fondo è buona non basterà certo un flame da bar del web per farla decadere. Sull’ utilità dell’arbitrato sono d’accordo, non sul collegio. Ancora una volta per me meglio l’intelligenza collettiva, o se vuoi il tribunale collettivo: area apposita sul decisionale a sottoscrizione libera. Fra l’altro rendere pubblico il dibattito potrebbe contribuire alla costruzione di un etica condivisa, l’unica che davvero verrebbe rispettata. Vulnerabilità 2: Assemblea fisica e decisionale sono paritari, nessun bisogno di aspettare e nessuna ratifica richiesta. Tuttavia non tutto può essere previsto, anche se i Casaleggio e i Grillo non vengono fuori all’improvviso ma sono di solito preesistenti; e possono esistere solo se il decisionale se lo fanno come pare a loro, in primo luogo di proprietà (come probabilmente faranno altri a breve e come non hanno fatto altri ancora solo perchè non sono riusciti a mettersi d’accordo su chi dovesse essere il proprietario, vedi fallimenti recentissimi). Perchè pensi che C&G non abbiano mai adottato lqfb, nonostante le sollecitazioni interne? Per me perchè sapevano e sanno che non avrebbero potuto manipolare a proprio piacimento, e se non riesce a loro…

  • Infine il think tank: utile, come ogni volta che si confrontano esperienze. Si può solo crescere. Purchè il fine non sia quello di trovare qualcosa di adatto per tutti. Ogni realtà è diversa, ed ha bisogno di cose diverse. Alcuni problemi possono essere comuni ed allora può essere utile confrontare le soluzioni adottate, sempre che davvero lo siano, cioè che abbiano risolto il problema. Se no saranno trattate come tentativi, che del resto è utile lo stesso. L’unico insieme di forme, statuto e regolamenti, buono è quello che funziona per chi decide di stare insieme. E per me può essere trovato solo se chi decide di stare insieme ci mette mano e se lo costruisce, un pezzo alla volta, secondo necessità; e non secondo quello che altri giudicano migliore per lui.

scusate la lunghezza

Non mi risulta che una strategia del genere abbia mai funzionato. Se si parte in quarta con le scarpe slacciate prima che venga il papà ad allacciarle si sta già per terra col grugno sanguinoso. Avete qualche esempio di statuto senza paletti e sicurezze che poi pacificamente senza guerre interne si è sviluppato verso una struttura seria e duratura?

In tal caso meglio non fondare alcuna organizzazione… fare solamente incontri e dialoghi fino ad arrivare ad una situazione costituente. Uno statuto privo di paletti è qualcosa di talmente ideale per il depistaggio e la manipolazione che mai mi fiderei di una struttura del genere. Per potere discutere di regole da farsi bisogna avere un ambiente civilizzato – cioè si può discutere del rimuovere certe regole se non si dimostrano necessarie, ma non si riesce a introdurre le regole dal momento che i partecipanti percepiscono un vantaggio di influenzamento politico del genere meno democratico nella loro assenza.

Podemos ha sviluppato uno statuto che permette la “federazione” di associazioni nell’insieme, ma per potere riuscire deve di fatto imporre tutte le sue regole sulle associazioni partecipanti – infatti lo statuto di Podemos è lungo dieci volte quanto il nostro. Loro sono nella posizione avvantaggiata che la gente vuole aderire e solo quando ormai è già cosa decisa si rendono conto di quante regole devono adottare per potere coesistere con tutte le altre organizzazioni in un contesto organico comune. E non ci sta nulla di male in ciò: se si vuole fare gruppo bisogna avere delle regole universali.

Guarda, nelle parole che scrivi sento molto lo stile di scrittura di Athos. È un dibattito che portiamo avanti ormai da anni… è dal 2012 che era evidente che ci mancava tutta una struttura per fare rispettare il codice comportamentale, che ci mancava ogni abilità di difenderci dai comportamenti abusivi – che infatti si sono manifestati a volontà, perché se non offri protezione si crea un risucchio verso i comportamenti lesivi. Ti ritrovi anche le persone ragionevoli che iniziano a usare toni offensivi e tutti a darsi la colpa a vicenda piuttosto di realizzare che è proprio l’assenza di regole che porta a tutto ciò.

La libertà non è l’assenza di regole che ti permette di abusare degli altri. La libertà sono le regole sagge fatte rispettare che proteggono il tuo lavoro dagli attacchi altrui. E il problema chiave è la saggezza nel fare tali regole, visto che la gente spesso non riesce a dotarsi delle giuste regole.

Ci sono voluti tre anni e la perdita di tutti i nostri militanti per comprendere collettivamente questa necessità, talmente è difficile da comprendere, per cambiare finalmente le strutture. Il concetto che, se le regole non vanno bene, si possono cambiare, tanto c’è l’assemblea permanente, è fallito totalmente. Dal momento che il gioco è avviato ci sono troppi interessi e troppa diffidenza per fare cambiamenti di una tale profondità democratica. È stato così in tutti i partiti pirata, non solo in Italia, perciò non posso proprio raccomandare ad alcuna organizzazione sorella alla nostra di ripetere gli stessi anni d’inferno. Non comprendo anche come si possa ancora insistere a credere che l’insuccesso di talmente tanti Partiti Pirata era “colpa delle persone”.

