Mi trovi d’accordo… spero che gli incontri telematici saranno utili in tal senso… riguardo ai testi studiati per ambiti aziendali bisogna sempre tenere in mente che premettono comunque una gerarchia fattuale… esiste sempre un capo che ti può mettere alla porta. In un partito questa cosa non ce l’abbiamo, perciò molti metodi aziendali possono essere tremendamente inadeguati.
Sottolinearlo è fondamentale in un contesto Politico. L’egemonia culturale statunitense ha ormai attecchito in tutti gli ambiti della vita occidentale. E il primo passo per ridare respiro alle culture europee (e africane, e sudamericane etc…) che non massimizzano esclusivamente il profitto per soddisfare la sete di potere che questo sublima, è rendere questa sudditanza culturale evidente.
No, non ho alcuna pregiudiziale nei confronti degli Stati Uniti. Ma non sono succube della loro egemonia. La mia prospettiva è diversa e rivela i loro pregi e i loro limiti.
I recruiter di cui parli (e le aziende che ne utilizzano i servizi) adottano tecniche manageriali che sono state perfezionate alla General Motors (se ricordo bene) e si basano sulla selezione di una classe dirigente in grado di mantenere in perenne competizione i sottoposti e strutturare la collaborazione in modo tale che non generi empatia e solidarietà.
Se vuoi far gestire una azienda che massimizza una singola variabile scalare, il tuo profitto, l’accento sui soft skills è integrato e funzionale a tale obiettivo. L’ho spiegato nel mio commento a questo articolo di Ali Spittel:
I don’t think you got why people call these as “soft” skills for programmers.
There are two main reasons:
- they are human virtues (with the exception of “Problem Solving”) that are not important to programmers in a team more than they are to citizens in a Democracy
- on the other hand, giving them the status of soft programmer’s skills they give employers and managers an excuse to lower the wage of people who lack some of them (nobody is perfect!) without facing the criticism they don’t really hire for them (or even have such virtues themselves).
Noi facciamo politica, non business.
E siamo Pirati: per noi l’omologazione è un problema da risolvere. Come l’egemonia culturale statunitense.
Splendida domanda! Grazie!
L’aggettivo “intellettuale” non è lì a caso.
Si definisce “onesta” una persona ben integrata nelle comunità che frequenta. Onesto è chi non viola la legge e le regole di una società, chi ne rispetta la lettera e la ratio.
Questo a noi può succedere, ma prima di rispondere alla società, rispondiamo alla nostra Coscienza. E di solito la società non è contenta di questa nostra Coscienza che, essendo votata alla Curiosità, ne rivela sistematicamente i limiti e le contraddizioni più profonde. Da cui i problemi legali, la marginalizzazione sociale e talvolta persino l’emarginazione degli hacker, del software libero etc…
I Pirati puzzano, @ale. Non siamo ben integrati. Non siamo necessariamente ligi alle regole e alle convenzioni. Persino quelle del software riusciamo a spezzare!
Ciò che ci caratterizza è la nostra Curiosità. L’onestà intellettuale, fare domande e rispondere onestamente anche a rischio di sbagliare, è funzionale a questa Curiosità. Tutti possono sbagliare, persino sui temi su cui sono più preparati. Ma un pirata semplicemente lo ammette e va avanti, per non perdere tempo e imparare cose nuove.
Credo tu confonda compassione e delicatezza con ipocrisia.
L’ipocrisia è mentire e/o nascondere le proprie opinioni per ottenere qualcosa.
Si può essere onesti intellettualmente e delicati oppure onesti intellettualmente e duri. Io scelgo la prima modalità quando esiste la possibilità che l’interlocutore sia in buona fede. Scelgo la seconda quando questa probabilità è irrilevante.
Tutto giusto però voglio farvi notare una cosa, che forse sfugge a questa dissertazione: l’animo umano è indulgente, fallace, caduco. A volte la competizione è sana, anzi fa proprio piacere dimostrare a se stessi e soprattutto agli altri di essere il primo della classe (farebbe piacere anche agli ultimi, sono che non ci riescono).
Avete mai giocato a bridge? Vincere non è solo vincere: è annichilire, è la dimostrazione che tu sei intellettualmente superiore ai tuoi avversari, che hanno perso.
Ecco, con ciò non voglio dire che sia sempre auspicabile, ma perlomeno tollerabile una certa dose di egocentrismo e narcisismo. Just keep it in mind (lo dico da peccatore).
che brutta roba catalogare le persone per alcune caratteristiche “socialmente accettabili”…brrrr non mi piace per nulla. Sarà che lavorativamente sono abituata a trovare energie e risorse anche dove, secondo il pensiero predominante, non ci dovrebbero essere ne energie ne risorse ne spunti evolutivi…
Si adeguano già ora, (esci il cane, …) ma solo per quanto riguarda la lingua parlata.
Non so, in certe riunioni me ne hanno dette di tutti i colori.
In tutta onestà, penso che questi meccanismi esprimano geni scimmieschi sopravvissuti alla selezione.
E’ solo la collaborazione che ci ha permesso di sopravvivere ed evolverci.
