Metodologia delle Riunioni fisiche (OST ecc.)

Per te, una domanda di 30’ e una risposta di 3 minuti instaurano un dialogo costruttivo?

Per favore potresti registrare un video con una qualsiasi delle tue idee, che ne so sulla fondazione del partito hacker, e tenerlo in 3 minuti e poi lo pubblichi qui. Così possiamo valutare insieme quant’è costruttivo il dialogo che si può instaurare con questa modalità.

Mi dispiace, ma sono felice di aiutarti! :smile:

Immaginalo come un protocollo RPC distribuito ed eseguito iterativamente su un canale half-duplex,

In realtà da ragazzo l’ho fatto per anni con molte più di tre persone, anche se non mi ricordo il numero.

Hai mai visto un baracchino? Io l’ho usato per anni da ragazzo. Un esperienza magnifica: per una serie di condizioni topologiche specifiche del luogo da cui trasmettevo (e di alcuni dettagli implementativi :wink:), sono riuscito a comunicare con persone lontanissime, in tutta Italia, in Europa e persino in Nord Africa e Giappone. Non ho mai approfondito gli aspetti fisici della propagazione del segnale, ma ricordo che radioamatori più esperti mi avevano spiegato che la mia efficienza era dovuta alla posizione fisica dell’antenna (particolarmente fortunata) e al rimbalzo del segnale sulla ionosfera.

Comunque su certi canali funziona più o meno così. E ci si fanno delle chiacchierate molto interessanti e profonde. E si diventa persino amici. E pensa che non c’è nemmeno il bisogno di votare o cronometrare. Se rompi o sei noioso, la gente cambia canale e ti ritrovi da solo.

Il mio precedente messaggio risponde almeno a 3 domande e per facilitare la tua comprensione, descrive un ipotetica situazione di parresia con tutto l’albero delle possibili configurazioni di domande/risposte che si potrebbe realizzare in un caso concreto.

Ora, secondo il metodo che propongo tu avresti dovuto rispondere in modo onesto ed interessante ad almeno tre domande per potermi fare queste 3 domande. Valuta tu quanto questo sia probabile. :wink:

Ma ammettiamo che un altro pirata voglia farle al tuo posto. Io potrei rispondere più brevemente, oppure potrei usare la mia domanda per chiedergli “C’è qualcosa su cui non sono stato chiaro?” e lui potrebbe decidere se rispondere “Sì” e chiedermi cosa non è chiaro, oppure di “No” e chiedere qualcosa di diverso a chi preferisce.

Non leggi con attenzione @erdexe. Spero tu non scriva software dopo aver letto così specifiche ed RFC.

Io ho scritto:

Allo step 1 è assegnato un tempo esatto: 10 secondi. Allo step 2 un tempo variabile minore di 30 secondi. Allo step 3 un tempo variabile che dipende da una variabile di sessione, Tmax, e dal tempo utilizzato dagli step 1 e 2.

In pratica, in questo protocollo si stabilisce la dimensione del messaggio per ogni sessione, chiamato Tmax. Ogni ciclo dura Tmax (o meno, perché siamo Pirati non computer, abbiamo buon senso). Il messaggio ha 3 campi: la valutazione della risposta precedente di 10 bit^W secondi, la domanda 0-30 bit^W secondi e la risposta (il resto del messaggio).

Dunque se Tmax è 3 minuti e ci sono 2 ore per 20 persone abbiamo 602 / (320) iterazioni disponibili ovvero in media 2 interventi a testa, ma chi risponde meglio riceve e può fare più domande, naturalmente :wink:

Peraltro grazie per avermi dato modo di mostrare quanto l’Informatica sia utilissima anche lontano dai PC! :relaxed:

Si vota sulla qualità della risposta. Serve ad incentivare risposte serie, oneste, esaurienti e nel merito. Sai, per evitare che qualcuno risponda fuffa o meni il can per l’aia. :smile:

Chi risponde, se autorizzato dall’assemblea, fa la domanda successiva a chi vuole.

