Soft skill

Inviato quesito all’Accademia della Crusca: siamo gente seria qui!

3 Mi Piace

Dai crealo, mi sembra che un tempo ci fosse “Taverna Pirata” dove, fra l’altro, c’era pure libertà di insulto.

1 Mi Piace

Probabilmente non sono stato chiaro.

I soft skill sono un concetto che appartiene al Capitalismo Manageriale che è nato negli USA (credo il primo esempio della categoria sia appunto la GM, ma vado a memoria, sono ricordi vecchi di 10 anni).

Il Capitalismo contemporaneo ne deriva direttamente, seppure la sua capacità di reinventarsi continuamente lo faccia apparire diverso ad una visione superficiale.

Collocare un concetto o una pratica nel suo contesto storico culturale è fondamentale per comprenderne la sua applicabilità, i suoi punti di forza e i suoi limiti. Permette identificarne i prerequisiti e di prevederne gli effetti qualora venga applicato in contesti culturali diversi.

Infine sottolineare quanto i concetti, i valori e la forma mentis del capitalismo statunitense abbiano attecchito in Europa è importante a livello politico: serve per identificare eventuali punti di intervento.

Ehm no… è l’egemonia culturale statunitense che è veramente ovunque. E come tutte le egemonie si è in qualche modo integrata nella identità della popolazione egemonizzata. In altri termini, il Piano Marshall non è stato un generoso piano di ricostruzione ma un acuto progetto di colonizzazione dell’Europa.

L’integrazione non è mai perfetta per cui a volte ci scopriamo a riconoscere la banalità un po’ ridicola delle grandi scoperte del management americano, come sottolineava @daviderix. Ma per la maggioranza delle persone, certe cose sono semplicemente “naturali” ed “inevitabili”, mentre non lo sono affatto. Se ci fai caso però, è ancora possibile osservare queste crepe.

Non è così semplice. :wink: Ma il mercato del lavoro informatico è un’altro tema enorme, trattiamolo magari in un’altro thread.

Sono d’accordo, il passaggio che ho citato era parte di una risposta all’articolo sugli soft skill dei programmatori. Ma anche per gli altri lavoratori, parlare di soft skill significa cercare un appiglio per abbassare il loro potere contrattuale basato sulle competenze più solide e più rilevanti.

Se stiamo parlando di una maestra elementare, i soft skill sono in realtà core business. Se invece parliamo di un muratore, un operaio o un ingegnere, sono fumo negli occhi.

Scusa, avevo frainteso le tue parole. Non le avevo intese come una risposta a @lynX nel contesto della cultura anglosassone.

Le avevo interpretate come una difesa dell’ipocrisia quale esigenza sociale. La definizione serviva a sottolineare che l’ipocrisia non esprime comunione, amore per il prossimo (come fa la compassione), ma egoismo. L’ipocrita rinuncia all’onestà intellettuale per un beneficio privato, non collettivo.

Comunque hai ragione, non volevo annoiarvi con un ragionamento così ovvio e scontato. Scusate.

Ti ringrazio per questa tua apertura sulla tua psicologia… Mi hai dato conferma del parere che mi ero fatto… Non è negativo eh, è solo una piccola conferma che ho avuto sulla tua psiche… Non fraintendere non c’è malvagità nelle mie parole…

[quote=“lynX, post:36, topic:2758, full:true”] La potete smettere con questo dibattito OT per favore? [/quote]Finalmente penso di avere l’opportunità per poterlo dire!

Come al @solibo

PS Chiedo venia

@ale scusami ma io no ho capito il perchè di questo thread… Puoi dire in breve cosa vuoi dire, quale utile idea vuoi apportare?

Vedendo come vanno a finire le discussioni di questo forum e leggendo i problemi sottolineati piú volte da chi frequenta questo Partito da un po’, mi sono formato l’idea che sia la struttura tecnica del forum che fa sempre deragliare qualunque discorso.

Se guardi questo thread, noterai che i mille rivoli che si generano, di fatto, impediscono la discussione dell’argomento generale, se questo vuole essere l’equivalente di una riunione di sezione, abbiamo fallito alla grande.

