Come evitare l'oblio fiscale

No! io trovo noiosa l’economia non la tua proposta, che mi sembra molto pragmatica. No! ho capito la tua proposta nonostante io non sia un economista, né sia molto ferrato in materia.

@Mark8, qui siamo tra pirati, nel senso che, almeno per me, si privilegia il pirata, piuttosto che l’avvocato, il medico, l’ingegnere, lo studente, il disoccupato, il giornalista, il professore, il giovane, la donna. In breve, l’aspetto politico. La sentenza che ho postato riguarda tutti i cittadini, sia essi portoghesi sia essi italiani, sia essi appartenenti agli altri 45 stati che aderiscono alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (e della donna, dei gay, delle lesbiche,…). Perché la sentenza tratta del rapporto tra diritti umani, tra i quali è annoverata la proprietà privata (per giurisprudenza Cedu anche la pensione) e l’interferenza dello Stato, vuoi portoghese vuoi italiano. Come si dice, fa giurisprudenza. E qui sorge il nodo politico. Nel rapporto persone/Stato, come ci si pone? Tra conoscenza e copyright? Tra privacy e pretesa sicurezza? Tra pensioni ed esigenze di bilancio dello stato? Per il Partito Pirata. “Art. 3. Scopi ed attività. L’Associazione ha i seguenti scopi: 1. promuovere la dignità dell’essere umano ed il primato dei suoi diritti rispetto a quelli di stato, imprese ed altri enti; 2. promuove i diritti fondamentali riconosciuti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dagli altri trattati di diritto internazionale e dalla Costituzione Italiana. (…)”. Se poi, di contro, la risposta dovesse essere nel “bilanciamento” tra diversi interessi e diritti e nel “margine di apprezzamento” dello stato, allora non serve un partito politico perché i diritti fondamentali ci sono già e pure i giudici che li interpretano. La sentenza sul “Portogallo” ci racconta però anche un’altra cosa. Poniamo che venga realizzata la riforma del contributivo per tutti. E che si verifichi una crisi finanziaria o altre esigenze e necessità dello Stato, variamente denominate. Si è così sicuri che la Corte di Strasburgo impedirà allo Stato membro di ridurre le pensioni solo perché le pensioni (erogate dallo Stato) sono calcolate con il metodo contributivo? Dalla sentenza, è vero il contrario. E comunque, lo Stato prima taglia, poi si vedrà. Per chi vivrà. In breve, se il reddito da pensione (che indirettamente è reddito da lavoro), non è al sicuro neppure nelle mani della Corte di Strasburgo, non è al sicuro mai. Io non ti posso dare un’opinione sul tuo programma. A proposito, lo hai già presentato a qualche altra organizzazione e che risposta hai ricevuto? Perché presentarlo poi al penultimo partito della Repubblica italiana? Mi aspetto invece una tua auto-opinione, un’autovalutazione, alla luce della griglia del pensiero pirata. Tu sostieni, ad esempio sulle pensioni, il sistema contributivo (anch’io), ma non emerge la ragione politica di questa proposta. Perché si risparmierebbe (lo dico io, non tu) non è una ragione politica, è una ragione contabile. Se è per questo, più si riducono i diritti e le libertà, e più si risparmia. Anche la circostanza che il ricalcolo contributivo possa non essere incostituzionale, non è per me dirimente. L’attuale erogazione della spesa pensionistica non è incostituzionale. Ad ogni modo, non riesco ad immaginare i pirati dire in campagna elettorale: “Votate Partito Pirata che vi taglierà le pensioni perché si può fare, non è incostituzionale e si risparmia!”. Confido che la tua proposta - che apprezzo - possa essere argomentata alla luce del pensiero pirata. Oltre che sostenuta da un atteggiamento pirata - così lo chiamo io - come quello che ha ispirato la proposta di @sarabiemme per il contrasto alla discriminazione delle persone con disabilità. Per l’intanto, e comincio a sfruttare le tue competenze economiche, se si applicasse il contributivo per tutti, oggi, anche e soprattutto sulle pensioni in essere con il ricalcolo, di quali cifre potremmo dibattere?

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Forse non in questa formula.

Ma un “i Pirati sono per i conti in regola”, suonerebbe benissimo in campagna elettorale.

o…i Pirati sono contro ogni discriminazione: " = diritti = doveri "

Secondo me stanno bene insieme, non ci vedo contraddizione.