E’ proprio un protocollo distribuito su un canale half duplex! Niente di complicato.

No, deve solo rispondere ad una seconda o terza domanda per poterle fare lui stesso.

E poi siamo Pirati, non computer. :wink:

Non è necessario impedirlo. Se violi le regole, il destinatario può decidere di ignorare la domanda. E se la domanda è comunque interessante, qualcun altro la farà al suo posto seguendo le regole. Parresia appunto.

Niente. L’Assemblea si stufa e non gli fa più domande. E magari la prossima volta lo lascia a parlare coi suoi quattro amici che lo vogliono stare a sentire.

Informatica, buon senso e valori condivisi. E tutto ciò che ci serve per cambiare il mondo.

Bene, una volta che abbiamo saputo tu che cosa pensi dopo che hai potuto rispondere per 2 minuti e 20 secondi, e ciò che pensi condensato in poco più di 2 min che è potenzialmente differente da quello che gli altri pensano (spero possano conservare la propria idea e non essere convinti dalla tua risposta) e tu potrai fare una domanda a qualcun altro. Tutto questo esattamente che valore politico avrebbe? Cosa dovrebbe farne un partito di tutte queste risposte singolari su argomenti casuali? Usciti da una tale assemblea cosa cambierà nel partito?

Una variante di accoglienza che tiene particolarmente in considerazione le persone che svolgono o hanno svolto o intendono svolgere ruoli rappresentativi nei riguardi del partito…

Si finisce comunque la fila creata, ma da quel momento si intravede la luce alla fine del tunnel.

Basta che un cospicuo numero di oratori di maggioranza saturino subito la fila

Piuttosto sarei preoccupato per minoranze rumorose. Non ho mai osservato tentativi coordinati di deragliamento dell’assemblea attraverso l’abuso della fila, ma spesso non c’ero.

Non sto mica dicendo che facciate male a farlo, è una semplice constatazione.

Non mi risulta che un ad-hominem equivalga alla diffamazione, ma forse mi sbaglio. Certamente non intendevo dire che tu stessi diffamando.

Dipende da come viene applicato.

Per esempio, al termine di una o più relazioni frontali tecniche o politiche può essere usato per approfondire tutti insieme e per identificare sia problemi nella spiegazione della materia, sia errori logici o manipolazioni retoriche.

Oppure può essere utile per analizzare insieme un problema interno, ad esempio in caso di errori nel contesto delle attività di partito. Oppure per analizzare insieme un problema sociale o politico. Oppure per verificare insieme, al termine di una vera e propria lezione su una qualsiasi materia di rilevanza politica, cosa i presenti hanno compreso.

La parola chiave è insieme. Si tratta di un formato molto più difficile da manipolare per una classe dirigente. Non viene riconosciuta alcuna autorità. Qualsiasi tentativo di dirigere il discorso può essere stroncato dall’assemblea dopo Tmax minuti. Per contro, persone autorevoli riceveranno e faranno più domande. Anche se sono gli ultimi arrivati.

Un altro uso particolarmente divertente potrebbe essere durante una conferenza stampa. Immagina i Pirati fare domande ai giornalisti! :joy:

Insomma ho cercato di progettarlo come strumento di analisi assembleare che mortifichi i personalismi e permetta una elaborazione e condivisione vasta dei contenuti. Uno strumento progettato per minimizzare il controllo dell’assemblea da parte della classe dirigente di un partito, e massimizzare il controllo dell’assemblea sui leader di quel partito.

Dunque non mi sorprende che non ti piaccia! :wink:

Nello schema proposto da @ale in questo post, può essere usato per la discussione dei contenuti precedentemente esposti, sviscerandone gli aspetti positivi e le lacune e minimizzando il rischio che chi presiede la riunione possa orientarne il risultato.

Questo può essere molto utile a un partito che creda nella democrazia oltre che a sbandierarla, perché il partito saranno sempre le persone, non chi viene nominato, eletto o estratto a svolgere incarichi per esso.