Questo problema, secondo me, é strutturale, é il forum che non é adatto a queste cose, perché a meno di uno sforzo non piccolo, ad un certo punto i rivoli prendono il sopravvento.

Peró mi sono formato anche l’idea che molti conflitti si trovano in una linea ideale dove da un lato c’é gente che ha avuto esperienze di lavoro di gruppo e dall’altro gente che ha avuto esperienze piú solitarie. Cosí il primo tipo dá per scontate conoscenze di tipo esperienziale che il secondo tipo non puó comprendere.

Quindi ci troviamo a leggere teoremi, che portano a visioni teoriche che chiunque abbia avuto un minimo di esperienza sul campo, sa che, a torto o ragione, semplicemente non possono funzionare. E assistiamo a inutili liti su questi argomenti.

Quindi mi sono chiesto: quali competenze si deve avere per riuscire a lavorare bene in un partito? Cioé a livello collettivo, quali competenze dobbiamo acquisire per lavorare bene in questo partito? O anche: quali competenze dobbiamo acquisire per lavorare bene in questo specifico partito?

Io credo che gli elementi con i quali dobbiamo fare i conti sono:

Competenze relazionali, cioé le modalitá con le quali ci interfacciamo gli uni con gli altri. Queste competenze non sono rigide, si acquisiscono tramite lo studio e/o l’esperienza.

Competenze tecniche, non parlo di informatica, parlo di politica. Le buone intenzioni non sono un sostituto della competenza, si deve avere rispetto per chi ha maggiore esperienza politica e associativa. Anche quando non si é d’accordo. E il rispetto é una competenza relazionale.

Senza questi elementi, non credo sia possibile costruire una struttura fatta di esseri umani che funziona. Quindi sto cercando di fare emergere le qualitá necessarie ad un gruppo per essere un gruppo fatto di “costruttori”.

Peró c’é anche un altro elemento, se fossimo un gruppo omogeneo con un pregresso culturale comune, come per esempio erano i comunisti o i socialisti, che hanno costruito il loro vocabolario attorno alla catena di montaggio, mi basterebbe lanciare alcuni elementi che attiverebbero le metafore giuste e ci capiremmo immediatamente. Il fatto é che non lo siamo, quindi sto anche cercando un approccio molto discorsivo e verbale (verboso), perché in questo modo sviluppiamo una cultura comune.

Per esempio, potrei essere contrario al concetto di “onestá intellettuale”, ma da questo punto in poi, del nostro percorso molti capiranno immediatamente di cosa si parla. La prossima volta che si litiga, avremo tutti le parole per indicare la presenza o la mancanza di una competenza relazionale, non per puntare il dito, ma per capirci.

In questo modo diventa piú semplice capire cosa é un pirata secondo noi, e avere un immaginario del “pirata astratto”. Perché attualmente ognuno di noi ha il suo personal jesus, cioé un pirata ideale che non é quello della persona che ti sta a fianco. Ovviamente non parlo di una definizione rigida, ma di un colloquio dinamico che evolve e col passare del tempo crea un gruppo che ha idee condivise generate dalla discussione e dalla elaborazione costante.

4 Mi Piace

Questo è un teorema che mi pare assai campato in aria.

Non credo sia la domanda giusta. In un partito ci sono sempre persone incapaci di fare e dire come vorresti tu e hanno il diritto a starci. Non possiamo espellere tutte le persone che non seguono il tuo codice comportamentale. Di conseguenza è inevitabile che ci vuole una facilitazione, e guarda caso la scuola della nonviolenza ha il pensiero più sviluppato in questo campo…

Se tu avessi ragione in ciò, allora non potremmo essere un partito. Dovremmo per forza ridurci ad un club di persone scelte… cooptate con metodo oligarchico! Avrebbe anche per conseguenza che non possiamo accedere a rimborsi elettorali.

Io ragiono in termini di crescita personale, non penso che le persone siano capaci o incapaci, penso che le persone imparano quello che gli serve e lo usano come piú gli aggrada. Se leggi tutti i miei post, io non ho mai chiesto a nessuno di piegarsi ad alcuna regola o linea guida. Fondo tutto il mio ragionamento sulla coscienza e la responsabilitá di chi scrive. A differenza di altri non ho mai chiesto a nessuno di bloccarsi o di uscire dal forum per via di un “codice comportamentale”. Forse dovresti indirizzare questa riflessione in un altra direzione.

