Continua la discussione da Esposizione al pubblico della piattaforma LQFB. In questi giorni @erdexe ed io abbiamo avuto uno scambio nervoso ed interessante su una piattaforma che non dovremmo nemmeno utilizzare per le discussioni interne al partito, ma a volte capita. Nervoso perché al primo momento ci abbiamo percepiti entrambi aggressivi l’uno verso l’altro mentre allo stesso tempo ci riteniamo genuini sostenitori di non-violence e soggettivamente non ci eravamo sentiti aggressivi in alcun modo. In pratica eravamo succubi di un fenomeno documentato già nel 1984, che in Rete è più facile fraintendersi:
There are at least three alternatives, having to do with (a) difficulties of coordination from lack of informational feedback, (b) absence of social influence cues for controlling discussion, and © depersonalization from lack of nonverbal involvement and absence of norms.
Ma restando sul pezzo i nodi sono venuti al pettine.
Non capivo come mai @erdexe fosse così negativo verso le strutture del partito pirata che io spiego ovunque vado e per questo ne appaio promotore mentre in realtà sono una necessità inevitabile, tant’è che in Germania sono obbligatorie (Schiedsgericht, Parteiengesetz) mentre in Italia si possono anche fare partiti senza democrazia all’interno. Ora secondo @erdexe l’idea che si provi a rendere giustizia alle persone internamente senza riferirsi alla giustizia esterna è impossibile.
La «giustizia interna» semplicemente non è, Lince. O ti fidi dello stato di Diritto o non ti fidi. Se non ti fidi allora il partito che immagini non crede nella giustizia.
Questa assunzione assiomatica di exedre è il problema dato che è in chiaro contrasto con tutti gli studi sociologici che abbiamo letto e studiato nel periodo di redazione del documento di convivenza. Cioè, per quanto possa sembrare una cosa che si può sbandierare e dichiararsi d’accordo — è scientificamente sbagliato. Le strutture nonviolente esigono la presenza di un “vibes watcher” e se non prevedono un sistema di giustizia rispettosa della privacy, allora perlomeno prevedono la giustizia in assemblea. Nel 2011 abbiamo relegato la giustizia interna del partito pirata alla giustizia esterna… è stato un massacro. Dal documento convivenza:
Un approccio di risoluzione semplice potrebbe sembrare lasciare che la giurisprudenza dello Stato ospitante si occupi di eventuali problematiche di giustizia. I membri della piattaforma di partecipazione, in tal caso, dovrebbero far causa ai prepotenti per ottenere in tribunale una giusta difesa delle loro proposte politiche. Il Partito Pirata ha tentato di perseguire questa via in passato. Non c’è mai stato alcun procedimento legale di questo genere: quello che avviene comunemente è che il proponente politico educato si cerca un soggetto politico meno bellicoso al quale contribuire, lasciando la piattaforma di discussione nelle mani dei più prepotenti. Così resta un ambiente caotico e non tutelato dalle prepotenze. Abbiamo ricercato nella storia della sociologia digitale e non abbiamo trovato alternativa: qualcuno deve ricoprire il ruolo di garante della libertà d’espressione d’ufficio.
Qui non stiamo parlando di opinioni, di ideologie. Stiamo parlando di un fatto comprovato scientificamente che un partito che non difende la libertà d’espressione delle persone miti non sarà un partito democratico. Ed è profondamente sbagliato pensare che se un partito realizza una separazione di poteri al suo interno, somigliando nei migliori modi possibile le strutture dello stato, si distacchi da esso. Au contraire, se la giustizia interna dovesse fallire, ogni pirata ha sempre il diritto di rivolgersi ad un magistrato esterno… ma se si riesce ad evitare, si evitano 1. grane e 2. la dissoluzione del partito come è avvenuta nel 2012+
L’idea che la giustizia interna sovvertirebbe quella esterna è l’errore fondamentale in questo caso, ed è semplicemente sbagliata. Non è una questione sulla quale si debba avere opinioni. Lo sappiamo come dato di fatto. Basta avere rispetto per le scienze sociologiche. E se invece lo si voglia studiare da una prospettiva giuridica, buono studio del Parteiengesetz ed il modo come il Schiedsgericht (= Collegio Arbitrale) è definito per legge come organo di giustizia del partito. Non è una cosa che ci inventiamo noi altezzosamente. Lo facciamo perché un partito altrimenti NON FUNZIONA.
Tu ergeresti a giudici persone che non lo sono, con buona pace del merito e della professionalità.
[Non io, bensì lo Statuto del PP dopo l’esperienza deleteria di un partito senza collegio arbitrale.] Non è un problema perché il loro compito è solamente di fare del loro meglio affinché nessuno senta il bisogno di rivolgersi ai magistrati veri. Poi se queste persone sbagliano, hai sempre il diritto di farlo.
Se invece il partito non si occupa per niente delle frustrazioni degli individui, hai sia quelli che se ne vanno rattristiti e quelli che ti fanno causa per idiozie.
Non ne esistono altri, non esiste la giustizia fai da te se vuoi rimanere all’intero di uno stato di diritto. So che sei una persona di buona volontà. Ma il tuo modello non si confronta con la realtà.
Veramente ne ho esperienza pratica e so che funziona, mentre il “modello liberale” come lo descrivi tu (altrove, non in questo forum) ha portato all’eclissi del PP-IT nel 2012. Lo Stato ha il monopolio della giustizia, ma se la gente si mette d’accordo pacificamente è meglio — e a quello scopo serve la riproduzione dello stato di diritto all’interno delle organizzazioni umane. Per questo esistono i “probiviri” o altre forme di collegio arbitrale in moltissime associazioni. A volte gli avvocati sognano che si dovrebbe potere fare a meno, ma non hanno fatto i conti con la sociologia, cioè la scienza di cosa ti puoi aspettare dal genere umano e quando invece chiedi troppo — tipo che non si arrabbino mai quando hanno un dibattito online, mentre la sociologia ce lo dice dal 1984 che è più probabile litigarsi stando seduti davanti ad uno schermo… se come società umana vogliamo progredire nel modo come viviamo l’ambiente digitale, dobbiamo finalmente imparare a gestirlo in un modo compatibile con quanto sappiamo di noi stessi, non nel modo come ideologicamente ci piacerebbe… ma poi non funziona.
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