Reboot Pirati: troviamo un vettore mediatico per il partito pirata

Si ok Lanta, però noi che ti conosciamo capiamo come puoi intendere il termine populismo. Se ti chiediamo di spiegare il concetto e tu linki due libri sul tema sticazzi, come possono seguirti tutti gli altri? Dai fai uno sforzo e cerca di chiarire per bene cosa intendi con populismo altrimenti questa discussione non decollerà mai perché non ci intendiamo sui termini.

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Cito villo: “Guarda, se in questo momento il PP-IT volesse adottare la strada populista avrebbe una maniera semplicissima e con la strada spianata: iniziare a sparare a zero contro gli immigrati, plaudire alle minacce austriache di bloccare gli immigrati al Brennero e congratularsi con gli austriaci che hanno avuto il coraggio di eleggere un Presidente …” … e farebbe un buco nell’acqua perché c’0è già chi più forte del PP dice queste cose.

Lanta sta semplicemente rilanciando l’eterno dibattito interno sul PP-IT che qui riepilogo: cosa siamo?

  • Un club di amici (mica tanto) interessati alle vicende digitali e magari pure ad altro
  • Un movimento che vuole cambiare la cultura sul digitale grazie al digitale e …
  • Siamo un partito che vuole cambiare grazie alla partecipazione alle istituzioni …

E, in seguito (tranne per quelli convinti che già siamo un partito) cosa vogliamo essere.

Per quelli come me che in base al numero ed alla maggioranza degli argomenti trattati ritengono che siamo a metà fra il club ed il movimento (grazie soprattutto all’attività dei romani) e che pensano che dato che ci chiamiamo partito dovremmo diventarlo il problema del numero è essenziale.

Mi sembra però che Lanzichenecco inneggi non tanto al populismo, quanto al leaderismo.

Guarda, se in questo momento il PP-IT volesse adottare la strada populista avrebbe una maniera semplicissima e con la strada spianata: iniziare a sparare a zero contro gli immigrati, plaudire alle minacce austriache di bloccare gli immigrati al Brennero e congratularsi con gli austriaci che hanno avuto il coraggio di eleggere un Presidente che ha fatto del contrasto all’immigrazione il leit motif della sua campagna elettorale e iniziare a basare le sue strategie politiche allo stesso modo, con il contrasto all’immigrazione a tutti i costi. Riceverebbe una marea di consensi, aumenterebbe gli iscritti, inizierebbe ad avere una maggiore visibilità mediatica, eccetera eccetera eccetera…

ma infatti si tratterebbe di andare a cogliere quegli elementi che possono fare leva anche sulla fantasia popolare ma che sono in linea con la nostra cultura politica. Ti faccio un esempio, i partiti oggi non sono “popolari”. E noi siamo un partito così anomalo che ci consente di fare un po’ di sano populismo sul tema. La democrazia è un concetto straordinariamente populista perché di fatto a pochi frega qualcosa decidere ma se glielo impedisci si incazzano di brutto. Altro esempio, le banche le odiano (quasi) tutti. E noi con le criptomonete possiamo tranquillamente fare leva sulle tematiche tipo “banche andatevene affanculo”. Ma possiamo divertici anche con il tiro a bersaglio sui notai, giusto per fare qualche esempio.

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Citerò a stralci poca roba dall’introduzione al libro di Biorcio.

