Infatti dobbiamo partire dai valori e credo sia stato già fatto e con quelle maggioranze qualificate giuste per creare una vera identità.
Mi riferivo ad un programma politico, che sento c’era prima delle europee e penso tornerà ad essere elaborato in futuro.
Il partito deve essere meno partito possibile e funzionare in base ai valori non in base a slogan vuoti o promesse che tanto non potremo mantenere.
La base o è significativa o non si esce dalla identità troppo ristretta.
Possiamo pensare ad una identità politica futura e quindi creare un sogno collettivo che sia rivolto ai giovani di oggi che saranno arruolati domani.
Oggi buona parte della politica si rivolge agli anziani promettendo rendite di posizione e diritti che non sono automatici come il posto di lavoro o il salario.
Entrambi i termini sono stati usati in libri che l’analizzavano, io mi sono rifatto alla definizione di Manuel Castells e Pekka Himanem, nel secondo, in particolare per il suo “L’etica hacker e lo spirito dell’etá dell’informazione”.
In ogni caso non mi impicco sul termine, mi interessa il significato.
Il significante e il significato sono spesso estremamente legati.
La Informazione (da latino in formo, “costruisco dentro”) è un costrutto della mente umana che è possibile condividere con altri esseri umani attraverso un linguaggio. Tale condivisione mette in comune tale costrutto e viene infatti chiamata Comunicazione, indipendentemente dal fatto che avvenga attraverso un linguaggio verbale o meno.
La Conoscenza è un insieme di Informazioni collocato nella mente di una persona.
E non include solo le Informazioni, che sono costrutti comunicabili, ma anche intuizioni più profonde e non comunicabili perché inconsce o solo parzialmente consce. Un esperienza mistica, per esempio, può partecipare alla Conoscenza di una persona senza poter essere condivisa attraverso il linguaggio.
La Cultura invece è un fatto collettivo all’interno di una popolazione: “contiene” (se così si potesse dire) le Informazioni condivise all’interno di quella popolazione che ne determinano il funzionamento sociale.
La produzione Culturale è parallela al Pensiero: laddove il Pensiero avviene in una singola mente, la produzione Culturale avviene sempre all’interno di una comunità. Una Comunità è dunque una sorta di “mente collettiva” di cui la Cultura è una sorta di Conoscenza pregressa.
Il Linguaggio a sua volta è parte di una Cultura: esiste solo come strumento di condivisione del pensiero ed è influenzato ed influenza l’elaborazione che veicola. Pensate a come gli americani confondano forget e forgive, perdono e cancellazione, mentre per noi europei la Memoria sia un valore tanto più fondamentale quanto più è dolorosa, indipendentemente dal perdono accordato a chi è stato causa di tale dolore.
Dunque parlare di Società della Conoscenza è sostanzialmente un ossimoro.
E’ la reiterazione dell’individualismo assoluto (ed avulso dalla realtà) che caratterizza l’egemonia culturale del Capitalismo.
La Conoscenza non appartiene alla società, ma all’individuo.
La Cultura, invece, è un costrutto sociale, un artefatto collettivo.
Noi Pirati non vogliamo che l’una prevarichi sull’altra, che la Comunione prevarichi la Libertà o vice versa.
Dunque dobbiamo valorizzare la Informazione che sottende entrambe.
E non è un caso che l’Informatica sia, appunto, l’Arte dell’Informazione.
Mmm, sono parzialmente d’accordo: io credo sia meglio che un’idea uccida una società, piuttosto che una società un’idea.
Certo, la cosa più bella sarebbe l’Armonia (che però non credo sia realizzabile quando le comunità sono superiori a un certo numero - piccolo - di individui).
Veramente mi pare che l’unica analogia sia che c’è qualcuno, che non è solibo, che lancia accuse di take over quando si trova in minoranza. Ma la cosa fantastica è che nel thread in oggetto ero d’accordo con te nel merito, ma francamente mi hai perso quando hai iniziato a lanciare accuse a caso anziché argomentazioni ragionate.
Ho letto questo e mi è venuto in mente quando in una mailing list di cui eri amministratore qualche anno fa hai buttato fuori @solibo perché aveva risposto in un modo che avevi trovato offensivo nei tuoi riguardi - facendo quindi vittima, sbirro, giudice, giuria e boia in una sola botta. E ora ti lamenti del fatto che sei stato declassato senza passare da un organo di giustizia.
Condivido l’idea generale, anche se le trovo poco formali come definizioni. Ma vedo che il ragionamento in sostanze é che la conoscenza é strettamente legata alla comprensione delle informazioni, cioé é una fase successiva, mentre l’informazione é un insieme di dati. Se la mettiamo in questo modo io preferisco il termine etá o societá dell’informazione, perché finora di conoscenza, anche collettiva, ne ho vista ben poca.
Ecco una frase che lascia il tempo che trova…
Parecchie volte l’egocentrismo non va d’accordo con l’umiltà…
Più che tutti questi titoli che state dando, dovremo usare:
L’UMILTA’ DELLA CONOSCENZA
(chi vuol capire capisca)
Se ho toccato un nervo scoperto ti chiedo scusa. Peró ti devo anche chiedere di leggere con piú attenzione il mio testo. Il soggetto implicito é la societá, ne consegue che chiamandola societá della conoscenza implichiamo che la societá é conscia e comprende le informazioni che sta veicolando. Di questo, io ho visto ben poco.
Concordo, anche se il contrario di umiltá é superbia che é un vizio capitale, l’egocentrismo é importante per l’autostima, naturalmente quando non riempie la stanza.