Cosa intendi con questo?

Non è nè una ragione contabile nè una ragione politica in senso stretto. E’ una ragione di avere un rapporto corretto tra generazioni. Perchè dovrebbe essere corretto che i nostri genitori e nonni prendano più di quanto hanno versato (generando debito pubblico e, quindi, anche interessi annuali), mentre noi, poveri fessi, dovremo prendere ciò che versiamo e nulla più? Nella proposta tralascio volontariamente anche pensioni che si trovano sotto i 1.100€ lorde ed aumenterei persino la minima (non di tanto, ma qualcosa è sempre). Il calcolo contributivo non significa “togliere soldi ai pensionati”, significa dare ai pensionati ciò che spetterebbe loro se fossero nati oggi; se così non avvenisse, lo Stato è costretto a continuare ad indebitarsi per pagare uno status quo che oggi noi, poveri fessi, non abbiamo più.

Questo ragionamento è ben diverso dal dire "Se è per questo, più si riducono i diritti e le libertà, e più si risparmia. ", spero di essermi spiegato meglio ora.

Anche qui, spiegami meglio ciò che dovrebbe significare e come intendi che dovrei aggiungere/modificare il tutto.

Ottima domanda, che finora nessuno ha mai voluto affrontare diversamente. La risposta breve è: boh. La risposta lunga è da vedere in un’analisi combinata di dati, che se hai voglia di osservarli te li porgo qui sotto.

https://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/upload_file_doc_acquisiti/pdfs/000/000/231/BRAMBILLA.pdf Questo è un approfondimento fatto da Brambilla (ex Lega) dove, a pagina 5, punto 6 e 6bis, dice che non è fattibile fare un calcolo puntuale.

https://www.inps.it/docallegatiNP/DatiEBilanci/Bilanci-e-rendiconti/bilancipreventivi/Documents/Preventivo_2019_sintetico.pdf Scaricandomi il riassunto del bilancio preventivo 2019 INPS possiamo notare come, a pagina 12, nelle entrate vi siano 107 miliardi di trasferimenti diretti statali; nonchè a pagina 23 possiamo notare come, da diversi anni oramai, il bilancio dell’INPS è in negativo di più di 5 miliardi l’anno.

Ora la domanda, stiamo quindi parlando di una riforma da 107 miliardi? Come ho scritto nell’incipit, boh.

https://www.inps.it/docallegatiNP/DatiEBilanci/Bilanci-e-rendiconti/bilancipreventivi/Documents/Tomo_I_preventivo_2019.pdf In questo file c’è il bilancio preventivo completo, nel quale, a pagina 354, possiamo trovare la ripartizione di tale valore (gli importi sono simili, ma non uguali per altri motivi). Ad eccezione dei 18 miliardi che riguardano la “copertura degli oneri della Gestione per l’erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili” per i quali non si devono toccare (ad eccezione se si osserva se tali persone hanno effettivamente diritto a tali invalidità); la parte più importante del valore è relativa a 86 miliardi che sono relativi ad “interventi assistenziali e di sostegno”. (Da ora, se sei arrivato qui, mi scuso per il torcicollo che ti farò provare da qui alla fine del post) A pagina 356 si potrà trovare un ulteriore dettaglio degli 86 miliardi; di questi, 57 miliardi sono relativi ai trattamenti pensionistici. Andando ancora più nel dettaglio, a pagina 358, possiamo trovare la loro composizione ulteriore. Ecco, stiamo entrando esattamente nelle voci più dettagliate possibili che un comune cittadino può tranquillamente vedere, sempre se ha voglia nel cercarli questi dati. Il valore che cerchi è in questi pochi dati.

Per concludere, una stima di tale valore potrebbe provenire da 1.1 (solo vitalizi) + 1.2 + 1.4 + quota del 1.5 + 1.6 (punti 3-4- e parte del 7). Se prendiamo solamente quelli sicuri, si parla di 3.782 milioni, se si prende anche il totale (ed è errato, ma non ho ulteriori dati ad oggi) relativi agli altri punti si arriva a 10.264 milioni, 10 miliardi quindi. Ecco, la riforma si attesta tra i 4 ed i 10 miliardi, se dovessi proprio fare una stima “a sensazione”, propenderei per attestarsi intorno 6 miliardi.