Spesso il populismo è messo in relazione ai problemi attuali della democrazia rappresentativa, considerandolo come una malattia, un morbo contagioso che può gravemente danneggiare il funzionamento delle istituzioni democratiche. Si realizza in questi discorsi non solo un uso confuso e polivalente del concetto di “populismo” ma soprattutto un curioso rovesciamento tra “causa” ed “effetto”, dimenticando che è l’insoddisfacente funzionamento delle attuali democrazie rappresentative, i loro difetti sempre più evidenti e la sfiducia che provocano fra i cittadini a creare le condizioni più favorevoli per il successo del “populismo”. Invece di analizzare e porre rimedi ai problemi dei sistemi rappresentati e comprendere le ragioni della crescente lontananza dei cittadini dalle istituzioni politiche si preferisce evocare la minaccia del “populismo”, con la speranza che la paura di cambiamenti imprevedibili rafforzi e renda più accettabili i governi esistenti e le loro decisioni. Come fa notare Michel Wierviorka, uno dei più autorevoli studiosi del fenomeno, quando una democrazia è consolidata e funziona in modo soddisfacente, le forze politiche si limitano a mobilitare i cittadini e a valorizzare i loro diritti. L’idea di popolo si mantiene in uno stato latente. Ma la crisi delle democrazie occidentali, il passaggio a una “postdemocrazia” che toglie sovranità ai cittadini, il commissariamento delle politiche nazionali da parte di Bruxelles fa cresce la distanza fra le élite politiche ed economiche e la popolazione. Riacquista attualità e rilievo l’idea di popolo, che può esprimersi nella forma di populismo di sinistra, ma più spesso in quelle del populismo di destra, che associa al nazionalismo anche la xenofobia e il razzismo.

[…]

Si è creato così un vuoto nella relazione fra élite politiche e cittadini, costretti a prendere atto delle decisioni prese “altrove”, da attori politici ed economici che agiscono senza tenere conto della sovranità popolare. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’interazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici. In questa fase, d’altra parte, i leader politici utilizzano soprattutto un tipo di comunicazione unidirezionale (dall’altro verso il basso) che non prevede l’ascolto della voce del popolo. Sono i limiti, i problemi sempre più gravi e le carenze dei sistemi rappresentativi che favoriscono l’affermazione di leader, movimenti e partiti che vengono ricondotti alla stessa categoria di “populismo”, anche se sono molto diversi.

[…]

Negli altri paesi europei le istituzioni rappresentative sono state investite negli ultimi decenni da una crescente disaffezione e sfiducia dei cittadini.

[…]

In Italia la stabilità del sistema dei partiti nel secondo dopoguerra aveva offerto opportunità molto limitate, fino agli anni Ottanta, per il successo di partiti e movimenti populisti, anche se non erano mancate mobilitazioni contro la “partitocrazia”. Le possibilità per la diffusione della protesta populista sono molto aumentate per la dissoluzione completa del sistema di partiti tradizionale negli anni Novanta, dopo le inchiesta della magistratura milanese sulla corruzione politica (“Tangentopoli”). Si è creato così un contesto politico che non ha paragoni negli altri paesi europei, dove i sistemi di partito esistenti hanno mantenuto la loro fisionomia e i loro ruoli tradizionali nella politica. Gli schemi di competizione fra i principali partiti sono cambiati solo in misura limitata e graduale. Nel nostro paese lo spazio per l’agitazione e la politica populista è diventato molto più ampio di quello esistente in molti paesi europei perché, dopo la fine della Prima repubblica, sono scomparse, o si sono radicalmente trasformate tutte le formazioni politiche esistenti.

[…]

In tutte queste esperienze le formazioni politiche, i loro attivisti e i loro leader hanno cercato di ritrovare un contatto, di ascoltare e di parlare direttamente ai cittadini, proponendosi come portavoce non solo delle proteste contro la “partitocrazia” ma anche delle loro richieste e dei loro problemi. Mostrando spesso la tipica tendenza dell’“overpromising”, con una grande quantità di promesse che spesso non sono riusciti a realizzare una volta eletti nelle istituzioni rappresentative o al governo.

Sorvolando che c’è un capitolo del libro sulle classificazioni dei vari tipi di populismo, sulla storia del populismo, sul concetto di “partito leggero” al quale dovremmo aspirare. Mi sono stufato di battere a tastiera.

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Vedi di non innamorarti di mezze-seghe.

