Mi viene in mente il famoso aforisma attribuito a mao tze tung … anche con un futuro in cui le macchine faranno sparire molte tipologie di lavoro, ha senso insegnare a pescare a chi ha fame.
Caldamente raccomandata la lettura di questa intervista a Fox Piven, che in fondo parla anche del tema città vs. Governo centrale:
In questa situazione, i movimenti di protesta hanno forse possibilità di sviluppo all’interno della logica dei santuari – realtà locali che si oppongono alla deriva politica nazionale – dai comuni cittadini che danno ospitalità ai migranti illegali fino ai politici locali che bloccano l’implementazione delle politiche del governo. E le città, in particolare, possono diventare luoghi di aggregazione della protesta. Le Università possono diventare santuari di resistenza al potere del governo federale. Ma quanto è possibile resistere, se confrontate da una politica che ha la forza e il potere, ad esempio, di tagliare i fondi? Yanis Varoufakis ha recentemente detto che l’unica arma a disposizione in questo momento è la disobbedienza di massa a livello locale. E’ una scelta per molti versi logica, ma mi domando, se applicata in America contro la Presidenza Trump, quali potrebbero essere le conseguenze? Probabilmente una durissima repressione. Penso che la protesta contro regimi ostili sia spesso pericolosa, se non anti-producente. Per le ragioni che ho spiegato in precedenza, penso che la protesta abbia successo quando il governo è neutrale o, anche meglio, leggermente favorevole alle ragioni della piazza. La strategia di Yanis, invece, mi preoccupa, a maggior ragione se anche in Europa la destra continuerà ad avanzare. Ovviamente credo fortemente nell’uso della protesta e nell’interruzione del normale funzionamento istituzionale, ma sono scettica verso forme più radicali, verso quello che possiamo definire rivoluzione – la distruzione delle istituzioni esistenti. Che storicamente ha spesso portato a conseguenze imprevedibili e negative.
No, sono domande che ho chiesto a @bockman dato che ha detto una cosa diversa da te. Dovessimo essere d’accordo che gli esseri umani non devono essere privilegiati per dove sono nati, allora possiamo chiudere quel capitolo.
Beh, mi pare che abbiamo inquadrato due possibili strategie: — più democrazia liquida — meno sussidiarietà
L’uomo è istintivamente egoista, e questo puo essere corretto solo parzialmente da una programmazione culturale. Chi paga le tasse si aspetta che siano sopratutto spese in servizi ai contribuenti. Non è solo il senso di giustizia a determinare I diritti, ma anche la condizione umana. Possiamo chiamarli diritti ingiusti.se vuoi, ma non possiamo ignorarli. Ci ha provato il comunismo e sappiamo come è finita.
Se meno sussidiaretà vuol dire far decidere tutto allo stato centrale non credo che funzionerebbe per I motivi che ho detto nell’altro thread. Se invece vuol dire piu chiarezza nella divistione dei poteri tra stato centrale ed enti locali, allora sono daccordo.
È un po’ come dire ci ha provato McDonald’s a fare gli hamburger e sappiamo come è finita. Solo perché McD non sa cucinare gli hamburger non significa che non ci riesca nessuno.
Non è comunismo se, entro limiti ragionevoli, le persone ereditano proprietà e vantaggi dai propri genitori e hanno un mercato aperto che gli offre di fare carriera e successo economico. Ma che diavolo c’entra il luogo di nascita?
Si, ho capito che in tutto il mondo tradizionalmente le tasse si raccolgono in strutture regionali… ma solo perché metto in dubbio questo aspetto, non sto proponendo il comunismo.
Se lo Stato è la democrazia liquida con adeguata considerazione degli interessi locali (il discorso delle minoranze tutelate da LQFB ecc), esiste una legittimità mai avuta in passato — ergo la scappatoia della sussidiarietà non ha più senso. È controproducente come abbiamo discusso qui, e basta. Il centralismo democratico di Lenin è fallito, perché non era realizzabile con l’assenza di strumenti del suo tempo. Sicuramente anche i Soviet erano partiti nelle migliori intenzioni, ma grazie al meccanismo di oligarchia automatica nella natura sociologica umana, non poteva riuscire. Con la democrazia liquida vedo il potenziale di risolvere quel nodo, senza per questo pigliarsi anche tutto il resto del pensiero leninista. Credo che siamo molto più consci delle realtà possibili di quanto lo potessero essere i fondatori del comunismo.