Nota però che gli argomenti non devono per forza essere casuali. Possono esserlo se vogliamo incontrarci per conoscerci e rompere il ghiaccio, ma in generale mi aspetto che questo sistema venga usato con un tema di riferimento. Per esempio, se fosse stato usato all’assemblea del TNT Village, il tema sarebbero state le scorse elezioni europee.

Se ha funzionato correttamente, le persone che hanno partecipato si conoscono meglio e condividono una serie di conoscenze in comune (le risposte). Imparano anche ad identificare le persone che non rispondono e quelle che fanno domande o forniscono risposte più interessanti. E magari qualche leader si mostra inadeguato, e perde rapidamente credibilità mentre un bimbominkia qualsiasi si scopre capace ed acquista autorevolezza.

Visto che il partito sono i Pirati e non i dirigenti, questi sono tutti cambiamenti importanti.

Inoltre l’esito del dibattito così strutturato influenza il voto successivo e le decisioni prese collettivamente.

Ho riflettuto molto se intervenire in questo 3D, probabilmente sto facendo qualcosa che è censurabile dal regolamento, me ne scuso ma sento proprio l’esigenza di scrivere la mia opinione perché penso possa rappresentare uno spunto di riflessione per chi vorrà coglierlo. Si è molto dibattuto su ciò che significa essere Pirati…tante belle parole per me però il succo, ed il motivo per cui ho scelto questo percorso, è che il pirata è una persona che si ribella ad una serie di condizioni che creano diseguaglianza ed ingiustizia e decide di mettere operativamente la propria competenza nella lotta contro ogni sistema che crea disuguaglianza ed ingiustizia. In questo forum ci sono alcuni argomenti interessanti, ma sono la minoranza, lasciatemelo dire. Una marea di temi vnegono aperti per parlarsi addosso…e beati voi che potete farlo! Gente che spacca il capello in 4 per dare il patentino del buon Pirata, gente che cita il regolamento del sottoregolamento con i vari commi e paragrafetti che manco in un tribunale amministrativo e potrei continuare ma non ho tempo per farlo e quindi lascio perdere. Io sono dell’indea che occorra confrontarsi e pensare bene prima di agire, ma un conto è farlo per prepararsi per una battaglia, quindi individuare le strategie e gli strumenti più efficaci per combattere, un conto è arrivare a corgiolarsi su quanto è più bello e micidiale il mio uncino rispetto al tuo. Capisco che è un vezzo tutto maschile…e qua siete tutti uomini forse non a caso…ma in tutta onestà io comincio a mordere il freno: quand’è che si comincia a concretizzare qualcosa?

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Questa é una cosa che é in capo a chi attualmente ha, nei fatti, la direzione del Partito in mano. Io credo che ci sia un problema nei meccanismi decisionali che tendono a bloccare qualunque iniziativa, in qualche post l’ho anche insinuato e ho cercato di suggerire che si dovrebbe aprire un dibattito non tanto sul sistema di voto, ma su come facciamo per arrivare ad una decisione, in ultima analisi come facciamo a lavorare insieme attraverso sistemi remoti. Mi sembra che ci sia necessitá di un coordinamento, che tecnicamente esiste, ma nei fatti sembra essere in stand-by. Io, personalmente, scrivo in questo forum per mandare quelli che penso potrebbero essere degli input, ma francamente penso che questo sia uno strumento inadatto alla elaborazione seria. Penso che sarebbe molto piú produttivo ragionare in termini di team, ma se la direzione non prende in mano la situazione, e non si mette a fare politica si puó fare ben poco. Chissá forse dopo questo evento di luglio potrebbe muoversi qualcosa?

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sono contento che si arrivi a sottolineare questo aspetto perché è proprio quello che in realtà non si vuole mettere a fuoco qui dentro, come si evince da affermazioni come questa

l’assenza di una “classe dirigente”, ed è quello che vi sto dicendo da mesi sulla base dell’esperienza pregressa di questo partito, porta all’immobilismo totale, e sinceramente mi interessa poco se questo è il risultato del lavoro fatto insieme

Il fatto che questo partito abbia sempre rifiutato il principio di una “classe dirigente” per sostenere quello del “siamo tutti dirigenti” ha prodotto questa cosa che è mossa da buoni ideali ma è priva di sbocchi politici. Nessuno si impegna fino in fondo in un progetto se non ha idea di quale sia il contesto e l’identità politica nel quale verrà prodotto il proprio sforzo e il proprio lavoro.

