Riassunto di una possibile visione comune per il PP

“I pirati comprendono che l’evoluzione delle tecnologie, in particolare dell’automazione, della robotica e dell’ intelligenza artificiale, espelleranno a breve buona parte della forza lavoro. Pensare di difendere il lavoro tout court non servirà a niente. Dobbiamo invece cercare di distribuire meglio (molto meglio) la ricchezza prodotta e forzare la socetà a produrre in un contesto più rispettoso per tuttti. Nei paesi ricchi la forbice tra ricchi e poveri si è accentuata notevolmente in questi anni e né i governi di destra né quelli di sinistra sono stati in grado di invertire questa tendenza. E questo è un fatto incontestabile. I Pirati ritengono che sia arrivato il momento di spartire meglio la ricchezza e ciò, in un paese a tradizione liberale,significa rivedere la fiscalità ma soprattutto passare a sistemi che garantiscano “by design” una migliore giustizia sociale. Perché è evidente che non puoi pensare a nessuna riforma fiscale se a pagare saranno sempre gli stessi. In Italia, in particolare, abbiamo cifre spaventose che vengono sottratte alla comunità a causa dell’evasione ed elusione fiscale, della corruzione e della inefficienza della macchina amministrativa. Noi vogliamo riprenderci quella ricchezza e trasformarla in un reddito di esistenza universale ed incondizionato. A quanto ammonterà questo reddito? Ammonterà a quanto riusciremo a recuperare, tutti assieme. Chi dice che i soldi non sono sufficienti per fornire un reddito di esistenza non dice il vero. Abbiamo a disposizione una montagna di soldi, soldi nostri, dobbiamo solamente decidere come andarceli a riprendere. Ad esempio ritirando tutto il contante dalla circolazione possiamo passare ad un sistema di pagamento elettronico basato sull’architettura del Taler per garantire anonimato agli acquirenti ma tracciabilità dei venditori. Questo è un sistema mediante il quale ottieni i vantaggi dei sistemi di pagamento elettronico senza imporre uno stato di polizia che ficchi il naso continuamente nella tua privacy. Inoltre accelerando il percorso della digitalizzazione delle PA e stabilendo nuovi standard dei regolamenti e norme adeguate potremo presto iniziare un reale percorso di trasparenza nella PA financo imporre criteri di decisione basati sul principio del doppio cieco. Spezzare il legame tra il livello di decisione (politico) e quello di attuazione (tecnico e funzionale) resituirà alla politica il ruolo che le compete all’interno della società e libererà dalla corruzione la macchina amministrativa by design. I Pirati hanno forti radici libertarie ma sono consapevoli che lo Stato non può essere eliminato. Possiamo però renderlo trasparente ed automatizzato nella maggior parte delle sue funzioni. Uno Stato algoritmico del quale ognuno possa verificare il funzionamento e la correttezza, privo di quei subdoli poteri che oggi lo innervano, In questo senso diciamo che lo Stato deve essere destrutturato. Destrutturato dai suoi poteri oscuri, dalle sue zone grigie, restituito ai cittadini i quali ne accetteranno più volentieri le inevitabili ma necessarie imposizioni. Ma queste rivoluzioni non saranno nulla se la società non cresce dal punto di vista culturale. Se le macchine potranno un domani lavorare per noi non potranno assicurare invece la crescita culturale, civile, artistica, politica di tutti. Per questo riteniamo che l’istruzione sia l’aspetto più importante della nostra società, nessuna architettura sociale che punta a massimizzare il livello di libertà dell’individuo potrà sostenersi senza l’ adeguato livello di istruzione.”

Chi condivide questa sintesi?

Pienamente d’accordo sulla parte iniziale, ma da qui in poi non ti seguo:

Comprendo che l’idea dello stato algoritmico trasparente può essere avvincente, ma non lo considero un problema fondamentale e perciò l’obiettivo non di sufficiente portata.