Le persone sono idealiste o opportuniste, a volte tendono verso l’ego e altre volte verso l’insieme – negare che siano così è come negare Darwin – anzi, viviamo in una cultura che da molto spazio all’individualismo e giustamente ci troviamo anche i lati buoni. Ma se le persone si muovono in uno spazio assente di regole, essere idealisti diventa frustrante e fare l’egoista conviene. Lo trovo offensivo contro persone come Elinor Ostrom, che si sono fatte talmente tanti ragionamenti, se altri come noi, ogni volta che fondiamo un progetto politico con l’intento di fare un bene comune, ignoriamo le loro saggezze e di conseguenza creiamo l’ennesimo mostro.

Questo dicemmo nel 2011 col rilancio del PP, e poi per anni e anni non fu così, assolutamente. Non si può costruire la casa e mettere il fondamento dopo. Il problema in questo approccio è che suona logico ed è assai difficile immaginarsi quanto possa essere sbagliato, eppure l’abbiamo vissuto sulla pelle.

Non funziona così. Certamente l’insieme avrebbe voluto crescere politicamente e vivere pacificamente insieme nel processo, ma se l’insieme non si dimostra capace di capire i meccanismi psicosociali che creano il problema, anzi – è lui stesso parte del problema – non riesce più a correggere il tiro se non dopo che molte persone hanno abbandonato il progetto.

Forse si potrebbe fare se l’AP oltre ad essere un modello democratico delle volontà politiche avesse anche un metodo razionale per garantire la razionalità delle scelte politiche. Forse allora anche un collettivo veramente grande potrebbe essere in grado di comprendere le scelte filosofiche necessarie ed accettare concetti scomodi come l’introduzione di regole. Ma un tale meccanismo che aumenti la razionalità della AP è lui stesso un sistema regolamentativo da introdurre “assiomaticamente” e difficile da aggiungere dopo.

Lo decidemmo anche noi, nella prima settimana… poi nessuno ha sviluppato il codice necessario per farlo. Non so se sarebbe stato vantaggioso esporre tutti gli insulti e le diffamazioni che avvenivano all’interno della nostra AP prima della introduzione di regole funzionanti – presumo che la stampa sarebbe stata meno gentile nei nostri confronti.

Non è la trasparenza degli strumenti a garantire la trasparenza politica. Non abbiamo avuto un problema di quel genere. La trasparenza che ci mancava piuttosto era il modo come di fatto si formavano relazioni strategiche segrete di alcuni membri con politici di altre formazioni o istituzioni. L’assenza di un coordinamento strategico del partito era piuttosto invitante a farsi ognuno la strategia propria a discapito dei contendenti nel proprio partito e di conseguenza a discapito del partito intero. Perciò nel nuovo statuto esiste il gruppo di coordinamento.

Meglio non fare il confronto. Noi siamo partiti di fatto in Gennaio 2012 e mezzo anno dopo stavamo a cinquecento iscritti. La storia di attivismo politico antecedente è bella, ma non era un tentativo a costruire veramente un partito.

Non sono in cerca di alloro. Io voglio finalmente riuscire a influire in politica. Normalmente mi occupo di social networking distribuito, ma mi sono ritrovato costretto ad interessarmi prima della capacità dell’Internet a rispettare la costituzione e dopo, ancora peggio, alla capacità di un gruppo di persone a organizzarsi in forma politica capace di agire. Cioè sono al terzo o quarto metaproblema dai problemi dei quali volevo occuparmi veramente. Anzi, vorrei che il mondo fosse tranquillo, democratico, sostenibile e giusto… così posso tornare a fare musica. Perciò anche se mi fai il complimento che ho contribuito qualcosa di utile, apprezzo, ma non mi disincentiva a sentirmi frustrato se si perpetuano errori già commessi… come disse Sting… History Teaches Us Nothing.

Nel PP mi preoccupo del crearsi della cultura che comprenda ed implementi i cambiamenti che lo statuto ha introdotto, perciò sto messo molto meglio che negli anni precedenti. Per il PLP invece mi preoccupo che state messi peggio di noi nel 2012.

A chi mi osserva superficialmente può certamente apparire che abbia sempre qualcosa da criticare e proporre, e che siano sempre gli stessi temi. Ma in realtà abbiamo fatto passi da gigante, e chi non vede le differenze nei contenuti che scrivo o non ha letto con attenzione, o mi sto davvero ripetendo perché mi si stanno ancora chiedendo le stesse domande come tre anni fa. Dopotutto, nonostante nuovi statuti e nuovi manifesti, c’è sempre chi fa ancora ruminazione e ripropone vecchie idee già fallite – e mi tira dentro tali discorsi ruminativi.

