Chi ci guadagna a togliere la burocrazia?

Continua la discussione da Oligarchia strutturale nei Partiti e Gruppi di Lavoro?

Ogni tanto girano dei trend, come dei meme, nella politica… dove tutti fanno il verso agli altri ripetendo gli stessi mantra presumendo che ci sia una verità ovvia da non mettere in discussione. Ma se i democristiani dicono che bisogna togliere la burocrazia per facilitare le start-up, non sarebbe il caso di domandarsi a chi stiamo dando retta?

Chi di voi che promuovete il concetto di togliere burocrazia potrebbe elencare casi concreti di legislazione che produce burocrazia effettivamente inutile e che invece di richiedere un attento remix può semplicemente essere rimossa?

E se invece si sta cercando di creare l’atmosfera demagogica per la rimozione di legislazioni fastidiose, chi ha il vantaggio a togliere la burocrazia? Quali sono le ditte che avranno un vantaggio se gli appalti si distribuiscono senza alcuna burocrazia? Sarebbero le giovani simpatiche innovative nuove start-up? Noooo… le ditte che sono sempre alla ricerca di buchi legislativi nelle giurisdizioni del mondo sono… ta dam… le multinazionali!

Loro sono sempre alla caccia del posto, ovunque esso sia sul pianeta, dove è legale fare certe cose che altrove sarebbero illegali. Loro hanno un interesse a generare una pressione demagogica a ridurre “burocrazia”, usando questo termine che implica inutilità, come se i legislatori che l’hanno introdotta erano idioti a prescindere… perché con la scusa di rimuovere “burocrazia” i nuovi legislatori influenzati dal lobbismo possono legiferare regole veloci che contengono falle grosse come capanne affinché i corrotti di questo mondo possano esercitare la loro corruzione in via 100% legale, senza alcun pericolo di essere puniti. Tutto ciò con la convincente scusa di avere ridotto burocrazia…

Perciò fare il verso ai lobbisti di ridurre la burocrazia senza sapere un minchia di che cosa si stia parlando concretamente… NON È DA PIRATI. Presentatemi argomentazione ragionata o voterò contro ogni testo che contenga questa baggianata. Chi è d’accordo con me, dia supporto al mio emendamento.

Se invece si fa riferimento a burocrazia in modo concreto, come nel caso del reddito di esistenza che evita la burocrazia di un reddito minimo garantito, in tal caso abbiamo analizzato bene il problema e abbiamo riconosciuto una burocrazia che effettivamente si può evitare e che inoltre spalanca i portoni alla corruzione. Ma fatto sta che non esiste una burocrazia astratta — sempre inutile, sempre da rimuovere. Esiste burocrazia necessaria, burocrazia corrompibile e burocrazia inutile — e bisogna sempre sapere di cosa si sta parlando veramente.

Tra l’altro, la parola “burocrazia” non è l’unica parola sviluppata appositamente a impedire un pensiero libero e razionale su una certa tematica. Mi sono permesso di decostruirla in questa occasione, ma ce ne sarebbero anche altre… come “mercato libero” o “complottismo” …

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Scrive @Ronin in mailing list:

QUESTA è burocrazia! (scena di Asterix e Obelix)

L’ho capito che stiamo mettendo una nozione aneddotica di burocrazia in una mozione parlamentare, ma mi pare il posto sbagliato…

Mi pare che si faccia una discreta confusione tra burocrazia e normative.

Le burocrazie che un burocrate si inventa sul momento non possono essere oggetto di intervento politico, perciò possiamo parlare solo di burocrazie introdotte per via normativa.

Gli impedimenti burocratici sono le scartoffie ridondanti da produrre per intraprendere qualsiasi cosa, la necessità di prendere un commercialista anche solo per iniziare a fare il giardiniere, burocrazia vuol dire dover impazzire a ricordarsi di pagare i mille balzelli che ti chiedono.

Ah si? E allora quali parti specificamente si potrebbero evitare? Siamo sicuri di avere capito perché le scartoffie furono introdotte in quel modo?

La burocrazia è BORBONICA! E noi siamo nel ventunesimo secolo, non nel 1800.

Eppure anche i Borboni si son fatti qualche ragionamento. Ora, alcune cose si possono rendere digitali — e probabilmente già lo si sta provando — altre invece perdono la qualità legale se togli l’intervento manuale — magari diventano facili da falsificare…

Secondo me una vera semplificazione della burocrazia si può fare solo riformando il sistema tributario per intero ed introducendo un reddito di esistenza. In tal caso fare il giardiniere non implica mille questioni riguardo al welfare e si possono anche semplificare i controlli sull’evasione dato che lavorare in nero non conviene più.

