Un RdE dà almeno una quantità di soldi per non rientrare nella fascia povera della popolazione (intesa come sotto la soglia di povertà).
Questo può avvenire in un contesto di libero mercato sfrenato, ma ciò non garantisce che troviamo scuole imparziali o almeno non politicamente, commercialmente, ideologicamente, religiosamente orientate come potrebbe accadere se la scuola pubblica viene meno a favore di tante private (anzi è quasi certo che accade proprio ciò, senza contare che le migliori saranno più costose e quindi non accessibili ai relativamente poveri). Oltre questo i poveri è facile che dovrebbero accontentarsi di pessimi prodotti che puntano al risparmio e sono legati a scelte non etiche (come ne è pieno il libero mercato), ecc. ecc.
Dunque, è necessario che il RdE si accompagni ad una politica economica sana e che esistano dei servizi strategici (così chiamati) statali e di riferimento per il cittadino. Inoltre, il concetto pirata dell’informazione (da condividere) presuppone che il mercato restringa alcuni suoi ambiti di guadagno e che questi passino al settore pubblico, accompagnati da coerenti licenze di pubblico dominio.
Dopo un lungo e meticoloso studio e di raccolta dati, nonché svariati confronti seppur occasionali che hanno apportato miglioramenti, ho caricato su GitHub un progetto per portare avanti un programma politico collaborativo per riformare il sistema finanziario e renderlo solidale.
Ritengo che il Reddito di Esistenza sia una via percorribile e tra le varie concezioni di reddito base è l’unica che può funzionare bene (no reddito minimo garantito, no sussidi di disoccupazione).
Le argomentazioni strettamente inerenti a questa tesi sono contenute in 3 capitoli: Reddito di esistenza (come introdurre un RdE, quantificarlo, e l’importanza di poter vivere con un lavoro a tempo parziale); Finanziare il reddito di esistenza (il costo è di 275 miliardi di € l’anno e si mostra come sostenerlo); Risolvere la povertà (considerazione sulla crescita demografica, l’obbligo o meno di lavorare, i benefici per l’economia del dono, rischio immigrati).
In un precedente post avevo lasciato spazio al tuo dubbio e cercai di usare una forbice per non considerare tutta l’IRPEF. Però, riflettendo, i soldi che arrivano all’azienda diventano non tanto guadagni per i dipendenti (punto che mi aveva fatto fare un passo indietro), ma comunque guadagno per i proprietari. Non possono seguire una via senza ricevere un’imposta sul reddito. Con il maggiore reddito che si ritroveranno i proprietari, questi possono decidere se: aumentare il reddito ai dipendenti, fare spese per migliorare e potenziare l’azienda, tenere i soldi per sé. Quindi ho riconfermato l’iniziale impostazione.
Più precisamente 275 è la quantità complessiva di soldi coinvolti, ma l’effettivo costo (ovvero i nuovi soldi che servono) sono 77 miliardi di €, obiettivo raggiungibile recuperando il nero con una moneta elettronica oppure risolvendo le tante inefficienze e sprechi - spesso studiati e stimati - presenti in Italia. Quindi anche un parziale risultato su entrambi i fronti raggiungerebbe lo scopo.
Per lui è fattibile e addirittura necessario, anche se parla considerando dinamiche globali e quindi sembra implicito che vada finanziato a livello globale. Il problema è che chi ha davvero molti soldi (e ‘molti’ è un aggettivo insignificante rispetto alla realtà) può essere proprietario di multinazionali con sedi all’estero o portare i suoi capitali in paradisi fiscali… Questo è il grande guaio che mi fa pensare alla necessità di avere una sorta di governo mondiale.
Riguardo gli spezzoni con l’altro tipo che parla di robot sul piano degli umani… mi sembra esagerato, vedremo che porterà il futuro. Comunque, non serve arrivare a tali estremi per ricorrere ad un RdE, il quale già avrebbe senso perché risolverebbe il paradosso tra iper-occupati e disoccupati distribuendo meglio le ore di lavoro.
Proprio in merito alla fattibilità del reddito, uno dei rischi, secondo Carlo Borgomeo, è la deriva assistenzialista. La soluzione che suggerisce, rimanendo a favore di una qualche forma di reddito di cittadinanza o inclusione sociale (ma non sono presenti dettagli sulla quantificazione e le modalità), è congiungerlo all’inserimento dei cittadini (che non hanno trovato lavoro) in associazioni (o altro) che si impegnino sul sociale. Auspica anche una auto interrogazione di queste realtà ed esami e verifiche prima di affidargli cittadini affinché non siano abbandonati a se stessi.