Come dire agli altri non ė riuscito di volare ma a me si …l’egoismo umano ė secondo me una legge altrettando ferrea della gravità, la puoi eludere con labtecnologia, consumando energia nel processo, ma non la puoi ignorare …
Non sono daccordo. Anche uno stato liquido puô non avere la necessaria sensibilita a problematiche locali, che coinvolgono solo una minoranza della AP. Anche con uno stato liquido la scala di valori adottata dalla AP nazionale può entrare in conflitto con la scala dei valori percepita come dominante a livello localr. uno stato liquito sensibile a quanto sopra delegerebbe tutte le questioni locali alla AP dei territori interessati … cioê avremmo una sorta di sussidiarietà liquida.
Infatti per questo in passato il partito non funzionava. Da quando studiamo umilmente la sociologia comprendiamo come si devono stilare statuti e regolamenti per arrivare ad una organizzazione umana capace di funzionare. Una volta raggiunto questo obiettivo forse siamo sufficientemente competenti a scalare tale esperienza a municipalità, nazioni e globi planetari.
È essenziale del processo di democrazia liquida, al contrario della democrazia rappresentativa, che le problematiche locali si esprimono e si palesano. Il governo liquido tiene conto degli interessi locali, ma può convenire che non va bene che un comune impedisca un interesse superiore dello stato intero. Eccetto quando vengono messi in dubbio diritti fondamentali, in tal caso il locale predomina. Perciò considero la democrazia liquida meno peggio del governo sussidiario con i suoi celeberrimi potenziali di corruzione.
Questo è un compromesso a mio avviso non ideale, ma almeno migliora la trasparenza e permette al nazionale o globale di esaminare le opzioni legali se un gruppo locale, magari neanche legittimo a rappresentare il proprio territorio (esempio quasi storico per fortuna: i Massai che ammazzano gli elefanti per l’avorio sono legittimi a rappresentare la Savanna?), oltrepassa i confini del legittimo. Altro esempio: La Liberia, nota per offrire le tasse più economiche ai grandi imprenditori dei trasporti globalizzati, ha il diritto di essere responsabile per un danno incredibile agli oceani e al futuro dell’umanità?
Anche tra i pirati internazionali comincia a farsi strada questa idea http://piratetimes.net/a-just-future-starts-at-the-local-level/
@Ronin … in risposta al tuo intervento in AO riguardo al “neomunicipalismo” …
Ma chi sta ragionando dall’alto al basso? Il parlamento italiano non da retta ai municipi? O non è vero, o non lo fa perché ci sono di mezzo interessi, corruzioni e impedimenti legali… sicuramente non esiste un problema meramente strutturale, che basta che “parti dal basso” e magicamente i problemi si risolvono…
Ecco @briganzia che dice più o meno la stessa cosa. E come @solibo giustamente fa notare, ci sono miliardi di questioni politiche — specialmente tutte quelle veramente importanti, che stanno a cuore al movimento pirata — che non si risolvono per una ceppa dal basso. Perché tra tutte le questioni politiche, quelle locali — dove non ci sono gli interessi forti di mezzo — sono quelle che sono meno disastrate…!
A me questo discorso pare una epica distrazione per garantire che la sinistra rimanga incapace di difendersi contro gli sviluppi politici… abbasso le ideologie, viva i fatti concreti!
Monica premette l’assioma che sia buono partire dal basso… ma con la democrazia liquida partiamo dal basso anche quando decidiamo a livello nazionale, europeo o globale. Non è mica una contraddizione.
“Lo decidono le città sui bisogni della gente”
A volte legittimo, a volte invece esce quanto avevamo discusso in Sussidiarietà e Federalismo in rapporto al libero mercato, cioè che lasciando che i municipi si facciano concorrenza, ognuno pensando a se, va a finire che non hai dei standard minimi civilizzati… con il neo-municipalismo si arriva alla concorrenza sfrenata di un capitalismo che non ha più controllo dall’alto. E a volte “dal basso” non basta a risolvere i problemi. Anzi.
Mi pare proprio un problema strategico fondamentale della sinistra, che cerca la soluzione semplice a tutti i problemi mentre potrebbe ottenere molto di più se si interessasse ai problemi specifici e avesse delle proposte concrete. Quali sono i problemi concreti che secondo voi sono risolti male in quanto “decisi dall’alto” ? Entriamo nei dettagli invece di restare sull’ideologico. Cosa esattamente bisognerebbe cambiare, e quale è il metodo migliore per farlo?