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Il punto è proprio questo. Il PP-IT, per come la vedo io, dovrebbe riuscire a spiegare che esiste una via non populista al progresso. Per dirlo con uno slogan: Renzi è la padella, ma Salvini&Grillo sono la brace. Quanto al “populismo pirata”, personalmente un po’ ne vedo, soprattutto sui temi fiscali. Nel programma si parla di contrasto al “Grande Fratello fiscale e alla presunzione di reddito” (in pratica è un “no al redditometro”. Presumo passerebbe anche un’eventuale mozione anti-studi di settore), e quasi mai di contrasto all’evasione (salvo affermare genericamente che “va fatta” e dire che lo Stato disporrebbe già di mezzi sufficienti a contrastarla, senza bisogno di ulteriori azioni). In compenso si insiste molto sul tema della privacy e quindi dell’uso del contante (anche qui se ne parlò). Queste sono sicuramente posizioni che possono piacere a un certo tipo di elettorato (lavoratori autonomi, commercianti, partite Iva). Non è un caso che su posizioni analoghe siano tutti i principali partiti più o meno populisti (Salvini ce l’ha a morte con gli studi di settore, il M5S vuole abolire Equitalia, e Renzi l’anno scorso ha portato a 3000€ la soglia per i pagamenti in contanti).

La mia posizione è il contrario. Sono per la Decrescita Felice State scioccamente demonizzando Renzi. Renzi sta invece ottimamente operando per la Crescita (infelice): nel libro “L’enigma della crescita …” di Luca Ricolfi si sottolinea come sia il livello del reddito a contrastare la possibilità di crescita. E Renzi sta diminuendo il reddito dei lavoratori. Chi ritiene si possa crescere aumentando i diritti ed i salari dei lavorarori è un cialtrone od un truffatore. Il mio concetto di populismo è “parlare alle pance anziché ai cervelli” Dato che il 50% (c’è chi dice il 70%) della popolazione è analfabeta funzionale, il metodo ha grande successo. La sfida è quella di riuscire a tradurre i concetti in dati e linguaggio comprensibili anche agli analfabeti funzionali. Finora il PP-IT ha fatto la scelta opposta: parlare alle super-élite ed i risultati si vedono.

Sei per qualcosa che non esiste, insomma.

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No, no. È quello che fanno tutti i partiti che hanno intenzione di farsi votare. Farsi votare da chi riflette poco è facile, e un voto poco riflettuto vale esattamente quanto uno consapevole (it’s democracy, babe.)

Dici questo perché non riconosci il populismo dall’altra parte. Questo significa che saresti un ottimo elettore per un pp populista che si riferisca a temi diversi. Anche SEL è un partito populista, anche il PD di Renzi; non credere che siano solo Lega e M5S.

Quale sia la differenza, oggi, fra politico ed elettore, è chiaro?

Il politico vede il populismo dove è; l’elettore vede solo i populismi in cui non casca. A meno che… non ci siano livelli multipli di politici che cascano nel populismo del pesce (più) grosso.

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Biorcio ha ragione in ciò, ma è anche dato di fatto che tutte le formazioni non di carettere rappresentativo si sono dimostrate “populiste” nel senso di soffrire di superficialità tipica della democrazia diretta… e c’è di peggio, ora abbiamo la dominanza delle formazioni leaderiste rappresentative e populiste all-in-one. La soluzione al dilemma è di fare la struttura partitica non leaderista, non rappresentantivista e allo stesso tempo non populista in senso superficial-demagogico ma in quel senso teorico che alcuni filosofi utilizzano ma nessuno capisce: cioè di interessarsi davvero al potenziamento del potere popolare. Mi pare che questa intenzione si possa esprimere molto meglio con aggettivi come partecipativo che populista. Anzi, per rilanciare la campagna pirata sarebbe il caso di cercare una formula che invochi il potere decisionale dei partecipanti piuttosto che un mero apprezzamento dei bisogni popolari utilizzando aggettivi meno consumati e riciclati.