C’è chi fa politica perché vuole cambiare la società e in virtù di ciò accetta anche le inevitabili contraddizioni e compromessi che ne possono derivare. C’è invece chi scambia la politica per una palestra di retorica e ne fa un puro esercizio di stile. Poco importa se questo porti alla morte di qualsiasi iniziativa o all’immobilismo.

In realtà la classe dirigente non può risolvere di per sé il problema ma ne assume le responsabilità, Se non ha abbastanza autorevolezza per coinvolgere i pirati o altri attori esterni al partito per lavorare e implementare le soluzioni scelte, viene sostituita.

Invece in questa situazione nessuno risponde di alcunché e infatti le persone si divertono a lanciare iniziative che nessuno si prenderà mai in carico; è una questione di responsabilità e di metterci la faccia e non soltanto il ditino al momento del voto.

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A) MECCANISMO DECISIONALE A mio avviso non c’è nessun problema nel meccanismo decisionale: come già detto altrove il meccanismo decisionale, scandito da LQFB, a parte problemi di velocità nella presa di decisioni, cui si è già posto qualche rimedio ed altri se ne possono trovare, può funzionare a meraviglia. C’è però un dato di fatto: questo meccanismo è fatto per persone democratiche: se le persone non sono democratiche ma autoreferenziali il meccanismo si inceppa. La parte centrale del meccanismo decisionale è la discussione e lo strumento a mio avviso migliore è il forum, ma basta vedere quanti interventi sono OT (anch’io ne sto facendo uno qui e ne ho fatti altrove) per capire che non tutti quelli che discutono sono in fondo non interessati al problema in oggetto. [Lo strumento è adatto, ma oggi, dato l’esiguo numero di pirati, non può essere operativo]

B) ESECUTIVO Quello che invece non funziona per niente è l’esecutivo. Per me dovrebbe essere affidato ai Gruppi di Lavoro, ma questi di fatto non esistono oggi anche per il ridotto numero di pirati. Il mio sospetto è che le organizzazioni assembleari attirino soprattutto persone che vogliono solo decidere, fra l’altro uno dei motivi della loro litigiosità.

C) COS’E’ IL PARTITO PIRATA? Dato il meccanismo assembleare il PP-IT è: “Quello che decidono i Pirati”: basta vedere l’evoluzione del Manifesto, da “Siamo bravi ragazzi” all’ultimo “Siamo il partito della conoscenza” Poi c’è il dato di fatto: la “banda dei sei” :slight_smile: ha deciso, tramite elezioni che il Partito Pirata è il partito di chi si occupa di informatica, possibilmente hacker. Siccome credo che il PP-IT abbia dato una scarsa visione di sé stesso le persone hanno la possibilità di attribuirgli le caratteristiche che più piacciono loro. E’ in arrivo, grazie alle elezioni (grazie alla “banda dei sei”) un numero di persone con idee proprie in grado di variare quello che è il PP-IT.

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concordo, e infatti forse non è lo strumento ideale per un partito, al più per un parlamento nazionale che ha l’obbligo di essere democratico e rappresentativo. Anche il partito secondo me dovrebbe essere democratico ma non certamente rappresentativo della società nella sua interezza perché, appunto, “di parte”.

basterebbe fare poche cose e bene. Le elezioni europee dimostrano che anche un piccolo gruppo di persone può impegnarsi per fare cose fatte bene e ottenere dei risultati.