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In ordine sparso:

E’ vero che sul RdE ci sono infiniti topic su questo Forum, ma è altrettanto vero che, se viene posto nella formula descritta sopra (cioè quella libertarian dell’UBI al posto del Welfare State), c’è tutta una serie di problemi che si risolvono da soli. Tra di essi c’è quello di cui discutevano @sarabiemme e @Mark8 sugli acquisti degli ospedali: come evitare che qualche fornitore allunghi una mazzetta al primario per vendere materiale medico a un prezzo più alto rispetto al mercato? Risolviamo con gli acquisti centralizzati? E come decidere qual è il prezzo giusto? Si punta sul massimo ribasso? E se poi la merce fa schifo?

Ecco, se gli ospedali fossero soggetti privati (non necessariamente for profit) in libera concorrenza e ognuno di essi avesse totale autonomia e responsabilità del proprio bilancio, forse il problema non si porrebbe neanche. Se l’ospedale di Paperopoli vuol continuare a comprare le siringhe dalla Peppe O’Padrino srl a un prezzo quadruplo rispetto a quanto spende l’ospedale di Topolinia, faccia pure; è molto probabile che fallisca. Casomai la funzione dello Stato sarebbe assicurarsi che a Paperopoli ci siano più ospedali, anziché uno in regime di monopolio.

Stesso discorso per le assunzioni. Ha fatto forse troppo poco rumore il recente scandalo della sanitopoli in Umbria, ma il copione è sempre il solito: le mani della politica sulle nomine.

Il discorso ovviamente vale anche per altri ambiti, oltre la sanità: pensiamo all’Università, anch’essa recentemente coinvolta nell’ennesimo colossale scandalo nazionale di concorsi truccati (con buona pace della Gelmini, che nel 2009 era convinta d’aver sconfitto le baronie).

Stesso problema, stessa risposta da parte degli addetti ai lavori: più centralismo, meno autonomia. Vale per la sanità (acquisti centralizzati, costi standard stabiliti a livello centrale), e vale anche per l’Università (cito dalla lettera aperta pubblicata sul Fatto da un’associazione che si occupa di concorsi universitari, grassetti miei):

Abbiamo fatto pubblicamente le nostre proposte: riduzione dell’autonomia alle università; abolizione dei concorsi locali e attivazione di commissioni nazionali sorteggiate; punteggi per titoli e pubblicazioni stabiliti a livello centrale dal Miur ed obbligo da parte delle commissioni di motivare i punteggi; penalizzazioni in percentuale sui fondi ordinari per gli atenei che si rendono colpevoli di non vigilare sulle irregolarità; sospensioni e multe pesanti per i commissari che si sono macchiati di irregolarità di reati.

Ecco, io sinceramente non ci credo più, a questi metodi. Sono decenni che leggo gente scervellarsi per trovare criteri “obiettivi” per misurare la qualità di questo o quel servizio pubblico, e in base ad esso stabilire a chi dare più soldi e a chi meno. E mi pare che trovare un criterio obiettivo sia una missione impossibile. Prendete le Università, ad esempio: come si stabilisce quella più “virtuosa”? Sulla base del numero di laureati? Pessima idea: sarebbe una gara a regalare lauree agli incompetenti, per avere più fondi. Qualcuno proponeva di guardare la percentuale di occupati entro un anno dal conseguimento del titolo di studio, ma anche in questo caso c’è una valanga di variabili: uno che vive in Campania ha meno possibilità di trovare lavoro, ma mica è colpa solo dell’Università. E poi: si contano solo i contratti a tempo indeterminato? Solo i full-time?

C’è un metodo molto più naturale per stabilire chi è virtuoso e chi no: le scelte dei consumatori. Diamo i soldi alla gente e la libertà a chi fornisce servizi di organizzarsi come vuole; il resto verrà naturale.