Ulteriore problema che vedo nell’approccio alto/basso è che, se non si fa uso di nuove tecnologie, si resta nell’ambito delle cose che hanno già provato i soviet e chissàquantaltri. Ma stiamo parlando di vecchie ricette?
@Ronin, ma certamente bisogna studiarsi i casi locali concretamente per correggere il tiro della legislazione nazionale e supernazionale! Ma è proprio questo il bello della democrazia liquida (grazie @don_durito per l’intervento) che raccoglie molte esperienze locali per arrivare a un consenso superterritoriale… e allora mettiamo l’allacciamento dei territori alla politica superterritoriale nella lista dei grandi spettacolari vantaggi dell’impiego di democrazia liquida, e continuiamo a promuoverla…
Bah, praticamente tutti. Vogliamo parlare del cambiamento climatico? Menomale che ci sono città americane che hanno deciso di infischiarsene dei deliri di Trump e hanno stabilito di mantenere i pur timidi accordi di Parigi. Oppure vogliamo parlare di lotta alla povertà, di guerre e di pace? Quali brillanti risultati hanno ottenuto decenni di “cooperazione internazionale”?
Esatto, E’ questo il punto. Per una lobby è più facile corrompere un singolo capo di Stato che non decine o centinaia di sindaci.
Questo punto continua a non convincermi. Non so quale possa essere la dimensione “ideale” di LQFB, ma di certo un mega-liquidone allargato a migliaia (milioni?) di individui sarebbe IMHO ingestibile. Già dando un’occhiata alle vecchie issue interne nostre (ai bei tempi in cui c’erano svariate decine di membri attivi nell’AP) ho notato una certa tendenza a usarlo come un Forum o peggio come un social network. E si parla di iscritti al PP, cioè gente che ha una certa preparazione e sensibilità (almeno in teoria); te immagina l’italiano medio (tipo Napalm51 di Crozza). Vengono i brividi solo a pensarlo, uno scenario del genere.
Stai parlando di pregi e difetti del sistema governativo americano? Che c’entra? Se la governance centrale fa schifo si può sempre sfuggire nel territoriale, ma non è una soluzione — è una scappatoia!
Che diavolo centra un municipalismo? Ne abbiamo discusso in lungo e in largo quali sono i problemi della governance mondiale. Il problema è la rappresentanza e il municipalismo come vorrebbe fare politica mondiale? Facendo riunioni di rappresentanti? Beh, allora state riconfermando il sistema odierno, mi scusi…
D’accordo, ma se i sindaci fanno una grande assemblea hai ricreato un parlamento… dove sarebbe il grande cambiamento strutturale? Se vuoi la democrazia liquida, che diavolo c’entra il municipalismo? Non vogliamo rappresentanti che ci rappresentano. Nella democrazia liquida ci partecipiamo noi stessi, non i delegati municipali fidati del sindaco. La vera politica dal basso nel sistema attuale funziona solo nei municipi, ma non sarebbe il caso di cambiare il sistema per farla funzionare anche a livello nazionale, continentale, mondiale? Delegando il potere al sindaco hai intrapreso la via sbagliata. L’euroliquid è la via giusta, con o senza pirati.
Ma non hai alcune prove a contrario e nulla che argomenti contro quei diecimila che nel liquid tedesco sfornavano proposte da sogno… giusto?
- non è detto che ci servono milioni. Migliaia ci sono stati e andava a favola.
- il software va evoluto sia tecnologicamente che filosoficamente per gestire meglio molte persone e molti emendamenti…
- non è detto che sia l’ultimo software… ma attualmente è l’unico che ha tutti i paletti giusti
Cioè prima che esistessero linee guida di convivenza e ancor oggi non abbiamo configuratori incaricati a svolgere il ruolo di RdC in AP… cioè ancora oggi ci rifiutiamo a fare l’esperienza necessaria per scalare meglio… per fortuna quando erano diecimila Piraten, quelli si comportavano meglio di propria iniziativa… cosa impensabile nel PP-IT.