Ma certamente che basta. Se nessuno interviene e la cosa prende dimensioni sempre più grosse alla fine invece di ritrovarsi in parlamento ci si ritrova di fronte al tribunale. Quante persone abbiamo perso perché invece di concentrarsi sui punti politici che abbiamo in comune si sono impallati sui dettagli nei quali non andavamo d’accordo? I responsabili alla convivenza sono l’organo che aiuta le persone a non perdersi nei litigi e di restare coesi.

Cioè stai mettendo in discussione i fondamenti della democrazia, i concetti di separazione dei poteri e il concetto di rispetto della privacy e dei diritti dell’imputato, della vittima e dei testimoni. Stai buttando all’aria secoli di filosofia con una semplice opinione ideologica che “l’insieme è meglio” nonostante la storia abbia provato migliaia di volte il contrario.

Si certo che proprio un dibattito del genere dobbiamo farlo in pubblico, ma proprio per poterlo fare dobbiamo avere una incentivazione a comportarsi bene perché in Internet non avviene da sé.

Vai a studiarti i litigi dal 2012 in poi in liste pubbliche, assemblea aperta a centinaia di persone e altri luoghi aperti al pubblico come il forum. Nulla di ciò sarebbe avvenuto diversamente solo cambiando il parametro di visibilità agli esterni. Sarebbe solamente aumentata la figura di merda. Immaginati certe persone (potrei elencare una dozzina di nickname o più) e immaginati che quelle persone si sarebbero vergognate a scrivere certe cose in pubblico… ma quando mai, se lo facevano anche su Twitter, in lista “open” o in intervista con i media!??

Corretto nei casi di M5S e Forza Italia, ma vogliamo per questo escludere che certe formazioni politiche non siano soggiogate dalle persone che ne hanno preso la leadership? Nel PP ci furono senza dubbio tentativi di arrogarsi una maggioranza permanente in assemblea, ma almeno quella cosa lì anche il nostro statuto vecchio è riuscito più o meno ad impedirla, però ci sono volute mosse eroiche da personaggi come Cal, che per quanto rompiballe in quella occasione dimostrò digitalmente la falsificazione dei documenti dell’attaccante e smokher che in ruolo di garante ebbe le palle di rifiutare il tentativo di cammellaggio. Avrei comunque preferito delle strutture più preparate agli attacchi di cammellaggio (vedi thread dedicato), per dipendere meno dagli eroi e gli angeli.

Comunque nel caso dello statuto PLP non è necessario alcun cammellaggio in quanto l’organo capace di controllare tutto è già definito e porta il nome innocuo di “amministratore del sito web.” Non so se si può considerare un po’ “preesistente” come dici tu, o se veramente si instaura democrazia dal momento che l’assemblea cambia persona alla quale assegnare una enorme fiducia strutturale? Si, il LQFB è molto meglio degli strumenti di Casaleggio, ma la responsabilità legale per la convivenza resta in mano ad una singola persona, dandole il potere di decidere quale dibattito trova ascolto e quale viene accantonato per comportamenti illeciti.

Come sempre gli statuti possono anche permettersi di essere sbilenchi se le persone elette a svolgere i ruoli sono degli angeli, ma i filosofi padri della nostra democrazia e giurisprudenza hanno preferito inventare metodi che evitano di dare il potere in mano ai pochi contro i tanti, per non trovarsi sempre alla ricerca degli angeli. Sono sicuro che un amministratore angelico in questo momento ce lo avete, ma cosa porta il futuro? E chi sarà in grado di cambiare lo statuto quando l’amministratore avrà iniziato ad apprezzare il potere del suo ruolo e si sarà costruito tutta una casta di persone che apprezzano la leadership dell’amministratore? Quando ti ritrovi talmente tanti opportunisti nel partito da non riuscire più a riformare lo statuto perché si sono adeguati alle strutture di potere che si sono formate di fatto, argomentando che la leadership dell’amministratore è saggia è giusta! Lui è il garante che il movimento resti “prima le persone”. Scusa la distopia, ma chi scrive gli statuti deve sempre presumere i peggiori scenari.

Beh, mi pare che l’obiettivo è di creare finalmente una struttura coesa che riunisca insieme felicemente tutte le fazioni d’opposizione extra- ed entro-parlamentare allo scopo di vincere elezioni e fare concorrenza ai partiti leaderisti e ai “movimenti” autocrati. E questo insieme magnifico deve funzionare anche se ci sono fazioni che tradizionalmente non si possono sopportare a vicenda, per non parlare dei depistatori ed opportunisti che spuntano alla prima presenza mediatica favorevole o al primo esito elettorale utile. Dimmi tu se siamo molto distanti dal volere soddisfare “tutti” e dovere essere preparati a tutto. Io fra cinque anni vorrei vedere il nostro movimento intorno al 20% dei consensi nazionali… e voi?