Non sono titoli scelti da noi, c’é della letteratura a riguardo. Non mi esprimo sul titolo proposto da te in quanto sembra sia una stoccata indirizzata a non so chi.
E’ stato “anche collettiva” che mi ha tratto in inganno, scusami ma pensavo non ti riferissi solamente al concetto di società…
Mea culpa, ti chiedo veramente scusa…
Non è nessuna stoccata verso qulacuno in particolare, solo che troppe volte leggo “spiattellisti di conoscenza” che lo fanno senza conoscere la conoscenza altrui, dimenticandosi dell’esistenza dell’umiltà…
Oltre che credo che in questo thread si stia cercando di dare un identità al partito tramite delle definizioni su cui appunto state discutendo, ed informazione o conoscenza, se non sono anticipate dall’umiltà, stiamo sicuri che se ne faranno un uso errato o più esattamente immorale…
Quindi se stiamo parlano di “idendità di questo partito” io penso che prima di conoscere o essere informati, in questa società c’è bisogno di umiltà.
Non mi dispiacerebbe se fosse uno dei valori fondamentali di questo partito, appunto UMILTA’ DELLA CONOSCENZA…
(e poi la letteratura la possiamo creare pure noi, a proposito su questo “titolo” c’è il copyright )
Tanti anni fa non ce l’avevamo un sistema di giustizia adeguato. Ora ce l’abbiamo. Comunque oggettivamente @solibo si era comportato in modo scorretto secondo il Codice comportamentale e perciò la sua moderazione era legittima.
analogia informazione: ethernet frame
analogia conoscenza: html
è mia opinione che nel 2019 spannometricamente informazione e conoscenza, almeno tra gli ignoranti, venga declinata più cosi che con le definizioni linguistiche antiche, che poi i linguisti moderni ci sguazzano sul fatto che modifichiamo continuaente il senso adattandolo alla società contemporanea (ma è un altro discorso)
è solo perchè è nata prima che suo figlio potesse generare suo padre
in informatica c’è informazione automatica e non arte dell’informazione, si è arte come la intendono gli inglesi cosi come l’arte della scienza e l’arte della matematica
E’ un pò come esaltare il frame ethernet, si carino ed importante ma non è una poesia.
Arte italiana non è arte inglese, il nostro linguaggio è matematico logico e se diciamo arte vogliamo intendere esattamente quello ecco perche parliamo di ingegneria informatica o scienze informatiche (ormai rideclinate in informazione) e non di, a mio avviso più romantico, arte.
Ars in inglese è un contesto culturale legato appunto alla conoscenza dei popoli che usano specificatamente quel termine.A me piace e lo userei anche in Italia.
Dunque dobbiamo valorizzare la conoscenza che comprende tutto, cosi come tutta la natura osservabile viene “ars-tisticamente” dissezionata nelle sue più piccole componenti di informazione.
Le quali, di nuovo, vengono ricombinate per costruire nuova conoscenza.
non dovete mettere solo il “cuoricino” del “mi piace”,
anche delle “mani che applaudono” dell’ “applauso”, perchè in questa risposta avrei voluto anche applaudire
p.s. è una richiesta seria
Non voglio sembrare pedante, ma credo stiate confondendo Informazione, Dato e Supporto Fisico.
L’informazione esiste solo nella mente di un essere umano.
Il dato, dal latino datum, participio passato di dare, è una rappresentazione dell’informazione che possiamo appunto dare, trasferire ad altri, elaborare etc…
Il dato esiste nel mondo fisico attraverso il supporto fisico che lo veicola, sia esso un libro, un disco rigido, un cavo ethernet etc…
Queste distinzioni, spesso sottovalutate dagli stessi programmatori, impattano ogni livello dell’informatica, dall’interfaccia utente ai driver hardware.
Giusto per fare un esempio facile, la stessa distinzione opera fra Algoritmo e Programma.
L’algoritmo è un’informazione ed esiste solo nella mente del programmatore che lo conosce.
Il software invece è un dato, una rappresentazione di un algoritmo presente nella realtà, trasferibile e interpretabile da un computer.
La differenza si mostra in tutta la sua profondità quando si prende in considerazione i bug.
È vero che gli slittamenti semantici dei termini avvengono naturalmente in una Cultura (e tanti di più in una disciplina primitiva come l’Informatica).
Ma lo scopo delle definizioni è delimitare (dal latino de finire) il significato attribuito ad un significante per facilitare la comunicazione umana.
Altrimenti finiamo con chiamare tutto “cosa”, e smettiamo di avere comunicazioni significative. Cosa per altro può diventare (ed è già oggi, in effetti) uno strumento di Potere.
La nostra Curiosità fortunatamente ci spinge a resistere alla confusione e diventa così sia un presidio di libertà sia un valore comunitario.
Comprendo il tuo punto di vista, peró devi anche considerare che le definizioni non possono essere troppo rigide. In primo luogo lo stesso termine puó avere piú di un significato, in secondo luogo, molto spesso il significato si modifica a seconda del contesto o certe volte puó assurgere a metafora. L’etimologia é solo un lato del problema.
Comunque il mio tentativo era non tanto di definire cosa sia la societá dell’informazione o l’informazione in sé, ma di definire da quale punto di vista osserviamo il mondo. Cioé a quali domande tentiamo di rispondere, domande come:
C’é una nuova tecnologia:
qual é il suo impatto sulla societá?
quale sui diritti dell’individuo?
quale sul benessere delle persone e del pianeta?
il mondo sta migliorando o peggiorando?
quali leggi potrebbero favorire un’evoluzione positiva in una societá tecnologica?
Ovviamente questo é solo un esempio, le ho buttate cosí