@Exekias pone questa domanda leggendo nella FAQ per le europee un passaggio: «Sebbene socialismo e liberalismo abbiano ciascuno nei relativi contesti storici e nelle interpretazioni più moderate garantito pace e libertà ed equità sociale nello scorso secolo, non sono indenni dalle distorsioni che hanno dato luogo alle peggiori e più sostanziali violazioni dei diritti umani. »
@Exekias asserisce: «A me pare che le battaglie che il PP porta avanti siano esattamente liberali.»
Avendo scritto io quella FAQ devo una risposta perché la sua critica è giusta e motivata, ed è bene dargli risalto per condividerne il valore e, se del caso, le criticità.
Nella scrittura delle FAQ ci siamo (io e Rosaria) lasciati guidare in parte da una interpretazione dei documenti ufficiali, in primo luogo il programma, in parte da una analisi delle attività del partito a livello transnazionale. L’indipendenza del documento garantisce i lettori, era questa l’intenzione, da una proposta meramente propagandistica di contenuti di partito, motivo per cui abbiamo giocato sul documento i nostri nomi personali. Questo è, a nostro avviso, in linea con un partito che sia tuteli l’identità individuale (e che è quindi autenticamente libertario) sia privilegi la conoscenza rispetto all’informazione/propaganda. Infine, come abbiamo anche in un altra risposta specificato, un partito che faccia proprio integralmente il dettato dell’art. 67 della nostra Costituzione (questo in contrasto con tutti gli altri partiti-di parte) e che quindi abbia rispetto e accolga le idee di tutti, anche quelli più diversi. Per questa particolare domanda, vista la sua particolare rilevanza, avevo chiesto anche una revisione a Maria Chiara Pievatolo.
Stiamo parlando proprio della teoria politica, l’estensione alla teoria economica non è né immediata né ovvia, ma abbastanza pacifica come ha fatto notare qualcuno.
Se fosse scritto liberismo, invece che liberalismo (e ancor di più neo-liberismo), credo che pochi sarebbero i dubbi sul passaggio. Ma ho volutamente usato liberalismo.
Il liberalismo è una teoria politica ampiamente condivisibile e senza dubbio l’attività del partito si muove in un quadro politico liberale. Eppure in alcuni punti più radicali ci è sembrato discostarsi dalla proposta politica del Partito Pirata.
Come ideologia politica il liberalismo tende a rafforzare il valore di un individualismo che può diventare un estremismo e i diritti liberali talvolta (sempre nelle più estreme interpretazioni) tendono a confondere il concetto di libertà con quello di isolamento protezionistico. Dal punto di vista del modello sociale potrebbe non soddisfare l’accettazione classica della suddivisione in classi sociali (i capitalisti, i competenti, i proletari) che peraltro sono considerati cooperatori naturali a causa del razionale riconoscimento del loro mutuo vantaggio, una ipotesi forse troppo radicale alla luce della realtà attuale. Inoltre il liberalismo ha un grosso problema nel trattare da un lato la prevaricazione e dall’altro la debolezza umana. Infine, un modello liberale estremo, così come uno socialista estremo, danno diritto di cittadinanza esclusivamente ad un approccio razionalistico avulso dalla capacità di adottare modalità di rapporto empatico e condivisivo. Oggi il (neo)liberalismo, almeno in occidente, non spara con i cannoni sulla folla, ma restringe gli spazi della democrazia a favore di soluzioni tecnocratiche. La vicenda della direttiva copyright - per non parlare del trattamento inflitto alla Grecia - mette in scena una tecnocrazia che ha qualche problema con la democrazia.
Questi sono tutti i limiti della teoria politica più di quella economica, a cui ci siamo riferiti nella risposta e che hanno dato adito, nella storia, a serie violazioni di diritti umani.
C’è quindi l’aspetto democratico da non trascurare. Noi solitamente confondiamo il liberismo con la liberal-democrazia: ma propriamente si tratta di due teorie politiche diverse che si sono sposate piuttosto tardi; e il loro matrimonio - ce ne accorgiamo tutti i giorni - non è affatto indissolubile.
Potrei tagliare corto dicendo come ci piace il socialismo se e quando è democratico, così ci piace il liberalismo, ma se e quando è democratico. Ma in effetti questo è solo una parte del quadro.
Il liberalismo “non ci ha fatto niente”, quindi, e senza dubbio, al di là dei tatticismi verbali di qualcuno che brucierebbe tutto senza sapere con cosa poi andare avanti (mi riferisco ad una delle risposte da incendiario nel thread di @Exekias), è una parte importante dell’esperienza politica che il PP vuole portare avanti. Ma allo stesso tempo valutiamo che il liberalismo, anche quello moderato senza scomodare gli eccessi, non abbia ancora pienamente fatto i conti con la forza disruptive che ha significato l’avvento della tecnologia-internet-peer2peer e anche i migliori pensatori liberali attuali non hanno ancora saputo integrare queste innovazioni in un compiuto pensiero post-liberale.
Inoltre c’è un tema speciale di natura prettamente filosofica, che ci riguarda molto da vicino, da considerare ed è nel rapporto tra liberalismo e società dell’informazione, che è sostanzialmente basato sul concetto di conflitto delle opinioni, laddove la società della conoscenza invece nella composizione delle spiegazioni per la necessità dei fatti. Discorso troppo lungo da fare qui.