Se non riusciamo a fare meccanismi comportamentali per l’intera alleanza si creeranno scissioni irreparabili ai bordi delle formazioni. È sempre stato così in alleanze passate e si ripeterà a volume ancora più alto grazie all’Internet. Inoltre non è partecipazione dal basso se non sono tutti gli individui a contribuire bensì lo fanno le realtà politiche in una specie di summit dell’alleanza, cioè i rappresentanti… i cosiddetti coordinatori.

Io invece vedo il successo di Podemos dove un piccolo gruppo di politologi ha creato il fondamento di statuto con l’assetto legale essenziale che vale per tutti. Presumo che la maggior parte della gente che poi ha aderito non si è interessata di questi seccanti dettagli legali, eppure se non ci fossero stati non sarebbero riusciti a restare coesi e arrivare a fare politica vera.

Se nemmeno voi che avete attraversato tutti i drammi degli anni passati non avete chiaro davanti agli occhi quanto sono necessarie queste strutture,

Per me non è una questione di impormi o di avere ragione, per me è semplicemente la consapevolezza cognitiva che se non azzecchiamo l’impostazione ne uscirà l’ennesimo tentativo fallito di fare una coalizione elettorale con prospettiva di successo politico. Con l’esperienza che mi sono fatto e gli anni di ragionamenti e discussioni filosofiche escludo che la mia sia una mera opinione.

Il modo come la lunghezza e la profondità dei pensieri è necessaria per la comprensione rende difficile pressoché impossibile arrivare a conclusioni utili se al posto della filosofia e razionalità si applica l’opinionismo e l’intuito. La democrazia liquida è meno peggio di molte altre forme di democrazia, ma non protegge a priori dalla superficialità di un gruppo di persone che crede di essere sufficientemente competente mentre dovrebbe prima studiarsi due millenni di filosofia politica. Questo tema non riesce a entrare nelle capocce senza la “lunghezza” e non si presta alle scelte veloci.

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Il problema della lunghezza è che alla fine ci si stufa. Già avevo avuto difficoltà a risponderti su troppi argomenti, ora ci infili anche podemos…:wink: Parto da lì: imho il successo di podemos dipende per grandissima parte dal fatto che in spagna ci sono stati gli Indignados. Non so se abbia dei meriti anche lo statuto, mi fido di te e ci credo. E’ la dimostrazione che hanno scelto uno strumento che, per loro, ha, finora, funzionato bene.

Può darsi che non funzionerà, di sicuro nell’ambiente all’interno del quale si muove e che vuole aggregare non hanno mai funzionato, ed è sotto gli occhi di tutti, tentativi di calare aggregazioni dall’alto, con regole precostituite, recinti e paletti troppo alti. il più delle volte proprio perchè non si riesce a mettersi d’accordo prima su quali debbano essere. Fornire a quell’ambiente lo strumento per costruire, cooperando, le regole che permettano il proseguire dello stare insieme superando il sistema tradizionale della delega in bianco è un tentativo mai esperito. Vale la pena provare. Partire dal presupposto che nessuno ha la verità in tasca, predisporsi all’ascolto, è condizione indispensabile per il verificarsi della situazione reciproca, che è quello che interessa davvero ciascuno di noi.

Imho l’analisi che fai delle ragioni dell’insuccesso, nel PPI dal 2012, cioè da quando ci sono, perchè non conosco abbastanza le altre situazioni per esprimermi su quelle, è sbagliata. Le ragioni non sono quelle che indichi. Se avendo cambiato le regole ed avendone introdotte di nuove si assisterà al successo vuol dire che sbaglio, altrimenti si dovrà analizzare ancora. Mai detto che la colpa fosse delle persone. Una delle colpe era della mancanza di persone, un problema di numeri.

Volevo dire che potresti ricominciare a preoccuparti quando andrai ad analizzare gli effetti di quei cambiamenti che ritieni tanto importanti. Sempre che tu lo voglia.

No,al contrario. La separazione dei poteri è fondamentale, ma solo quando cominci ad accentrarne un pochi. Se parti dal presupposto che non esistano poteri buoni e li mantieni tutti distribuiti non hai nemmeno bisogno di separarli. Si parla di un tribunale che deve eventualmente sanzionare comportamenti pubblici (nell’ambito della convivenza), la privacy non c’entra proprio niente. Se la comunità, nel suo insieme, non per bocca di qualche delegato, come avviene in un collegio, deciderà che un comportamento è sanzionabile, è probabile che quella diventi una regola comune, intendendo per comune il fatto che sarà dalla maggior parte condivisa e quindi rispettata. Questo intendevo, credo tu abbia frainteso.