Come al solito mi pare che siamo d’accordo sul contenuto politico e si sta litigando per etichette. Caro Lanta, hai la capacità di formulare cose consensuali in modo provocatorio e provochi disaccordo con persone che sarebbero dalla tua parte e ti arrabbi pure… mi ricordi me!

Si, parliamo di progresso. Un gruppo di pirati in germania ha lanciato un micropartito chiamato “Progressive Plattform”. Siamo progressisti? “Possibile” ha usato il termine progressista. È un termine positivo o verremo confusi per quelli che vogliono il progresso tecnologico anche se sbrana i diritti civili e le esigenze sociali? Verrà visto in luce futurista a mezzo piede verso il fascista? Cavolo alle etichette!

Ce l’abbiamo. Il piccolo numero di utenti ha lasciato passare cose nel programma che ci qualificano populisti anche nel senso derogatorio. Ci manca di intelligenza collettiva.

Ottimo, volevo tematizzare anche questo. La tendenza dell’opposizione ad opporsi sempre ad ogni mossa politica del governo piuttosto di studiare bene il caso e farsi una opinione propria. L’opposizionismo lo trovo… populista, o perlomeno superficialista. Mi aspetto dai pirati di essere più razionali.

Seattle (vedi Hanauer) ha dimostrato che introducendo un reddito minimo sono riusciti a rilanciare l’economia, alla faccia del resto degli Stati Uniti. Finchè l’economia è sregolata a tal punto da favorire la scomparsa dei guadagni verso le 62 persone in cima e i paradisi fiscali è logico che l’economia va in stallo. Abbassare i salari è solamente un ulteriore inchino davanti ai grandi interessi – uno che porta direttamente verso i forconi (cit. Hanauer).

Una cosa è parlare, un’altra averci le cose populiste dentro al programma politico e rischiare di realizzarle per davvero. Non voglio avere successo se non ho intenzione di fare le cose giuste – in tal caso si è solamente another brick in the wall. Una ulteriore rotella nel sistema.

Si.

Dici che da Gad Lerner parlando di Assemblea Permanente e partito senza leader ho parlato alle super-elite? Mah, forse si… ma secondo me non è sbagliato di cominciare con le elite, cioè quelli come noi che ragionano e non sopportano come stanno andando le cose, e poi espandare verso la gente con la pancia. Il problema non sono state le 500 persone di super-elite che si iscrissero al PP ma il modo come non hanno trovato terreno fertile per fare attivismo. Non trovo utile che si tenti sempre di opinionare altre ragioni per l’insuccesso del PP se quanto è andato storto è palese negli annali. Anche se avessimo parlato alla gente in strada in modo più populista di quanto abbiamo fatto durante la campagna a Roma (tu c’eri? hai visto se abbiamo fatto campagna solo col cervello o anche con la pancia?) non avrebbero trovato una piattaforma funzionante comunque.

Mi viene un pensiero. E se il fenomeno del populismo italiano non fosse solamente causato dal rinnovamento partitico ma anche dal isolamento culturale? Molte altre nazioni europee si interfacciano intellettualmente con altre nazioni che parlano la stessa lingua o una molto simile… solo noi aspettiamo sempre i gatekeeper che ci fanno la traduzione (e ci mettono spesso la propria interpretazione populista dentro)… in pratica l’Italia si rigira su se stessa più di altre nazioni…?

Si, l’ennesima questione di etichettismo. A storno non piace che invece di “decrescita felice” il partito trovi un consenso più ampio nell’approccio all’economia sostenibile che in sostanza è la stessa cosa, ma senza gli aspetti populisti/semplificanti. Ci sparpagliamo perdendoci in dettagli.

Non so cosa sia, ma mi suona sbagliatissimo già il tentativo di allegerire il concetto di partito che si è dimostrato insufficiente e troppo leggero nella nostra esperienza passata.