Se volete un partito senza identità politica non può che essere altrimenti

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Non è “Senza identità politica” ma con “Identità politica variabile”. Anzi, sarebbe questa una parte della sua identità politica.“ferma” Guarda che quasi ovunque nei partiti (escluso il M5S) la dirigenza ha un ruolo esecutivo, Secondo me nel passato l’errore del PP-IT non è stato di rifiutare la dirigenza ma quello di rifiutare i ruoli, in particolare quelli esecutivi

la variabilità che ci ha contraddistinto impediva persino a noi di attirare amici e conoscenti (chiediti perché nessun pirata ha fatto proselitismo neppure tra il suo stretto giro di relazioni)

Per me te lo spiego subito: a qualche persona l’ho detto, ma quando (doverosamente) ho accennato ai 90 gg si sono messi a ridere. Uno mi ha chiesto se doveva presentare le analisi del sangue. Per affetto ero riuscito a far iscrivere Adriana, il suo giudizio: “segaioli”. Centrando così, secondo me una delle ragioni per cui le persone non rinnovano. Adriana insegna arti marziali: sarebbe stata un’ottima piratessa

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Secondo me il problema di fondo é nella lettura della realtá.

Finché diciamo che il problema non é il meccanismo decisionale ma le persone secondo me non si va molto lontano. In primo luogo, questo é un partito eterogeneo, io comincerei con l’ammettere questo e la smetterei con tutti i teoremi sull’informatica.

In secondo luogo, si devono definire gli obiettivi, quelli veri, quelli pratici, quelli che vuoi portare a casa. Altrimenti siamo un club culturale.

Poi si devono definire le azioni con le quali si perseguono gli obiettivi.

E poi bisogna metterle in pratica.

Ora, io faccio veramente fatica a vedere come queste cose possano essere fatte senza un gruppo di lavoro che riceve il mandato in modo democratico, magari anche attraverso LQFB, che rendiconta, ma che alla fine si incontra ogni settimana in qualche meeting, magari aperto agli iscritti, ma che sia jeetsi, zoom o google meeting, ma da dove si arriva a qualcosa di oggettivo di pratico.

Per fare un buon lavoro a livello nazionale sono sufficienti meno di 10 persone, non ci credo che l’esecutivo non funziona per questo. Secondo me l’esecutivo non funziona perché deve chiedere il permesso all’assemblea anche quando deve andare al bagno. Non si puó far passare dall’assemblea ogni comunicato stampa, anche perché nell’assemblea ci sono persone non competenti. L’assemblea serve per indicare la direzione.

Il partito deve essere una cosa snella, pratica, dove ci si incontra, si parla, si dice “lo facciamo”, si no, “chi lo fa?” ok. Si va.

E comunque resto dell’opinione che il forum sia una roba terribile per organizzare il lavoro di gruppo, quello vero.

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Non ho intenzione di polemizzare, vorrei però farti notare come possa essere differente la sensibilità delle persone che cerchi di coinvolgere. Quelli che ho tirato dentro io, a questo giro, mi hanno detto che se abbiamo fatto questa regola dei 90 giorni, avevamo certo avuto i nostri buoni motivi, cioè hanno accolto serenamente e rispettosamente una decisione presa da pirati dentro la struttura da anni, insomma ci hanno dato fiducia. Onestamente a me interessano questo tipo di persone.

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Sono iscritta di recente perciò gli ultimi tempi ho passato a leggere i vari argomenti del forum. E ho riflettuto anch’io se intervenire o meno in questa discussione. Si è parlato molto di cosa vuol dire essere pirata: per me sono persone che guardano la realtà e la descrivono per com’è senza andare a disturbare tecniche retoriche per imbellire la realtà. E se poi con i pochi mezzi a disposizione, si combattono in concreto le iniquità - e so di cosa parlo - meglio ancora: si tratta di riportare nella vita quotidiana concetti come giustizia, nel senso più ampio del termine, equità, per esempio. Personalmente, il mio modo di affrontare le problematiche, consiste in una concreta analisi dei fatti, possibile strategia da adottare e concretizzare quanto ideato. In tutta franchezza sono nuova a dinamiche di partito, non so dire quale metodo sia migliore rispetto ad un altro: però sono perfettamente d’accordo, con il post precedente di Ale

In secondo luogo, si devono definire gli obiettivi, quelli veri, quelli pratici, quelli che vuoi portare a casa. Altrimenti siamo un club culturale.

