E prima l’autocritica sul palco con il cartello al collo no?
Non so… non vorrei sembrare troppo legato al modello comunicativo nordcoreano…
Approvo ogni singola parola, la limitazione della democrazia è una follia che ci porta verso un autoritarismo, cosa che già sta facendo anche la DR… La soluzione è nel miglioramento dell’offerta formativa e soprattuto semmai, nell’implementazione della democrazia.
Io parto dal presupposto che c’è una volontà politica nel voler mantenere la massa nell’ignoranza, ma facendo finta che questo presupposto non ci sia, dovremmo riflettere sul perché l’attuale sistema produca danni,ebbene non è tanto per l’ignoranza quanto più per la DR ed il potere che concede agli eletti,che a loro volta fanno di tutto per fomentare l’ignoranza.
Considerato che il concetto di informazione etimologicamente è quello di dare agli altri la forma che voglio io l’affermazione (di Exekias, non di Briganza) è assolutamente corretta. La comunicazione, mettere in comune quello che so, è piuttosto scarsa. Per di più la qualità di questa informazione/comunicazione è scarsissima. Stavo facendo la peperonata ed ho guardato quanti minuti cuocere i peperoni a striscioline. Un sito dava 1 ora, l’altro 30 minuti. Su un argomento dove nessuno ha la minima convenienza a manipolare, figuriamoci in politica. P.S. 30 minuti è il tempo giusto, sperimentato.
Non mi giudicare così severamente… Non sono io quello che vuole limitare il suffragio universale. Io sono solo quello che dice: “volete limitare il suffragio universale? > GREAT IDEA! inizieremo subito la sperimentazione. Su di voi!”
Perché, vedi, la dittatura non ha bisogno di trovare cavilli per limitare il diritto di voto, le tecnocrazie sì… La democrazia invece ha invece sempre un disperato bisogno di difendersi dalle minacce mortali che ne mettono a rischio l’esistenza.
Tu peraltro hai sollevato alcuni argomenti molto interessanti, ma poi hai preso subito quella brutta piega della limitazione del suffragio universale. Quando dici,
forse non lo fai consapevolmente, ma stai arando lo stesso campo che Bertrand Russel ha arato più di ottant’anni fa, in un brano del suo libro “Il Potere, una nuova analisi sociale”, a proposito della percezione per i cittadini di partecipare ai processi decisionali (grassetti miei):
In un grande Stato moderno, anche se è una democrazia, il cittadino comune ha pochissimo senso del potere politico; egli non decide dei risultati di un’elezione, che probabilmente si riferiscono a questioni lontane dalla sua vita quotidiana e quasi del tutto al di fuori della sua esperienza; e il suo voto costituisce un così piccolo contributo a tutto l’insieme da sembrargli trascurabile. Nell’antico Stato-città questi inconvenienti erano assai minori; ed anche oggi lo sono nelle amministrazioni locali. Si potrebbe pensare che il pubblico si interessi più di problemi locali che di quelli nazionali: ma non è così. Anzi, maggiore è il territorio in questione, più grande è la percentuale dell’elettorato che esercita il voto. Ciò avviene in parte perché si spende più per la propaganda nelle elezioni importanti, in parte perché i problemi agitati sono più avvincenti. I problemi più sentiti sono quelli che si riferiscono alla guerra ed ai rapporti con eventuali nemici. Io ricordo un vecchio contadino che nel gennaio 1910 mi disse che avrebbe votato per i conservatori (il che era contrario ai suoi interessi economici), perché lo avevano convinto che in caso di vittoria dei liberali i tedeschi sarebbero entrati nel paese entro una settimana. Né era pensabile che costui avesse mai votato nelle elezioni comunali, benché qui potesse afferrare meglio i problemi. Questi problemi non lo interessavano perché non erano tali da generare l’isterismo di massa e i miti dei quali esso si nutre. Abbiamo così un dilemma: la democrazia dà agli individui la sensazione di condividere effettivamente il potere politico quando il gruppo in questione è piccolo, ma non quando è grande; d’altra parte i problemi sembreranno loro importanti quando il gruppo in questione è grande, ma non quando è piccolo.
Invito chi vuole conoscere le conclusioni cui giunge Russel, a leggere l’intero volume… Ma è chiaro che l’analisi sulla percezione dell’importanza del voto è un tema ben presente nei pensatori più lucidi e pragmatici, da ben prima che nascesse una vera democrazia in Italia…
La terra è piatta o è un geoide? Ci sono siti che sostengono la prima tesi, e altri che sostengono la seconda. Quelli che sostengono la prima dicono cose sbagliate, quelli che sostengono la seconda dicono il vero. A volte le cose sono più semplici di quanto si pensi.
Per curiosità: potresti tratteggiarmi, una volta per tutte, questa “società della conoscenza”, spiegando in particolare quali atti normativi dovremmo produrre per arrivarci? Uno suppongo sia la riforma del copyright e la legalizzazione del file sharing, giusto? Ecco, una volta fatto questo? Davvero pensi che facendo queste cose la gente improvvisamente cominci a passare le giornate su Wikipedia anziché su Instagram, o in biblioteca e a teatro anziché allo stadio?