Nello specifico, le esponenziali perdite di ricchezza che stiamo subendo sono conseguenze di assenza di regolamentazione negli ambiti di globalizzazione e di digitalizzazione… consequenze di trattati inefficaci o controproducenti.

L’apparato statale in questo ha ben poco impatto – anzi, che gli effetti della globalizzazione non siano immediati ma crescano nel tempo potrebbe essere una conseguenza della farriginosità del apparato statal-economico che in questo caso più ci protegge che di danneggiarci.

OXFAM ci dice quanto stiamo messi male, ma non ci dice le cause… a quanto pare non ci dice nemmeno chi sono gli otto zozzoni a capo. Io ho il sospetto che i fattori che risucchiano la ricchezza sono due:

l’assenza di regolamentazione dei trasporti globali; – il sistematico disrispetto di massa delle leggi di protezione dei dati europee (vedi l’abolizione di Safe Harbor e il modo come nessuna ditta, nessuno stato e nessun utente ne abbia tratto le giuste conseguenze legali – attualmente tutta Europa sta volontariamente disrispettando le leggi utilizzando i software delle multinazionali americane).

Nel primo caso ci manca allora una legislazione europea e mondiale (in forma di risoluzioni e trattati) efficace a frenare la globalizzazione. Nel secondo caso ci vuole un insieme di legislazione, amministrazione e governo che porti la società e l’economia europea a rifiutare il tecnocontrollo a distanza.

Perciò immagino che la cifrazione obbligatoria stile Pdl YBTI possa essere più efficace nel combattere la battaglia del secolo piuttosto di un tentativo di automatizzare lo stato.

In Italia uno studio della Cgia di Mestre ha stimato i costi dell’inefficienza amministrativa a circa 100 miliardi di euro. Ma il vero problema in questo paese è la corruzione della PA che, a differenza di quanto si può pensare, non lavora ai “piani alti della politica e delle amministrazioni” ma soprattutto negli uffici comunali dei piccoli e grandi comuni. Questa corruzione è figlia dell’intermediazione di figure “chiave” che hanno potere di decisione nell’attuazione. Ora per combattere la corruzione si può spingere sulla trasparenza ma al contempo la trasparenza richiede controlli sempre più invasivi severi e dispendiosi. Oppure possiamo iniziare a progettare sistemi incorruttibili “by design” facendo saltare dove possibile queste figure di intermediari che oltre ad essere corrotti / corruttibili rappresentano per lo Stato un costo non indifferente. Ma in generale gran parte delle funzioni offerte dallo Stato è sostituibile dall’automazione, dalla robotica e dall’IA.

Credo che il problema sia sicuramente doppio, da una parte abbiamo la corruzione annidata nelle realtà locali (e conosco episodi specifici per avere un’idea di quanto possa essere dilagante…), dall’altra parte c’è il mercato globale che presenta dinamiche nuove ed un singolo Stato da solo - senza accordi con altri Stati - non può gestire. Il protezionismo è un tentativo di gestire dall’interno qualcosa di esterno, però non è un accordo tra Stati, ma rischia di sfociare in una competizione commerciale e fiscale tra Paesi. Quasi un’inconscia reminescenza del “facciamo tutti i nostri interessi” e verrà fuori il bene comune… Più ci rifletto e più vedo rischi lungo questa strada.