Ti sbagli. l’amministratore del sito web non ha nessun potere diverso da quello di amministrare il sito web. L’implementazione e la manutenzione della piattaforma decisionale è in mano ad un tecnico, pagato per fare quello. Nessuno, per ora, ha il potere di sanzionare nessuno. Quando si presenterà un problema decideremo come risolverlo. L’AP è lì per questo. Non c’è nessuna leadership dell’amministratore. O forse non capisco. Dettaglia please, magari splittando il thread! :smile:

Certo l’obiettivo di PLP è quello. Ma quello che è giusto per quell’insieme potrà stabilirlo solo quell’insieme e dipenderà da chi sarà formato. Per questo dicevo che non esistono regole buone per tutti. L’ossessione di voler imporre regole oltre il necessario porta all’isolamento, all’aborto del progetto prima ancora che al suo fallimento. Questa è la difficoltà reale.

Questa cosa potrei averla detta io, e qualcuno avrebbe notato che gli sembrava di sentire lo stile di Lince…, o viceversa se vuoi ;-). Quello che vorrei farti notare è che anche i componenti dei collegi sono delle specie di cosidetti coordinatori, di rappresentanti. E le scissioni ci sono proprio per quello, perchpè si verticalizza e perchè ognuno dei rappresentanti farà sempre di più l’interesse dei propri rappresentati che quello dell’insieme. Sopravvalutando sempre l’ampiezza della sua piramide. Sono compportamenti umani, non credo che si possano cambiare o annullare con delle regole comportamentali. Si cambiano rovesciandole in partenza, cercando di impedire che si formino le piramidi. Ci sarebe forse da dire altro, ma devo scappare A presto

scusami se vado già rude ma chi non ha capito questo non dovrebbe fare politica partecipata, meglio che torni alle vecchie sezioni di partito. :unamused: è proprio l’incapacità (e l’immaturità) a governare le dinamiche sociali che si sviluppano online che porta al fallimento di qualsiasi progetto politico, indipendentemente dalla sua bontà. mi sembra che prima le persone da questo punto sia molto indietro (per questo pur essendo iscritto al forum non lo frequento).

@lynX ti prego scrivi più sintetico :kissing_heart:

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La prendo come una battuta e ti rispondo con un altra: chi vuol fare politica pretendendo di dire cosa devono fare gli altri è meglio che la domenica vada a pescare…:wink: Le sezioni di partito erano un ottimo ambiente fino a che erano frequentate in buon numero e fin a che si trasformava qualsiasi occasione di incontro in “sezione”.

Come sopra, per me le dinamiche sociali vanno osservate e la “società” all’interno della quale si sviluppano, e solo lei nel suo insieme, dovrà tentare di governarle se si rende conto che stanno facendo danno alla comunità. Ogni imposizione pre-concetta e pre-costituita è destinata a non essere accolta in profondità e quindi, in definitiva, rispettata. Molti progetti politici falliscono proprio per il tentativo delle parti di governarne le dinamiche a priori, cioè di controllare la direzione che prenderanno.

Come fai a dirlo se non lo frequenti? Cosa vorresti, nello specifico, per frequentarlo?

sì ma se parliamo di un argomento devi attenerti a quello. qui stiamo parlando del fatto che modi di agire scorretti e distruttivi, come flame ripetuti, da parte dei partecipanti possono portare al fallimento un progetto politico se la comunità non si dota di strumenti di difesa. quindi cosa le tue frasi del tipo “controllare le dinamiche a priori” non c’entrano nulla. ecco qui tu stai già assumendo un comportamento distruttivo: lynx e io ti proponiamo un argomento e tu devi giocando sul significato delle parole.

prima le persone non ha alcun strumento di difesa verso questi comportamenti distruttivi, nè ha fatto alcuna riflessione su questo, e come tale è un progetto immatuto e facilmente manipolabile.

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Infatti per questo sto pensando di seguire veramente il suggerimento di @Cal e di scrivere un libro in materia per spiegare la necessità di ogni articolo dello statuto, come se fosse la costituzione per una nazione, illustrandolo con scenari realistici della vita quotidiana di un movimento politico.

Ritengo necessario che ogni movimento aderente investa il minimo tempo necessario per comprendere la necessità di queste misure o è inutile provare ad aggregarsi perché il fallimento è già prescritto.

Le regole non le caliamo dall’alto. Le stiamo discutendo ed illustrando affinché ci sia consenso nel fondare un progetto politico in una forma sussistente. Piuttosto una imposizione dall’alto potrebbe sembrare questo statuto “vuoto” che non provvede ad alcune protezioni dei diritti degli iscritti – che addirittura prevede di mettere tutta la responsabilità e tutto il potere riguardo alla comunicazione tra gli iscritti in mano ad una singola persona fidata. Questo potrebbe apparire un caso esemplare di uno statuto calato dall’alto, non certo quello pirata, frutto di un lungo iter di disavventure!

Se non sapessi che è una scelta incosciente si potrebbe anche presupporre l’intenzione malvagia di assicurarsi già all’atto di fondazione che il progetto sia solo una distrazione e non costituisca mai un problema ai poteri vigenti.

In tal caso a mio avviso sarebbe il minimo di impedire tutte le discussioni sui contenuti programmatici ecc. e assicurarsi che l’intero movimento si concentri con massima serietà su questo problema costituente… anzi sarebbe stato meglio non averci uno statuto finché è stato redatto. E se durante questa procedura di bootstrap avvengono già dei problemi sociali non si parte più perché ogni mossa in tal caso non sarebbe democratica.