Perciò per il futuro senza RdC in AP non si va da nessuna parte. IMHO ci vuole…
- forum/chat integrato + moderazione RdC
- emendamenti formali nel UI (cioè che selezioni un pezzo di testo e il software ti chiede come lo vorresti emendare e con quale ratio)
Ah, dimenticavo un dettaglio fine… l’italiano medio non partecipa in politica… stiamo comunque parlando di gente che ci si dedica, ma importante che non siano strutture corruttibili come le odierne… e se il municipalismo risolvesse questo problema avrebbe già funzionato nell’unione sovietica o nel medio evo o nell’antica grecia.
Considera che chi si è sognato il municipalismo nella disperata voglia di offrire una prospettiva ottimista non conosceva una prospettiva molto migliore e più fondata nei fatti: la democrazia liquida.
Neanche a farlo apposta, oggi sul blog della P2P Foundation è uscito questo.
I meeting tipo Fearless Cities rappresentano momenti d’incontro informale, nei quali comunque ci si scambiano opinioni, esperienze, prospettive. Più in generale, viviamo nell’epoca della Rete: le idee e le best practices possono viaggiare gratis in tutto il mondo.
Proposte da sogno. Per esempio?
Non partecipa oggi, perché appunto è una cosa che richiede impegno e sacrificio (andare alle riunioni, magari volantinare, raccogliere firme). Ma te mettigli in mano uno strumento che gli consenta di mettere bocca su tutto lo scibile umano standosene comodamente al PC…Oltretutto, se a questo scenario sommi anche il RdE universale, ottieni una società in cui lo Stato ti paga per startene ore a casa col muso incollato a LQFB, a pontificare su tutto lo scibile umano. Già me li vedo, i novelli Di Maio da tastiera, a scrivere emendamenti in pigiama. No, fidati: non è questione di policy, di linee guida, di RdC. L’Italia non è pronta per questa roba. Forse non lo sarà mai, ma sicuramente non lo è ora.
Gli italiani sono familisti amorali, ergo incapaci di pensare collettivamente. La dimensione municipale ha il grande pregio di coincidere coi loro interessi di bottega; sarebbero quasi costretti a occuparsi della loro città, visto che dai loro comportamenti dipenderebbe il futuro.
Allora non risolvono nulla? No perché i grandi problemi globali dell’umanità non li risolvi uno contro uno. Ci vogliono decisioni prese insieme e messe in atto legalmente, con conseguenze reali per chi non lo fa. Per gli incontri informali basta l’Internet, nell’era della Rete incontri di questo tipo sono i meno produttivi…
Giustamente hai il diritto di chiedere e la risposta è un opera d’archeologia dato che il lqfb.piratenpartei.de non esiste più. Ci sono solo alcune proposte che dopo il voto sono passate nel wiki come per esempio questa contro la sorveglianza dei computer di scuola. Ecco una Robin-Hood-Tax. Un’istituzione indipendente per riportare abusi da parte del corpo di polizia. Separazione dei Poteri e Legittimazione Democratica. Rifiuto dell’idea di seppellire il CO2 sottoterra. Assemblea Permanente per il PP-DE. Trovare le vere chicche certo non è facile, ma ricordo che i temi reddito d’esistenza, i mezzi pubblici senza biglietto, la liberalizzazione delle droghe pesanti, l’identificazione delle forze dell’ordine, politiche di migrazione, scienza e ricerca, arte e cultura erano spuntati tutti dal primo lqfb, quello regionale di Berlino. I pirati di Berlino furono i primi a introdurre il concetto di delega liquida nello statuto, seppure a livello regionale. Interessante questa proposta a caso dal liquid austriaco: Democrazia finanziaria.
Già fatto. Tuparlamento. La ggente non ci credeva che poteva influire per davvero. O non era interessata. Nemmeno nel PP-IT i pirati ci credevano, tant’è che si sono persi un’occasione spettacolare per fare irruzione in Senato e Camera. Certa gente proprio non la capisco…
Ben vengano. Così la governance è finalmente rappresentativa degli interessi della popolazione, e in questa caso - si sa - non ci sta abbastanza da lavorare, tanto vale fare musica, arte, sport o politica…
Dissento. Che ne sai tu? Quanta esperienza hai?
Non condivido.