Perciò, se vogliamo parlare di questo tema seriamente secondo me torniamo a parlare della grande riforma economica, non di piccole cose che il governo può essere impegnato a fare in mezza frase populista.

Consigli per la lettura

I signori del tempo perso, di Giavazzi & Barbieri. L’ho comprato giusto stamani. Ecco qualche estratto dal capitolo 2, dal titolo Sono le leggi a produrre i burocrati.

Funzionari o politici? A Bassano del Grappa il Ponte degli Alpini sul fiume Brenta (…) rischia di sfaldarsi per l’impossibilità di effettuare i lavori di restauro di cui necessita. (…) Nell’agosto 2015 il governò stanziò 3mln€ che andavano a sommarsi a quanti già messi a disposizione della Regione e della Fondazione Cariverona (…). L’appalto per i lavori era stato vinto, nel febbraio 2016, da un’azienda trevigiana. Ma a sorpresa l’incarico venne affidato alla seconda arrivata, una società trentina, perché dalla prefettura di Caserta non erano stati rilasciati tutti i documenti necessari per la partecipazione alla gara di una ditta casertana in cordata con la prima aggiudicataria. Come spesso accade, l’azienda che non si è vista assegnare i lavori ha presentato un ricorso al TAR. «Non si devono avere preoccupazioni di tipo procedurale» aveva commentato il Sindaco di Bassano, «anche in presenza di un ricorso (…) i lavori non possono essere bloccati proprio per il tipo di opera su cui si va a intervenire». Tanto che il cantiere viene regolarmente consegnato per l’inizio dei lavori il 2 maggio 2016. In un primo tempo il TAR del Veneto aveva dato ragione alla commissione di gara, respingendo la richiesta di sospensiva dell’aggiudicazione e rinviando la discussione sul merito a un’altra data. La ditta perdente non si era però data per vinta e aveva presentato un ulteriore ricorso a Roma, al Consiglio di Stato. (…) I giudici di Palazzo Spada hanno accolto il ricorso, ordinando l’immediato stop ai lavori, almeno fino all’udienza del TAR in cui sarebbe stato espresso un giudizio sul merito. (…) (La decisione è arrivata parecchi mesi dopo, quando il TAR del Veneto ribaltò la sua prima decisione, affidando i lavori all’azienda che era arrivata prima alla gara).

Hernando De Soto e gli abusivi di Lima All’inizio degli anni Ottanta l’economista peruviano Hernando De Soto (…) torna a Lima, ed è colpito dall’enorme povertà che incontra sui marciapiedi e per le strade della capitale. Centinaia di bancarelle abusive (…) dove si vende di tutto (…). Dopo essersi confrontato con numerosi commercianti illegali, De Soto avvia un’innovativa indagine per capire quali siano gli ostacoli che impediscono a questi piccoli imprenditori di aprire un negozio e inserirsi nell’economia legale. Il risultato è che l’enorme regole da seguire per aprire una piccola attività rende economicamente più vantaggioso restare nell’illegalità. (…) La ricerca doveva avvenire a una condizione precisa: non sarebbero state pagate tangenti se non quando fosse stato a rischio il proseguimento dell’esperimento. (…) Durante questi mesi vengono chieste tangenti per accelerare le pratiche in 10 occasioni diverse. In 2 di queste le mazzette vengono pagate perché non c’è altro modo per proseguire l’esperimento. In tutti gli altri casi i ricercatori si rifiutano di versarle, al costo ovviamente di una maggiore perdita di tempo per ottenere le autorizzazioni necessarie. (…) Successivamente, il team di De Soto svolge lo stesso esperimento in altri Paesi emergenti, con risultati simili a quelli del Perù. In Egitto, ad esempio, chi vuole acquistare e registrare un lotto di deserto deve affrontare 77 procedure amministrative di 31 diversi uffici pubblici: il tempo necessario varia tra i 5 e i 14 anni.

E’ esattamente il contrario, come ha dimostrato De Soto. Le multinazionali sono le uniche che hanno i soldi necessari -volendo- a “oliare il sistema” per accelerare le prassi burocratiche. Sono i comuni mortali -quelli senza quattrini- a non poterlo fare, venendo poi costretti all’illegalità.

Temo tu non abbia capito nulla di quel pezzo di Naomi Klein. Nessuno dice di togliere le gare d’appalto e procedere per assegnazione diretta (in Italia sarebbe il colpo di grazia, tanto varrebbe far governare direttamente Messina Denaro): l’esempio della Klein dimostra cosa succede quando non c’è concorrenza e scarsa trasparenza.