Anche io sono contrario alla creazione di strutture oligarchiche, ma le mie motivazioni hanno radici piú profonde dell’accesso ai rimborsi elettorali. :grin:

Scherzi a parte, provo a esplicitare il tuo concetto: Se le persone di questo partito sviluppano buone competenze relazionali come: lavorare sulla propria onestá intellettuale, creativitá, senso critico, propensione al dialogo, curiositá, integritá personale, cercano di essere dirette nelle loro opinioni ma non offensive, cercano di capire i concetti evitando di attaccarsi alle parole cercano di creare un ambiente dove si sta bene,

questo dovrebbe portare a: “Ridurci ad un club di persone scelte… cooptate con metodo oligarchico.”

Mi sfugge la logica.

3 Mi Piace

A me le cose che dici mi appaiono contraddittorie… puoi incentivare le persone ad una crescita personale, ma per questo non avrai mai un partito fatto di persone così, perché ci saranno sempre anche le altre. Se poi dici che “Senza questi elementi, non credo sia possibile costruire una struttura fatta di esseri umani che funziona” io deduco che secondo te un partito non può funzionare.

Gli elementi sono le competenze relazionali e tecniche. Se tutti quanti sviluppano comportamenti opposti a quelli necessari a favorire le dinamiche di gruppo, il gruppo crolla, ergo il partito non può reggere.

2 Mi Piace

Ed a questo punto la domanda è:perché un’organizzazione (anche un partito) attira questo (o quel) tipo di persone?

2 Mi Piace

Io penso che un partito (non ancora avviato) attiri persone che sono interessate a partecipare agli scopi che il partito sembra perseguire e i valori che sembra caldeggiare. Poi peró si innescano meccanismi selettivi volontari o involontari per i quali alcune persone restano e altre vanno via. E’ possibile vedere chi c’é, ma ci si deve chiedere anche chi manca e perché. Molti potenziali simpatizzanti che magari sono silenziosi, ai quali non piace litigare, o che non vogliono essere etichettati, spariscono senza che neanche te ne accorgi. E quindi si crea un meccanismo per il quale restano solo le persone piú aggressive o meglio capaci di incassare, ma non necessariamente quelle che avrebbero dato un contributo migliore. Un po’ come quelle aziende che nei video su youtube si abbracciano tutti quanti, hanno anche la palestra in ufficio, sul sito parlano di amore e fratellanza e dove poi peró, in realtá, ci sono sistemi competitivi dove nei team non c’é reale amicizia ma solo la ricerca del modo migliore di farsi fuori l’un l’altro.

Per riassumere, piú che capire come attirare un certo tipo di persone, si deve capire come rimuovere gli ostacoli che le mandano via.

Stai lastricando la via dell’inferno (again) con oro zecchino.

Giuro che dal vivo sono una persona simpatica… la maggior parte del tempo

1 Mi Piace

L’esempio è uno strumento educativo/selettivo molto efficace.

Per fortuna, qui non sembriamo la famiglia mulino bianco! :relaxed:

Scherzi a parte, non capisco cosa intendi: le due frasi mi sembrano in contraddizione diretta.

Anche a me è venuta in mente la vecchia barzelletta di Bill Gates che muore.

China pericolosa: si rischia di attribuire opinioni e comportamenti a persone che non esistono. E anche di contarle.

Ciò che non è osservato, è ignoto. :wink:

1 Mi Piace

Credo di essere stato eccessivamente sintetico: messa sotto forma di affermazione anziché di domanda volevo dire che l’immagine che il partito presenta all’esterno effettua già una selezione fra chi vuole partecipare. Penso che un partito come il pirata attragga persone dotate di hard skill (informatico), mentre un partito come Casapound allontani persone dotate di soft skills. Ma questo non ha importanza.