Neanche, perché molti sono anche in pensiero per il danno climatico globale che non puoi combattere a livello locale. Oppure per i disequilibri economici mondiali. Come diavolo risolvi a livello locale che 5 persone possiedono tanto quanto la metà della popolazione umana? Ovunque quei 5 vadano saranno benvenuti in quanto straricchi — mentre il resto del pianeta soffoca. Senza politiche globali non se ne esce, mentre le politiche comunali esistono già e non vedo cosa vogliate cambiare… anche perché la p2p foundation ha un ssl strano che il mio browser non apprezza.
Esempi concreti? Eccone uno. http://www.linkiesta.it/it/article/2017/08/07/elezioni-siciliane-ma-il-programma-dei-cinque-stelle-lha-scritto-checc/35146/ Il M5S sta finalmente emergendo per ciò che è sempre stato, ossia una macchina da consenso, ergo geneticamente incapace di cambiare realmente le cose. Perché diciamocelo: gridare HONESTÀÀÀÀ!!11! funziona finché stai all’opposizione e a livello nazionale, dato che il singolo italiano parte dal presupposto che i “disonesti veri” siano tutti gli altri, mentre lui/lei personalmente è solo uno/a che si difende dal marciume generalizzato. La legalità non è semplicemente compatibile con la popolarità, in questo Paese. E’ esattamente la trama del film “L’ora legale” (non a caso gli autori hanno espresso solidarietà al sindaco siciliano sfiduciato perché aveva cominciato ad abbattere case abusive).
Ora, mi dirai: “Ecco, è la dimostrazione che anche a livello locale c’è tanto marcio, e che la storia del “piccolo-è-bello” è una balla”. E invece, ti dico, il problema è proprio il centralismo amministrativo, per il semplice fatto che i clientelismi, gli sprechi, i “seimila posti a Mazara del Vallo” di cui cantava Zalone sono possibili solo ed esclusivamente perché c’è uno Stato centrale che fa da tappabuchi agli spreconi locali. La Sicilia -in virtù del suo statuto speciale- già trattiene il 100% del gettito IRPEF, ma ha un buco di bilancio di 22 miliardi che viene coperto dallo Stato. Idem per altre realtà locali (vd. ATAC a Roma). Possiamo stare a discutere all’infinito di quali mezzi tecnologici siano i più adeguati per combattere la corruzione, il clientelismo etc., ma finché non si capisce che il poter contare solo sulle proprie forze è il punto di partenza, non si va da nessuna parte. Facciamo che ognuno trattiene il 100% delle imposte locali, e riceve 0 da Roma. Allora forse anche nei posti più insospettabili si comincerà a capire che la civiltà è un’altra cosa.
Liberissimo, of course. Però prima leggitelo, quel libro. Poi sappimi dire. In PDF sta qui, tanto l’inglese lo sai meglio di noi.
Mah, veramente le stime dicono che nel giro di qualche decennio la quasi totalità della popolazione mondiale vivrà in poche, gigantesche metropoli. Ergo, se in esse prevalgono politiche tipo quelle di molte città olandesi, le emissioni di CO2 diminuscono di brutto. Sempre che il mondo esista ancora, quando ciò avverrà -se avverrà-.
Non mi appare sufficientemente approfondita e fondata questa deduzione…
Ah, grazie. E se non trovassi il tempo? Posso delegare a @Silvan?
Tutte stime che partono dal presupposto che non saremo in grado di cambiare governance, di mettere apposto la democrazia, di cambiare rotta. Eppure eccoci qua con le tecnologie adatte per fare proprio ciò.
Quanti paesi possono permettersi politiche olandesi se devono restare competitivi a livello globale? Solo se a livello mondiale mettiamo i paletti alla globalizzazione, allora anche il Togo e la Tortuga possono permettersi di fare politiche climatiche ragionevoli…
E’ uscito questo documentario (sottotitolato anche in italiano, peraltro)
torify youtube-dl https://www.youtube.com/watch?v=HivzxLW_t6Q
Un po’ di considerazioni in ordine sparso, ed alcune risposte alle osservazioni.
- Spero sia chiaro a tutti che non si sta parlando di una frammentazione ed un ritorno all’Italia del comuni in cui ognuno cambia le leggi come gli pare.
- Chiedere “più federalismo e meno centralismo” non significa necessariamente rinnegare solidarietà/redistribuzione a livello nazionale o internazionale: avere una quota più elevata di tasse che rimane sul posto non vuol certo dire tutte. Attualmente le realtà locali devono mendicare le briciole, altro che il federalismo di cui parla la Costituzione.