Ora mi vorrai pestare ma dirò una cosa da mezzo tedesco… l’Italia è un meccanismo economico che da decenni funziona con quel tot di corruzione locale. Negli anni 80 era un motore culturale ed esportatore di prodotti a livello mondiale. La corruzione locale non è giusta, ma resta comunque solo una maldistribuzione locale e perciò non così dissanguante come una corruzione che esporta la richezza nei paradisi fiscali… in decenni passati l’Italia ha dimostrato che se la può permettere la corruzione locale – il problema che si è presentato ora per l’Italia è di carattere globale, e combattere la corruzione locale non basta per ripristinare l’Italia che ci piaceva di più. Quella prima di Berlusconi, prima della legalizzazione del consumo di HFO (1972), prima del tracciamento dei cittadini via rete (1995). Alla fine, Berlusconi ha danneggiato più la democrazia che l’economia…

Appunto per questo ho apperto il discorso su di un trattato mondiale antiglobalizzazione

Scusate forse avrei dovuto fare un cappello introduttivo per spiegare il mio tentativo. Da anni quando mi chiedono “ma chi siete voi pirati e cosa volete”? non riesco ad andare oltre un generico “diritti digitali, diritti civili, trasparenza ecc…” e vedo negli sguardi degli interlocutori molta perplessità. Vorrei invece stabilire con voi una piccola narrazione attorno alla nostra visione, qualcosa di logico che possa legare quegli aspetti che abbiamo in mente ma che spesso risultano slegati tra loro. Per questo pensavo di partire proprio dalla questione “lavoro e reddito” perché è di una attualità massima e perché chiunque ovunque capisce al volo l’importanza di questi termini. Da lì si passa ad elencare quelli che sono i problemi cardine della nostra società e mostrare che abbiamo risposte concettualmente diverse ed innovative in una ottica tecnoligica e pirata rispetto a quanto propongono altri partiti. Non possiamo essere esaustivi per cui concordo con voi che ci sono molti altri aspetti che rimangono fuori. Vi faccio però una richiesta: cerchiamo di non cadere nella trappola in cui cade anche buona parte della sinistra italiana e cioè di perdere un senso di pragmatismo per scivolare in una complessità che rimanda sempre a qualcosa “altrove”, di più grande o di più globale. Capisco perfettamente che tutti i problemi sono collegati a livello modniale ma noi dobbiamo proporre anche cose semplici e dovremmo evitare di confondere la comunicazione politica con la filosofia; sebbene molto legati tra loro non perdiamo di vista che siamo un partito.

btw alla nostra narrazione possiamo anche aggiungere che i problemi globali si risolvono con una azione globale. Ed è per questo siamo fieri del fatto che il Partito Pirata sia il primo vero partito del “villaggio globale” del pianeta :wink:

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Da un “mezzo tedesco” mi aspettavo il discorso opposto…questo è un discorso da Alberto Bagnai, tutt’al più. Diciamo che abbiamo vissuto per decenni illudendoci di poter convivere con corruzione, mafia, clientelismo, familismo, baronie universitarie e chi più ne ha più ne metta. Si faceva debito, si mandava la gente in pensione con 14-anni-6 mesi-1 giorno. Tanto tenimm o’ sole, o’ mare e a’pizz co a’ pummarol 'n gopp. E intanto la metropolitana di Milano costava il quadruplo di quella di Londra, per via di mazzette e ruberie varie.

Perché c’era la lira. Si svalutava e amen.

Cioè quella di Andreotti, Craxi & i mille Cetto Laqualunque sparsi tra Regioni, province e Comuni? L’unica differenza tra quei tempi e oggi è che all’epoca si rubava in silenzio, oggi ci se ne vanta. Craxi prima e Berlusconi poi hanno solo sdoganato la delinquenza, così come Trump ha sdoganato oggi la volgarità, la misoginia, il razzismo etc.

L’ “Italia che ci piaceva di più” è una frase che personalmente non posso dire (e credo di parlare a nome di una generazione intera). Beati voi, se v’è piaciuta in passato. Io la posso solo immaginare, l’Italia che mi piace. E ti assicuro che la mentalità degli italiani è il primo punto da estirpare come la gramigna.Senza la corruzione forse non si risolverebbero tutti i problemi del mondo, ma almeno i migliori non sarebbero costretti a emigrare, le aziende sarebbero più incoraggiate a venire qua -non dovendo pagare il pizzo al camorrista di turno-, e per avere un permesso non dovresti “oliare il sistema”. Magari sono (auto)razzista io, ma se voi tedeschi-e in generale i Paesi meno corrotti e clientelari- state messi “un tantino” meglio di noi (cioè Italia, Grecia, Spagna, Portogallo), forse è anche per questo. E sì, credo che questo problema sia irrisolvibile con mezzi “tradizionali”. Via l’uomo (e sì, mi va bene anche che stia a casa tutto il giorno a grattarsi il culo percependo un RdE, basta che non rompa i coglioni a chi vuol lavorare), dentro la macchina. Le macchine non rubano.