Sto appunto aspettando che qualcuno metta in discussione la propria posizione visto che ho avviato un discorso a riguardo piuttosto di ritenere giuste le proprie scelte in modo assiomatico.

È passato un mese da quando ho cercato di avere un dialogo via i mezzi di comunicazione del PLP, e solo ora per fortuna hai scelto di interagire un pochino. Se questo è il modo come il PLP accoglie le esperienze altrui state partendo molto peggio di noi. Noi discutiamo con tutti, addirittura con gli esperti di economia autocrati che offrono le teorie per salvare il mondo senza poterle argomentare. Da PLP invece nemmeno le risposte alle e-mail. Nemmeno la conferma d’iscrizione al forum. Scusate se il primato alla democrazia partecipata in questo caso non sta andando a voi…

Beh, mi pare evidente che in un progetto politico dove appena muovi un dito qualcun’altro ti sgrida non si muoverà mai nulla. Se quelle 500 persone avessero trovato un ambiente accogliente e figo, rapidamente avrebbero arruolato cinque a testa per portarci a tremila.

Probabilmente ci sono anche ulteriori ragioni per il nostro mancato successo, e quando posso ne parlo volentieri, ma di non essere in grado di convivere è una lacuna piuttosto fondamentale che impedisce addirittura di discutere dei problemi susseguenti senza rischiare bruciature.

Lo faccio tutto il tempo e vedo che la qualità delle interazioni sociali è in ripresa. Ogni tanto c’è ancora chi si arrabbia, ma non c’è più il potenziale per l’escalation. Mancano ultime rifiniture (i regolamenti inesistenti ai quali fa riferimento lo statuto per esempio) e poi si potrebbe riaprire i battenti per nuovi iscritti. Ma io non concepisco il PP come concorrenza al PLP, siamo sorelle e mi dispiace vedervi zoppicare.

E che razza di separazione sarebbe “l’amministratore del sito web” ?

No dai. Solo perché si vedono delle ripercussioni pubbliche di un litigio non significa che si possa venire al fondo della giustizia se nella questione ci stanno di mezzo questioni private – rapporti emozionali, intimi. Abbiamo già provato il metodo della giustizia assembleare – il risultato è che molti dei potenziali militanti che ho iscritto mi hanno detto che non gliene importava abbastanza del PP per difendere i propri diritti davanti a tutta una assemblea senza alcuna sensazione di una protezione civile. Hanno subito abuso e visto che nessuno ha reagito se ne sono andati… molto semplice. Se esiste ancora il vecchio forum ti linko un contributo d’addio di un militante. Se ne andò perché fu scavalcato nel suo gruppo locale e nessuno in assemblea gliene poteva fregare di meno.

Con storie di questo genere non si costruisce un movimento politico.

Faccio fatica a non percepire una certa incoerenza cognitiva. Hai dato il sì alla separazione dei poteri e subito dopo non vuoi che ci sia un potere separato dedicato alla giustizia perché necessita di persone “delegate”. Almeno sii coerente e ammetti che sei contrario alla separazione dei poteri. Ti piace incentrare tutto nell’assemblea che poi ha i problemi che ha per attivarsi a risolvere le piccole questioni quotidiane.

Se l’assemblea di per se non fosse un potere, beh allora si potrebbe anche fare uno stato consistente solamente di parlamento – senza polizia e senza giudici. È questa l’idea di democrazia del PLP? L’assenza di struttura?

Jo Freeman, famosa femminista (vittima) del 1968, analizzò il concetto e lo condannò come una forma di tirannia:

La tirannia dell’assenza di struttura - The Tyranny of Structurelessness.

http://www.jofreeman.com/joreen/tyranny.htmhttps://en.wikipedia.org/wiki/Jo_Freeman

Wikipedia Italia non ha alcun articolo su di lei… presumo che il suo pensiero non è presente nella cultura italiana. Se preferisci ci sono documenti in francese:

http://www.monde-diplomatique.fr/2015/01/FREEMAN/51942https://fr.wikipedia.org/wiki/Jo_Freeman

Che tristezza non trovare una traduzione italiana di questo documento fondamentale per il movimento femminista (anch’esso nel periodo seguente al '68 afflitto dal tentativo di rigettare gli organi strutturali).

Il “quindi” in questa frase assume che ci sia un nesso logico inviolabile tra la condivisione e il rispetto di una regola. La realtà sociale quotidiana è che ogni persona percepisce le proprie azioni dalla propria prospettiva: Mentre una persona ritiene sentirsi diffamata l’altra crede di avere solamente esposto una presunta verità. Probabilmente entrambe le persone affette non possono giudicare la questione oggettivamente e perciò ognuna interpreta il “rispetto delle regole comuni” in modo opposto.