Da cui deduco che non eri il capo.
se qualcuno è interessato dopo i miei esemi di maturita, voglio azzardare la creazione di un gruppo di lavoro per la creazione di materiale didattico pionieristico per formare tali facilitatori, cosi potremmo FARE DEL CONCRETO in merito
Assolutamente no, sottolinearlo delinea un preconcetto: la tal teoria é sbagliata perché l’hanno inventata gli USA che sono cattivi. Non si puó ridare respiro ad una cultura con argomenti fallaci solo per questioni di tifo. Quindi se il ragionamento era nato in Europa era giusto?
Peró ne sei ossessionato.
Immagino che siano state perfezionate da tutte le enterprise, ti faccio notare che la GM ha fallito dal punto di vista capitalista, dagli anni 80 in poi sono stati sotterrati dai giapponesi, forse dovresti cercare qualche capitalista migliore da criticare. Ma la mia intenzione non é assolutamente di ragionare sul recruiting, il mio ragionamento era in quale modo dobbiamo lavorare su noi stessi per essere un team affiatato che lavora bene. Mi sembrava fosse chiaro, ma se non lo era prima spero lo sia adesso.
Il tuo ragionamento sugli informatici é sbagliato, sono tra i lavori meglio pagati del pianeta. La gara di solito é ad alzargli lo stipendio per tenerli. E’ degli altri che ci dobbiamo preoccupare.
Concordo.
Mai omologato in vita mia, anzi, probabilmente sono il meno omologato in questo forum e metto gli occhiali da sole solo se il sole mi da fastidio.
Grazie di avermi spiegato il termine ipocrisia, sono certo che nessuno qui ne conosceva il significato. Se leggi meglio, vedrai che ci ho messo le virgolette, quelle virgolette erano lí perché parafrasavo il modo in cui @lynX aveva usato il termine, in opposizione all’essere “rude” (termine inglese: maleducato), quindi riassumevo brutalmente il concetto per il quale i modi educati degli inglesi siano una forma di ipocrisia.
Mi permetta, esimio collega, al solo scopo di dimostrare la maggior estensione del mio apparato copulatorio, di contestare tale sua ardita affermazione.
L’espressione riportata non è “soft skill” pluralizzata in “soft skills”, ma è proprio “soft skills” nella lingua e nel contesto originale.
Sarebbe un po’ come se un inglese, qualora analoga regola venisse introdotta nella loro barbara lingua, parlasse di “fuoco artificiale”.ad intendere quelle esplosioni di luci e colori che tanto rallegrano molte delle nostre feste.
Mi rallegro con te per l’apparato copulatorio, ma dissento dalla tua interpretazione, però mi fa piacere dibatterne. Hai fonti attendibili che suffragano la tua tesi o altri esempi provanti?
Farò volentieri ammenda se il caso di specie non fosse corretto.
ADDENDA: io ho trovato questo http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/plurale-forestierismi-adattati
Facendo una ricerca su Google (un tanto al chilo, I know) si trovano esempi di utilizzo in entrambe le versioni, su siti sempre autorevoli, quindi direi che anche la sua, al pari della mia, è da considerarsi quantomeno un’ardita interpretazione.
Credo che mi avete interpretato male. Il mio punto é che, chiunque, se lo vuole riesce a lavorare correttamente in un gruppo. Bisogna solo creare l’ambiente giusto e piacevole perché ció avvenga. Il pensiero predominante c’entra come i cavoli a merenda.
Sono anch’io in dubbio. A essere sincero all’inizio ho messo soft skills solo perché mi suonava meglio nella testa. Ad ogni modo, in word reference il termine esiste solo al plurale:
https://www.wordreference.com/enit/soft%20skills
Quasi quasi lo traduco in italiano cosí il dilemma scompare.
La questione è questa: se tu avessi voluto parlare di skill, non avresti mai scritto skills giusto? Quindi la domanda è: perché aggiungendo un aggettivo (e dunque riportando una locuzione in luogo di una parola) lasci la “S”?
Se tu avessi messo tutta la locuzione tra virgolette “soft skills” non avrei dubbi sul lasciare la S, ma senza francamente secondo me la teoria di @storno non regge.
Laddove è possibile senza snaturare il significato originario è sempre preferibile.
La potete smettere con questo dibattito OT per favore?
Forse potete dirimere la questione sfruttando il mio primo commento, dove uso skill sia con la s sia senza. In un primo caso, cito l’argomento usando il termine originale - Questo dei soft skills - mentre più in là uso un anglicismo - la mancanza di altri skill - senza la s.
Anglicismo: senza la s Titolo: versione originale
Allora, non ho certezza di avere ragione, peró secondo me siamo di fronte ad una parola composta che non ha singolare. Le parole composte in inglese possono avere il trattino, essere attaccate o essere separate da uno spazio. Per esempio, software é una parola composta che non ha plurale, é sempre singolare. La sua etimologia iniziale é “soft ware”, diventando sempre piú comune é diventata software, senza spazio. Il termine “soft skills” invece é meno comune e conserva lo spazio.
Se ci interessa ancora dibatterlo per questioni di divertimento posso creare un altro thread…
Inviato quesito all’Accademia della Crusca: siamo gente seria qui!