Ho raccolto questo problema e l’ho trattato esplicitamente nel paragrafo § Rischio di una deriva assistenzialista. Inoltre, la risposta, che di fatto avevo già offerto, si sovrappone piuttosto bene con quanto auspica Borgomeo e si tratta del già presente paragrafo § Il lavoro facoltativo avvantaggia l’economia del dono. Però, adesso ho esposto esplicitamente il problema e l’ho trattato meglio.
Se solo si credesse di più nei programmi cooperativi aperti… faremmo capolavori.
Ora non conosco i dettagli della proposta, quindi non posso raccontare granché. Però, quel che mi chiedo è se pensano di trovare la ricetta per riprendere a crescere e dare lavoro a tutti… cosa secondo me infattibile, oppure (e temo sia questa la verità) semplicemente posticipano i problemi: chi non trova lavoro lo deve cercare di più; il mercato deve spostarsi, trasformarsi; se ci saranno più poveri semplicemente non interessa (magari pensano vada a vantaggio dell’abbassamento delle prospettive di guadagno… ovvero il costo del lavoro si abbassa). Temo proprio che sia la seconda la verità, però la gente potrebbe anche passare il limite di sopportazione… il mercato non può comandare con la logica del profitto, aumenteranno e si esacerberanno le dinamiche disumane.
Disuguaglianze e frammentazioni nelle classi sociali in Italia:
Sono preoccupato e scoraggiato da una dinamica, l’Italia sta seriamente degenerando: molti giovani sono andati all’estero; la popolazione è piena di pensionati (problema analogo a quello del Giappone); il sud mostra dati quasi sempre più gravi rispetto al nord (creando una sentita spaccatura dell’Italia in due); essere imprenditori è molto difficile e le condizioni economiche di un tempo non esistono più; sono aumentati tantissimo i dipendenti; il debito pubblico, considerando anche il recente declassamento, rischia di portare ad una situazione simile alla Grecia (ulteriore massiccia svendita di beni pubblici)…
…riguardo il reddito base si potrebbe con fatica ancora realizzare, ma se continuiamo a trascinare la situazione e lasciare che degeneri, potrebbe l’Italia non avere più abbastanza lavoratori per sostenere tutta l’assistenza al reddito necessaria. Certamente è possibile se tutta l’Europa insieme si impegna a farlo, però serve una comunità Europa vera, non un’Europa strumentalizzata per gli interessi finanziari di pochi…
Ci sono ancora gli straricchi nel paese? In cima ci sta solo Ferrero? Gli altri hanno lasciato il paese? I guadagni delle multinazionali in quale modo lasciano il terreno? Se l’economia lavorativa nazionale non ce la fa a finanziare il RdE, bisogna fare pagare l’economia globalizzata che fugge col malloppo. Le pubblicità su Facebook… bypassano completamente il fisco italiano? I guadagni della catena ZARA, quanto resta in forma di tasse in Italia e quanto se ne va oltreoceano? Un litro di Coca-Cola — valore fisico: pochi cent, prezzo al negozio: più di un succo di frutta — quanto resta in Italia e quanto se ne va fuori dal nostro sistema economico? Possiamo fermare l’emorragia?
Ora, premesso che l’evasione fiscale è una piaga e che quella delle multinazionali fa schifo il doppio di quella dei poveri cristi, un’osservazione sorge spontanea: metti anche caso che domani, come per magia, tutti i governi del mondo si mettano d’accordo ed eliminino dal globo i paradisi fiscali, e addirittura stabiliscano un unico sistema di tasse mondiale, costringendo le varie Apple, Coca-Cola & Co. a pagare molte più tasse di prima. E supponiamo pure che con questo extragettito fiscale ci si finanzi il RdE.
Cosa credete che farà mai, una multinazionale, di fronte a un aumento delle uscite? Verosimilmente aumenterà il prezzo del prodotto per mantenere inalterati i livelli di profitto (oppure licenzierà qualche dipendente, ma stavo già ragionando in ottica “quasi-tutto-robotizzato”). Così si creerebbe un’inflazione notevole, e la gente si ritroverebbe a non poter più acquistare certi prodotti.
Sarò pessimista, ma dubito che ad oggi ci sia qualche Governo in grado di “mettere in riga” una qualche multinazionale. Ci sono solo due sistemi per farle ragionare: il primo è il “metodo WannaCry”, ma mi pare poco elegante.
Il secondo sono le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Lo so che può far ridere, ma andate nei supermercati e guardate quanti produttori di biscotti oggi mettono la scritta “senza olio di palma” in bella mostra (non voglio entrare nel merito: mi limito a constatare che, d’innanzi alla prospettiva di perdere clienti, le aziende sono andate incontro alla richiesta dei consumatori). Se una multinazionale non paga le tasse, sfrutta la gente e devasta l’ambiente, l’unica cosa utile da fare è convincere la gente a boicottarla.
