Riepilogo delle proposte economiche del PP-IT (mashup)

Puoi cominciare da qui.

Ok, ma i “requisiti contestuali di base” io francamente mi terrei stretti quelli che già usa ora l’ISTAT, con l’aggiunta della variabile disabilità che darebbe diritto ad un importo maggiore:

  1. composizione del nucleo familiare,
  2. Ripartizione geografica di residenza della famiglia (nord, centro, mezzogiorno)
  3. Tipologia di comune (Area metropolitana [più di 250k], grande comune [50k-250k], piccolo Comune [meno di 50k])
  4. Anno

Questa è una frase un po’ forte, si darebbe un enorme vantaggio alle imprese nella contrattazione. Sarebbe comunque da valutare come proposta.

Ti lancio anche una controproposta che mi è venuta al momento, non so quanto possa essere interessante o meno, però siamo qui ad elaborare idee, tanto vale dirle, poi magari è una cagata. Perchè non mettere un CCNL dove si prende “x” e poi si applicano dei correttivi che derivano dal luogo in cui si lavora (grande città/piccola città, nord/centro/sud)? Questo farebbe sì che una persona che vive a Roma prenda leggermente di più rispetto ad una persona che vive in un paesino sperduto come il mio, con un tasso di disoccupazione di circa il 30%. Questa proposta ha come ratio il fatto che, in base al luogo in cui si vive, si hanno più o meno spese. Faccio un esempio: non conosco la situazione affitti a Roma/Milano ma ho sentito da alcuni cifre astronomiche mentre dove abito io (Fabriano, in provincia di Ancona) si trovano case in affitto a 300-350€ e sono anche case da 70mq.

Il problema che “risolverebbe” o, comunque, allevierebbe il federalismo fiscale è l’inefficacia delle amministrazioni che sono perennemente in rosso e che vengono, annualmente, aiutate dallo Stato.

E perché mai? Non dovremmo pensarlo individuale?

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d’accordissimo, quindi però non possiamo semplificare la questione del reddito di base in…

[quote=“Exekias, post:11, topic:3437”] lo Stato dà la stessa cifra a tutti, [/quote] perché a mio giudizio questo non è reddito di base ma…elemosina di Stato.

[quote=“Mark8, post:42, topic:3437”] Questa è una frase un po’ forte, si darebbe un enorme vantaggio alle imprese nella contrattazione. Sarebbe comunque da valutare come proposta. [/quote] allora ti rispondo con una cosa ancora più forte…: perché mai, se fondata su un base certa di rispetto dei diritti umani, è negativa una contrattazione delle imprese con la popolazione locale?

[quote=“Mark8, post:42, topic:3437”] Il problema che “risolverebbe” o, comunque, allevierebbe il federalismo fiscale è l’inefficacia delle amministrazioni che sono perennemente in rosso e che vengono, annualmente, aiutate dallo Stato. [/quote] hummm, secondo me, invece, sarebbe di gran lunga più efficace togliere la carta ai burocrati ed imporgli le verifiche dirette in totale trasparenza. Anche perché, perdonami la franchezza, ma a me sembra che questa idea di “federalismo” sia molto vicina a quella originaria della Lega che partiva dall’esigenza di essere contro le regioni del Sud Italia, e non per cercare una soluzione per tutti gli Italiani.

Scusami ma non è proprio questo il federalismo, questo è piuttosto utilizzare un sistema per liberarsi di una parte di popolazione scomoda. E sono profondamente contraria a questi presupposti.

RdE

Negli ultimi tempi non se ne è parlato più per niente. Gli ultimi discorsi sono qui. Senza ridistribuzione dall’alto non è da considerare finanziabile. Le parti del Welfare eticamente sostituibili non sono sufficienti, specialmente la variante libertaria-Friedmaniana non funziona.

Tasse

perseguire la regola “tassare la rendita, detassare il lavoro”

Avevamo teorizzato di eliminare quasi del tutto le tasse sul lavoro, in questo modo togliendo l’artificiale disincentivazione a fare lavorare le persone. L’automazione è bella, ma solo se conviene davvero. In questo modo si elimina anche l’incentivazione al nero. Le entrate invece ce le prendiamo attraverso le tasse sulle materie prime nocive (zuccheri, gas, carbone ecc), sulle tasse alla globalizzazione, la speculazione, la robin-hood-tax ecc.

