Beh, non so se sia finale, ma di certo è più accurata di quella di Raymond.
Non che sia un gran merito in effetti!
Si beh… metterli sullo stesso piano è effettivamente molto ardito.
Sia chiaro che l’hai fatto tu, non io.
Devo giusto scrivere a RMS in questi giorni: se vuoi gli chiedo se e come classifica le persone.
Non ti prometto una risposta a breve, perché le conversazioni con lui sono sempre molto lunghe: scarica la posta una volta al giorno e invia le risposte il giorno dopo.
Comunque per me, “ci mettiamo alla pari di” non significa nulla.
Ogni essere umano è unico ed irripetibile, incomparabile con tutti gli altri.
In termini matematici, il “valore” di una persona non è uno scalare: è un vettore ortogonale a tutti gli altri.
Dunque non sono alla pari di Stallman (e per fortuna neanche alla pari di ESR), non sono superiore e nemmeno inferiore. E la stessa cosa vale per te e per chiunque altro.
Una definizione è uno strumento che serve per comunicare e descrivere un modello della realtà.
Al sopraggiungere di un modello migliore, definizioni e modelli precedenti vengono semplicemente abbandonati.
Peraltro, la tua ricostruzione storica degli hacker è estremamente superficiale.
Il fatto che nel Jargon File originale del MIT la parola “cracker” non esistesse ed il significato corrispondente fosse parte della definizione di “hacker” mostra come in origine non ci fosse alcuna distinzione fra hacker e cracker: quel dizionario l’hanno scritto proprio gli hacker, che si sono definiti così.
La distinzione esiste ma la descrizione che ne fa ESR è sbagliata, per quanto sia molto diffusa fra i wannabe.
No, però se ti può far piacere sto scrivendo un Vademecum che contiene un piccolo glossario.
E sì, è un hack. E sì, sfotte ESR.
Stai facendo un sacco di confusione.
Anzitutto la cultura hacker è una cosa, la definizione di hacker è un’altra e la definizione di cracker ancora una terza. Se conosci qualche hacker, saprai che ESR non ne ha azzeccata una.
Non ho idea se Turing sia mai entrato in contatto con la cultura hacker del MIT. Quasi certamente no.
Tuttavia la definizione originale di hacker lo include perfettamente:
HACKER [originally, someone who makes furniture with an axe] n.
- A person who enjoys learning the details of programming systems and how to stretch their capabilities, as opposed to most users who prefer to learn only the minimum necessary.
- One who programs enthusiastically, or who enjoys programming rather than just theorizing about programming.
- A person capable of appreciating hack value (q.v.).
- A person who is good at programming quickly. Not everything a hacker produces is a hack.
- An expert at a particular program, or one who frequently does work using it or on it; example: “A SAIL hacker”. (Definitions 1 to 5 are correlated, and people who fit them congregate.)
- A malicious or inquisitive meddler who tries to discover information by poking around. Hence “password hacker”, “network hacker”.
Vedi il punto 6?
Nella versione di ESR è stato deprecato e scorporato in cracker, ma visto che in realtà molti hacker violano la legge, ESR ha dovuto scrivere tutta quella fuffa perché non fosse evidente l’idiozia della definizione.
La propaganda ha fatto il resto.
A distanza di decenni, il pattern è più chiaro: gli hacker seguono la propria curiosità, i cracker bramano la stessa conoscenza ma come strumento di potere.
Naturalmente, credi ciò che preferisci.
Tuttavia, quando io dico “hacker” penso ad una persona che, se lo ritiene opportuno, può aggirare convenzioni e persino leggi pur di ottenere e diffondere conoscenza. Quando dico “cracker” invece intendo una persona che usa la propria conoscenza per ottenere una qualche forma di potere (status, denaro etc…).
La cosa divertente è che la stragrande maggioranza dei cracker non viola la legge (o la viola, ma con il consenso dello Stato per cui opera), mentre gli hacker se necessario la violano proprio (e talvolta a danno degli stati in cui operano).
Nel caso più semplice, se un hacker ritiene che un e-commerce sia stato troppo facile da penetrare, un defacement è la strategia migliore per informare i clienti del rischio che corrono.
Non è un vandalo, è un hacker!
Un cracker invece farà ben attenzione a non farsi notare, per continuare a sottrarre dati e possibilmente denaro agli utenti del sito internet gestito da incompetenti.
Mi rendo conto che sia difficile da comprendere per chi ha interiorizzato l’egemonia del capitalismo.
Ma è così. Non siamo né buoni né cattivi: siamo curiosi.
E tu sei sul forum del Partito Pirata, un partito che rivendica questi comportamenti.