P.S. Se dopo aver linkato questo video mi espellete, capirò perfettamente.

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:smile: mitico

Geniale, sta canzone… molleggiata! Exekias, hai pienamente ragione… c’è molto da guadagnare se si riuscisse a ridurre la corruzione italiana– anche se, per semplice limite del volume di denaro in mano ai politici italiani– mi pare di gran lunga inferiore alla corruzione tedesca. Aereoporti, stazioni ed opere che costano dieci volte quanto originariamente pianificato. Banche salvate a suon di 25 volte il prezzo della nuova filarmonia di Amburgo (essa stessa costata dieci volte quanto originariamente dichiarato) – ovvero il doppio di quanto lo stato italiano investe per il recupero della Monte dei Paschi. E tutto ciò appare in un articolino collaterale sul sito del telegiornale – perchè la crisi bancaria tedesca non fa notizia in TV.

Non c’è modo di negarlo: il problema è globale. La corruzione all’italiana è la stessa in Romania, Indonesia, Brasile… basta lanciare uno sguardo alla mappa di Transparency International. Ma bisogna aggiungere che si tratta di corruzione percepita – cioè si sono inventati un modo come fare le domande agli intervistati per ottenere più o meno una indicazione del grado di degrado. La corruzione percepita probabilmente non tiene conto della corruzione ad altissimo livello che non arriva nemmeno in televisione, ed ecco che la Germania si presenta in quel tranquilizzante blè scuro. Chissà, forse vedremo scoppiare la bolla tedesca…

Riassumiamo: la globalizzazione è il problema chiave che racchiude sia i temi economici (lavoro, reddito, ineguaglianza) che quelli digitali. Se non vivessimo in una globalizzazione sfrenata darwiniana, tutti questi problemi non si manifesterebbero in questo modo.

Io vedo la possibilità di definirci un partito non meramentee anti-globalizzazione (che avrebbe un tono un po’ retrò, ma forse ci starebbe pure), ma della globalizzazione etica, partecipata, regolamentata. Da ciò deriva poi anche la politica locale in quanto ormai da anni ogni politica locale si occupa del mitigare gli effetti del globale – e invariabilmente fallisce.

Per assurdo, quelle poche politiche locali che non hanno nulla a che fare col globale, come i diritti delle minoranze, soffrono dall’indisponibilità di maggioranze inquiete, insoddisfatte, insicure per gli sviluppi mondiali, alla ricerca di soluzioni – che siano anche semplici come l’imperativo cattolico. A stomaco vuoto e col terrore di un improbabile terrorismo nella testa non si riesce a fare nemmeno la politica meramente etica.

Perciò il nostro potenziale ci sta: – movimento globale, come ci ricorda @silvan da quasi nuovo sopraggiunto – dotati di strumenti e filosofia per una vera democrazia mondiale – con la capacità intellettuale di approcciare politiche locali con la comprensione del globale (al contrario della leadership attuale che ritiene la globalizzazione una legge naturale!). questo può implicare temporanei usi di protezionismo alla ricerca di accordi continentali e mondiali…

Mentre nel digitale il “protezionismo” sarebbe la strategia assolutamente vincente: obbligando il paese ad utilizzare tecnologie non più sorvegliabili ci dotiamo di un vantaggio strategico nei confronti di qualsiasi altro paese che ancora si permette di usare Microsoft e Google.