Come è nato lo Stato regolatore Per capire dove nasce il potere della burocrazia occorre prima comprendere perché tanto spesso una società si affida a norme e regolamenti la cui applicazione è poi delegata alla burocrazia. E non solo per aprire un’impresa, il caso studiato da De Soto. Ma anche regole sul numero e la forma dei salvagente da tenere su un barchino, regole sul numero di uscite di sicurezza in un teatro, regole sul tipo di catene da avere nel bagagliaio dell’auto (…). Ogni regola richiede qualcuno che controlli che i cittadini la rispettino. Sono le regole che rendono necessaria la burocrazia. Il guaio è che i burocrati non sono soggetti passivi, che si limitano a svolgere diligentemente il compito cui sono preposti [come invece potrebbe essere una macchia, aggiungo io]. Sono individui e istituzioni che fanno i loro interessi, come tutti [specie nella Patria del familismo amorale, aggiungerebbe Banfield]. Se in una città le regole antincendio funzionano bene, gli incendi sono molto rari, e i vigili del fuoco temono di vedersi tagliati i fondi, si inventeranno qualche altra regola che li tenga occupati e magari giustifichi un aumento di stipendio. Non solo il numero di uscite di sicurezza di un teatro, ma anche il numero di servizi igienici e le loro caratteristiche. (…)

Mi pare un caso per la magistratura. E se la magistratura non funziona forse quello è il vero problema, non una serie di aneddoti dei quali si evince che qualcosa sta andando storto… ma è colpa delle norme o di strutture disfunzionali e mancato rispetto delle leggi? Che senso ha dire al governo di fare “qualcosa” se può essere un invito a peggiorare le cose? Vogliamo prima capire cosa sta andando storto?

E così infine s’è fatta giustizia? Bene, allora ci vuole solo che si puniscano coloro che hanno causato le ingiustizie via facendo, no?

Esatto, per questo l’esistenza di buchi nel sistema convengono alle multinazionali. Io ho capito benissimo la Klein e mi sto domandando cosa può avvenire se si da l’incarico al governo di ridurre la burocrazia… si da la carta bianca per fare il “capitalismo dei disastri” sul modello di New Orleans?

Cavolo, tutte norme di sicurezza veramente importanti. Ma state scherzando?

Ah ecco, e secondo voi ci sarebbe una soluzione geniale che fa in modo che si possa fare a meno di polizia, guardia di finanza, PA e altri? No, seriamente?

Ah, arriviamo al nocciolo. Come mai possono inventarsi le regole? Per caso qualcuno è stato troppo a favore della sussidiarietà ed ora si ritrova le piccole realtà fare come cacchio je pare? Forse non è poi così stupido fare una governance più trasparente, magari con più democrazia liquida?

A quello ci pensano legislatori a Bruxelles che vogliono garantire i diritti delle donne e dei disabili. Vorresti dire che le norme che provengono dalla EU sono per questo da eliminare?

Basta con gli aneddoti. Voglio vedere fatti.

Da wikipedia: "Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il “potere degli uffici” (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall’individuo che ricopre temporaneamente una funzione. Il termine assume a volte un valore dispregiativo teso ad indicare l’eccessivo iter o vincoli per il raggiungimento di determinati obiettivi personali o statali. I difensori della burocrazia difendono invece tale aspetto giustificandoli con la corretta applicazione di leggi e procedure definite precedentemente da terzi secondo il principio di legalità e uguaglianza. L’attuale accezione del termine è, pertanto, stata influenzata da quelle che - nel corso del XX secolo

  • sono state definite da alcuni “conseguenze inattese” del fenomeno burocratico: rigidità, lentezza, incapacità di adattamento, inefficienza, inefficacia, lessico difficile o addirittura incomprensibile (il cosiddetto burocratese), mancanza di stimoli, deresponsabilizzazione, eccessiva pervasività, tendenza a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana." Come si vede è normale che anche fra noi ci siano pareri differenti. In realtà il giusto quesito non è “burocrazia sì o burocrazia no?” ma quello, molto più complesso, “qual è il livello adatto di burocrazia?”
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Quello che rende più conveniente restare nell’ambito della legalità piuttosto che nell’illegalità. Basterebbe copiare quello che fanno all’estero, ad esempio in Estonia

No, il problema è che nel 2017 non è tollerabile che sia questa la prassi per partecipare a una gara d’appalto. Dovrebbe poter bastare qualche click, e dovrebbero essere esistere procedure automatizzate per essere sicuri che la gara si sia svolta in modo regolare e che dunque non ci sia neanche teoricamente bisogno di fare ricorsi di nessun tipo.

