Continua il pensiero da Linee Guida per Responsabili della Convivenza:
La Ferrea Legge dell’Oligarchia vale anche per Noi…
Un professore tedesco mi ha fatto notare l’esistenza di un certo Robert Michels… che studiò il comportamento politico delle élite intellettuali e contribuì a definire la teoria del elitismo. La sua opera più nota è il saggio sulla sociologia dei partiti politici, nel quale viene descritta la ferrea legge dell’oligarchia. Ma approfondendo scopro che in realtà l’ha scopiazzata da Moisei Ostrogorski che scrisse:
“Non appena un partito, anche se creato per la più nobile oggetto, si sforza di perpetuare se stesso, tende alla degenerazione oligarchica”
Secondo Ostrogorski la democrazia diretta, eliminando il monopolio del potere legislativo, rappresenta una soluzione efficace al problema della degenerazione oligarchica dei partiti. Esige però un livello di coscienza politica e sociale da parte dei cittadini, non sempre e non immediatamente disponibile.
Ho trovato un riassunto utile su byoblu:
La ferrea legge dell’oligarchia si può sintetizzare in quattro concetti fondamentali:
- La democrazia non è concepibile senza una qualche organizzazione;
- L’organizzazione genera una solida struttura di potere che finisce per dividere qualsiasi partito o sindacato in una minoranza che ha il compito di dirigere e una maggioranza diretta dalla prima;
- Lo sviluppo di un’organizzazione produce burocratizzazione e centralizzazione, che creano una leadership stabile, che col tempo si trasforma in una casta chiusa e inamovibile;
- L’insorgenza dell’oligarchia deriva anche da fattori psicologici, in particolare la “naturale sete di potere” di chi fa politica e il “bisogno” delle persone di essere comandate.
Non esattamente sorprendente ma comunque interessanti questi pensieri. In pratica ovunque un gruppo di lavoro si mette a lavorare per la maggioranza del partito, senza alcuna malvagia intenzione, automaticamente si forma una costellazione sociale e sociologica che porta verso la creazione di un cerchio magico, di oligarchie di fatto.
È importante non dare la colpa a chi si trova dentro queste strutture, perché il meccanismo è automatico: Ti serve una organizzazione che funziona? Ecco che viene naturale limitare le persone che ci partecipano e fare gruppo con i meglio dei meglio. Inutile assumere cospirazione, non è necessaria. Gli umanoidi fanno cospirazione d’istinto, senza neanche rendersene conto.
… ma Noi abbiamo l’Antidoto all’Oligarchia
Siamo fortunati però, abbiamo tecnologie nuove che possiamo utilizzare per immunizzarci contro queste tendenze… ovunque non le utilizziamo — nei gruppi di lavoro e negli organi da statuto — esiste un pericolo di oligarchizzazione, alleviato dalla separazione dei poteri. Ma laddove la utilizziamo, ecco che — nonostante le deleghe in liquid feedback possano sembrare affini — in realtà ci riesce di trascendere i meccanismi dell’elitismo.
Nel dicembre 2012 scrissi un saggio sul cerchio magico liquido (in risposta a critica superficiale di un certo personaggio) che spiega in quale modo la democrazia liquida ci protegge:
Alcune persone dicono che la democrazia liquida produca una specie di dittatura da parte di una precisa cerchia di persone… beh, il termine dittatura è sbagliato, perché altrimenti qualsiasi governo o direttorato eletto sarebbe una dittatura.
Quello che la democrazia liquida permette è di instaurare un direttorato liquido, virtuale. Uno dove chiunque ne può diventare membro se si dimostra sufficientemente attivo e affidabile e dove chiunque può cascarne fuori al primo o secondo grave errore. Già questo lo rende molto più democratico di un direttorato eletto ogni tot anni, ma il direttorato virtuale è capace di dare di più:
Visto che solo l’insieme dei partecipanti ad un progetto democratico sa quali decisioni gli stanno veramente a cuore, la democrazia diretta ove tutti partecipano e votano si realizza raramente – nei momenti quando tutti ne sentono l’esigenza. In questi momenti il direttorato si dissolve magicamente da se. Il fatto che tutti i membri votano, porta ad un voto stile uno vale uno e le deleghe, che normalmente danno importanza al direttorato virtuale, non si manifestano.
Nella giovane vita del Partito Pirata non ci è mai stata alcuna votazione che l’intero partito abbia considerato di sufficiente importanza, e questo è assolutamente poco sorprendente: Non siamo in parlamenti (solo un pochino), non siamo onnipresenti nella quotidianità della vita popolare e non abbiamo ancora ottenuto vittorie che ci avessero uniti in sorellanza. È normale che molti iscritti si occupano delle faccende quotidiane loro, e si ricorderanno di noi solo nelle settimane di campagna elettorale (si spera).