- Più in generale ci sono competenze che vanno gestite centralmente e competenze che vanno lasciate sul territorio. E’ già così, ed è normale che sia così. Ovviamente la manopola si può ruotare verso il centro o verso le periferie, si tratta di scelte politiche. Un Renzi qualunque cercherà di accentrare il controllo nelle mani di pochi burattini (cfr. referendum), un pirata cercherà di distribuirlo (“Intendiamo perseguire e realizzare strutture aperte e paritarie che formino una rete distribuita per la gestione della società e dell’economia”, cfr. il nostro manifesto) Gli strumenti partecipativi dovrebbero rispecchiare questi livelli, che vanno dal locale via via fino al globale. Un “liquid” globale, per dire, non è in alcun modo incompatibile con uno locale.
- Corruzione non è un problema prevalentemente locale, solo che quella che avviene a livello centrale è meno “da bustarelle” e più subdola, connaturata nel sistema, con la sua commistione tra poteri economici e politici.
Tuttavia non penso siano questi i nodi centrali quando si parla di neomunicipalismo.
In sostanza l’idea a cui mi riferisco è questa: la “rivoluzione” della partecipazione democratica può (e probabilmente deve) partire dalle realtà municipali, essere vissuta/sperimentata tangibilmente, prima di potersi espandere ad una scala maggiore. Non perché non si possano ideare strumenti (es. Euroliquid) a livello nazionale o europeo, ma perché in assenza di un’abitudine al confronto democratico ed all’approfondimento questi porterebbero verosimilmente a “sondaggioni” o plebisciti populistici. Quest’abitudine può scaturire più facilmente e meglio a livello locale grazie alle dimensioni più ridotte, con cui è più facile rapportarsi e confrontarsi costruttivamente. Quindi ben vengano realtà - come Barcellona - incentrate sulla partecipazione, possono essere le basi su cui creare qualcosa di molto più ampio.
Sì penso anch’io che le cose finirebbero in questo modo, gente che vota su cose delle quali non sa nulla, ma ha solo letto qualcosa su facebook…
Riesumo questo topic perché mi pare che cada a fagiuolo oggi, all’indomani dell’aggiornamento del DEF più delirante della storia repubblicana. Uno Stato decentralizzato (mi piace più questo termine che “federalismo”, è più hacker) è più resiliente.
Ora che questo cottolengo di urlanti mentecatti chiamato “governo giallo-verde” ha messo una pietra tombale su un Paese comunque destinato al declino, ci si può chiedere cosa sarebbe successo se, anziché governare 60 milioni di individui, questa coraggiosa manovra del popolo avesse riguardato -chessò- una sola città (fosse anche la capitale). Semplice: sarebbe fallita essa sola, con conseguenze meno drastiche sul resto dello stivale. A tal proposio, è bene ricodare che negli USA anni fa Detroit è fallita, ed è successivamente “rinata”. Ovviamente da noi l’idea di lasciar fallire una città -o un’azienda anche solo semi-pubblica- fa orrore: si preferisce continuare a rifornire con soldi pubblici amministrazioni inguardabili, a fare salvataggi di aziende decotte (per poi regalare generosamente a cordate di italianissimi “capitani coraggiosi”, vedi Alitalia ai tempi di Silvio®). Il risultato è una tragica de-responsabilizzazione collettiva. La gente continua ad eleggere i Cetto La Qualunque a Sindaco in cambio di favori e prebende clientelari, perché tanto, se le cose dovessero mettersi davvero male, arriverà da Roma un fondo salva-città a sistemare le cose.
Ecco, se lo Stato smettesse di fare questi “salvataggi” (che altro non sono che trasferimenti di denaro dai più virtuosi ai più corrotti), forse laggente potrebbe finalmente imparare sulla propria pelle cosa significa prendersi cura del territorio su cui si vive. Se gli enti locali avessero ampia autonomia di imposizione ed esazione fiscale, la gente forse comincerebbe a pretendere trasparenza e gestione oculata dei propri quattrini.
E sì, c’è parecchia differenza tra il fare tutto ciò a livello locale e farlo su scala nazionale. A livello nazionale è tutto più grosso e “lontano”, mentre sul territorio le conseguenze della mala politica le hai sott’occhi nel quotidiano: i rifiuti per strada, le scuole che cadono a pezzi, i mezzi pubblici che prendono fuoco.