Ma certamente ci sono politici che cascano ai populismi senza accorgersene… quando il governo porta una mozione urgentissima in parlamento ed urge i parlamentari a ratificarla al volo, scommetti che ci sta qualche cosa di storto dentro? Nascosto in un mantello manipolativo di questo o quest’altro genere, forse anche utilizzando la superficializzazione… il populismo…

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Ho spostato 2 messaggi in un argomento esistente: Post inappropriati o OT

Ehm. Fatto oggettivamente inconfutabile contro rifiuto della realtà. Olé.

Il Partito Pirata sarà tale quando inizierà ad essere Partito (raccogliendo consensi) e quando inizierà ad essere veramente Pirata (facendo delle sue tematiche core il suo cavallo di battaglia, incluso il fermo rifiuto ad ogni forma di censura: sì, ivi incluse quelle in questo forum).

Cito lynX “Ci manca di intelligenza collettiva.” Gli studi affermano che l’itelligenza collettiva si ferma ai piccoli (circa 5) gruppi

"Dici che da Gad Lerner parlando di Assemblea Permanente e partito senza leader ho parlato alle super-elite? " No, infatti sono arrivate 500 persone, poi però all’interno i discorsi sono spesso per mininicchie (superélite è probabilmente parola sbagliata)

Vabbe’, quella si chiama negabilità plausibile, nessun governo è così scemo da fregare la sua stessa maggioranza.

Comunque il mio punto non era sull’immunità dei politici ai populismi, ma sul fatto che vanno in una sola direzione: quindi, o ci facciamo manipolare dall’ultimo scemo che arriva, o manipoliamo insieme l’elettorato. E bada bene: non c’è nulla di etico, è politica professionale.

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Francamente è divertente sentirsi dire che non si riconosce il populismo, o che si è vittime di politici populisti. :smile: Io la mia l’ho detta, il PP-IT deve avere il coraggio di portare avanti le istanze in cui crede, senza cercare la pancia degli elettori, o semplicemente non è. :smile: Non è un Partito Pirata. Ora mi metto comodo con i popcorn a seguire le vostre discussioni. :smile:

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Vabbe’, allora accomodatevi mentre il pp-it si dissolve nell’irrilevanza della sua purezza morale.

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Vorrei segnalarvi questo contributo interessante, è una intervista di Telese a Bertinotti. Non so se mi ci ritrovo ma alcune riflessioni che fa secondo me sono assolutamente condividìsibili, un po ci ritrovo anche elementi della nostra discussione.

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Già. A prima vista non ci trovo nulla da ridire. Bertinotti ha capito come stiamo messi. Senza un cambio di paradigma democratico non si va da nessuna parte.

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Letta e Cal dicono una cosa giusta: se vogliamo essere (diventare?) partito dobbiamo agire da partito, cioè mirare ai numeri.Perché il partito vuole cambiare la società con le leggi e per farlo ha bisognom di eletti, cioè di aderenti. Altrimenti decidiamo di essere movimento, oppure un club (ed in questo caso fuori dai coglioni Solibo, altrimenti diventiamo un club privé). Dopo di che dicono (purtroppo la mia è ovviamente un’interpretazione) una cosa (a mio avviso) sbagliata: nel nome del pragmatismo (correttissimo) facciamo come fanno gli altri. L’errore non consiste nel voler essere “cattivi” come gli altri, ma nel fatto che gli altri l’hanno già fatto con successo. E’ come cercare di entrare in un mercato dominato da giganti: teoricamente possibile, praticamente impossibile. Occorre fare esattamente il contrario: valorizzare le nostre diversità. Ma … quali sono?

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Ma poi lo sapete, qual è la cosa divertente davvero?

Che il gruppo misto è pieno di gente in cerca di un partito, se un partito sa acchiapparli.

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