“Bene” mica tanto, visto che s’è corso il rischio che il ponte crollasse. I lavori sono partiti lo scorso gennaio, ma per questo caso andato relativamente bene, quanti cavalcavia e tratti autostradali sono crollati per situazioni molto simili? Rimpalli di responsabilità mai sentiti? Ci sarà un motivo se i terremotati di Accumuli e Amatrice sono andati a Roma al grido di “La burocrazia uccide più del sisma”?

Finché Polizia-GDF & Co. dovranno impiegare una parte consistente dei loro uomini e mezzi per correre dietro al tabaccajo che evade un centesimo, o al tizio che non ha nel bagagliaio il tipo di catena giusta etc., faranno soltanto danni. Perché la gente potrà dire che lo Stato si accanisce sui deboli ed è inerme coi potenti, cosa peraltro verissima, attualmente. Sono anni che Davigo (che è un MAGISTRATO, non uno yuppy di Wall Street) ripete che andrebbero depenalizzati svariati reati, perché aumentano a dismisura il lavoro dei magistrati e ingolfano il sistema giudiziario, e poi non si fa in tempo a perseguire i grandi ladri.

Veramente quelli sono ampiamente garantiti da svariate altre norme nazionali. Bruxelles purtroppo ha passato anni a sfornare leggi sulla dimensione dei pesci che si possono o non possono pescare, fornendo argomenti d’oro ai vari Salvini-Le Pen-Grillo-Farage. Salvo poi piangersi addosso se questi rischiano di vincere le elezioni. Gran lavoro, davvero.

Beh, questo è tutto un paragrafo politico a sé… e significa togliere ai municipi ogni diritto di partecipare nelle decisioni… è interessante come concetto, ed è interessante assumere che nessuno farebbe causa al algoritmo e i ministeri responsabili di esso. Dopotutto non viviamo mica in un mondo dove la blockchain ha un’immunità legale… e la prospettiva di togliere il potere ai municipi sarà più difficile da realizzare del RdE… :smiley:

Perché usare un termine sbagliato? Si chiama corruzione… COR RU ZIO NE. La “burocrazia” non c’entra una minchia. È una distrazione dai problemi veri. I poteri che ci stanno dietro al teatrino delle assurdità. Se ti concentri sulla “burocrazia” non beccherai mai i veri responsabili…

Il problema è un altro allora, quello che i potenti sono potenti. Mica si può fare finta di niente se una macchina con le catene sbagliate causa una serie di incidenti con una dozzina di morti?

Parliamone, dettagliatamente… comunque non è burocrazia questa. Il problema delle magistrature inefficaci che fanno saltare l’intero stato di diritto è al nocciolo del problema…

Anche questa legislazione importantissima dato che il Mediterraneo sta morendo…

In realtà argomenti demagogici, perché se vai a cercare regolamenti europei effettivamente sbagliati fai una certa fatica…

In realtà c’è da piangersi addosso sul fatto che talmente tante persone hanno idee completamente distorte della realtà, ma sarà che i veri problemi sono talmente grossi che i potenti hanno un interesse a distrarre le menti dalle loro attività verso le burocrazie ed altre petitezze che in realtà non sono il problema. Credo che ogni problema che hai descritto ha le radici in roba molto più grave.

E chi l’ha detto? Personalmente sarei per lasciare agli abitanti di un Comune l’ultima parola (uno dei motivi per cui ho votato No al Referendum Costituzionale). Dopodiché, una volta che la decisione è presa, la si attua. (E prima che qualcuno parta col refrain del NIMBY: se guardate i vari movimenti No-qualcosa, si tratta quasi sempre di gente che ha proposto delle alternative, non si è quasi mai limitata a dire “No” e basta, come molti sostengono. Anche i NO Tav in realtà si opponevano al tunnel, non al TAV in sé: idem per i No-Tap, che non hanno mai chiesto di rinunciare al gasdotto, solo di farlo passare da un’altra parte con minor impatto ambientale).

No, non direi proprio. La corruzione è quando si chiedono/danno tangenti. Molte volte non c’è proprio nulla di tutto ciò. Come ad esempio nel caso del “meteorite del Cilento” un masso di diverse tonnellate caduto in mezzo a una strada nel 2015 e che è ancora lì perché nessuno lo ha rimosso. Non il Comune, perché la competenza è della Provincia, e non la provincia perché prima devono fare uno studio geodinamico del costone roccioso da 37.000€. Il risultato è che la strada è stata chiusa, il traffico deviato verso un’arteria già ingolfata e la gente pur di non ritrovarsi in mezzo al traffico passa lo stesso di lì aggira il masso. E se 10 cittadini si mettessero d’accordo e andassero con una ruspa privata a levarlo? Probabilmente verrebbero sanzionati.