Ripeto qui cose già dette altrove: “non mi riconosco per niente nella visione di Luca”. Credo che lui capisca, data la stima e l’affetto che provo per lui, quanto questo mi faccia soffrire. A) Commento alla visione Questa visione si può brutalmente riassumere: l’automazione porterà via il lavoro, Questa visione luddista, (solo che invece di distruggere le macchine si rende il RdE) fra l’altro molto sentita tanto da dare anche spunto a molta letteratura fantascientifica ha la pretesa di essere lungimirante con la mipia del luogo in cui viviamo. Giudicare cioè quello che avviene nel mondo in base a quello che succede in Italia. Ma, soprattutto, di fatto dice: “continuiamo così, a patto di fare l’elemosina”, di distribuire cioè un po’ di ricchezza. E la pecca per me fondamentale è che non si pone la domanda delle risorse e dei prodotti: diamo a tutti un tenore di vita come quello degli USA? Con che risorse? Chi le produce? Portiamo il livello della popolazione mondiale a quello che so, degli ucraini? E chi lo fa fare agli statunitensi?

B) Modello che mi piace E’ quello della decrescita felice (P.S. non lasciarsi deprimere dal termine “decrescita” che significa “decrescita del consumo di risorse”) Ne ho già parlato, il PP è refrattario, preferisce parlare di “economia sostenibile” (meglio allora il M5S che parla di “crescita sostenibile”) un termine che non ha significato. Occorre cambiare i valori, i metodi produttivi, …

C) Cosa rappresenta per me il PP Anche questo l’ho già detto più volte: un partito dove persone e di destra e di sinistra e di … convivono portando le loro idee, dal cui confronto nascono le soluzioni più opportune. E’ cioé, più un’etica che un programma. portiamo il livello medio

Mah, a dire il vero lo pensano soprattutto negli USA (vd. anche questo), compreso l’ex presidente.

In realtà il Basic Income dagli esperimenti (es. India) pare essere un mezzo efficace per assicurare la sopravvivenza senza spingere i paesi poveri a scimmiottare il primo mondo (cosa che in effetti provocherebbe il collasso in un batter d’occhio). L’affanno di diventare il più ricchi possibile per far invidia al vicino di casa fortunatamente è una mentalità non diffusa ovunque, al mondo, e si è visto che in altre culture il vivere in armonia con la natura è considerato più importante. Ad ogni modo, mi pare che si sia più volte ribadita la necessità di andare verso un’economia circolare (se proprio non ti piace “sostenibile”), quella in cui cioè -almeno idealmente- non esistono né rifiuti né estrattivismo, e l’energia elettrica è prodotta solo da fonti rinnovabili. Però tutto in un manifesto non si può dire, c’è anche un programma etc.

La formulazione di Briganzia secondo me è l’unica con una possibilità di far presa tra la gente “comune”. Risponde a problemi reali e riconosciuti da tutti (la corruzione, l’inefficienza della PA, la diseguaglianza), offre una soluzione credibile e -finora- mai prospettata prima (via l’uomo dentro l’automazione), e dulcis in fundo è anche facilmente comunicabile e comprensibile. Se si continua a parlare di massimi sistemi e di filosofia buonanotte. La comunicazione politica deve anche semplificare (non troppo, altrimenti è demagogia), ma un minimo sì. Falkvinge docet.

Ho spostato 6 messaggi in un nuovo argomento: Rapporto tra reddito base e decrescita felice

L’automazione, è stato calcolato, arriverà a rendere inutile tra il 70% e l’80% del lavoro oggi impiegato nei paesi in via di sviluppo. Il problema quindi non è locale come pensi ma globale e l’Italia non ne è esente (vedi UBI - Universal Basic Incom)

L’alternativa, che guardo con profondo rispetto, è quella di fare una rivoluzione che rovesci il potere e che distribuisca, anche con la forza la ricchezza. Ma non mi sembra proponibile, ora come ora.