Altri ancora scelgono di aderire perché apprezzano l’idea, perché vogliono darci qualche soldo, ma si fidano totalmente di chiunque stia portando avanti il progetto e non intendono investire alcun tempo. Che questo tipo di persone siano la chiara maggioranza degli iscritti è normale - è così anche in qualsiasi altro movimento politico.
Di conseguenza è nostra responsabilità di organizzare bene il potere decisionale tra le persone effettivamente attive. Nella democrazia rappresentativa si eleggono alcuni di loro, e questi poi arruolano altri alle loro dipendenze e da li dirigono il partito più o meno come un’azienda.
Questo ha dei vantaggi quanto riguarda la capacità di agire e di reagire, ma ha portato anche a tutte le frustrazioni che oggigiorno associamo alla parola “partito.” Gli abusi, le corruzioni, le ruberie.
Sarebbe più giusto decidere tutto insieme, utilizzare la democrazia diretta, eppure anche quella spesso fallisce - per il semplice fatto che la maggioranza degli attivi è un pò fantasma… è attiva solo quando le va. Resta un piccolo gruppo di persone che effettivamente fa il lavoro, e se si applica democrazia diretta, un piccolo gruppo interessato a deviare il progetto politico può farlo semplicemente essendo più attivo degli altri.
Questo è un problema che ha colpito molti progetti politici alternativi, che a costo di non volere diventare un partito hanno scelto le assemblee e i gruppi di lavoro ai quali col tempo partecipano sempre meno persone e di conseguenza aumenta il rischio di un abuso strategico. Fenomeni di questo tipo si sono visti nel partito dei verdi in Germania e vari altri movimenti sessantottini, ma anche nel recente movimento Occupy.
Alcune persone intelligenti a questo punto hanno pensato che ci vuole una via di mezzo, una possibilità di fare valere il peso del voto anche delle persone che non ci sono, in modo che delle persone interessate a depistare il progetto si ritrovino davanti un muro molto più alto da scalare del previsto.
E così nasce la democrazia liquida, la possibilità di non dovere sempre essere presenti alle assemblee, ne online ne alla riunione di persona. La possibilità di delegare delle persone di fiducia o competenza, per evitare che chiunque possa spuntare fuori a sorpresa e deviare il progetto politico. Deleghe che, in via temporanea e assolutamente individuale mettono a capo delle persone che con alta probabilità manterranno il progetto nella giusta rotta - dando ascolto alle nuove e creative idee, ma esprimendo un giudizio saggio di chi ha seguito il giusto andare già da un po’.
In questo modo si crea una cerchia di persone dal potere liquido, in qualsiasi momento malleabile, ma comunque capace di prendere decisioni veloci e reagire rapidamente, proprio come un direttorato tradizionale.
Una democrazia molto più avanzata dalle arcaiche forme che abbiamo conosciuto sino ad ora. È proprio grazie agli iscritti fantasma, che solo occasionalmente, quando sentono parlare del Partito Pirata in televisione, vanno un po’ a controllare cosa stanno facendo i loro delegati in Assemblea Permanente, danno più potere proprio a quelle persone, che dovrebbero averlo, per il bene del progetto comune.
E chi questo concetto non l’ha capito, o non ci vuole credere, vivrà l’esperienza della democrazia liquida in un continuo senso di terrore che ci sia qualche ingiustizia in atto (nonostante hanno vissuto tutta la loro vita sotto al regime della molto più terrificante democrazia rappresentativa).
A tali persone raccomandiamo di farsi prima una sana esperienza di democrazia diretta (per esempio aderendo al movimento Occupy) per poi tornare quando avranno capito il problema e la soluzione.
E tornando ai cerchi magici di lavoro…più si relazionano con l’AP (consultandola prima della pubblicazione ecc ecc) e impiegano LQFB al loro interno, meno rischiano di decadere in meccanismi oligarchici…
E stando a Ostrogorski, dove c’è oligarchia presto ci sarà corruzione.
In una cosa byoblu (o Ostrogorski o Michels) secondo me si sbagliano: le oligarchie si formano meglio quando si cerca di ridurre ed evadere la burocrazia di una sana separazione dei poteri che protegge contro questo tipo di malanni. La burocrazia è la messa in codice di misure di protezione… è fondamentale per il sistema immunitario del partito e necessità essere ben oleata piuttosto.