Sono inefficaci perché ci sono troppi processi. Sarebbe come rimproverare un chirurgo che non salva abbastanza vite umane perché gli arrivano 10 moribondi ogni ora: o assumi più chirurghi, o vedi di evitare che la gente si faccia male.

Burocrazia significa “potere degli uffici”. In Italia non è difficile rendersi conto del “problema della burocrazia” : ad esempio quando ti prendi un giorno di ferie per sistemare una pratica e vieni sballottolato da una parte all’altra per tutto il giorno ed alla fine non concludi niente. Il problema della burocrazia è che in Italia gli uffici non funzionano : invece di essere al servizio dei cittadini, spesso sembra che sono i cittadini a dover servire gli uffici.

Detto questo il problema non è quello di eliminare gli uffici (salvo laddove se ne potrebbe tranquillamente fare a meno, ma questo è da dimostrare caso per caso, come dici tu ), ne tantomeno di eliminare le regole che questi uffici dovrebbero far rispettare, ma quello di farli funzionare meglio. Una delle soluzioni è la tecnologia, ma da sola non basta. Spesso mi è capitato di andare ad uno sportello e scoprire che non funzionava perchè “il sistema è bloccato”. Ovviamente il problema non era il sistema, ma la volontà politica di usare bene la tecnologia a disposizione. Un punto fondamentale è che gli uffici pubblici sono da sempre uno dei luoghi di parcheggio del clientelismo, per cui una buona parte di quelli che ci lavoro è li non per competenze o per voglia di lavorare ma perchè è stato piazzato li da un politoco che doveva ricambiiare un favore.

Comunque qualcosa poco a poco cambia, sempre più cose si possono fare on-line (come la dichiarazione dei redditi). Occorre dare una spinta per accellerare questo cambiamento, e lavorare non solo per automatizzare l’automatizzabile ma anche per rimuovere gli ostacoli culturali e politici che fanno percepire l’innoivazione come una minaccia ( beninteso, a volte si innova troppo o male o tutte e due le cose).

Quanto alle “troppe regole”, secondo me questo è dovuto al fatto che in italia siamo schizofrenici a riguardo: vogliamo che gli altri siano controllati ad ogni passo nel loro operato, ma allo stesso tempo quando dobbiamo agire noi vogliamo essere liberi da “impicci burocratici inutili”.

Mettere una regola comporta sempre un impiccio, che risulta più o meno pesante a seconda dell’efficienza dell’amministrazione che deve sovraintendere alla regola ( per cui amministrazioni più efficienti possono permetersi più regole ). Non mettere o eliminare una regola comporta sempre un rischio di abuso, più o meno grave a secondo della propensione culturale della popolazione a comportamenti fuori dalla norma sociale (per cui popolazioni con più coscienza sociale hanno bisogno di meno regole ). Si tratta di un trade-off e come tale non è possibile dare una valutazione a prescindere, ma da buoni ingegneri sociali occorre valutare caso per caso.

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Vero, ma ahimé non è vero il contrario: a popolazioni con scarsa o inesistente coscienza sociale -tipo quella italiana- mettere più regole non risolve niente, perché -premesso che le regole hanno un senso se c’è modo di farle rispettare- come insegna Banfield

In una società di familisti amorali si agirà in violazione della legge ogniqualvolta non vi sia ragione di temere una punizione

La sussidiarietà è un principio sancito all’Art. 118 della Costituzione italiana, e non c’entra nulla col proliferare delle leggi. Un Comune con molta sussidiarietà è quello in cui, se i cittadini vogliono costruire una panchina alla fermata dell’autobus, o gestire in proprio la raccolta differenziata porta a porta del quartiere, possono farlo senza troppi patemi d’animo (ovviamente rispettando standard e normative, ma comunque vengono lasciati liberi di fare). E probabilmente ci guadagneremmo tutti. Metti che in un quartiere ci sono 5 disoccupati, e che gli abitanti ritengano troppo alto il costo della TARI in proporzione alla qualità del servizio svolto di raccolta rifiuti (sacchi per terra, strade sporche etc.). E se decidessero di creare una piccola impresa con quei 5 disoccupati che fanno la differenziata porta a porta e tengono pulite le strade? Gli abitanti del quartiere smettono di pagare la TARI e invece pagano lo stipendio di quei 5, che peraltro-vivendo nello stesso quartiere- avranno un interesse anche personale a lavorare bene. Il Comune poi non manda più i mezzi lì e quindi ne concentra di più in altri quartieri, migliorando il servizio agli altri.