Questa considerazione è slegata dal concetto di rde. Con il reddito di esistenza si suddivide meglio la ricchezza non si stabilisce nessun tenore di vita.

Cioè mi stai dicendo che alla domanda “chi sono i pirati e cosa vogliono” mi rispondi dicendo che i pirati sono persone di destra e sinistra che crea un programma? Stai scherzando vero? :smile:

@briganzia ho provato a riscrivere il tuo iniziale riassunto con frasi più circoscritte:

L’avanzare inarrestabile dell’automazione permette di aumentare la produzione e diminuire il lavoro umano, contribuendo strutturalmente alla disoccupazione.

La ricchezza tra scandali finanziari e dinamiche inique del mercato globale ha raggiunto una tale mal distribuzione che solo riformando il sistema finanziario è possibile sperare in una soluzione.

La corruzione, in particolare in Italia, è pervasiva e sembra senza rimedio. È giunto il momento di usare strumenti informatici per imporre trasparenza ed imparzialità in tutti i processi della Pubblica Amministrazione.

Il reddito di esistenza è una misura necessaria per fronteggiare una crescita strutturale della disoccupazione e per ridistribuire la ricchezza quel tanto da non lasciare parte della popolazione sotto la soglia di povertà.

È attuabile un progetto di moneta elettronica, come il Taler, in cui è impossibile evadere le imposte fiscali, l’anonimato del compratore viene garantito, ma è associabile ciascuna compravendita al venditore.

Il potere politico deve essere distribuito tra i cittadini per difenderci dalla corruzione, aumentare la trasparenza, avere spazi propositivi e di ascolto. La democrazia liquida è il nuovo paradigma a cui dovremmo approdare.

La cultura è fondamentale di fronte ai rapidi cambiamenti di oggi e la legge del copyright andrebbe riformata per equilibrare i benefici della condivisione con i guadagni degli editori.

Sicuramente sono temi cruciali, ci sarebbe da aggiungere molto altro, da una parte è positivo perché significa che abbiamo molti contenuti, dall’altra è problematico dal punto di vista della comunicazione. Teoricamente dovremmo avere diversi target di persone e presentargli i contenuti di maggior interesse.

Se proprio - come in questa discussione - vogliamo scegliere una narrazione principale, io punterei sulla democrazia liquida razionale. Vi dico che pochissime persone, che conoscevano il Partito Pirata, a cui ho parlato di democrazia liquida, mi hanno risposto che è già fallita in Germania. Effettivamente c’è stato un flop, una discesa sotto la soglia di sbarramento (a tutti nota), ed anche altri partiti pirata hanno faticato ad approdare a buone soluzioni…

Quindi se devo puntare tutto su un argomento solo, io punterei sulla democrazia liquida razionale, espressione che praticamente eredito da @lynX e che fondamentalmente è la democrazia liquida, ma integrata con una lista di fatti scientifici (ovvero empiricamente e razionalmente fondati) e storici (basati su fonti accreditate o nuove ricerche autorevolmente documentate) avvallati da un consenso intersoggettivo (come proposto da lynX su Democrazia Razionale Collettiva) e tale lista di fatti serve a degli incaricati per filtrare le iniziative e rifiutare le argomentazioni contrarie a quei fatti (potremmo chiamarli Responsabili della Ragionevolezza). Automatizzare il processo conservandolo ragionevole è impossibile, quanto automatizzare le misure per la buona convivenza. Servono dei responsabili incaricati, sempre sotto l’ulteriore misura di sicurezza del Collegio Arbitrale.

Purtroppo, un programma politico temo non basta più… le menzogne e la sfiducia hanno inquinato tanto il terreno. Bisogna puntare su qualcosa di rivoluzionario e molto preciso: “rational liquid democracy” non c’è in tutto il Web (cercando con Google) questa espressione. Perché non lavorare in questa direzione? In realtà, già lo stiamo facendo, ma in modo ancora più consapevole e preciso.