Ora, presumiamo che ogni giorno delle persone litigano e perciò ogni giorno si creano situazioni nelle quali non solo l’intera assemblea deve decidere come applicare giustizia… deve oltretutto venire a sapere tutti i dettagli banali e periferici che hanno apportato alla situazione formatasi. Quanti casi comportamentali al giorno può risolvere? Quanto altro lavoro riesce a svolgere?

Credimi, non ero di natura un fan dei collegi di giustizia. Quando @f00l propose un regolamento con i “probiviri” non ero ancora pronto a comprenderne la necessità. Lo presi in giro (feci una controproposta con le “tipefighe”). Sono passati alcuni anni e ho capito perché i partiti hanno la struttura che hanno e solo riguardo al direttorato credo di avere trovato una soluzione migliore.

Non conta lo status quo, conta quello che sta scritto nello statuto. Nello statuto è indicato che l’amministratore del sito si deve occupare degli strumenti di comunicazione, perciò è l’unico ad avere da statuto il potere di intervenire nei litigi delle persone. Se poi non lo fa è una sua libera scelta che porta ad una situazione “structureless” come analizzata appunto da Jo Freeman.

Oltretutto dare l’incarico di amministrazione web ad una ditta non significa essere al riparo da attacchi informatici dal momento che il movimento si trova in parlamento e gli attacchi informatici possono influire in reale legislazione.

Le uniche volte che nel PP siamo riusciti a fare cambiamenti strutturali di rilievo è stato quando ne abbiamo parlato a distanza dagli eventi, a stomaco vuoto, senza che ci fossero problemi acuti attuali in corso.

Dal momento che esiste una faccenda concreta non si riesce ad arrivare al consenso perché implica che una delle persone detiene “la colpa”.

L’ossessione di non volere creare una struttura funzionale porta alla tirannia dell’assenza di struttura come dimostrato nel 1970 dagli studi e le esperienze di Jo Freeman. Mi pare che ormai siete rimasti solo Athos e te a difendere questo concetto. Non mi sorprende che vi state distanziando alla ricerca di nuove persone alle quali confondere la testa con questo tipo di ideologia… :slight_smile:

Chi si stufa non può fondare un movimento politico. È come volere guidare la macchina senza fare la patente, solo che nel caso della politica non c’è nessuno che te lo impone - ci devi arrivare da solo che se ti stufi hai già raggiunto il punto dove la democrazia tange l’opinionismo e la superficialità.

E ci metto anche Podemos perché illustra l’altro estremo di statuto, perciò pienamente in topic, perché parlare della forma dello statuto senza confrontarsi con altri significa parlare di cose che non si capisce.

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No, no no no no. Non ho detto “libro.”

Ho detto “rivista” (scientifica). Una parte importante ma forse troppo implicita di quello che ho detto stava nel far passare le tue assunzioni sotto la lente degli editor e dei reviewer della rivista (cosa che consideravo abbastanza improbabile e perciò consigliavoti di aprirne una tua).

Non era mia intenzione e me ne scuso. Quel “governare le dinamiche sociali” mi ha fatto pensare a quello.Tornando IT, e per capirsi, io non voglio dire che i meccanismi di protezione dal ripetersi di comportamenti dannosi siano inutili, tutt’altro. La mia idea è che quei meccanismi siano inutili se sono preimposti (fondamentalmente perchè tengono lontani molti che potrebbero avvicinarsi), essendo percepiti come “rigidità”; utilissimi se quella comunità percepisce il danno, ne parla e concorda sui mezzi per minimizzarlo, trovando da se il suo giusto mix, che sarà diverso da comunità a comunità. Sulle possibilità di controllo del formarsi di un opinione, che mi pare quello da cui eravamo partiti, da parte di una azione di “trollaggio” sui generis, la possibilità forse esiste ma continuo a percepirla come non facilmente ralizzabile, sopratutto se la comunità è ampia, perchè penso che ci sarà sempre qualcuno che si alza e dice andate a litigare da qualche altra parte, ci state facendo perdere di vista l’idea. Viceversa mi pare più efficace l’azione di controllo (sul formarsi di un opinione) che potrebbe esercitare la persona, o l’organo se non è abbastanza partecipato (e finisce quasi sempre per essere così, con la motivazione dell’urgenza e della tempestività ai fini dell’efficacia dell’azione sanzionatoria), addetta al controllo delle dinamiche comportamentali. E’ facile scambiare un’opinione diversa dalla propria per un comportamento dannoso per la comunità, in fondo dentro ognuno di noi alberga l’idea che quello che è utile per la comunità all’interno della quale ci muoviamo sia quello che abbiamo in testa noi. Il confine fra correttezza e scorrettezza è molto labile, tanto più in rete, dove utilizziamo una modalità comunicativa di livello più basso rispetto a quella de visu, dove manca la percezione del modo e della faccia con cui una certa cosa viene detta. E non è cosa da poco. Si parlava anche di “politica in rete”: imho la politica non si può fare solo in rete, è necessario anche incontrarsi e conoscersi, per capirsi e per fare in modo che lal rete possa supplire efficacemente ai limiti stranoti imposti dalla politica “in presenza”.