Su questo punto non sono d’accordo. I profitti sono veramente vertiginosi, i prezzi bassi non servono tanto a guadagnare di più, ma a farsi strada nel mercato, perché un prezzo basso a pari qualità (o con qualche forzatura non etica) vende rispetto ad un altro. Non importa se guadagni 100 o 1000 il prezzo influisce sulla tua possibilità di guadagnare fette di mercato.
Quindi se un governo mondiale o europeo potesse porre dei vincoli sulla tassazione e il rispetto dei lavoratori (non solo dei lavoratori occidentali) potrebbe avere effetti benefici su certe degenerazioni del mercato. Però, bisogna costringere tutti insieme, non si può aspettare che lo facciano “in coscienza loro”, persino chi vorrebbe non lo può fare. Sono sempre azioni sistemiche queste.
Forse è un esempio di potere del consumatore sulle multinazionali, ma sono scettico. Per me è stata una combinazione fortunata… da quando facevo le medie si parlava di boicottare questa o quella multinazionale, questo o quel prodotto… Non funziona. Ci si rivolge a numeri troppo grandi per far sì che una minoranza cosciente conti qualcosa.
Inoltre, l’olio di palma è ricco di acidi grassi saturi che è bene limitare moltissimo, e questo ha una connessione sulla salute della gente. Ma quando i motivi sono più prettamente etici e non c’è di mezzo la salute del cliente… mi sembra quasi impossibile ottenere un risultato.
Intanto ho saputo che abbassano le tasse per i pensionati che vanno all’estero e poi tornano in Italia, perché è meglio che spendono qui che altrove. Quindi, chi ha una pensione può trasferirsi all’estero e poi torna così ha tasse più basse. Non ricordo se è già così, oppure è in discussione questa scelta.
L’RdE è fattibile, secondo me, però più aspettiamo, peggio va il paese e più sarà difficile far manovre… Su un governo mondiale non possiamo contare e anche con l’Europa ci sono serissimi problemi (manca un’unità politica e ci sono vari tipi di squilibrio interno…).
mah, se le multinazionali alzassero il prezzo aprirebbero il mercato a coloro che già cercano di opporsi al predominio delle multinazionali con molta difficoltà. Secondo me è un pericolo che non esiste se riusciamo ad ostacolrare i monopoli. Antica e nobile battaglia molto pirata.
D’accordo con @briganzia: no problem. Se il monopolista fosse costretto ad aumentare i prezzi (dubito) ed in questo modo abbandonare il monopolio, riparte il mercato perché la concorrenza torna ad essere competitiva.
Poi possiamo anche discutere del modo come è impostato il concetto di società per azioni: se le corporation sono costrette a crescere ogni anno per non essere perdenti, devono sempre inventarsi qualche nuova porcheria. Se invece l’impostazione è tale che la costanza e la sostenibilità ha più valore della crescita, allora il problema non si pone.
Del resto le tasse valgono per tutti, perciò sono neutrali riguardo al mercato… hanno uno scopo meramente etico, non discriminatorio. Se finora si son fatti guadagni non etici, fortunata l’azienda che lo ha potuto fare finora. Non osi chiedere che lo possa fare anche in futuro!
Si, la situazione è grave. Ma se non lo facciamo ci giochiamo il pianeta. Non vedo opzioni per continuare altrimenti…
Neanche l’oil spill nel golfo ha fatto naufragare la BP. Le corporation odierne sono dei zombie — sopravvivono qualsiasi virus. Ci vuole un ricambio del sistema di governance in una maggioranza di nazioni, e poi una politica globale ragionevole. E abbiamo pochissimo tempo. Ogni distrazione come la seguente è deleteria:
In questa strategia ci vedo il problema che ci sta sempre un delay di 10-20 anni tra l’introduzione di nuove porcherie per massimizzare il guadagno e la disponibilità degli umanoidi di fare pressione, oltretutto solo quelli che se lo possono permettere — poi se consideri che si dovrebbe smettere di consumare carne di manzo… ti ritrovi intere culture contro che certamente non riuscirai a convincere volontariamente…
Anche l’idea che l’industria si autoregoli volontariamente riguardo a questo o quest’altro… è una baggianata che in decenni non ha mai funzionato. Fare partecipare tutti allo sviluppo di una decisione politica, d’accordo — ma per metterla in atto è inevitabile avere le strutture per fare rispettare decisioni comuni.
L’adesione volontaria premia chi non partecipa, avvantaggiandolo contro coloro che hanno aderito volontariamente. In pratica, se del clima non me ne frega niente (sono vecchio, egoista ecc), compro i prodotti all’olio di palma perché ora costano di meno… E ci sono intere popolazioni, che una scelta etica in supermercato non se la possono neanche permettere.
Ci sono paesi che ti abbassano pensioni e sussidi se te la spassi fuori dal tuo paese… altro che premi a chi torna!