Poi si devono definire le azioni con le quali si perseguono gli obiettivi.

E poi bisogna metterle in pratica.

Ora, io faccio veramente fatica a ved

Per distinguersi dagli altri pariti, un partito dovrebbe essere snello e snello nelle procedure.

Capisco bene cosa intendi e immagini @Rebecca però purtroppo il modo più snello di gestire le procedure è la dittatura purissima: la catena di comando militare (tanto invocata in più d’una occasione ma sempre a sproposito).

Qui la sfida è ottenere procedure snelle, partecipazione diffusa (più possibile ma in senso vero, non secondo il criterio dello “schiacciabottoni” alla LQFB), competenza, crescita culturale, dapprima degli individui (laddove manchi) e poi di partito.

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Quindi non si applica così come era stato detto, come modalità alternativa ad un’assemblea.

Si applica dopo una relazione politica? E nelle famose 2 ore per 20 persone, questa relazione o relazioni come si applicano? Come funziona un intero evento? Se fosse un’AO, questo metodo come lo applicheresti? [ricorda che partivamo da questo tema, criticando la tenuta di un’assemblea in formato tradizionale].

Vorrei proprio capire. Come funziona? Come si arriva ad un risultato?

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Temo che a partire da questo post di Sara, stiamo andando fortemente Off-Topic rispetto al tema, molto pratico e politico, delle metodologie da usare durante le riunioni fisiche.

@sarabiemme se sei d’accordo posso creare un nuovo argomento (collegato a questo) con un titolo di tua scelta e spostarvi dentro tutti gli interventi che ne sono derivati.

In situazione analoga @Cal ha nascosto/censurato gli interventi che riteneva off-topic e io gli ho chiesto di renderli nuovamente visibili perché, per quanto non li condividessi neanche io, erano on-topic. In questi post invece non si parla di metodologia o riunioni fisiche, per cui sono oggettivamente off-topic, ma io rifiuto di censurare alcunché (anche perché si tratta di una discussione che mi sta molto a cuore).

Se preferisci/preferite, posso anche spostarli in una discussione esistente, come “Chi sono i Pirati? Sull’Identità di questo partito” oppure “Un’identità effettiva per il Partito Pirata”.

Fatemi sapere.


Rispondo di seguito nel merito, perché non è mia intenzione sottrarmi.

Personalmente condivido gli obiettivi che proponete, ma sarete d’accordo con me che è possibile perseguirli in diverse altre formazioni politiche, dai Radicali all’UDC, dal PD al Partito Comunista. E persino Casa Pound e la Lega sostengono di volere giustizia ed equità, semplicemente li vogliono per un sotto insieme limitato della popolazione a danno di tutti gli altri.

E’ un’opinione legittima ed è una scelta sempre possibile. E’ anche una scelta che ci uniforma a tutti gli altri partiti politici. In pratica, se rimuoviamo il nostro focus sull’informatica diventiamo Radicali. Ripeto: una scelta assolutamente legittima, e se ufficiale e chiaramente dichiarata all’elettorato, non mi trova assolutamente contrario.

Per onestà intellettuale, cambierei però nome e simbolo. Perché votare i Radicali o i Verdi, non è ciò che si aspettavano molti di coloro che hanno votato questo partito, che fa direttamente riferimento alla Pirate Bay e alla pirateria informatica, come risulta evidente dal gran numero di preferenze che hanno ottenuto Gubello e Di Liberto.

Non dimentichiamo che il riferimento alla pirateria marittima è solo metaforico, utile a ricordarci che perseguiamo la Conoscenza, non il Potere, ma derivato direttamente dal modo dispregiativo di chiamare gli hacker che per decenni hanno fatto della liberazione della conoscenza il fulcro della propria attività politica.

Da Stallman ad Assange, in una varietà di metodi e prospettive, tutti i Pirati sono accomunati dalla Curiosità.