Dulcis in fundo, sulla questione delle pensioni: anche secondo me non c’è alcuna contraddizione tra l’essere contro ogni discriminazione ed essere per “i conti in regola” (cioè per il pareggio di bilancio, entrato per fortuna anche in Costituzione). Anzi, nel caso specifico il fatto che ci sia gente che è andata in pensione con 14 anni-6 mesi-1 giorno nella Prima Repubblica mentre oggi tocca sgobbare una vita per avere una pensione comunque da fame è la madre di tutte le discriminazioni, nel senso che la condizione di privilegio dei primi è pagata dai secondi. E chiamare questa roba “principio solidaristico” mi pare una presa per i fondelli: la solidarietà è tale se è spontanea; se è imposta dallo Stato è un’altra cosa. E al tempo stesso ciò ha rischiato di far saltare i conti pubblici.

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Ecco perchè le USL avranno meno discrezionalità, sebbene un po’ ne rimarrà sempre (ho stimato un 10% che possono spendere come a loro più aggrada, si può modificare questa). Il prezzo giusto lo si decide osservando la media ponderata degli acquisti per tale prodotto, facendo una media dei 3 precedenti esercizi ad esempio. Il massimo ribasso assolutamente no.

Se si accentra, per quanto possibile, tali acquisti, si avranno le USL che chiederanno “x, y e z” di diversi prodotti. Si fa una domanda aggregata statale e si analizza il prezzo da fissare. Per entrare a far parte dei bandi sarà necessario avere carte in regola nella produzione dei beni; se, successivamente, si ha una partita fallace e/o si viene a scoprire che quel determinato produttore ha falsificato le carte per accedere al bando, lo si denuncerà, gli si farà pagare i danni e ci saranno altri competitor aggiuntivi che compenseranno l’offerta.

Purtroppo dare soldi alla gente è, all’inizio una buona scelta, ma poi questa viene vista come un ulteriore introito e ci si “dimentica” a che scopo viene concessa, ossia l’incapacità statale e regionale di organizzarsi.

Grazie :heart_eyes:

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Eppure è il massimo ribasso l’unico criterio selettivo perchè sulla carta - SULLA CARTA - le aziende che partecipano sono tutte in regola con i criteri di efficienza e qualità. Il punto è proprio questo: tali criteri sono stabiliti dall’alto in maniera da essere estremamente generalizzati ed univoci.

Ritorno all’esempio pratico dei pannoloni (perdonate l’argomento ed il dettaglio ma è estremamente rappresentativo): c’è un preciso criterio di assorbenza e di distribuzione che, in teoria, è in grado di soddisfare tutte le esigenze. Peccato che le esigenze di assorbenza sono profondamente differenti tra chi è in grado di stare in piedi, chi vive seduto su una sedia o chi, invece, è totalmente allettato.

L’assorbenza dipende anche dal grado d’incontinenza, dall’età di chi lo usa, dalla condizione fisica e psichica. Non è possibile soddisfare tutte queste esigenze con un criterio di assorbenza generalizzato o uniformamente distribuito.

Anche perché tutte le ditte che partecipano alla Gara sulla carta soddisfano quei requisiti di qualità, e quindi alla fine l’unica cosa che le contraddistingue riguarda il costo della fornitura.

La verità è che l’unica persona che ne può certificare l’efficacia e la qualità è…l’utilizzatore. Ma fino a quando i criteri di qualità ed efficacia saranno stabiliti da altri - non utilizzatori - resteranno irrisolti.

E questo, al di la dei pannoloni, vale per tutto. Per tutto.

Per questo non è lo Stato che deve erogare il bene o il servizio ma, invece, deve permettere:

  1. ci sia un’ampia scelta tra i servizi ed i beni offerti al cittadino per permettere un ampio soddisfacimento della maggioranza, se non tutte, le esigenze;
  2. deve garantire che siano bilanciati i poteri tra chi offre e chi acquista, quindi mettere a disposizione del cittadino una serie di strumenti efficaci ed a portata di mano per tutelarsi da truffe o mercato selvaggio;
  3. deve effettuare delle verifiche dirette, continue ed a campione, per evitare, in quel caso, sprechi e disservizi.

In sintesi, come ho scritto in un altro post, ai burocrati va tolta la scrivania.

Questo fatto comporta un enorme spreco di tempo da parte dell’utilizzatore, o da parte dei suoi familiari. Tempo che può essere usato per lavorare, ad esempio.

Guardiamo il caso limite: poniamo il caso di persone non autosufficienti che sono da sole in ospedale, a loro dai i soldi per acquistare i pannoloni. Perfetto, problema risolto. Io Stato mi sono tolto il problema, sta poi alla persona non autosufficiente provvedere da sola al proprio fabbisogno.