Veramente sì. L’hai scritto nel messaggio sopra. La differenza tra me e te è che io propongo di limitare il suffragio sulla base di misurazioni il più possibile oggettive della conoscenza di alcune nozioni ritenute indispensabili all’esercizio della cittadinanza, mentre tu proponi di togliere il voto a certe persone sulla base delle loro opinioni. Il tutto
ci mancherebbe. Tutte le dittature stataliste che si rispettino si sentono in dovere di rieducare i cittadini che hanno opinioni sbagliate.
Affermazione forse vera nel tempo e luogo in cui è vissuto Russel, ma troppo generalizzante. Potrei farti svariati esempi, al giorno d’oggi, di elezioni locali con partecipazione al voto assai più alta di quelle nazionali. Proponi di aprire 12 centri profughi in un comune di 5000 abitanti, e poi vedi quanto sarà bassa l’affluenza.
Come sei giunto a questa conclusione? Non credo che tu abbia fatto delle sperimentazioni, fino ad una certa età ti sei fidato di quello che ti hanno detto. Ma questo è facile. Andiamo un po’ più sul difficile: L’11 settembre è stato un attentato od un autoattentato? Siamo davvero andati sulla luna? E le scie chimiche?
mentre io penso che per tutelare il suffragio universale sia urgente reagire con una misura drastica, istruttiva e, soprattutto, divertente (sì, lo ammetto…) e paradossale nel suo richiamarsi al precedente delle
Naturalmente è così: quello che ho voluto dire è che già a quei tempi, si sapeva affrontare l’argomento con cognizione di causa e soprattutto lo si considerava fondamentale per la comprensione delle dinamiche che intercorrono tra democrazia e elezioni.
NB: chiedo scusa a @erdexe e @Exekias ma mi sono accorto solo ora che questo thread è lo spin-off “epistocrazia” di un altro thread sull’abolizione del suffragio universale mentre io l’ho rifocalizzato sul suffragio universale perché mi ero concentrato su alcune affermazioni del primo post…
Nessuna delle due. La terra non è a forma di superficie equipotenziale del campo gravitazionale. A volte, per dire la cosa giusta, basta dire che è rotonda
Sul serio, se uno o più partiti sono dotati di metodo razional-collettivo incorruttibile e la popolazione prima o poi se ne accorge, perché dovrebbe ancora dare il voto a strutture dannose? Di conseguenza che bisogno c’è di risolvere il dilemma per ogni singolo membro del elettorato se basta risolverlo per coloro che vogliono contribuire in politica, ed il metodo è li, proposto e di fatto indiscusso… abolizione del suffragio universale, epistocrazia, diritto alla conoscenza… sono tutti pensieri non necessari ed inconcludenti dato che un partito che strutturalmente non può fare gravi cavolate è automaticamente meno peggio delle alternative…
Per curiosità, rivolgo una domanda a tutti i fan del suffragio universale: perché non vi battete per estendere il diritto di voto ai bambini di 6 anni?
Non credo sia importante il suffragio universale altrettanto quanto l’abolizione del suffragio universale.
Perché si ritiene che i 18 anni siano l’età in cui la maggioranza delle persone sia in grado di ragionare correttamente. Dai 30 anni di inizio secolo scorso si è arrivati agli attuali 18 e si discute dei 16. Può darsi che fra 200 anni si arrivi a 6 anni. Oppure che venga riportata a 30.
L’età è un criterio chiaro, generalizzato, non soggetto a valutazione.
io l’ho fatto @Exekias ed anzi ricordo molto bene quando di questo problema si discuteva molto in Europa del Nord. E’ da sempre un discorso che mi convince molto. Ci sono intere porzioni di popolazioni i cui interessi non sono rappresentati perché non hanno il potere di voto, e questi sono i bambini e gli interdetti. Si, ogni tanto qualcuno propone delle politiche che riguardano i bambini ma è la stessa roba di quello che si è recentemente svolto al G7 sulla parità di genere ottimamente spiegato in questa immagine https://cdnx.ilsussidiario.net/wp-content/uploads/2019/07/18/g7_2019_lapresse.jpg ed è uno dei motivi per cui la politica non ha alcuna visione del futuro.
Trovo questo discussione onestamente delirante. Tra le cose viviamo già in un sistema “epistocratico” se vogliamo … si vota dai 18 anni in poi e c’è l’obbligo scolastico … non mi aspettavo di trovare tanto paternalismo … uno degli scopi fondamentali di una società democratica (e d’un partito che ,fino a prova contraria, vive d’un anima profondamente democratica) è quello di" rimuovere gli ostacoli di tipo economico , sociale bla bla bla" per favoreggiare l’AUTODETERMINAZIONE! e su cosa si riflette? sull’alzar bandiera bianca della serie " dato che non riusciamo a rimuovere gli steccati sociali istiruzionalizziamo cittadini di serie A e B " … alla romana …affettuosamente e un po indignato … ripijateve
Sono d’accordo. La scienza è democratica, non elitaria.
Non riserva sé stessa per i “migliori”. Chiunque può contribuire alla ricerca.
Un Partito che si voglia definire Pirata non può essere elitario. Non può permettere a barriere culturali (e dunque, statisticamente, barriere economiche) di impedire l’accesso all’Agorà e poi fingere di interessarsi a quelle architettoniche.