Intanto in Germania è ripartita la discussione sulla reintroduzione della tassa sulle grandi proprietà (da applicare solo ai multi-milionari). Inoltre sta passando un abbassamento degli importi sul reddito per tutti eccetto i ricchi (il cd. “Soli”). A Berlino il senato discute l’introduzione di un limite massimo per legge degli affitti alla media del 2011, cioè a 8€ il m² max. Anche questo significherebbe una bella botta per i ricchi e gli investment fonds immobiliari (in pratica per una volta lo svantaggio è per i Zuckerberg di questo mondo). Cioè la Germania è disposta a tirare il freno a mano riguardo al capitalismo, a quanto pare. Mentre al contempo si discutono disincentivazione del CO² che potrebbero equivalere alle proposte di finanziamento del RdE che abbiamo discusso nei passati sette anni.

Dato che non siamo a quattro passi dal andare a governo, non mi metterei a presentare modelli cifrati di riforme delle tasse agli introiti… sono la parte meno interessante del insieme e non sono piacevoli da leggere in un programma elettorale. Dobbiamo parlare delle tasse ambientali che mancano e come possono finanziare l’RdE. E dobbiamo spiegare come solo un RdE che non viene erogato invece del lavoro può eliminare il nero.

Federalismo

Il federalismo aumenta le ingiustizie all’interno di una nazione e alla fine i soldi sono sempre quelli. Non ho ancora visto argomentazioni sostanziali per avviarsi in questa direzione solo perché lo fanno gli altri. Ecco le argomentazioni contro il federalismo. Al primo posto ci sta l’effetto che i comuni fanno a gara ad abbassare le tasse per accogliere le grandi industrie con l’effetto tragico che le tasse non svolgono più il loro compito etico (non puoi mettere l’etica in secondo piano al libero mercato!).

Riepilogo?

Comunque non è un riepilogo questo. I punti di programma che avevamo riguardo all’economia erano diversi:

In pratica le cose che hai elencato in alto di questo thread sono 88% contenuti mai ratificati dal PP.

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Il reddito di base prevede una cifra eguale per tutti, senza controlli da parte dello Stato, a prescindere dal lavoro che uno svolge e senza contropartita.

Cito la definizione corretta:

“Il reddito di base (basic income nella definizione del dibattito internazionale) è invece un reddito attribuito da un’autorità pubblica a tutti indistintamente gli appartenenti ad una comunità politica senza alcun condizionamento ad accettare un lavoro, senza alcuna specificità categoriale, senza la richiesta di un requisito reddituale o patrimoniale. In sostanza si tratta di un Reddito destinato a tutti gli esseri umani in quanto diritto fondamentale e viene erogato per tutta la vita. Per questo viene definito: reddito di base incondizionato e universale.”

Quello che tu invece vorresti è un altra forma di reddito,legittima per carità, anche se non mi trova per niente d’accordo, ma non si chiama reddito di base.

Viene così snaturato il senso liberale del Basic Income e si ritorna ad un redidito statalista, burocraticizzato posto sotto l’egida dell’agenzia delle entrate, che farà il buono ed il cattivo tempo;No grazie.

:heart_eyes::heart_eyes::heart_eyes::heart_eyes::heart_eyes:

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In un sistema tributario, non importa il soggetto al quale è affidato l’obbligo di pagare monetariamente le imposte varie bensì il soggetto il quale è realmente soggetto a tali imposte. Esempio stupido è il conteggio delle commissioni bancarie. Quando lo Stato/tribunali/consob vietano qualche tipo di commissione si ha un abbassamento delle commissioni, che però poi è subito compensato dall’introduzione di altri tipi di commissioni o sull’incremento di altri (tipo commissioni sul prelievo di denaro o sulle operazioni).

Oggettivamente, quante entrate pensi di realizzare con tali proposte? Quante entrate perdi per la delocalizzazione delle imprese che investono in tali settori, quanti posti di lavoro si perdono? Bisogna sempre avere un trade-off complessivo, aumentare una tassa comporta innumerevoli cambiamenti, come la possibilità che un imprenditore non voglia più investire in Italia.

Anche questo, in linea tendenziale, può essere carino, però non evita la prassi comune italica dove parte dell’affitto è su contratto e parte è in nero; una riforma del genere non prenderebbe in considerazione la diversa locazione degli immobili e genererebbe una enorme svalutazione del mercato immobiliare che porterebbe ad un abbassamento del valore di mercato delle case e, quindi, ad una minor convenienza a costruire case; quest’ultimo, indovina un po’, porta al licenziamento di molte persone perchè gli imprenditori non vorranno più costruire case.