Lo stiamo facendo in questo momento, perché quando il progetto è avviato è dimostratasi troppo tardi.

Io invece credo che gli esseri umani devono essere trattati con uguaglianza nel mondo intero, e chi pensa di potere semplificare le sue regole orientandosi solo ai propri valori culturali non sarà preparato quando subentrano persone di ambiti politici, culturali o interessi completamente opposti ai propri.

Per esempio, se non sei preparato ad accogliere i depistatori in modo tale che non possano arrecare danno, avrai depistatori che riusciranno ad arrecare danno.

Le regole servono quando arrivano le persone o le situazioni difficili, perché se non ci sono è troppo tardi. Perciò servono regole universali, capaci di trattare qualsiasi tipo di comportamento subottimale immaginabile. Fare regole specifiche per una comunità significa solamente tralasciare possibili vettori d’attacco che al momento della creazione delle regole non si è voluti prendere in considerazione in quanto astratti e apparentemente burocratici.

Sono convinto che la sociologia collettiva è una cosa piuttosto universale, è scommetto che esiste ricerca scientifica per comprovarlo. Cambia solamente quali regole trovano veramente applicazione e quali fanno solo decoro. Se per esempio una nazione orientale non ha previsto nelle sue leggi come trattare i comportamenti degli imprenditori occidentali può capitare che si manifesta un feroce capitalismo predatore senza impedimenti legali appunto perché nessuno in quella comunità orientale si sarebbe immaginato che ci si può comportare come lo fanno i CEO delle multinazionali, e perciò non ne ha tenuto conto durante la stesura della legge. Ora che la legge ci vorrebbe come il pane, la politica è già troppo sotto l’influenzamento lobbistico.

Ecco, una cosa del genere può capitare in modo diverso anche a gente come noi… la democrazia liquida di per se non risolve tutti i problemi.

Non bisogna mandare via le persone, perché se nel litigio hanno argomenti validi, li perdi. Quello che serve è che ci sia una necessità a portare avanti i discorsi sulla base dei fatti e non siano benvenuti i trucchetti retorici per discreditare l’avversario. A questo servono le strutture – per proteggerci da quanto è capitato a Jo Freeman.

Il modo come ti cito Jo Freeman e stiamo ancora qui a discutere del partire da una assenza di struttura mi da l’impressione che non c’è la motivazione nel PLP di affrontare la realtà del creare un partito in un modo psicosocialmente scientifico e professionale. Ma nemmeno di portare avanti un dibattito razionale orientato ai fatti. La sociologia non è stata inventata l’altro ieri. Ma forse mi sbaglio e prossimamente ricevo mail della attivazione del mio account nel forum PLP, o vedo che qui iniziano a partecipare anche altre voci al dibattito oltre ai demì-pirati.

Ma l’hai almeno sorvolato il documento di Jo Freeman? Dopo quella lettura dovresti sbatterti la mano in fronte e renderti conto che stai promuovendo un approccio assai sbagliato al fare un nuovo partito.

Ovunque non si svolge un lavoro serio a fare le regole prima, dopo si presenta l’urgenza e si manifesta il potere di fatto. Perciò quello che stai descrivendo è il sintomo dell’assenza di regole, non il sintomo di un regolamento ben concepito. L’idea di avere responsabili totalmente decentralizzati (uno per ogni ambito nel quale si incontrano pirati… si potrebbe addirittura eleggere responsabili per ogni categoria o ogni thread del forum…) è molto più avanti del lasciare tutto andare a caso e poi in caso di emergenza interviene l’amministratore del sito web… e l’idea che le regole si possano fare via facendo si è dimostrata illusoria – e non comprendo come tu possa continuare a considerare questa via.

Se non esistono regole e metodi ben definiti per distinguere i comportamenti lesivi (vedi la mia proposta di linee guida) in effetti regna la casualità di chi detiene di fatto il potere e fa come crede giusto o gli fa comodo. Anche qui descrivi un sintomo da assenza di regole.

E questo non lo potrai mai eliminare, per questo è importante che ci sia sempre un apparato di giustizia indipendente per esaminare i cocci. Se non ci sta nulla, allora regna semplicemente l’ingiustizia e l’imposizione del più forte o del più “popolare”.

Appunto per questo dico per esperienza che gli statuti che non ne tengono conto non sono più all’altezza degli sviluppi tecnologici nel mondo.

Infatti ero a favore di aumentare gli incontri di persona e di integrarli in una strategia anti-cammellaggio, ma il PP ha scelto che è sufficiente la fase di rodaggio di 90 giorni. Comunque gli incontri di persona non sono bastati per disinnescare le micce che hanno fatto saltare in aria il Piratenpartei. I Piraten avevano una cultura dello stare insieme settimanale veramente bello, eppure certa gente ancora oggi sta aprendo cause legali contro altre.

@lynX dov’è questa proposta di linee guida?