Non è questa la teoria. Mi pare che tutti i grandi CEO delle più grandi corporation hanno dei tratti caratteriali sociopatici… dopotutto devono essere capaci di sorridere anche se sanno che in Africa ci sono persone che muoiono per estrarre il greggio che ti serve per fare i tuoi telefonini o se hanno capito che razza di porcheria è il capitalismo della sorveglianza. A capo dell’economia moderna ci può solo stare chi ha messo principi etici da parte, altrimenti non sei abbastanza competitivo ed alla prossima riunione dei shareholder verrai rimpiazzato con una persona che ha le palle più di ferro.
Potrei raccontare la storia come nel 2004 ero anni avanti di Facebook a costruire sistemi sociali scalabili, con protocolli ottimizzati e zero SQL — se le piattaforme web cercavano un sistema chat di alta affluenza, prima provavano quelle col marketing carino e poi quando non funzionava arrivavano da me… il tizio con la piccola ditta che riusciva a fare sistemi chat scalabili dal 1997. Perché non sono diventato Zuckerberg? Uno perché non sono americano e due perché nel momento critico mi sono reso conto che avrei potuto competere solo se fossi entrato nel business del capitalismo della sorveglianza. Perciò per mio difetto di avere una coscienza non ho potuto competere con Mr Zuck, nonostante tecnologicamente stavo messo molto meglio di lui.
Ora, dirai, ma le persone a capo del digitale sono una minoranza particolare. Io invece osservo che in tutti i campi del capitalismo, appena una innovazione tecnologica si è distribuita a tutti i giocatori, la differenza la fanno quelli che fanno scelte etiche contro quelli che della morale se ne fregano — e vincono sempre gli ultimi. Perciò per avere successo nel capitalismo, puoi magari essere un genio creativo nei primi anni, ma a lungo andare devi essere un hijo de puta.
Il concetto è out there da prima del 2001… riguardo a liquid feedback ci sta il libro che entra in tantissimi dettagli… l’unica critica che ho riguardo a quel libro è il ragionamento che si fanno per raccomandare le maggioranze semplici… è nerdico e sociologicamente sbagliato. Ma ne abbiamo parlato altrove.
Tipo “quante persone devono congiurare per prendere il controllo di una organizzazione che adotti questo metodo?”
Ah, una teoria complottistica! Beh, ti dirò… molte di più di quante te ne servono con la democrazia rappresentativa…
Se il numero di persone è pari al numero dei membri, allora il sistema è perfetto. Altrimenti non lo è.
Ariecco le semplificazioni matematiche che non tengono conto della sociologia. No, non è perfetto per niente. Stando alla tua logica il sistema perfetto sarebbe un metodo del consenso al quale tutti partecipano e tutti devono confluire verso la stessa opinione. Ovviamente non funziona, ma — peggio ancora — nella natura della democrazia diretta non ci sta un feedback di persone esperte a fermare il popolo dal prendere decisioni populiste, disinformate, manipolate da colui o coloro che possiedono un megafono per infilare la loro retorica nelle teste di tutti. Nella democrazia liquida, se qualcuno avverte che le cose che il tizio col megafono ha detto sono fattualmente sbagliate, le persone non possono facilmente non venire a sapere che esiste un disputo, che esistono dubbi sulle cose promosse dal tizio col megafono. Allora per non fare schifo devono o approfondire il tema per comprendere il disputo oppure delegare ad una persona della quale pensano che si farà questo lavoro in modo diligente… nel LQFB tedesco la persona col maggior numero di deleghe era il professor Haase, perché era noto non solo per la sua vasta conoscenza in molti ambiti, ma anche per smazzarsi ogni tema abbastanza da fare una scelta ragionevole. Ma anche lui non fu mai tanto potente da decidere cose da solo.
Ah, io non lo nego a nessuno. Io so che la maggior parte della popolazione vuole limitarsi a dare il via ad un partito e tenersi fuori dalle decisioni quotidiane. Io so che quando con tuparlamento avevamo una piattaforma per decidere insieme le cose da fare portare avanti ad un tot di parlamentari, non si sono mai iscritte abbastanza persone per soddisfare i quorum. Apparentemente gli italiani sospettano sempre che ci sia una fregatura.
Infatti non è vero… dopo un tot di tempo le persone miti si trovano infelici nel partito e se ne vanno, perciò nei partiti si accumulano i duri e puri. L’unica per evitare questa emorragia di gente onesta è di introdurre regole comportamentali severe (fatto) e metterle in atto (non fatto).
Così secondo te è solo una formalità, il tesseramento, ad impedire al popolo italiano dal contribuire quotidianamente alle decisioni politiche. Secondo me invece è che non esiste ancora alcuna organizzazione al mondo che ha risolto i problemi di convivenza negli ambiti digitali. Secondo me con le strutture che abbiamo creato qui siamo all’avanguardia… ma non si stanno mettendo in atto. Ci sta una specie di boicot collettivo ad eleggere responsabili della convivenza ovunque servirebbero, e sviluppare una cultura della prevenzione delle aggressioni in tutti gli ambienti del partito. Se ciò dovesse funzionare, allora finalmente si potrebbe applicare anche ad una struttura aperta a tutti col SPID, ma restano dei quesiti enormi: chi elegge i moderatori, tecnici e giudici del sistema? Il governo? Come puoi garantire democraticità interna se non con una struttura associativa, cioè di fatto con un partito?