Personalmente credo che usare la leva fiscale per rendere più o meno convenienti i prodotti sulla base di criteri etici sia non solo un diritto ma anzi un dovere degli Stati, perché in assenza di ciò resta quello che abbiamo visto fino ad oggi: una gara in cui vince chi è più stronzo. (i prodotti del commercio equo & solidale, ad esempio, se non avessero IVA agevolata difficilmente potrebbero risultare competitivi).
Sul discorso della ricerca scientifica, invece, secondo me si potrebbe agire sui vari brevetti e proprietà intellettuali varie. Tutto ciò che viene fatto nelle Università pubbliche ad esempio dovrebbe essere rilasciato con licenze GPL, sulla base del principio che si parla appunto di enti pubblici -cioè finanziati coi soldi della collettività- e dunque è la collettività nel suo complesso ad avere il diritto a beneficiarne. In assenza di brevetti, le aziende che producono quel bene possono tutte usufruire della nuova scoperta, e il prezzo si abbassa e il prodotto migliora (vd. il caso delle stampanti 3D col progetto RepRap). Invece ciò che spesso accade è che lo studente fa una tesi, poi magari qualche azienda lo assume e brevetta tutto.