Quello che è importante è quello che hai detto, che nelle aziende si traduce così:

  • mantenere un cliente costa 10, sostituirlo con un altro 100 -fare manutenzione costa 10, sostituire un’apparecchiatura 100

E’ un dibattito ce si tiene da tempo quello sui meccanismi per cui il PP-IT viene abbandonato. Le opinioni sono varie, finora ha prevalso quella di lynX: i litigi e questo ha dato luogo a modifiche organizzative coerenti.

Le mie opinioni sono differenti:

  • Il primo impatto è quello di trovare un partito diverso da quello che mi aspettavo. Tempo fa ci fu un tentativo [abortito] di verificare se l’immagine proiettata all’esterno fosse coerente con quella che aveva l’interno. Con l’arrivo dei nuovi saliti a bordo mi sembra importante verificare la loro idea di PP-IT

  • L’altro meccanismo è la mancanza di attività: chi partecipa vorrebbe fare qualcosa, vedere un partito impotente induce le persone ad andarsene per non perdere tempo. E qui bisognerebbe lanciare dei progetti da portare avanti tramite Gruppi di Lavoro

1 Mi Piace

Quello che volevo dire é che ogni struttura, che sia partito o azienda propaganda dei valori. Nel momento in cui i valori propagandati non corrispondono ai valori praticati la struttura si ritrova a premiare e a far salire nella sua scala gerarchica persone che non li rispettano. Esiste un punto di non ritorno, dove il salto tra ció che si pratica e ció che si propaganda é talmente alto da provocare la distruzione della struttura, ma prima di questo, tutti quelli che sinceramente seguivano quei valori se ne sono giá andati da una vita. Un esempio potrebbe essere il favoloso percorso che ha fatto l’Italia Dei Valori.

Sbagliato. Intanto le persone che se ne vanno esistono ed é possibile contarle, si fa cosí:

prendi l’elenco di chi voleva iscriversi, e conti col dito chi non si é iscritto, te lo scrivi su un foglio e metti a fianco il segno “+”. poi prendi l’elenco degli iscritti precedenti e conti col dito chi non ha rinnovato, scrivi il numero in colonna e metti a fianco il simbolo “=”. Poi sommi i due numeri, facendo attenzione al riporto.

Spero che apprezzerai l’algoritmo. Non garantisco sul risultato, non l’ho testato. Puoi usarlo, lo rilascio sotto GPL. :stuck_out_tongue:

Ma il mio ragionamento non é di contarle, né di attribuirgli un’opinione, é di ragionare sulla possibile rimozione degli ostacoli che le mandano via. O meglio, se sono passate di qui per sbaglio, va bene se le lasciamo andare. Quelle che non dovrebbero essere “lasciate andare” sono quelle che noi invece immaginiamo parte di noi, che non sarebbero dovute andare via.

Io ho fatto le mie ipotesi, ma non pretendo di avere la soluzione in mano, il post é mirato proprio alla riflessione, non ha alcuna pretesa.

3 Mi Piace

mangi la mia stessa pastasciutta

1 Mi Piace

Ah, se stiamo parlando di iscritti che non rinnovano la tessera, sono d’accordo. Bisognerebbe sicuramente chiedergli perché ci lasciano!

In linea con questo post, avevo inteso che tu facessi riferimento a coloro che si avvicinano a questo partito, leggono un po’ il forum e poi decidono di andare via perché non vi trovano ciò che si aspettavano.

Per questo dicevo “china pericolosa”. E’ un po’ ciò che contestavo ad @erdexe qualche tempo fa: l’unico modo per interpretare l’opinione di 60000 persone che hanno votato il partito pirata, è trovare il modo di chiedergliela.

Tu quoque, Brute, fili mi! :smile:

Gli algoritmi non sono soggetti al diritto d’autore, e credo non vi sia sufficiente originalità creativa da giustificare la protezione giuridica di un brevetto nemmeno negli stati uniti (l’attribuzione sì… ma cosa vuoi… so’ mmericani! :smiley:)

Io sono assolutamente d’accordo.

Ma per rispondere alla tua domanda, anzitutto, bisogna decidere chi sono i pirati.

Prima ancora bisogna decidere chi lo decide :smile:

2 Mi Piace