Yes, I am a criminal. My crime is that of curiosity.

Non siamo più Pirati se decidiamo di essere qualcosa di diverso.

E se continuiamo a dirci Pirati, siamo certamente ipocriti.

Sono assolutamente d’accordo. Noi vogliamo rappresentare i Pirati, le persone che vogliono fare della Conoscenza uno strumento di Libertà, non di Potere. Sul resto possiamo essere diversi e variegati. I valori identificativi del Partito Pirata, invece, sono Curiosità, Comunione, Libertà e Onestà Intellettuale che determinano il nostro modo di confrontarci e di risolvere i problemi di Equità, Libertà e Giustizia nella società.

Questo non deve essere un meta-partito. Deve essere un partito di Pirati. Che sono diversi e sanno dialogare e lavorare insieme.

Esattamente quello che ho in mente anche io.

Si tratta di un lavoro che non ci porterà a ricoprire incarichi istituzionali nel corso di pochi mesi. Si tratta di rifuggire le scorciatoie alla M5S e avere idee chiare sui valori, sui metodi e su come scegliere e perseguire i nostri obiettivi.

Io vorrei che il Partito Pirata fosse una comunità di persone libere che usano la propria curiosità ed onestà intellettuale per fare Politica per servire la Polis (le Polis). Persone che collaborano per diffondere Conoscenza e Coscienza Politica in grado di liberare le persone e le comunità, non un’accozzaglia di persone che competono (fra loro e all’esterno) per ottenere Potere.

Ogni persona che impara davvero qualcosa la può insegnare. Quindi ogni volta che insegniamo qualcosa raddoppiamo le persone che possono insegnarla. Siamo pochi, ma la nostra crescita può diventare esponenziale (per poi diventare logistica :wink:).

Quindi sei contrario, hai iniziato dicendo che eri d’accordo ma hai posto come condizione il cambio del nome del partito. Cioé sei contrario. Potevi scrivere direttamente “Sono contrario perché…” :smile:

Comunque, non mi riferivo alle battaglie, che sono battaglie per i diritti dell’individuo, quindi vanno bene, come vanno bene le battaglie per il copyright, etc. etc.

Quello a cui mi riferivo io é questa sorta di atteggiamento per il quale l’informatica sia lo strumento che genera il super-uomo di Nietzsche, questa sorta di suprematismo informatico che puó risolvere ogni problema attraverso la curiositá. Hai tutto il diritto di crederci, ed é anche giusto che altri ci credano con te, ma non é assolutamente né una cosa che definisce gli hacker né tantomeno i pirati.

Non mi fraintendere, non cerco di criticare la tua propositivitá, peró ho anche la sensazione che chi legge potrebbe pensare: ah, ok, sono quelle robe per tecnici dove non ho niente da dire. O anche ci si potrebbe sentire esclusi dall’eccesso di vocabolario tecnico, o da un approccio che suona come un discorso in una sola direzione che alla lunga puó sembrare alieno.

Chi si iscrive aderisce ad un manifesto, ha delle aspettative, non bisogna essere informatici per fare politica in questo partito. Chiunque dovrebbe poter partecipare secondo le proprie capacitá cercando di dare quello che puó. Senza stare troppo a ravanare sui massimi sistemi. Ma prendendo atto che siamo un partito piccolo, ininfluente, che forse fra qualche anno possiamo fare opinione se cominciamo a uscire con almeno un comunicato stampa al giorno e buttarsi un attimo oltre l’ostacolo. Poi, una volta ogni 5 anni, forse possiamo anche rivedere lo Statuto. Ma adesso il lavoro da fare é un altro.

Non voglio andare oltre in questo ragionamento, ma quello che chiedo é un approccio semplice, praticabile dalla maggioranza delle persone, riduzionista nel senso del rasoio di Occam, dove facciamo fuori tutti i fronzoli e ci occupiamo della sostanza.

C’é stato un sussulto, tra un anno queste europee saranno dimenticate, vediamo di poggiare la tavola da surf in acqua.

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