Ah no? Non ne sta dando a sufficienza? A me sembra che viviamo in un’epoca che è letteralmente senza precedenti in quanto a conoscenza, lato offerta: l’istruzione è obbligatoria e le scuole pubbliche non hanno certo costi proibitivi, esistono le biblioteche pubbliche, e dulcis in fundo esiste la benedetta Rete e cose come Wikipedia. Abbiamo letteralmente a portata di mano non dico tutto lo scibile umano, ma una quota di esso che non è mai stata così grande, a un costo mai così vicino allo zero. Al netto di tutte le infami leggi sul copyright.
La realtà che la gente sceglie di rimanere ignorante su certe materie, e di informarsi approfonditamente su altre. Sono convinto se ai tizi delle Interviste imbruttite chiedi di spiegare cos’è il Fair Play finanziario nel calcio, lo sanno; ma probabilmente non hanno idea di cosa sia il Fiscal Compact. Allo stesso modo, se chiedi alla proverbiale casalinga di Voghera di raccontarti tutta la vicenda di Pamela Prati e Mark Caltagirone, stai tranquillo che farà un monologo di mezz’ora.
Perché accade ciò? Beh, che una persona s’informi su cose che la interessano e appassionano, è normale.
Ma sulle cose che non la appassionano, in genere non si informa, a meno che la sua ignoranza in materia non gli procuri danni materiali, oppure che la sua conoscenza non procuri vantaggi immediati. Ovvio che uno si informi di quali vaccini fare, se deve andare in Paesi esotici e rischia di beccarsi una malattia incurabile. Non è che si informa perché è appassionato di medicina.
Ora, nel caso dell’informazione politica in un sistema a suffragio universale la situazione è questa:
- è una materia di per sé poco interessante, almeno secondo una grossa fetta della popolazione
- non esiste nessun meccanismo incentivante per chi si reca al seggio informato né alcun disincentivo per i disinformati
- studiare e documentarsi costa tempo e fatica
Ergo, lo scenario ideale per cui i cittadini si recano alle urne informati è qualcosa che attualmente è affidato al senso civico degli italiani. E affidare qualunque cosa al senso civico degli italiani è più o meno come entrare ignudi e cosparsi di miele nella gabbia degli orsi. E’ come se in una scuola un bel giorno l’insegnante di chimica entrasse e dicesse: “Ragazzi, da ora in poi i voti nei compiti in classe verranno dati in modo diverso: non più a ciascuno ciò che si merita, ma verrà dato a tutti lo stesso voto, ottenuto facendo la media aritmetica dei voti della classe”. Stai pur certo che, in questo scenario, quasi tutti smetterebbero di studiare. Che senso ha che io mi faccia il mazzo per fare un compito “da 10”, se tutti gli altri miei compagni fanno un compito da 2? Io mi beccherò un voto basso, nonostante tutti i miei sforzi. E allora, se tanto non devo comunque ottenere nulla, tanto vale lasciar perdere lo studio (oltretutto manco mi piace la chimica) e andare a giocare a pallone.
E questo per parlare solo degli Hobbit, cioè di quelli che scelgono di rimanere ignoranti.
Poi ci sono gli Hooligan, che invece s’informano. Eccome, se s’informano. Solo che lo fanno gravati da prepotenti Bias cognitivi, a partire da quello di conferma, che li spinge a rigettare aprioristicamente come tendenziose e sbagliate tutte le tesi che contraddicono le loro pregresse opinioni (non è affatto un’esclusiva degli iscritti a questo Forum). Nel loro caso, il problema non è la scarsità d’informazione, quanto piuttosto (forse) il contrario: viviamo in un’epoca in cui in Rete puoi trovare conferma a qualunque tua tesi, compresa la piattezza della Terra.