Quale pensate che sia il segreto di Wikipedia, di Linux o di qualunque progetto su GitHub? Che la gente può mettersi a fare subito, registrandosi al volo e dando il proprio contributo. Le regole ci sono (su Wikipedia se vandalizzi le pagine vieni bloccato)

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Vero mettere più regole non serve a farle rispettare … ma toglierlle serve? Almeno le regole definiscono dei criteri di comportamento, che possono essere usati come riferimenti ideali. Poi la battaglia diventa etico-culturale per insegnare un po di senso civico alle società di “familisti amorali”.

E’ vero che avere meno regole significa avere un migliore rapporto riosrsa/regola … per cui si potrebbe fare un discorso pragmatico che meno regole significa farle rispettare meglio … uhm … ci penserò.

P.S : un tempo “faniglia” e “morale” erano siniinimi, non antinomi,

Senza regole varrebbe semplicemente la “legge del più forte”. Le regole quindi (se non dettate dal più forte) dovrebbero servire alla tutela del più debole. Quindi le regole sono assolutamente necessarie. Il problema nasce quando

  • sono dettate dal più forte
  • diventano arma di potere
  • non servono in modo efficiente allo scopo.

Il non rispetto che presenta un vantaggio senza timore della punizione viene perseguito in ogni tipo di società, non fosse altro perché non tutti i cittadini hanno lo stesso scopo…

Un autore della proposta ha aggiunto questa frase:

Platform cooperativism: non si tratta di “elemosina”, bensì del sostegno a pratiche alternative proprio nell’ottica di combattere i monopoli, che spesso sono tali per mancanza di alternative credibili

Vedo che esiste un proprio problema a percepire le causalità… i monopoli non si formano per mancanza di alternative ma perché hanno un vantaggio strutturale che le alternative non possono avere. E tutti i monopolisti, dei quali stiamo parlando, originariamente avevano dei concorrenti sul mercato. Se i concorrenti regolari falliscono (esempio StarOffice contro Microsoft) e restano solo coloro che si sono creati uno spazio a parte (esempio Apple contro Microsoft, creandosi proprio hardware, una immagine a parte e delle nicchie di mercato) oppure coloro che vivono di idealismo e non sono ristretti da necessità capitaliste (Linux, platform cooperativism). In pratica se si è arrivati al punto che solo gli idealisti forse possono creare un problema al monopolista, è evidente che stiamo accettando uno spettacolare fallimento di mercato come una normalità.

Che un modello commerciale non ha più speranza di competere con il monopolista di turno, tanto vale fare le cose gratis.

È un problema anche in Germania e negli Stati Uniti… se c’è un problema sistemico, bisogna individuarlo. Altrimenti bisogna andare alla caccia dei problemi nei dettagli.

Che potrebbe essere causato da una assenza di sanzionamento e di codici comportamentali. Se questi problemi si presentano in tutti i partiti italiani, perché non anche nella PA?

Grazie, è il punto al quale volevo arrivare, anche se presumo sia un problema sociologico universale. Scommetto che a Jakarta trovi gli stessi comportamenti e meccanismi.

E da qualche parte avevamo già discusso ed illustrato l’effetto di over-legiferazione se l’esecutivo o la magistratura non funzionano e per questo i parlamentari freneticamente tentano di risolvere i problemi con ulteriori leggi. In tal caso impegnare il governo è un invito a simulare governance.

Mi piace che descrivi i legislatori come ingegneri sociali.

Si, ma può darsi che devono darsi delle regole… e quelle possono degenerare in “burocrazie,” a seconda dalla prospettiva ed efficacia.

Poco prima hai descritto come si possono creare ingorghi di interessi, bisogni di motivare la propria esistenza stipendiata ecc. I guadagni invece, booo… alla riunione del quartiere di mia madre hanno deciso di recintare il parco. Ora il parco è lurido come prima, ma qualcuno ci ha guadagnato a mettere il recinto.

Esempio complicato, dato che la nuova impresa deve vincere un appalto — altrimenti rischi corruzione.

Mi rendo conto che il titolo stesso del topic è fuorviante, ma credevo fosse ovvio che nella mozione non si parla di rimuovere in toto la burocrazia (o addirittura “le regole” proclamando l’anarchia): si parla di semplificare uno Stato che -a detta di tutti i partiti/opinionisti/sociologi etc.- è malato di burocrazia e di eccesso di leggi.
Cito sempre dal medesimo libro:

Nel novembre 2014, in seguito alla violenta alluvione che aveva messo in ginocchio la Liguria (…) il Governo chiese a Comuni e Regioni di segnalare opere rapidamente eseguibili per contrastare il disseso idrogeologico. In meno di un mese arrivarono richieste per 1,5mld€, che diventarono un elenco di 33 opere prioritarie, alcune attese da decenni. Ma il dossier, nato con le migliori intenzioni, non avrà vita facile. Da metà febbraio 2015,quando il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) mise a disposizione i primi 650mln€, la documentazione si è persa per oltre un anno nel labirinto burocratico senza che gli enti interessati vedessero un centesimo.