Una imposta sui carburanti fossili potrebbe essere un incentivo per le case produttrici di macchine elettriche.

Purtroppo con le sole tasse ambientali non si riuscirebbe ad ottenere nemmeno un 10% di un ipotetico RdE. Avevo fatto un conteggio veloce su un ipotetico costo complessivo del RdE, dammi un valore ipotetico da dare a tutti i cittadini e ti dirò quanto può venire a costare tale provvedimento.

Cioè?

Ci sono già ingiustizie all’interno della nazione. E’ stato fatto uno studio che, se ritrovo metterò qui sotto, nel quale si osservava che, se si ipotizzasse una nazione composta da Sud ed Isole, quella nazione avrebbe le stesse condizioni economiche del Venezuela. Efficientare le spese a livello statale, in modo tale che tutte le regioni paghino un costo simile nell’acquisto di beni e servizi, non significa aumentare le ingiustizie, significa ridurle. Dare dei vincoli nell’assunzione, come una percentuale sul totale delle persone che vivono in una regione, significa fare in modo che non si viva di lavoro statale. Osservare che alcune regioni hanno tassi di malattia nel settore pubblico quasi doppi rispetto ad altre, non significa aumentare le ingiustizie, significa ridurle.

Magari fosse così! Appena possibile, i comuni fanno a gara per alzare le tasse al momento! Basti vedere la tassazione relativa all’IMU, vedi qui ( https://www.idealista.it/news/finanza/fisco/2018/06/15/126390-aliquote-imu-e-tasi-comuni-italiani-capoluogo ). L’aliquota base è lo 0,76% ed i comuni possono aumentarla o ridurla dello 0,3%.

Se, poi, succede ciò che dici te, questo significa che vi sono investimenti di capitali esteri in Italia, con l’effetto positivo di generare forza lavoro locale, magari in posti in cui la disoccupazione è alta. Più forza lavoro, meno disoccupazione, più entrate statali, più denaro per finanziare il RdE.

Il problema della finanziabilità economica del RdE è che esiste una quantità immensa di disoccupazione e di lavoro nero. Più si tende allo zero, più vi sono entrate statali, più l’onere del RdE grava su tutta la comunità (e, quindi, grava meno su ciascuna persona). Un’ipotetico RdE non potrà mai esistere se non si raggiunge, quantomeno, il 70-75% di occupati (ad oggi siamo al 59,2%, vedi https://www.istat.it/it/archivio/232492 ). Vuoi fare il RdE? Aumenta l’occupazione privata, anche con strumenti meno “etici”, come da te chiamati. Ah, altra conseguenza non di piccolo rilievo, più si aumenta l’occupazione e meno c’è bisogno di avere aliquote alte sul lavoro (una sorta di “se paghiamo tutti, tutti pagano meno”).

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Ribadisco, se entrerai nell’ap, avrai la mia delega sulle questioni economiche!

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Ottimo. Finalmente allora vedrò passare la mia proposta per il ripristino del servizio militare di leva per maschi e femmine, dato che in Israele lo fanno.

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@f00l, un tempo eri dotato di enorme sarcasmo. Lo vedo affievolirsi.

e questo eliminerebbe le disuguaglianze?

Guarda che nemmeno io sto parlando di condizionare il reddito ad un lavoro, quindi eliminiamo questo aspetto.

Ma non si può essere così miopi da considerare le condizioni di svantaggio sociale legate solo ai soldi.
Perché se si parla di una cifra fissa si sta parlando SOLO di soldi, non di reddito.

Il reddito, detto in maniera terra terra, è ciò che resta tra le entrate e le uscite. Se una persona ha uscite superiori per tutta la vita perché si deve curare per tutta la vita in quanto persona con disabilità, questa persona di fatto sarà automaticamente esclusa dal reddito di base.

Quindi la misura non sarà più universale, e sarà condizionata solo ad un contesto di salute che esclude chi non lo ha.

Il reddito di base, come ti ho già detto non ha lo scopo di abbattere le disuguaglianze, ma quello di abbattere lo Stato di necessità, storicamente stato di mendicante.

Se il tuo obbiettivo sono le disuguaglianze, devi guardare ad altre misure.