Sempre per il tuo esempio, esistono pannoloni per diverse età e per diverso grado di incontinenza già ora. Non mi metterei ad acquistare pannoloni per bambini di 1 anno e darli a tutti gli ospedali, solo perchè costano di meno.

Se c’è un abuso da parte di qualche azienda, è più facile organizzare class action a livello italiano che a livello regionale contro quella azienda ed è più facile perchè è lo Stato che paga e non le Regioni.

esistono già adesso dei servizi appositi (Agenzie di assistenza) che si prendono anche come incombenza la gestione degli acquisti di presidi sanitari. E’ la bellezza del libero mercato, che è totalmente bloccato nell’assistenzialismo statale, per cui se hai esigenze differenti da quelle estremamente coercitive e circoscritte che ti offre lo Stato, paghi - te o i tuoi familiari - se puoi. Se non puoi soccombi.

aggiungo a questa considerazione : [quote=“Mark8, post:49, topic:3389”] Questo fatto comporta un enorme spreco di tempo da parte dell’utilizzatore, o da parte dei suoi familiari. Tempo che può essere usato per lavorare, ad esempio. [/quote] una risposta che ho dato qua: https://taverna.arrembaggio.eu/t/pdl-anti-discriminazione-delle-persone-con-disabilita/3201/6?u=sarabiemme giusto per avere una vaga idea (ma proprio vaga, perché se aggiungi a quello scritto anche i ricorsi amministrativi, le infinite quotidiane discussioni con i vari interlocutori statali, spesso talmente ottusi e pieni di potere che si rischia di esser presi sott’occhio e pagarla molto molto cara per il semplice fatto di aver provato a chiedere una maggiore individualizzazione del servizio ) dello spreco di tempo ed energia che già attualmente viene richiesto dalla persona con disabilità ai suoi familiari, è facile rendersi conto come, chi può permettersi di accedere al libero mercato, spesso nemmeno ci passa per i servizi Statali. Non ci si avvicina nemmeno.

I poveri, quelli che non hanno altre alternative…quelli dentro quei servizi vengono ingabbiati, brutalizzati, tartassati e spesso ci muoiono.

“Poveri fessi” è una ragione politica. Ti iscrivi al partito?

Poveri fessi è una constatazione di fatto. E’ la constatazione della situazione attuale del “giovane medio” rispetto all’“anziano medio”.

Devo ancora ben capire cosa e dove si vuole arrivare con questo partito. Sono ancora piuttosto nuovo e vorrei capire l’orizzonte al quale questo partito ambisce. Mi sto leggendo, piano piano, qualche post tipo quello relativo alla vocazione maggioritaria e alle posizioni su situazioni reali alle quali si vuole tendere o dalle quali ci si vuole allontanare.

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Se @Mark8 si iscrivesse, avremmo finalmente qualcuno che ritiene il pensiero pirata debba essere realistico e non utopico. La pago io la sua quota, guarda.

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Non sono così convinto.
Ad esempio la solidarietà verso i migranti, magari verso quelli cui hai distrutto la nazione resta per me un dovere e deve provvedere lo stato con le tasse mie e quelle di chi la solidarietà non la vuole.

Fatto salvo che è difficile definire cosa è un privilegio (nel caso che hai citato è chiaro) solitamente i privilegi sono pagati da chi non c’è, quasi sempre le generazioni future.

Facciamo a mezzo.

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Aspetta, qui si parlava riguardo le pensioni per il concetto di solidarietà.

In linea generale sono anche io convinto che dovrebbe essere un dovere statale aiutare migranti (sebbene con più vincoli rispetto ad un’impostazione PD e meno vincoli rispetto ad un’impostazione Lega).

Ancora ho fatto un doppio post, scusate.

Un privilegio è un qualcosa che non tutti hanno; solitamente questo lo si può osservare subito (vedi vitalizi) o lo si può osservare al momento del cambiamento di norme, come quella pensionistica (cioè dal passaggio dal retributivo al contributivo sono nati questi “privilegi”).

@Shamar. Pensare pirata è promuovere il primato dei diritti all’essere umano rispetto a quelli di stato, imprese ed altri enti.

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Dell’essere umano di oggi e di domani, voglio sperare. Perché dare al presente per togliere al futuro, è suicidio.

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