Segue tutta la dettaglita spiegazione del suddetto labirinto. L’articolo citato in nota sta QUI. Cito solo il punto fondamentale:

Il dramma di questa vicenda è che non c’è niente di anomalo. Per una volta non è questione di ostacoli tecnici, errori amministrativi, conflitti di competenze, inerzia politica, come per i 2,3 miliardi stanziati nel 2009 e non utilizzati (su 1647 opere previste in quel piano, ne sono state completate solo 183). Né ci sono contenziosi tra imprese a bloccare i lavori o sospensive decise da Tar e Consiglio di Stato, a torto additati al pubblico ludibrio nell’ottobre 2014, dopo l’ennesima alluvione del Bisagno a Genova, con un grottesco scaricabarile politico.

Come potrebbe funzionare meglio tutto ciò? Se proprio il Cicada Project pare fantascienza, una prassi normale e logica in caso di cataclismi mi parrebbe la seguente:

  1. Gli enti locali (Comuni, Regioni) quantificano i danni e richiedono tot.€ al governo centrale
  2. Il Governo centrale fa un decreto in cui approva lo stanziamento dei fondi richiesti
  3. Se si usasse un sistema anche solo vagamente simile a quello descritto nel Cicada, i quattrini potrebbero essere trasferiti immediatamente, come in una transazione Bitcoin, da un ID all’altro (perché lì ogni Ente, Associazione e impresa ha un ID. Tutta la documentazione delle imprese potrebbe stare su un comodo Info Wallet)
  4. Ricevuti i soldi, il Comune indice la gara d’appalto, che dovrebbe avvenire con criteri un po’meno medievali di quelli attuali (a tal proposito segnalo che di recente un hackaton dedicato al tema “Blockchain nella PA” è stato vinto da tale Bertani Thomas di Oraclize che ha inventato la ceralacca digitale)
  5. I lavori partono. I ricorsi al TAR non hanno alcuna ragione di esistere, in un contesto del genere: una gara d’appalto fatta in modo quasi del tutto automatico non può tecnicamente essere truccata.

E allora aspettava proprio noi per cantare nel coro con tutti gli altri senza farci ragionamenti propri?

L’articolo spiega che tutti hanno sempre dei ricorsi da fare… beh, se governi centrali e regionali non si mettono d’accordo è colpa loro se le cose finiscono ripetutamente davanti alle corti. E la lentezza delle corti… quello è un discorso davvero interessante.

E se invece di “burocrazia” fosse criminalità? Mi ricorda come si dava del “incompetente” a George W. Bush. Mi pare una ripetizione del meme dell’incompetenza, classica mossa per decriminalizzare anche crimini enormi in questo secolo…

Attenti a non essere troppo dogmatici su questo punto… se le corti non ritengono giusto l’algoritmo, la cosa non finisce li.

Ah, bene che si iniziano a usare tecnologie distribuite per risolvere queste cose… non so perché bisogna sempre attribuirle alla blockchain. Bonforti era temporaneamente iscritto pirata…

Io questa ossessione del “cantare fuori dal coro” non la capisco. Cosa siete, gli sponsor del Chinò Sanpellegrino? Primo, in generale nella vita preferisco dire cose banali ma logiche piuttosto che originali ma assurde. Secondo, qui l’originalità c’è, e consiste nell’indicare una soluzione al problema -mentre gli altri si limitano di solito a dire che c’è un problema, o tutt’al più a proporre soluzioni che non funzionano (più leggi, pene più severe. Se ne parlava anche qui).

Non lo è. Un criminale è uno che viola delle leggi: il burocrate non fa altro che applicarle. Il burocrate diventa criminale se prende tangenti o esercita concussione, ma nel caso dell’articolo non è accaduto nulla di tutto ciò.

Gli algoritmi dovrebbero essere pubblici, e basterebbe stabilire per legge che nel momento in cui uno partecipa alla gara d’appalto accetta l’algoritmo. Esattamente come oggi quando fai click sulla licenza di un software proprietario.