Hai presente che significa essere costretti a comprare le medicine per il dolore e non avere i soldi per mangiare?

Beh io si.

E questo è stato di necessità.

Abbastanza, essendo stato obbiettore di coscienza in un centro diurno per disabili.

Ma per Stato di necessità, non si intende questo, ovvero non la condizione particolare (e per questo il RdB viene erogato incondizionato ed eguale) ma solo, la leva con la quale il sistema impone di lavorare, impone di farlo a condizioni a svantaggio dei lavoratori, o di accettare qualsiasi lavoro.

In pratica il RdB agisce sul bisogno primario comune a tutti gli individui. Ma ciò non toglie che gli schemi di reddito minimo possono essere affiancati da altre misure integrative, dette di «reddito indiretto», ad esempio per il sostegno all’affitto, per i minori, per l’educazione, per i trasporti, eccetera.

ripeto la domanda perché temo tu non l’abbia capita:

se eroghi la stessa cifra ad una persona sana che ha fame ed ad una persona malata che ha fame di fatto stai sfamando solo una persona.

Quindi il reddito di esistenza NON è più una misura universale ed incondizionata, perché è condizionata allo stato di salute ed esclude le persone con disabilità che vivono il doppio svantaggio.

E io ti ripeto che il reddito di base non nasce con questo proposito, è una forma distante anni luce dal burocraticismo a cui il tuo personale concetto di Rdb conduce. La malattia è un caso particolare, il rdb viene erogato eguale a prescindere dalle condizioni particolari. Ma:

non mi fa più rispondere, mi sa. Ma a questo punto se non è una misura di contrasto alla povertà, ne è una misura di contrasto alla disuguaglianza…hemmm a che serve il Reddito di Esistenza?

Dunque siamo punto ed a capo con l’assistenzialismo Statale che verrà erogato ai più svantaggiati, senza di fatto cambiare nulla dell’esistente, compreso le distorsioni…(corruzione, voto di scambio, evasione fiscale ecc ecc)

Ma no @Atlas82 , spiega meglio con parole tue che se sei certo di un concetto non hai bisogno di consigliarmi di leggere un libro per essere più convincente su questo punto: cosa cambia il reddito di base se non influisce sulla povertà e sulla disuguaglianza?

L’ho spiegato prima, però se vuoi posso consigliarti dei libri a riguardo.

Guarda più chiaro di così, neanche nei libri di Van Parijs

in ancora più estrema sintesi il reddito di base è un’erogazione economica in denaro destinata ai cittadini o residenti,indipendentemente da quanto guadagnino.

Ripeto se vuoi approfondire ti passo qualche titolo, ma il concetto di fondo è questo.

Non mi hai risposto…e questo, scusami, mi fa pensare che ti piace lo slogan ma non ne hai la concretezza. Analizziamo:

e fino a qua ci siamo, nessun condizionamento ad accettare un lavoro, a svolgere attività di volontariato ecc ma solo perchè ESISTI. Ok? Superato questo scoglio vediamo alle altre cose che mi hai scritto:

S’intende che viene dato solo perché sei nato in una nazione, quindi non devi essere figlio di operaio, o di impiegato, o acquisire una categoria successiva come l’essere uno studente o un dipendente pubblico OK? Ed anche fino qua ci siamo. Non è richiesto alcun requisito reddituale o patrimoniale, quindi BASTA NASCERE per averlo, non devi presentare l’isee o il 730. Ed anche fino qua ci siamo, ok?

R E D D I T O si parla di reddito non di una somma di denaro.

Dov’è che leggi in questo lo slogan “dare la stessa somma a tutti”??

Il concetto di reddito non è la stessa cosa di una somma di denaro fisso tipo un sussidio. Altrimenti l’avrebbero chiamato sussidio di esistenza, sovvenzione di esistenza non REDDITO.

Il reddito è l’incremento che si ricava tra le uscite e le entrate, quindi NON è e non può essere in alcun modo una somma fissa ma deve per forza calcolare le USCITE e le ENTRATE.

E per uscite non possono essere prese in considerazione solo le tasse perché, appunto, una persona con disabilità ha delle uscite fisse per tutta la vita che una persona senza disabilità non ha.

Quindi se ignori queste uscite fisse necessarie per mantenere in vita curare quella persona, di fatto il reddito di esistenza non è più universale, non è più incondizionato ma viene dato solo ad una precisa categoria di persone che sono sane e potenzialmente produttive.