Infine, se da questo concetto si vuol tirare fuori la storia dei pirati informatici all’arrembaggio della politica, non vedo troppe difficoltà, anzi!

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Se vogliamo lavorare sul concetto di DRC possiamo farlo purché sia un lavoro condotto razionalmente e che possa ammettere anche il fallimento, ovvero “no, non possiamo ancora proporlo per questo e quest’altro motivo”. Se diventa un braccio di ferro per una disputa teorica sui massimi sistemi declino l’invito :smile: La mia perplessità riguardo a questo punto se mai decideremo di implementarlo nella nostra “vision” è “come lo comunichi?”

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Se non fosse così, saremmo inutili: perché entrare in un partito di una ventina di persone quando ci sono partiti (i più piccoli con qualche migliaio di persone) che vanno dalla destra-destra-destra alla sinistra-sinistra-sinistra passando anche per il né-di-destra-né-di-sinistra? P.S. Pensi che con la nostra fievole voce sul RdE possiamo sovrastare quella del M5S? Se pensi che abbiamo un senso perché magari diciamo le stesse cose, ma meglio perché siamo più belli degli altri dobbiamo espellere almeno la metà degli iscritti. :smile: P.P.S. Ci posizioniamo a circa il 70% di sinistra, perché all’estrema dicono NO al RdE http://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=3402

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E’ lo stesso pensiero agli inizi della rivoluzione industriale, quando il sellaio ed il fabbro ferraio persero il posto mentre si creavano il meccanico e l’autista. Il nuovo presidente la pensa, secondo me giustamente, in modo differente: la disoccupazione non è dovuta all’automazione ma al fatto che la produzione viene fatta in altri paesi con costo del lavoro più basso [Cina] Proprio quello che succede in Italia.

In Italia è un problema di deindustrializzazione e non di automazione, Ad oggi l’automazione nei paesi emergenti ha portato occupazione.

Distribuire meglio la ricchezza significa elevare il tenore di vita di chi riceve, a che livello lo porti se è universale? In Etiopia lo stipendio di un insegnante è di 30 €/mese

Bella. A lungo andare arriveremo anche ai ragionamenti di Pistono, ma la crisi che stiamo vivendo in questo momento non è causata dall’automatizzazione bensì dalla globalizzazione! Gli indumenti che ci offrono a prezzi stracciati sono comunque stati assemblati manualmente da sarti precari in Bangladesh. E le applicazioni di pelliccia sintetica delle giacche invernali cinesi che vendono a 30€ il pezzo, sono in realtà pellicce vere di animali cresciuti sotto condizioni letteralmente bestiali in qualche luogo nascosto d’Asia, e poi falsamente vendute sul mercato mondiale come pelliccia sintetica!

In molti ambiti non stiamo vivendo un presente più tecnologico, stiamo semplicemente vivendo un presente più corrotto, più criminale, più Darwinistico, più globalizzato male in chiave neoliberista. Anche questo sia un compito pirata: accorgersi dove la digitalizzazione sta solamente semplificando la criminalità, ma non migliorando la società.

Il RdE è definito in modo etico. Se in quel paese riesci a garantire una sussistenza esistenziale dignitosa con 30€ al mese, può anche andare. Dubito che 30€ siano sufficienti in qualsiasi posto del mondo, ma che ci siano differenze regionali per almeno un periodo di transizione mi pare inevitabile…

Questo è un altro discorso e non è il topic della discussione. Io sto dicendo che quella tua affermazione non descrive una visione comune per il PP ma al più esplicita una composizione (una provenienza? una cultura?) che non è rilevante come non lo è nella legione straniera e neppure tra pirati. Io ti descrivo la trama di un film e tu mi dici che nessuno lo andrà a vedere perché fatto da un regista sconosciuto.

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