Per l’esperienza diretta di tirocinio e indiretta di avvio di imprese, ho riscontrato leggi di cui ancora non capisco il senso: piattaforme digitali dove devi stampare fino a 3 volte i documenti cartacei e inviarli qui e là, nonostante tutti abbiamo già i dati e pure passati con una non indifferente garanzia da parte di CPI e tutor. Obblighi di stabilire una categoria di attività da aprire, con categorie rimaste vecchie di decenni e del tutto inadatte ad eventuali nuove attività, specie sul Web e per i prodotti digitali; negozi dove si ammucchiano pacchi di carta stampata e firmata (spesso in modo falso per necessità di tempo) che nessuno controllerà mai e a cui a nessuno frega niente; uno Statuto per Roma Capitale che ha introdotto la posta elettronica certificata come principale canale di comunicazione con il cittadino (io l’avevo aperta alle poste) e dopo qualche mese è stata dismessa! Senza parlare di esami d’obbligo all’università, specie nelle materie umanistiche, dove spesso devi fare tot crediti in settori completamente fuorvianti per il percorso che stai seguendo, dato che per risparmiare si fondono tanti corsi insieme, si mescolano obblighi di crediti da completare in modo meno coerente, oltre a nomi di facoltà chilometrici e finanziamenti o posti di dottorato da spartirsi… Una tessera elettronica ad un’università di Roma che in 2 anni non ho mai usato, nessuno ha mai capito a cosa serve e sempre tutto il cartaceo doveva essere prodotto. La biblioteca dell’università aveva un’altra tessera ancora e quella la usavo.

Al momento non mi viene in mente altro, ma l’Italia è molto malata di burocrazia folle… dappertutto. Triste, ma vero.

Consiglio fortemente questo articolo

Personalmente mi ci ritrovo in quasi tutto (del resto sono anch’io un millennial). E notate, già al secondo rigo, l’elenco delle “cause più profonde del declino del Paese”:

una burocrazia onnipotente e inefficiente, un welfare a perdere, truffato ampiamente, estremamente sbilanciato sugli anziani, interessi sul debito che si mangiano quasi un settimo del bilancio, salari bassi, scarsa domanda interna, criminalità organizzata e diffusa.

Personalmente avrei messo la criminalità organizzata al primo -o al massimo al secondo- posto, ma per il resto direi che il ragionamento non fa una piega. Questo per dire che, a livello generazionale, se chiedi a un Millennial (di quelli istruiti e con un po’ di spirito critico) di elencarti i problemi dell’Italia, guarda caso sono queste le risposte.

Secondo me sono i sintomi, non i problemi. Il problema è un’architettura politica che non porta ad una governance utile. E poi per ogni sintomo ci sono problemi specifici, per questo non mi piace generalizzare i problemi se ci sono specificità — ma forse non importerebbe nemmeno studiarseli, se tanto l’apparato per intero non riuscisse a cambiare.

Che ci voglia più opposizione o ci vuole più rivoluzione, in ogni caso non vorrei che i pirati si limitassero a ripetere l’elenco di sintomatica che ci rende uguali a chiunque là fuori ed invece di apportare soluzioni aumenta solo il senso di depressione, incapacità di agire, impotenza.

Perché il colmo sarebbe se l’impotenza fosse indotta dai poteri di manipolazione, e non imposta strutturalmente. In tal caso sarebbe solo colpa nostra se invece di fare vera opposizione o vera rivoluzione stiamo solo facendo l’elenco depresso del sintomismo.

Per poter cambiare qualcosa occorre essere in una posizione di potere, come partito dovremmo avere dei seggi in parlamento e sarebbe ancora poco… la maggioranza politica raggiunta da un partito può realmente fare qualcosa.

Temo però che ci sia un serio incartamento riguardo la pubblicità, i finanziamenti, le persone che possono occuparsi di vari aspetti di un partito come fosse un lavoro e non “ritagli di volontariato”, i compromessi tra problemi che richiedono razionalità e persone che ragionano limitatamente a pochi fatti ed emotivamente con i propri ristretti interessi (dicono di aumentarmi la pensione? li voto, poi magari aumentano più le tasse nel complesso…).

In genere cerco soluzioni, talvolta passo a problemi più quotidiani che dipendono quasi solo da me per poter approdare ad un qualche risultato, ma certe situazioni non ne vedo ancora la via di uscita. Diciamo che spero in un reddito base che renda possibile una nuova gestione delle ore di tempo libero e risulti un indiretto finanziamento per tante attività che solo di volontariato possono vivere. In assenza, abbiamo proprio le catene, anzi dobbiamo correre di qua e di là, lasciando la propria casa, accettando affitti, perché il lavoro è il primo dovere nella società, non rimandabile e necessario. Si studia per lavorare, non per crescere, ci si riposa per riprendere il lavoro, si spende per dar da lavorare alla gente, e se si diventa complessivamente più efficienti ed i prezzi scendono, allora diminuisce lo stipendio e devi lavorare di più, perché l’obiettivo non è solo sopravvivere, ma sopravvivere e massimizzare i guadagni della ristretta categoria dei datori di lavoro nella nostra società. Che società umana!

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